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Fra matrimoni ed alleanze politiche: la classe dirigente della Trento di inizio Quattrocento

Gli eventi che interessarono il capoluogo vescovile nei primi tre decenni del Quattro- cento si rivelano di cruciale importanza nella definizione e nel consolidamento delle magistratu- re comunali, soprattutto per mettere in luce quel reticolo di rapporti che connetteva fra loro no- tai, ufficiali vescovili, mercanti che contribuirono al «rafforzamento identitario dell’istituzione comunitaria cittadina»131. Scorrendo la documentazione di inizio Quattrocento non è infatti in- solito trovare iterati i nomi di famiglie e personaggi, variamente coinvolti nelle vicende del 1407-1409 e del 1435-1437, che ricoprirono con una certa regolarità ruoli di primo piano nelle magistrature urbane.

Pertanto, dopo aver fornito il quadro generale della situazione politica nella Trento di inizio Quattrocento, prenderemo ora in esame alcune di queste figure, evidenziandone i rappor- ti ed il ruolo esercitato nella politica cittadina; sarà così più agevole trattare nel dettaglio del pro- tagonista di questa ricerca, il notaio Antonio di ser Bartolasio da Borgonuovo.

Fonte imprescindibile per tentare di mettere in luce un profilo quanto più possibile de- finito della classe dirigente trentina è, per le vicende del primo decennio del XV secolo, il Qua-

ternus bonorum civium Tridentinorum expulsorum de civitate Tridenti132, che elenca i patrimoni seque- strati da Federico IV a quanti, dopo l’aprile del 1407, aderirono alla fazione capeggiata da Ro- dolfo Belenzani contro il duca Federico. L’elenco è interessante perché veicola i nomi di ben ventotto cittadini variamente coinvolti negli episodi del 1407-1409. Fra i patrimoni confiscati spicca per consistenza proprio quello del referendarius Belenzani, il quale risulta proprietario di numerosi affitti in città e nel territorio dell’episcopato133. Ad integrazione di questa importante fonte, faremo riferimento alla documentazione d’archivio di inizio Quattrocento nonché al regi- stro del notaio Alberto del fu ser Negratus da Sacco134 che costituisce, per il periodo compreso fra il 1399 e il 1402, una fonte di grande rilevanza per ricostruire i rapporti fra alcuni esponenti dell’élite cittadina. Per quanto riguarda, invece, il periodo successivo, ossia gli anni compresi tra il 1402 e le rivolte del 1435-1437, saranno di notevole importanza gli atti rogati dal notaio An- tonio da Borgonuovo sui registri Instrumenta capitularia 8 e 8bis135, nonché altra documentazione reperita negli archivi trentini. Fonte primaria, accanto a quelle appena menzionate, sarà inoltre una frottola scritta in volgare probabilmente poco dopo gli eventi del 1435136. Si tratta di un

131 F.CAGOL, Dal palatium episcopatus al palatium comunis, p. 207. 132 ASTn, APV, sezione latina, Codici, n. 16.

133 Rodolfo Belenzani e la rivolta cittadina del 1407 a cura di F.CAGOL e B.BRUNELLI,pp. 64-66.

134 BCT, BCT1, n. 1868. L’edizione del registro si trova in L.ZAMBONI, Economia e società in una piccola città alpina. 135 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8 e 8bis; il primo con documentazione compresa fra il 1402 e il 1434, il secon-

do fra il 1421 e il 1437.

componimento satirico composto da un autore anonimo dell’Italia settentrionale137, per il quale l’analisi linguistica rivela l’utilizzo di un volgare caratterizzato «da un ibridismo, proprio peraltro di tutti i componimenti non toscani del Quattrocento, che rende quasi impossibile una colloca- zione circoscritta del testo»138. È pur vero tuttavia che la descrizione, talvolta dettagliata, degli episodi, dei personaggi e delle famiglie coinvolte nelle rivolte fa supporre che l’autore avesse vissuto in prima persona i fatti narrati139. In poco meno di novecento versi l’anonimo rimatore elenca infatti tutti i traditori del vescovo, «una enumerazione feroce, nella quale il tradimento, la sollevazione formano come il substrato, e costituiscono la grande colpa, mentre di tutti quegli uomini che diressero il moto antivescovile, si ricercano i difetti, i vizi, spesse volte i delitti e le infamie»140.

L’erudito giudicariese Giuseppe Papaleoni, che per primo pubblicò le Rime nel 1889, ri- condusse la composizione del testo agli anni compresi fra il 1435 e il 1438; tutta una serie di da- ti interni porta tuttavia a precisare ulteriormente il periodo di stesura del componimento satiri- co. Anzitutto l’anonimo fa riferimento ad Alberto d’Austria con il titolo di «dus» e non di re, il che induce a retrodatare la composizione rispetto alla data di incoronazione il 18 marzo 1438. Un’ulteriore serie di elementi conduce addirittura a ritenere che le Rime siano state redatte in due fasi distinte: la prima parte sarebbe stata composta prima dell’arbitrato del duca Alberto d’Austria il 6 maggio del 1435, mentre la seconda potrebbe essere un’aggiunta più tarda141. Un dato, in particolare, permetterebbe di determinare con maggiore precisione la datazione di que- sta ipotetica seconda aggiunta; il notaio Antonio da Borgonuovo viene menzionato ai versi 723- 736 del componimento142, ovvero nell’ultima parte della frottola. Di lui si dice che, a causa delle trame ordite contro il vescovo trovò la morte durante la ribellione. Poiché l’ultimo documento disponibile redatto dal notaio risale al 24 febbraio 1437143, si deve ritenere successiva a questa data la seconda parte della frottola, mantenendo comunque come terminus ante quem l’incoronazione di Alberto d’Austria.

I nomi di quanti furono variamente coinvolti nelle rivolte del 1435-1437 si ripresentano inoltre nella breve memoria, probabilmente coeva144, che costituisce, assieme alle Rime, l’unica fonte diretta sulla sollevazione antimasoviana145. Il documento, già citato in precedenza, descri- ve gli eventi occorsi il mattino del 15 febbraio del 1435, elencando di seguito i proditores del ve- scovo.

137 Sigismondo Antonio Manci nei suoi Annali (BCT, BCT1-1098, cc. 187-188) ipotizza che si possa trattare dello

stesso Antonio da Molveno, già massaro vescovile e più tardi ‘guida’ della fazione filomasoviana. Per una trattazione più dettagliata sulle ipotesi di attribuzione delle rime si rinvia a C.PEGORETTI, “Rime” di anonimo sulla sollevazione del 1435 a Trento, pp. 301-302.

138Ibidem, p. 304.

139 G.PAPALEONI, Rime di anonimo sulla sollevazione di Trento, p. 169. 140 Ibidem, pp. 169-170.

141 K.BRANDSTÄTTER, Vescovi, città e signori, pp. 239-240.

142 G.PAPALEONI, Rime di anonimo sulla sollevazione di Trento, p. 203. 143 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 255v, nn. 665a-b.

144 L’analisi paleografica della memoria riconduce la stesura di questo scritto alla prima metà del Quattrocento. 145 APPENDICE I, n. 44.

Et isti fuerunt illi proditores de quibus ipse dominus episcopus confidebat: primo quidem Michael a Mu- ta, item Odoricus condam Federici de Paho, qui erat masarius et officialis predicti domini episcopi et suus vasalus; item Adelperius de Calapinis etiam vasalus domini predicti, Antoniolus a Turi dictus de Dona Mocina, magister Iohannes Luce et Lucas filius suus falsator monetarum publicus, Iacop de Archo, Melchior ab Oleo, Anthonius Bartolasii, Petrus Brusius de Sporo, Odoricus de Calapinis, Odoricus a Fe- cibus, alias etiam derobator stratarum, Christoforus Alibeceltis, Franciscus et Iohannes Galli, Iohannes Benedictus de Vesentina, Adelpretus de Paho vasalus prelibati domini, Faustinus filius Mafei de Brixia, Nicolaus de Fundo.

L’elenco dei ‘traditori’ del presule polacco è inoltre accompagnato da una lista dei cosiddetti sa-

telites proditorum, con l’enumerazione di quanti, in vario modo, appoggiarono il partito antivesco-

vile.

Item isti fuerunt satelites proditorum: primo Nicolaus ad Cantonum, Nicolaus Galefi, Iacobus de la Villa, Bonazonta aurifex, Magna carner, filii Odorici de Paho, Iorius magistri Iohanis Luce, filii Christofali ab hospitali, filius Ungari a Balistis et suus cognatus, Iacobus magistri Odorici fisici de Archo, filii Antonioli predicti de Mocina, Leo de Nigris sed fuit de principalibus.

Fra le fonti utilizzate, ricordiamo anche il manoscritto 3547 conservato presso l’Archivio Storico del comune di Trento e noto come Liber electionum officialium magnificae Commu-

nitatis Tridenti146. Esso documenta, in massima parte, l’attività deliberativa del comune e le ele- zioni degli officiali dal 1415 al 1443. Non mancano anche documenti di diversa tipologia, quali ad esempio locazioni, inventari etc.147 Scorrendo le liste degli ufficiali addetti alle massime cari- che comunitarie148 si nota come, per tutto il XV secolo, la gestione degli uffici cittadini fu nelle mani di un modesto gruppo di personaggi appartenenti ad una ristretta e limitata cerchia di fa- miglie. Si tratta prevalentemente di giuristi e notai, ma non mancano commercianti ed artigiani uniti dalla comune appartenenza ad un’élite capace di esercitare un solido controllo sull’economia cittadina. Molti fra costoro giunsero in città nella seconda metà del Trecento e nei primi anni del Quattrocento, richiamati dall’incremento delle attività commerciali e dalle rifor- me attuate dai vescovi Alberto di Ortenburg e Georg Liechtenstein: lo speciarius Melchiorre ab

Oleo, il phisicus ser Bonadomano de Accerbis, il cirogicus Giovanni di ser Luca, l’oste Rigo da Fran-

coforte, il daziere di Monaco di Baviera Michael Senftel, Antonio de Ceris, Francesco de Sichis, i notai Guglielmo de Balzanis, Nicolò de Capris, Giovanni Conto de Fatis, Nicolò de Aproinis e molti altri. Costoro poterono in breve tempo guadagnare posizioni di primo piano, assieme ai membri di alcune fra le più importanti famiglie dell’aristocrazia cittadina, i Belenzani, i Calepini, i Mez- zasoma, i de Murlinis, i Mercadenti, i da Roccabruna, i da Molveno149. Un ceto dirigente dalle no- tevoli possibilità economiche150 che, in un contesto di grande mobilità sociale, seppe aprirsi an-

146 ASCTn, Comune di Trento, Antico regime, Sezione antica, ACT1-3547; edito in E.VALENTI, Il «liber electionum officia-

lium». Si veda anche R.FOSSALI, Il più antico Liber actorum.

147 Se ne veda una breve descrizione anche in G.M.VARANINI, Gli uffici del Comune di Trento nel Quattrocento. 148 Si rinvia, per le liste consolari, al sempre utile F.AMBROSI, Commentari della storia trentina, pp. 470 e ss. 149 M.BETTOTTI, La nobiltà trentina nel medioevo, pp. 262-263.

150 Si veda, a titolo esemplificativo, fra i numerosi casi il documento in ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, cc.

che agli strati sociali più bassi e a homines novi151 ma, al contempo, un’élite urbana che spesso si dimostrò incapace di mantenere la necessaria compattezza di fronte ai tentativi vescovili di ero- dere quell’autonomia cittadina faticosamente costruita e perciò, «divisa in fazioni», si trovò ad oscillare «fra l’obbedienza al proprio signore ed i contatti con il principe del Tirolo»152.

Fra i parvenus che, giunti a Trento, riuscirono in breve tempo a guadagnare posizioni di spicco nella società e nella politica cittadina, occupa un ruolo di primo piano il daziere Michael Senftel, fra i massimi esponenti del partito antivescovile durante le rivolte contro Alessandro di Masovia153. Giunto in città nei primissimi anni del Quattrocento, ricoprì già nel biennio 1412- 1413 l’importante e remunerativa carica di mutarius, l’ufficiale del dazio, per conto del duca Fe- derico IV di Tirolo. La fiducia che il principe tirolese riponeva in Senftel portò quest’ultimo a ricevere in feudo un largo numero di proprietà che appartennero a Rodolfo Belenzani, fra cui alcuni immobili in città ed il castello di Pietrapiana, nonché a ricoprire cariche di prestigio, non ultima per importanza quella di massaro che, dal maggio del 1422, fu sottratta al notaio Antonio da Molveno154. Il prestigio economico cui Michael pervenne in breve tempo gli consentì di ve- nire a contatto con una delle famiglie più antiche e rilevanti della città, i Calepini, che da tempo occupavano cariche urbane di rilievo. Certamente prima del 1422155 egli infatti sposò Onesta, la figlia del nobile ser Marco Calepini e la sorella di Bonaventura, Adelperio, Odorico, Nascimbe- ne e Calepino156 Calepini. Soltanto pochi anni più tardi, precisamente nel 1428, il Senftel ricoprì per la prima volta la carica di console, ufficio che gli venne affidato consecutivamente anche negli anni 1433 e 1434157. In seguito alle sollevazioni contro il vescovo Masovia ottenne dal du- ca la torre Wanga, il possesso della quale gli fu confermato dal presule nel 1439 insieme al ca- stello di Pietrapiana158. Stante la totale assenza di notizie sul daziere negli anni seguenti si deve far risalire ad un periodo di poco successivo la data della morte159. La documentazione veicolata dal registro Instrumenta capitularia 8bis consente di delineare con una certa precisione le attività economiche praticate dal daziere di Monaco; ne emerge così, negli anni compresi fra il 1423 e il

151 Per un confronto, per certi aspetti molto simile, con la realtà di Trento si rinvia all’esempio descritto da Gian Ma-

ria Varanini per l’ambito roveretano: G.M.VARANINI, La famiglia Del Bene di Rovereto.

152 M.BETTOTTI, La nobiltà trentina nel medioevo, p. 263. 153 K.BRANDSTÄTTER, Vescovi, città e signori, pp. 209-213.

154 TLA, Urk. I/1275; citato inK.BRANDSTÄTTER, Vescovi, città e signori, p. 91.

155 Nel febbraio del 1422 egli risulta già sposato (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c.28r, n. 81).

156 L’11 luglio 1439 Calepino Calepini, zio dell’omonimo noto giurisperito, detta testamento al notaio Graziadeo da

Terlago. La data topica reca: «extra muros et portam Sancte Crucis de Tridento, in loco cubiculari domus habitacio- nis infrascripti testatoris, que domus est ser Odorici de Calapinis fratris ipsius testatoris et hedifficata in clausura ipsius ser Odorici». Calepino chiede di essere sepolto nel cimitero della chiesa di Santa Maria a Trento, lascia alla con- fraternita di Santa Maria dieci ducati d’oro pro anima sua; per il resto elegge quali suoi eredi universali i figli Marcadan- to, Pietro e Thoma (BCTn, BCT3, capsa 28, mazzo 1, nn. 90, 91).

157 Nel 1434 e nel 1435 ricopre anche la carica di sindaco e di gastaldo (E.VALENTI, Il «liber electionum officialium», pp.

543 e 547). Già nel 1429, egli aveva ricevuto in affitto il lago di Lidorno per un canone annuo di 4 lire di moneta trentina per volontà di Odorico Calepini, suo cognato e procuratore del Comune: «Nota che adì marti XI de zenar 1429 li consuli dela tera e my Odorigo di Chalapini si como procurador del comun cum lor e de so conseio per la utilità comuna a mostrar ch’el lago de Lidorno è del comun, afità lo dito lago in fina a dese agni a me cugnà Michel dala Muda pro affito de quatro livre al’an de moneda trentina e de questo fo rogado ser Antonius nodar quondam de ser Bertolas a farne carta et cetera» (ASCTn, Comune di Trento, Antico regime, Sezione antica, ACT1-3547, Liber electio- num officialium (ed. E.VALENTI, Il «Liber electionum officialium»).

158 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 20, n. 27. 159 K.BRANDSTÄTTER, Vescovi, città e signori, p. 212.

1437, il profilo di un personaggio con capacità economiche rilevanti, proprietario di numerosi immobili, affitti e terreni sia in città sia nel territorio circostante160. Nel 1422 egli acquistò, ad esempio, per 167 ducati d’oro dal cognato Adelperio Calepini ben dodici affitti su case e terreni vignati posti a Trento e nelle vicinanze161. Degna di nota è anche la donazione che lo stesso Mi- chael fece nel gennaio del 1429162 ai frati del convento di San Marco di Trento. Egli cedette in- fatti un vignale di circa 14 piovi situato a Preda Streta, del ragguardevole valore di 80 ducati d’oro, in remissionem pecatorum suorum, insieme cum uno paramento fulcito da utilizzarsi per la celebra- zione delle messe.

Nel tentativo di ricostruire, almeno in parte, la fitta trama dei rapporti fra i membri del- la classe dirigente trentina, l’aiuto fornito dagli atti matrimoniali è di fondamentale importan- za163. Ne è un esempio significativo il matrimonio celebrato a castel Beseno l’11 febbraio dell’anno 1400 fra il notaio e giurisperito Antonio da Molveno164 e Floridia figlia di Tommaso da Folgaria165. Come è già stato messo in evidenza da Gian Maria Varanini, il documento, redat- to dal notaio Alberto del fu ser Negratus da Sacco, è particolarmente interessante per l’elenco dei testimoni presenti166. Vi figurano infatti numerosi personaggi che, di lì a pochi anni, saranno ri- cordati fra i protagonisti delle rivolte contro il vescovo Georg Liechtenstein: il magister Nicolò

phisicus da Trento, Marco del fu Bonaventura Calepini, Rodolfo del fu Francesco Belenzani,

Bartolomeo detto Cevoleta ed il notaio Gioacchino Mezzasoma. Si tratta di nomi che compaio- no, reiterati, in molti documenti rogati al notaio Alberto del fu Negratus e che figureranno con grande frequenza anche nei registri del notaio Antonio da Borgonuovo.

È infatti quest’ultimo a registrare, venticinque anni più tardi, il matrimonio fra il notaio Gioacchino Mezzasoma e Speranza, figlia del notaio ser Paolo da Trento167. Lo sposo ricevette contestualmente 350 ducati «in denariis et rebus mobilibus» dal fratello di costei Giovanni Rau-

160 Non è possibile, in questa sede, citare tutti i documenti attestanti l’attività economica messa in atto da Michael

Senftel; fra i molti ci sembra importante ricordare che, il 19 maggio del 1425 (ADT, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, cc. 39v-40r, n. 110), egli aveva acquistato per la considerevole cifra di 200 ducati d’oro da Bartolomeo del fu Siccone, canonico di Trento, un appezzamento di terra arativa e vignata situata in località al Sale o ultra l Sale.

161 APPENDICE I, nn. 112, 113, 113a-g (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 40v, n. 112); si tratta di una sierie

di affitti su case e terreni vignati posti a Trento, Martignano, alle Laste e a Cognola.

162 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 118r, n. 322.

163 Per un’analisi dell’istituto matrimoniale in età medievale con un’edizione di buona parte degli atti matrimoniali

contenuti in Instrumenta capitularia 8bis si veda la tesi di M.BERLANDA, Il matrimonio nel tardo medioevo.

164 Si veda quanto detto anche in K.BRANDSTÄTTER, Vescovi, città e signori, pp. 228-231 e, sul suo matrimonio, G.M.

VARANINI, Rodolfo Belenzani e il comune di Trento agli inizi del Quattrocento, p. 16. Qualche dato anche in R.STENICO, No-

tai che operarono nel Trentino, p. 29. Sulla famiglia dei da Molveno cfr. anche D.REICH, I castelli di Sporo e Belforte, pp. 122- 130. La sorella di Antonio da Molveno era sposata con Giovanni Belenzani, un lontano parente del referendarius Ro- dolfo (D.REICH, I castelli di Sporo e Belforte, p. 127 e C. DE FESTI, Memorie genealogiche, p. 32).

165 Il documento è edito in L.ZAMBONI, Economia e società in una piccola città alpina, n. 8. 166 G.M.VARANINI, Rodolfo Belenzani e il comune di Trento agli inizi del Quattrocento, p. 16.

167 APPENDICE I, nn. 22, 23, 24 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 30r, n. 85a-b-c); il notaio ser Paolo da

Trento ricoprì l’incarico di massaro della curia. Il matrimonio è datato 27 gennaio 1425. Il notaio Gioacchino Mezza- soma dettò il proprio testamento a Graziadeo da Terlago il 2 agosto 1439 (BCTn, BCT3, capsa 28, mazzo 1, n. 92), «in contrata Sancti Petri, in cubiculari camera domus habitacionis infrascripti testatoris». Chiese di essere sepolto nel cimitero della chiesa di Santa Maria in Trento lasciando 4 ducati alla suddetta chiesa perché vi si celebrasse l’anniversario. Dal testamento deduciamo che egli ebbe una prima moglie di nome Maria. Lascia inoltre 25 lire alla confraternita di Santa Maria. Per il resto nomina propri eredi universali le figlie Giacoma e Agnese. Dona inoltre 10 lire di denari trentini alla fabbrica di San Vigilio.

ter168. Ancora una volta, come nel caso esaminato in precedenza, la lista dei testimoni presenti risulta di grande interesse. Vengono infatti menzionati ser Pietro Iacob169, ser Bonadomano de Accerbis, ser Gianpietro da Feltre, ser Odorico Stratenperger, Adelpreto del fu ser Federico da

Povo, Odorico Calepini, Palamidesio da Trento ed il notaio ser Guglielmo detto Saraceno170. Anche in quest’occasione, ci troviamo in presenza di cittadini che ricoprirono più volte impor- tanti cariche comunitarie e furono variamente coinvolti nelle rivolte antimasoviane.

Soltanto tre giorni più tardi, il 30 gennaio del 1425, Antonio da Borgonuovo fu chiama- to presso l’abitazione di ser Bonadomado de Accerbis171 per registrare il matrimonio fra la figlia Andriota, e il già citato Giovanni Rauter, fratello di Speranza172. Il padre della sposa portò a Giovanni la considerevole dote di 400 ducati d’oro173. L’alleanza fra famiglie sancita dall’unione matrimoniale fu l’occasione per riunire presso la casa di ser Bonadomano alcuni fra i più illustri membri dell’élite cittadina. Fra i testimoni presenti si ricordano infatti il magister Odorico de Rum-

phalcatis da Arco, il magister Giovanni di Luca, i giurisperiti Antonio da Molveno e Antonio di ser

Bonomo da Arco, Gioacchino Mezzasoma e ser Pietro Iacob.

Proseguendo questo ‘censimento’ delle unioni matrimoniali registrate dal notaio Anto- nio da Borgonuovo, dobbiamo menzionare, nell’anno 1424174, l’unione fra Aldrighetto del fu Giovanni Mezaoveta con Lucia, figlia del notaio Guglielmo Gallo. L’unione nuziale sanciva dun- que, anche in questo caso, l’alleanza fra la famiglia di Aldrighetto, il cui padre ricoprì importanti cariche nel comune di Trento175 e la famiglia di Lucia, il cui padre Guglielmo era pure un perso- naggio di spicco della classe dirigente trentina176. Anche in questo caso si deve constatare la pre- senza di testimoni di una certa rilevanza: il già più volte citato Antonio da Molveno, il notaio Gioacchino Mezzasoma, ser Gianpietro da Feltre, i fratelli Adelperio ed Odorico Calepini, Ni- colò de Merchadentis, Antonio de Castro e Odorico a Fecibus.