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La relazione nella Rete

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 63-79)

Reale e virtuale: quale relazione?

3.1 La relazione nella Rete

L’individuo, nel momento stesso in cui si colloca entro un contesto formato da altri individui, entra in relazione con loro sia a livello comunicativo, sia di scambio di azioni che provocano inevitabili reazioni, così da stabilire quel rapporto interattivo che poi si estende al quadro più generale della società. Si entra allora nella prospettiva della Rete, che presuppone l’idea di una società considerata in termini relazionali. Si tratta, infatti, di guardare a quei rapporti che permettono di creare, con altri da sé, vere e proprie interazioni sociali che si vivono sia nelle relazioni faccia a faccia, sia ora attraverso i social network, che occupano uno spazio sempre più ampio nell’esistenza di ciascuno. Basti soltanto pensare a Internet a cui oggi molti affidano innumerevoli frammenti e anche narrazioni che vanno a comporre la loro esistenza, tanto da consegnare alla Rete perfino eventi e situazioni molto personali. Si assiste dunque a una fiducia sempre più capillare nella Rete quale mezzo che moltiplica le relazioni e, per questo, anche i racconti possibili della propria identità. È come se ognuno consegnasse al social network la propria faccia, tanto da prospettare al tempo stesso

molte identità facilmente modificabili e inviare agli altri parti di sé non sempre coerenti con i profili reali. Si legge in Howard Gardner e Katie Davis:

Nel fondamentale libro ‘La vita sullo schermo’, pubblicato nel 1995, Sherry Turkle, docente al MIT ha descritto lo spazio online come un parco giochi dell’identità dove le persone sono libere di sperimentare versioni di se stesse che somigliano ben poco a quella offline e non hanno alcuna ripercussione nel mondo fuori dal web.64

Al di là di questa opportunità, quello che più colpisce nella Rete è la possibilità di consegnare aspetti sempre più consistenti di un Sé che è il risultato di rapporti relazionali non più soltanto concreti, vissuti nella realtà quotidiana, al contrario costruiti, narrati ed elaborati in un contesto che si dice virtuale, ma che diventa esso stesso realtà. Questo è possibile in virtù di tecnologie della comunicazione che permettono di trasmettere, addirittura di costruire in Rete la trama della nostra vita, visto come non solo Internet, ma tutti i social network rispecchino il nostro essere individui sociali e, come tali, in costante relazione e interazione con gli altri attori. È dunque sostenibile l’idea secondo la quale le reti sociali telematiche sono l’espressione della tendenza degli individui a stabilire contatti. Così chi si affida ai social network compie, da una parte, un lavoro di costruzione di un’identità in Rete ma, dall’altra, la modifica in virtù di quelle stesse relazioni e interazioni che stabilisce nella Rete e attraverso la Rete. Per questo l’interazione diventa ciò che avvicina, in modi in parte simili ma anche diversi, i rapporti faccia a faccia a quelli stabiliti attraverso i social. Si può dunque sostenere che la Rete è in grado di moltiplicare le relazioni e trasmettere

64 H.Gardner, K.Davis, Generazione App. La testa dei giovani e il nuovo mondo digitale, Milano,

un’identità, che tuttavia è soggetta ai cambiamenti determinati dai legami di Rete. Sostengono in merito Marino Cavallo e Federico Spadoni:

Le dimensioni dell’incontro, della creazione di comunità e gruppi sono fenomeni che convergono nelle reti sociali telematiche e che spesso sono in stretto rapporto con le tradizionali forme di aggregazione al di fuori della Rete. A questo si aggiungono gli strumenti di comunicazione, che sul web rivoluzionano le barriere di spazio e tempo, prima vincolanti. Da un altro punto di vista, cambiano anche gli stessi individui, posti di fronte alla condizione di essere fisicamente soli quando navigano, ma virtualmente circondati da milioni di persone.65

Si formano così reti sociali che si intersecano e costituiscono il tessuto della società, fatte al tempo stesso di rapporti faccia a faccia e di relazioni costruite nel virtuale, che allora si fa reale.

Gli esseri umani, dal momento in cui diventano esseri sociali, si muovono all’interno di questo tessuto, modificandolo di volta in volta, interazione dopo interazione; la rete di nodi interconnessi e comunicanti deve pertanto essere considerata una delle condizioni costitutive dell’umanità e della relazione sociale.66

Questo avviene ora non soltanto attraverso contatti in cui lo spazio non è azzerato , ma anche via web in cui la categoria di spazio non è più vincolante. È quindi la realtà di ogni giorno, in cui reti sociali sono sempre state necessarie e concrete, a misurarsi con il mondo dei social network, che a loro volta creano reti personali e comunitarie. Basti soltanto pensare all’opportunità di condividere, con un numero notevole di altre

65 M.Cavallo, F.Spadoni, I social network. Come Internet cambia la comunicazione, Milano, Franco

Angeli, 2010, Introduzione, p.6

persone, informazioni e conoscenze entro tempi brevissimi se non addirittura simultanei. Sostengono in merito Gardner e Davis:

Ora che una larga fetta della popolazione dei Paesi sviluppati è online, è facile conoscere i propri amici e follower anche offline. La comunicazione su questi siti più recenti è anche molto più visiva, poiché gli smatrphone e la connessione veloce rendono più facile condividere immagini e video. Il risultato di questi cambiamenti è che le persone sono molto più identificabili online e la loro vita online è maggiormente intrecciata con quella offline. Anzi, oggi, i giovani fanno ben poche distinzioni tra la loro identità online o quella offline. 67

Questo, se da una parte chiarisce il tema dell’identità online e offline, al tempo stesso amplia l’orizzonte di informazioni, apprendimenti, conoscenze, ma fa anche pensare a una distribuzione più giusta delle conoscenze tra persone appartenenti a classi sociali spesso considerate subalterne. Siamo dunque di fronte a un cambiamento epocale della gestione stessa delle conoscenze nelle reti relazionali, entro le quali ciascuno può inserirsi, pur con le difficoltà talvolta oggettivamente presenti di una necessaria sorveglianza e di un controllo. Non a caso, secondo Gardner e Davis, la preoccupazione più forte riguarda la riservatezza e quindi la privacy

anche se per alcuni giovani la questione della privacy riguarda principalmente gli estranei, per la maggior parte di loro ha a che fare invece con le persone conosciute come i familiari e gli amici. Ci sono cose di te che non vuoi mettere su

Facebook, tipo quelle personali, cose che non si vogliono far vedere a chiunque. 68

Al di là delle oggettive difficoltà che possono nascere, rimane la consapevolezza che, all’interno della Rete, mentre si istituiscono interazioni significative, parallelamente cambia il modo di proporre e costruire la propria identità, ma anche il concetto stesso di comunità, da non intendere più come una struttura che si delinea e si forma sulla base della vicinanza fisica tra le persone, al contrario attraverso l’esistenza di interessi condivisi. A questo si accompagna il cambiamento stesso del modo di comunicare, visto come nella Rete siano possibili forme di comunicazione sincrona e asincrona. Accade attraverso le chat, i blog, Facebook, Twitter, Instagram, tutte occasioni per mettersi in contatto con una moltitudine di individui diversi tra loro, ma che si riconoscono, in certi momenti, negli interessi che accomunano persone lontane nello spazio, in realtà presenti attraverso i social network. Si comprende così come questi ultimi siano ormai parte integrante di una società di cui non possono essere più considerati una sorta di corpo estraneo. Sostengono ancora Cavallo e Spadoni:

Per questo motivo essi riflettono i limiti e le incertezze che appartengono al nostro tempo; ci rimandano le nostre ansie e le nostre paure, semplicemente le amplificano o più spesso, semplicemente, accelerano le dinamiche di relazione e moltiplicano gli impatti degli eventi. Del resto, è frustrante essere soli quando teoricamente abbiamo almeno 150 amici potenziali, e tutti quanti regolarmente registrati nel nostro profilo online.69

68 Ivi, p.68

Questo testimonia ulteriormente come in Rete ci si impegni in un lavoro di costruzione tra frequenti, se non costanti, tentativi di definizione del Sé, che riflettono le difficoltà, le ansie, le incertezze della postmodernità. Ciò significa che non sono i social network a rendere complessa la costruzione dell’identità, al contrario essi sono strumenti che ne amplificano le possibilità, ma sempre in relazione a una società complessa e fluida in cui tutto cambia rapidamente, tanto da determinare oggettivi problemi nella costruzione di un Io stabile, quindi coerente e in grado di essere preservato. La Rete mette comunque a disposizione strumenti utili per la narrazione di sé e tali da favorire anche il riconoscimento da parte di altri. Si tratta dunque della nascita di una cultura partecipativa che potrebbe non solo aiutare il singolo individuo, ma anche determinare modi più democratici di gestire la circolazione delle conoscenze e delle informazioni. Almeno in potenza, infatti, le Reti permettono una più ampia cultura partecipativa che siamo in qualche misura noi attori a diffondere e gestire. Si legge infatti in Manuel Castells:

I sistemi tecnologici sono una produzione sociale. La produzione sociale è modellata dalla cultura. Internet non fa eccezione. La cultura dei produttori di internet ha plasmato il mezzo; questi produttori sono stati, allo stesso tempo, i suoi primi utilizzatori.70

In questo modo si allarga inevitabilmente la sfera della partecipazione col risultato di un parallelo ampliamento delle informazioni e delle conoscenze. Basti soltanto pensare al ruolo di Wikipedia che, pur bisognosa di aggiornamenti e verifiche, favorisce lo sviluppo di una cultura collettivamente fruita che non sono più i poteri multinazionali a gestire. Si può fare riferimento in questo caso al ruolo dei blog, ma più in generale a

Internet. Si prospetta dunque un quadro complesso del modo di intendere sia il rapporto tra reale e virtuale che non è più dicotomico, sia anche i modi di produzione e di gestione della cultura. Sostiene ancora Castells:

Per cultura intendo un insieme di valori e condizioni che guida un comportamento. La cultura di internet è quella dei creatori di internet; modelli comportamentali, ripetitivi generano abitudini che sono rafforzate dalle Istituzioni, ma anche dalle organizzazioni sociali informali.[…]La cultura è una costruzione collettiva che trascende le preferenze individuali, ma, al contempo, influenza le pratiche delle persone, in questo caso specifico i produttori/utenti di internet. 71

Tuttavia quest’ultimo aspetto apre ampi orizzonti di dibattito, mentre il ruolo che i

social network assumono nella costruzione di reti sociali, all’interno delle quali il

singolo individuo costruisce se stesso in una realtà che è tale, risulta ormai sufficientemente delineato, essendo state individuate, all’interno di queste Reti, tre dinamiche sostanziali, date dall’opportunità dell’incontro, della comunicazione e al tempo stesso dalla creazione di un’identità certamente mutevole, ma tale da dare spazio alla dimensione e all’iniziativa individuale. Questo conferma il ruolo della relazione come parte costitutiva dell’intera società di cui addirittura determina sia il modo in cui essa si struttura sia quello in cui cambia. E le relazioni diventano un elemento fondante delle reti sociali, sia quelle telematiche, sia non. Si può insomma affermare che la società e, in essa, l’individuo è da intendere come una rete di relazioni. Certamente in questa più ampia rete si collocano poi quelle specifiche cui

appartiene un soggetto e nelle quali questo si trova coinvolto. Si può allora parlare di reti personali e quindi di quelle relazioni che coinvolgono singoli attori.

Da qui anche lo stretto rapporto che si instaura nella Rete tra società e comunità, perché ogni singolo individuo diventa componente di comunità in rete e quindi di interazioni che vanno a collocarsi entro il più ampio contesto di quelle sociali. È in questa osmosi che si costruisce l’individuo, sia in virtù di rapporti faccia a faccia, sia di quelli più ampiamente sociali. Questo significa che, nel caso della Rete, non si può più parlare di un insieme definito una volta per tutte al cui interno sono indicati posizioni e ruoli, poiché in realtà il reticolo dei legami è in continua trasformazione in quanto costantemente aperto. Nelle Reti non esistono barriere né di tempo né di spazio, per cui le potenzialità di interazione diventano infinite, anche quelle individuali.

Sostengono Cavallo e Spadoni:

Ciò che contraddistingue l’essenza della Rete è la mancanza di confini che la rende sostanzialmente aperta, indefinita e mutevole; essa è inoltre intangibile e trasversale nel senso che non può essere individuata o ridotta entro determinati sistemi sociali. Sono infatti questi ultimi a essere inclusi all’interno della rete, cosicché gli attori, nel corso della loro vita, si muovono entro questo intreccio intangibile, in modo più o meno consapevole. 72

Così gli individui sono convolti dalle dinamiche di Rete sia perché si avvalgono delle relazioni in essa presenti per conseguire i propri obiettivi, sia in quanto sono soggetti alla loro influenza, nella consapevolezza di come nella Rete totale non esistano confini e addirittura i legami si creino e si sciolgano costantemente. È tuttavia evidente come,

soprattutto nel Web 2.0, sia addirittura la società ad andare in Rete perché ad animarla sono proprio i suoi membri in virtù dell’apertura di barriere che, fino a poco tempo fa, limitavano la produzione di contenuti e informazioni soltanto agli esperti, agli addetti ai lavori.

Oggi potenzialmente chiunque, attraverso un computer e una connessione, può essere veramente un utente attivo di internet.73

Si spiegano così Wikipedia, YouTube e i blog che costituiscono una vera e propria evoluzione dei siti Internet personali.

È soprattutto l’aspetto del profilo personale, dell’interagire con gli altri esibendo la propria presenza che caratterizza l’aspetto sociale del web, trasformandolo in una vetrina dove chiunque può mettersi in mostra. Si evolvono così i modi di comunicare già presenti nel web 1.0, come le community. In questo modo, la società stessa, in quanto composta di individui in relazione, acquista una dimensione in Rete, diventa una società 2.0.74

73 Ivi, p.49 74 Ivi, pp.49-50.

3.2 “Comunità” nel cyberspazio

Le interazioni sociali sono quelle che, nella realtà, permettono la costruzione di vere e proprie reti, caratterizzate da legami forti come accade per quelle familiari, tra amici che condividono interessi e affetti. Dunque a creare le comunità sono vincoli di sangue o di tipo emozionale, ma anche, fino a poco tempo fa, quelli di vicinato. Sostiene in merito Giuseppe Riva:

Alla base della comunità abbiamo un rapporto reciproco sentito dai partecipanti e fondato su una convivenza durevole, intima ed esclusiva. Il risultato è un legame di comunità che rende i membri simili tra loro e crea un vincolo permanente.75

Questo fa comprendere la differenza tra il concetto di comunità, una rete sociale stabile costruita sulla base di interessi condivisi, di vicinanza anche fisica, e gruppo, che è invece una rete sociale dinamica, che nasce sulla base di un obiettivo comune da conseguire. A questo si accompagna la differenza tra comunità e società poiché, mentre la prima si fonda su legami forti, la società è invece caratterizzata da quelli deboli, visto come un insieme di persone si incontri per motivi occasionali, ma anche di tipo strumentale come quando ci sia la necessità di acquistare beni o di fornire servizi, cosicché occorre mettersi d’accordo per rispettare principi comuni. Sostiene ancora Riva:

La regola di base è quella dello scambio di mercato: nulla viene fatto senza attendersi una contropartita, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli tra individui e Istituzioni. Per

questo motivo le relazioni tra i soggetti non riguardano le diverse individualità, ma soltanto le loro prestazioni.76

Ciò significa che, nello scambio a livello sociale, conta la capacità dell’altro di rispettare le regole che siano state stabilite.

Nella società i soggetti vivono in maniera indipendente e isolata. Per questo il tentativo di entrare nella loro sfera privata viene percepito come un atto ostile di intrusione.77

È stato Ferdinad Tönnies ad aver ben delineato la distinzione tra i concetti di:

comunità e società. Ed è evidente, così come afferma Bauman che la comunità ci manca.78

Diventa dunque significativo spostare questi principi nell’ambito delle reti sociali digitali, poiché nello spazio del web alcuni gruppi possono evolvere in comunità, quando si creino legami di partecipazione e quindi di condivisione di valori e obiettivi, ma anche si incontrino fattori dinamici relativi alla storia del gruppo, con i suoi successi e insuccessi, con quelli ambientali che incidono sulla possibilità effettiva di accedere a uno spazio condiviso, non ultimi gli orari e le modalità dell’accesso stesso che, se non facili da conciliare, diminuiscono il senso di identificazione in un gruppo. Così lo sviluppo di Internet ha inevitabilmente ampliato gli spazi dell’agire delle reti sociali tanto da creare un nuovo spazio, sempre di tipo sociale, che è appunto il

cyberspazio. Qui si ricreano alcuni di quei legami che caratterizzano le reti sociali

tradizionali, a partire dall’interazione fino al supporto e al controllo sociale, mentre parallelamente si presentano le caratteristiche tipiche del web e quindi la creazione e condivisione di contenuti insieme alla multimedialità. In virtù del cyberspazio entrano

76 Ivi, p.119 77 Ibidem

nella rete sociale di ciascun individuo anche amici digitali che, dal vivo, non sono mai stati incontrati. Questo spiega come i social media siano un luogo nel quale si possono accogliere gruppi e comunità lontani tra loro. In questo senso si può realmente parlare di luogo in cui nascono interazioni e rapporti. Nel web ci si scambia di tutto, dalle informazioni alle narrazioni di sé fino all’amicizia e all’aiuto reciproco. Nel web c’è sempre, dall’altra parte, qualcuno con il quale scambiare idee, punti di vista, esperienze personali, come se fossimo in uno spazio consueto, un luogo in cui, anche se non fisicamente, comunque ci si incontra. Da qui la consapevolezza che la Rete dà luogo a

un’aggregazione temporanea e fluttuante che trova il proprio fine in se stessa e la cui ragion d’essere è la cura di un presente vissuto collettivamente.79

Diventa allora naturale la domanda su come sia possibile fare comunità a partire soltanto da messaggi testuali. In realtà sul web nascono occasioni molto vicine a quelle del contatto fisico, mentre se ne possono utilizzare altre che soltanto il social media permette. Si può, ad esempio, fare appello a incontri precedenti, relativamente agli interlocutori, così come ci si avvale delle informazioni che fanno da cornice a un messaggio, a partire dalla firma, mentre si possono compiere deduzioni dalla particolare situazione comunicativa, come può accadere per l’argomento che viene trattato in una certa mailing list alla quale si partecipa. Questo permette, al di là dello strumento comunicativo utilizzato, di adattare le proprie strategie di comunicazione alle caratteristiche del medium di cui ci si avvale per costruire relazioni interpersonali.

In tal modo la comunicazione dà luogo all’interazione tra più soggetti, spesso lontani nello spazio. Sostiene in merito Elena Pulcini:

Le comunità virtuali possono anche costituire una manifestazione non trascurabile della possibilità di emancipare la comunità dalla sua identificazione con un ‘luogo’, per valorizzarne il significato più ampio di essere-in- comune.80

C’è quindi, a fondamento della trasformazione di un gruppo in comunità, una motivazione forte come un bisogno di ricerca di affinità oppure il desiderio di esercitare un controllo su altri. La comunità presuppone la capacità dei soggetti che vi partecipano di far passare informazioni di tipo relazionale, ma in maniera efficace poiché si è competenti nell’utilizzo del medium. A questo si accompagna l’esigenza di avere comunque tempo a disposizione poiché, per trasmettere le proprie emozioni ed

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 63-79)