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I social network tra condivisione e personalizzazione

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 79-91)

Reale e virtuale: quale relazione?

3.3 I social network tra condivisione e personalizzazione

I social network, in grado di creare un cyberspazio come luogo di incontro, di scambio, di interazione, costituiscono l’aspetto più conosciuto e diffuso di Internet. Facebook, Twitter, Youtube, quelli più frequentati, che sono ambienti sociali in cui

molte persone si presentano, mettono a disposizione di altri individui e gruppi contenuti multimediali, intrecciano relazioni sociali. Per alcuni i social network sono diventati un’abitudine quotidiana, un luogo per lavorare, un’esigenza di vita.88

A partire da Facebook comprendiamo come ora sia possibile vivere costantemente connessi. Nato nel 2004, Facebook è stato ideato come una sorta di piazza, un luogo in cui incontrarsi mantenendo contatti in primo luogo con amici e parenti, ma nel tempo le sue potenzialità si sono moltiplicate, tanto da farlo considerare come

un potente strumento di e-marketing, un immenso archivio di contenuti multimediali, un mezzo di costruzione dell’identità in rete, una grande sala giochi virtuale, uno strumento di studio della società.89

Se a questo si accompagnano le innumerevoli applicazioni di cui il social network gode, meglio si comprende come si tratti di una rete sociale i cui utenti sono milioni e milioni di persone. L’elemento che più lo caratterizza è la velocità con cui questa permette la connessione che soddisfa il bisogno di immediatezza, di simultaneità tipica del mondo contemporaneo, a partire dalla semplicità con cui è possibile avvalersene essendo sufficiente collegarsi all’home page del sito e riempire la scheda di iscrizione, confermando il proprio indirizzo e-mail e il conseguimento della maggiore età. Così

88 E.Menduni, G.Nencioni, M.Pannozzo, Social Network. Facebook, Twitter, Youtube e gli altri.

Relazioni sociali, estetica, emozioni, cit., Introduzione, p.1

ciascuno può entrare a far parte di gruppi e perfino di comunità, incontrandosi e dialogando in tempo reale, superando nel contempo qualsiasi barriera di tipo spaziale. Sul sito ogni giorno milioni di utenti si incontrano e possono essere accettati da un gruppo evitando

fastidiose presentazioni preliminari, quel molesto giudizio estetico che, in molte occasioni della vita, al di qua dello schermo, sembra rappresentare un’ingombrante credenziale necessaria all’essere accettati in una ‘communuty’.90

A questo si aggiunge il valore del capitale sociale che permette a ciascuno di accedere alle risorse del network, a partire da un più ampio orizzonte di relazioni, legami di solidarietà e crescita dell’autostima. Esso sta dunque a indicare non soltanto le relazioni, ma anche gli output derivanti da queste stesse relazioni. Facebook, infatti, mentre evidenzia ed esprime i rapporti tra gli utenti, dà risposte e soluzioni alle domande di coloro che sono iscritti, tanto da rappresentare un capitale sociale. Facebook sembra soddisfare il bisogno crescente di rapporti umani che, nella realtà quotidiana, come ha più volte evidenziato Bauman, si sono rarefatti. Su Facebook ci si incontra, si condividono contenuti, ma anche stili di vita, gusti, mode, ci si aggrega socialmente. Mentre le interazioni faccia a faccia richiedono un rituale talvolta anche rigido, Facebook risulta molto più elastico, poiché i messaggi superano l’esigenza di sincronicità della comunicazione tra le persone.

A sua volta Twitter, l’uccellino azzurro che indica il “cinguettare” di questo social, ha raggiunto nel tempo una diffusione sempre più ampia in relazione alla possibilità che esso offre di comunicare in maniera semplice e veloce, tanto da essere in primo luogo

amato dalle personalità politiche. Basti pensare alla campagna elettorale di Barack Obama per diventare Presidente degli Stati Uniti, visto come Twitter gli abbia permesso un aggiornamento continuo dei propri incontri e spostamenti dando risposta ai suoi bisogni di comunicazione diffusa e rapidissima; insomma un nuovo metodo di fare politica, efficace, veloce, poco costoso e privo di limiti spaziali, con messaggi che non possono superare le 140 parole. È questo a rendere la comunicazione quasi immediata ed efficace. Ad ogni tweet corrisponde un retweet, quindi un messaggio di replica, tanto da motivare la rapidità con cui Twitter si è diffuso dopo le prime incertezze, mettendo subito in relazione le persone, aggiornandole sul proprio stato. Questo risulta utile non soltanto a utenti comuni, ma anche a professionisti, tanto da far coincidere esigenze diverse tipiche di altrettanto diversi attori sociali.

Se poi ci si richiama a Youtube, si parla inevitabilmente di uno dei social network più popolari, capace di raggiungere risultati ancora più importanti di quelli del cinema e della televisione che, nel Novecento, hanno dominato il mondo della fruizione visiva. Youtube è oggi in grado di caricare, ogni minuto, 35 ore di video, tanto da configurarsi come lo spazio più funzionale per visionare film, fiction televisive, ma anche diventare un palcoscenico per esibirsi davanti al mondo, pur con il rischio di incorrere in fenomeni di bullismo o di video di pessima qualità, talvolta perfino rubati.91

Il tentativo di rimuovere le barriere che limitavano la condivisione dei video è stata certamente una delle ragioni della nascita di Youtube, caratterizzato da un’interfaccia molto semplice, uno spazio limitato di upload dei video, la

possibilità di fare network con altri utenti, e quella di inserire i video attraverso il codice HTML sui propri blog o siti.92

Questo spiega anche il difficile rapporto di Youtube con i contenuti dei media tradizionali che, su questa piattaforma, vengono spezzettati e condivisi. Non a caso la sua storia è cominciata con la richiesta di rimozione di alcuni contenuti da parte di

NBC Universal con lunghe cause di risarcimento.

I social network hanno dunque la proprietà di stabilire, entro una virtualità reale, contatti e relazioni, ma anche fornire informazioni e conoscenze, se non addirittura prevedere scambi di vario genere anche a livello commerciale, così da dare l’idea di un mondo che è parte integrante della vita di ciascuno, in cui si interagisce, si comunica, si condividono idee e valori, ma anche ci si mette in mostra come in una sorta di vetrina. Basti soltanto pensare al profilo di Facebook. È questo il mondo del Web 2.0, che non può più essere considerato come un contesto solo fittizio, in cui tutto può risultare apparenza, al contrario una vera e propria realtà entro la quale si svolge una parte della nostra vita. Si può allora sostenere che i caratteri del Web 2.0 rimandino a una condivisione e al tempo stesso a una vera e propria personalizzazione, che niente toglie ai caratteri, alle aspettative, alla volontà di presentarsi in un certo modo da parte del singolo individuo. Nel Web 2.0 allora, rispetto all’1.0, ciò che cambia sono gli approcci e le possibilità offerte a chi se ne serva, quindi agli utenti. Mentre infatti ci si è limitati, in un primo tempo, a un’interazione che si esauriva nella consultazione, ora c’è la possibilità di inserire propri contenuti contribuendo all’arricchimento della Rete. Poiché ciascuno di noi vive in relazione ad altri, è allora evidente che, ad andare in

Rete, è proprio la società, essendone noi gli attori e gli utenti al tempo stesso. Sostengono, a tale proposito, Cavallo e Spadoni:

Nel web 2.0 è la società stessa che finisce in Rete perché sono proprio i suoi membri ad animarla grazie all’apertura delle barriere che prima limitavano la produzione dei contenuti solo agli addetti ai lavori.93

Torna così in primo piano la complessità di un tipo di comunicazione che sta fortemente cambiando, ma che, non per questo, assume maggiore o minore valore di quella faccia a faccia. È comunque indubbio che i social network permettono di comunicare senza barriere e perfino in maniera sincronica, così da testimoniare una utilità e un vantaggio che non sempre sono tipici delle relazioni quotidiane connotate dalla fisicità e dalla continuità. Questo significa che il Web 2.0 ha determinato una forte evoluzione dei modi di comunicare. Si possono infatti toccare con mano tali cambiamenti, già a partire da quanto Castells ha individuato come passaggio da una

Galassia Gutemberg, già definita così da McLuhan, fondata esclusivamente sulla

codifica e decodifica di messaggi scritti su carta stampata, a una Galassia McLuhan, in cui l’avvento della televisione, nella seconda metà del XIX secolo, faceva prevedere la nascita della società di massa, per passare infine alla Galassia Internet che sancisce l’età dell’informazione, quindi il passaggio da una comunicazione elettronica tipica dei

massmedia a una in cui Internet è diventata la leva per il passaggio a una nuova forma

di società. È quanto caratterizza la cosiddetta postmodernità, talvolta individuata come società complessa o reticolare, segnata dall’avvento dei nuovi media che avvicinano

presente, passato e futuro, accelerando i tempi della vita quotidiana e conducendo alla simultaneità. La spazialità è

annullata da questo tempo istantaneo, trasformandosi in uno spazio dei flussi in cui grazie alla Rete tutto è compresente e ha la supremazia sullo spazio dei luoghi.94

È questo a testimoniare come ci si trovi ormai in una virtualità reale e non in una realtà virtuale poiché, a partire dalla comunicazione, questa non è apparente o fittizia, ma fa parte e incide sulla realtà che viviamo. Sostiene in merito Manuel Castells:

È virtuale perché è costruita primariamente attraverso processi di comunicazione virtuale basati elettronicamente. È vera (e non immaginaria) perché è la nostra realtà fondamentale, la base materiale, sulla quale viviamo la nostra esistenza, costruiamo i nostri sistemi di rappresentanza, pratichiamo il nostro lavoro, ci colleghiamo con altre persone, recuperiamo informazioni, formiamo le nostre opinioni, agiamo in politica e alimentiamo i nostri sogni. Questa virtualità è la nostra realtà. Questo è ciò che distingue la cultura nell’Età dell’informazione: è innanzitutto attraverso la virtualità che elaboriamo la nostra creazione di significato.95

Così il Web 2.0 non entra in contrasto o conflitto con le reti che si formano nella realtà, poiché può anche accadere che quelle realizzate attraverso i social network portino a incontri reali, in cui la fisicità diventa una componente favorita e determinata dalla virtualità reale. Basti pensare ai raduni promossi attraverso Internet in occasione di feste, ricorrenze, se non addirittura per fare manifestazioni a tutela di importanti diritti civili, come è accaduto più volte per le forme di protesta pacifica a favore delle donne o dei minori, ma più semplicemente per partecipare insieme a svariate attività. Si può così affermare che

94 Ivi, p.51

nella società postmoderna si deve considerare la Rete come una vera e propria dimensione del sociale che cattura tutti i suoi aspetti e dà loro una precisa forma 2.0. Tra questi l’essenza stessa della società intesa come Rete si mostra sul web e si concretizza nei servizi di social networking; in questo senso internet è espressione di quello che siamo.96

Se allora la Rete permette di condividere e interagire, la sua funzione sociale e al tempo stesso quella reale vengono in primo piano, pur non essendo questo esente da rischi. È infatti proprio la rapidità con cui si creano siti, utili all’interazione e alla relazione, a poterne determinare altrettanto velocemente la scomparsa. Così, se da una parte i messaggi, le relazioni sono rapide perché si abbattono vincoli spaziali e temporali, è altrettanto vero che esiste il pericolo reale della scomparsa di un sito

online prima di poter dare spazio a una riflessione critica su quanto esso permette e

diffonde.

In altre parole il rischio è che al boom dei social network faccia seguito un fulmineo declino che li cancelli dal panorama delle pratiche sociali sul web. Del resto l’instabilità di questi fenomeni è dimostrata dalla costante oscillazione che a volte porta sulla cresta dell’onda un sito, ma può sempre decrescere favorendo coì l’ascesa di un altro; fattore determinante di questo continuo viavai, l’influenza della moda, che oggi come non mai interessa anche la Rete e la condiziona attraverso il potere del passaparola.97

Sta in questo l’enorme potenzialità del Web 2.0, poiché nel cyberspazio, la nuova dimensione spaziale della società, può passare tutto: dalla politica ai passatempi, dalla

96 Ivi, p.53 97 Ivi, pp.53-54

lettura alla musica, ma anche il commercio, l’informazione, la religione e perfino, la pornografia.

Si può dunque parlare di forme di comunicazione mediate dal computer che permettono di incontrarsi in Rete, di condividere foto, video, audio, perché questo amplia gli orizzonti di conoscenza, ma soprattutto di condivisione. Su questa base si formano le comunità in Rete. Si tratta di quelle comunità virtuali che caratterizzano e entrano di diritto nella virtualità reale, fondate su legami personali, che facilitano e permettono la socialità, ma anche il senso di appartenenza a una comunità sociale. È questo a testimoniare ulteriormente come Internet sia comunque uno spazio, quindi un luogo in cui ci si incontra, si parla, ci si confronta, si allarga la sfera delle nostre relazioni e perfino si chatta. Chi allora afferma che Internet abbia segnato la fine della spazialità, non utilizza definizioni precise.

Anche il mondo dei social media acquista un proprio spazio dei luoghi che va a coincidere con il supporto tecnologico che ospita l’interazione. Il luogo diventa per esempio, il sito, il blog, il forum, la chat; in qualche modo si potrebbe sostenere che il medium stesso acquista il valore di luogo.98

Così ci si incontra su Facebook, si parla, si trascorre molto tempo insieme e quindi il virtuale acquista concretezza, tanto da non poter essere considerato un non luogo, visto come in esso si interagisca. I social network diventano così veri e propri ambienti di conversazione e incontro nei quali esprimere anche le proprie emozioni personali, i valori in cui si crede, per condividerli con altri, anche se lontani a livello spaziale. Questo significa che il mondo di Internet non può essere considerato parallelo a quello fisicamente vissuto, perché è comunque anch’esso una realtà.

Internet fa parte del reale ed è una componente integrante della società. I network sociali sono interfacce osmotiche tra l’interno e l’esterno.99

Il termine osmosi sta a indicare così la compenetrazione costante tra la componente virtuale e quella fisica delle comunità. Se poi si pensa a quanto le stesse comunità virtuali permettano aggregazioni sempre più ampie e come possano portare a incontri faccia a faccia, meglio si comprende il significato dell’osmosi, così come la realtà fisica può costituire l’occasione per rafforzare in Rete le relazioni amicali e allargarle nel contempo. Se allora i social network presentano la Rete come una vera e propria dimensione del sociale e quindi il cyberspazio quale sua dimensione spaziale, in cui si condivide e si interagisce comunicando a due direzioni, è altrettanto importante considerare come sui social sia sempre più l’individuo a gestire la comunicazione, gli obiettivi da conseguire, il modo in cui volersi presentare agli altri.

Se infatti le reti sociali hanno a loro fondamento la relazionalità che si nutre di incontro e di comunicazione, ma soprattutto di interazioni, questo non vuol dire che la dimensione individuale perda di valore, poiché ciascun utente è impegnato, in realtà, a crearsi un’identità, che allora può diventare la sua virtualità reale. Si assiste, infatti, a una progressiva accentuazione dell’individualismo in Rete, della volontà del singolo individuo di accentrare l’attenzione su se stesso, personalizzando il proprio essere in Internet e decidendo ogni volta quali relazioni stabilire, accettare o rifiutare.

L’utente assume un potere che lo rende più attivo, più valorizzato e sicuramente più indipendente rispetto a prima. È forse per questo che si assiste all’individualismo di rete. Con questo si intende che le nuove forme di interazione su internet

si sono evolute incentrandosi sulla figura dell’individuo che stringe relazioni.100

È come se si tentasse di privatizzare la socialità, quasi che la rete delle relazioni fosse vissuta dall’individuo come contatti che hanno al centro proprio lui e che vengono mantenuti grazie alla sua volontà, perché egli stesso può, volendo, restringerli o annullarli.

Egli diventa quindi il ‘padrone’ della comunità, un network io- centrato, costruito da relazioni.101

Tutto questo avviene nel cyberspazio, una sorta di piazza in cui reale e virtuale si incontrano e realizzano scambi in virtù della volontà dell’utente. Questo facilita la creazione di rapporti sociali riduce la distanza tra io e gli altri, ma in ogni momento questa può essere ricreata e ingigantita. Ciò significa che la simultaneità della comunicazione mette bene in evidenza la condizione dell’uomo di oggi, il rapporto tra relazione e solitudine, poiché ciascuno di noi è

padrone di se stesso e centro gravitazionale del proprio universo di conoscenze 2.0.102

Ciascuno dunque può decidere di entrare in relazione o di rimanere solo; lo può fare nei momenti in cui ne avverte la necessità e può anche stabilire l’annullamento dei rapporti, scegliendo la solitudine, così come può rimanere solo perché gli altri lo cancellano dalla rete dei rapporti. È in questi termini che meglio si comprendono i rischi potenziali della comunicazione 2.0 perché, mentre possiamo dare notizia di noi stessi presentando un profilo che testimonia la nostra esistenza, per poi modificarlo a nostro piacimento così da sentirsi gestori della nostra identità, al tempo stesso

100 Ivi, p.71 101 Ivi, p.72 102 Ivi,p.73

rischiamo di rinunciare a certe relazioni, diventando sempre più soli e spesso avendo dato di sé un’immagine non corrispondente alla realtà, con la conseguenza di evitare anche possibili incontri nella realtà fisica per il timore della delusione degli altri. Così l’individualismo di Rete acquista sempre più spazio e la conseguenza è quella di non poter comprendere appieno quale possa essere l’identità di ciascuno, tanto da confermare una volta di più le affermazioni di Bauman, secondo il quale, in una società liquida, anche le identità si rarefanno, si possono moltiplicare a dismisura e modificare a proprio piacimento, proprio in virtù del Web 2.0.

L’individuo dell’età dell’informazione si trova dunque a vivere in una società priva di modelli collettivamente riconosciuti, in cui le identità condivise si sono svuotate, tramutandosi in gusci vuoti e lasciando libero spazio a istinti individualistici elementari, che gravitano attorno all’orbita dell’ego in un continuo egocentrico calcolo strategico. 103

Questo si lega fortemente alla crisi del ruolo delle pubbliche Istituzioni, a partire dallo Stato che, in vari casi, non si configura più come un punto di riferimento capace determinare la coesione sociale, insieme a un’uguale crisi della politica che non sempre è in grado di valorizzare una cultura di tipo partecipativo. Questo ha fatto sì che, a particolari forme di associazione a lungo dominanti, se ne siano sostituite altre, poiché il bisogno di coesione sociale è comunque avvertito e determinante. In luogo di aggregazioni stabili impegnate

in un progetto politicamente orientato, nasce un’aggregazione temporanea e fluttuante che trova il proprio fine in se stessa e

la cui unica ragion d’essere è la cura di un presente vissuto collettivamente. 104

Capitolo IV

L’etica della responsabilità quale prevenzione dei rischi online e

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 79-91)