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Il “virtuale” e i suoi significat

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 56-63)

La comunicazione digitale e le sue potenzialità

2.3 Il “virtuale” e i suoi significat

Parlare oggi del significato del virtuale significa richiamarsi non più soltanto al web

2.0, ma al real teame web quindi a uno stadio avanzato dei social network, in

particolare di Internet, poiché diventa possibile individuare, ricercare e diffondere notizie in tempo reale, cioè nel momento in cui esse si formano. Questo fa comprendere l’enorme rilievo assunto da tali strumenti in una società complessa, in cui occorre semplificare e ottenere, in tempi molto brevi, quanto si intende realizzare. Siamo di fronte a più di una rivoluzione epocale, che fa comprendere le vaste opportunità di comunicazione, informazione e relazione offerte da strumenti sempre più affinati, da memorie di infiniti giga bite. Il virtuale dunque sta diventando un mondo molto vicino all’offline in cui si possono istituire rapporti, ottenere posti di lavoro, vendere prodotti e anche informazioni con gli inevitabili rischi che questo comporta. Si tratta dunque di una rivoluzione digitale di cui un pubblico e un’utenza sempre più numerosi si avvalgono, percependoli come indispensabili cosicché l’aspetto valoriale si innalza progressivamente.

Significativi, in merito, sono i dati forniti dal XIII Rapporto Censis-Ucsi sulla

comunicazione del 28 settembre 201662, nel quale si evidenziano i consumi mediatici

degli italiani nello stesso anno. È nell’ambito dei social network che si individuano elementi particolarmente importanti poiché, mentre diminuiscono gli utenti dei cellulari basic, in grado solo di telefonare e inviare sms, continua la crescita, definita impetuosa, di chi utilizza gli smartphone, +12% in un anno, una crescita superiore a

62 Cfr., XIII Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, I Media digitali tra élite e popolo, Roma, 28

quella di qualsiasi altro mezzo ed è il 64,8% degli italiani ad avvalersene. È aumentata poi del 2,8% la penetrazione di Internet e gli italiani che vi si rivolgono raggiungono il 73,7% per giungere al 95,9%, in pratica la totalità, dei giovani under 30. Si assiste dunque a un vero e proprio boom dei media digitali poiché, mentre si sono fermati quasi tutti i consumi, gli italiani non hanno risparmiato sui media connessi in Rete, data la loro possibilità di disintermediazione relativamente all’uso di Internet per informarsi, prenotare viaggi, acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio, entrare in contatto con le Pubbliche Amministrazioni o svolgere operazioni bancarie, tanto da conseguire un vero e proprio risparmio. È tuttavia Facebook il social

network più utilizzato tanto da raggiungere l’89,4% di utenti tra i giovani under 30.

Molto alta l’utenza di Facebook anche tra le persone più istruite, diplomate e laureate (72,8%), mentre le donne, con il 58%, si collocano al di sopra della media relativa alla popolazione in generale, 56,2%: era il 44,4% nel 2013. Ugualmente vale per Youtube, passato dal 38,7% di utenza nel 2013 al 46,8% nel 2016. Nello stesso periodo i giovani utenti di Youtube aumentano dal 68,2% al 73,9% e i più istruiti dal 52,3% al 62,8%, mentre le donne rappresentano il 43,8%. Lontane da questi numeri rimangono invece altre piattaforme social, anche se Instagram è passato dal 4,3% nel 2013 al 16,8% nel 2016 con una diffusione che ha raggiunto, nell’ultimo anno, il 39,6% dei giovani, il 24,2% dei soggetti più istruiti e il 18% delle donne. A partire dal 2014 poi Whatsapp, dopo l’acquisizione da parte di Facebook, ha conosciuto un grande sviluppo visto come, nel 2016, sia stato utilizzato dal 61,3% degli italiani (89,4% dei giovani, 82,5% diplomati e laureati, 63% delle donne). Da questi dati emerge una importante novità, quella delle donne diventate, secondo il Rapporto Censis, i nuovi motori del consumo dei media. Rispetto, infatti, al tradizionale predominio nel consumo dei libri, è emerso

quello femminile anche nel campo dei telefoni cellulari e nell’uso di Internet, dove si è verificato il sorpasso delle donne sugli uomini, il 74,1% di utenza per le donne (si attestavano al 43,2% nel 2011) rispetto al 73,2% degli uomini. È aumentato anche il tempo medio giornaliero di connessione a Internet, spesso di lunga durata. Nel 2015 il 20,5% della Rete era connesso per 3 ore e oltre tale quota; nel 2016 ha raggiunto il 30,9% del totale, con punte del 38,9% tra i giovani, del 33,7% tra le donne e del 31,8% tra i soggetti più istruiti. Mentre nel 2015 era il 6,5% degli italiani a dichiarare di essere sempre connesso alla Rete, nel 2016 la cifra è del 12,9%, quasi raddoppiata. In particolare sono quasi triplicati i giovani sempre connessi, tanto da passare dal 6,3% al 17%, mentre è raddoppiata la percentuale delle donne, dal 7,7% al 14,1%, e questo vale ugualmente per le persone più istruite, dal 7,6% al 14,3%.

I dati che il Censis fornisce testimoniano come soprattutto le app e le startup stiano modificando le abitudini e i comportamenti quotidiani delle persone, sia per praticare movimenti bancari e l’ecommerce senza mediazioni, sbrigare anche pratiche burocratiche con gli uffici pubblici o prenotare visite mediche, sia perché ciascun utente può acquisire molteplici nuove pratiche, dal dating alla conoscenza del tempo di attesa di un mezzo pubblico, fino alla cura personale. Si tratta di innovazioni determinanti che evidenziano gli aspetti positivi e le potenzialità dei social network, ma questo non impedisce l’esistenza di pericoli, soprattutto per i giovani. Questo vale non soltanto per i ragazzi, ma spesso anche per gli adulti, pronti a ritenere sicura la navigazione con ripercussioni talvolta gravi nei rapporti interfamiliari, soprattutto tra genitori e figli. Più volte i rapporti annuali del Censis in Italia hanno testimoniato come gli adulti non sempre abbiano piena consapevolezza di quanto un mancato controllo, da parte loro, sulle modalità in cui bambini e ragazzi utilizzano i social, si

leghi alla loro convinzione dell’esistenza potenziale di pericoli, ma anche alla sicurezza che questo non debba accadere ai loro figli o almeno i rischi possano essere molto limitati. Sono infatti abbastanza rari quei genitori che fanno installare un sistema di controllo cosiddetto parentale sui social utilizzati dai figli in età assai precoce. Se questo costituisce un dato di fatto accertato dalle molteplici ricerche effettuate da Organismi appositi, è altrettanto vero che i social si configurano come vere e proprie piazze virtuali che espandono le relazioni sociali e la comunicazione stessa. Essi hanno infatti cambiato e aperto le frontiere e gli orizzonti della comunicazione digitale. Basta semplicemente iscriversi, accettare il format, per poi trovare contatti in tutto il mondo e ricevere notizie, raccontare parte della propria esistenza, conoscere quella altrui, scegliendosi perfino le amicizie. È anche vero comunque che la troppa facilità con cui si ricorre al virtuale spinge giovani e adulti a fornire dati personali, magari l’indirizzo abitativo, e perfino il nome dell’Istituto scolastico che si frequenta e non sempre il web è frequentato da persone corrette. Numerosi sono i malintenzionati pronti alle truffe quali la violazione della password, la trasmissione di virus, quasi un cyberspazio in cui praticare il male a svantaggio di persone o troppo sicure di sé o al contrario inesperte. Basti soltanto pensare al fenomeno del cyberbullismo in costante aumento in Rete, quando si prende di mira una persona intanto per escluderla da un gruppo e comunque emarginarla con risultati talvolta drammatici, quasi una spinta a fenomeni di suicidio soprattutto quando in Rete siano diffuse immagini imbarazzanti, per le quali il diritto all’oblio non costituisce una totale difesa e tali foto sono ormai circolanti perché riprodotte, perché inviate da colui o colei che le ha ricevute per prima. Si tratta senza dubbio di casi estremi, ma in realtà sempre più diffusi nel nostro Paese, che si pone come uno tra i primi nell’utilizzo dei social network. Mentre allora è giusto avvalersi

di siti che mettono in contatto le persone e fanno nascere relazioni, al tempo stesso è improrogabile l’assunzione di comportamenti responsabili fondati sulla consapevolezza che quanto può costituire un bene, parallelamente racchiude in sé molti pericoli. Basti pensare a quei gruppi di amici che si costituiscono in Internet, su

Facebook, quelle community in cui ci si può scegliere a vicenda sulla base di interessi

comuni, magari per discutere, confrontare le proprie convinzioni, acquisendo più ampie conoscenze su uno stesso argomento. In questa prospettiva, mentre si stabiliscono contatti altrimenti impossibili per le distanze geografiche, il rischio potenziale è quello di gruppi chiusi che si stabilizzano su tematiche comuni, ma perdono la capacità e la volontà di entrare in altre comunità virtuali perché desiderosi di condividere non con le stesse persone tematiche multidisciplinari e diverse. Il

virtuale sta diventando così parte integrante del reale, una sorta di nuova realtà che le

comprende entrambe, in cui è improrogabile equilibrare entrambe le componenti visto come anche il virtuale stia andando verso l’offline, con il rischio però di inglobarlo senza assicurargli una diversità oggettivamente rilevabile. Torna in primo piano non soltanto l’aspetto etico del virtuale, ma soprattutto l’atteggiamento critico di chi voglia comprendere fino in fondo quali siano le opportunità da valorizzare e i rischi da contenere. Non si può infatti disconoscere come i social network siano in grado di integrare, in un solo contenitore, una molteplicità di servizi a partire dal profilo dell’utente ai blog, alla community fino a una vera e propria galleria fotografica o musicale, tutti aspetti che nella realtà di ogni giorno sono tra loro differenziati. Sicuramente i social velocizzano diverse operazioni, fanno risparmiare tempo, come può accadere per ricerche da effettuare anche a livello scolastico; in questo caso, però, mentre abbiamo a disposizione molti motori di ricerca, a partire da Google, queste

vanno integrate con la lettura di testi e comunque controllate. Basta fare riferimento a

Wikipedia, le cui informazioni vanno sempre sottoposte a verifica. Questo non

significa rifiutare quanto il web offre, visto come nessuno debba proporsi quale ricettore passivo di informazioni ma, per il fatto stesso di ricercarle, sia di fatto un agente attivo, da rendere sempre più consapevole delle scelte più valide da compiere. I

social dunque esaltano in qualche misura la partecipazione, l’interesse attivo dei

membri che si impegnano anche a cercare amici, a coltivare relazioni e rapporti, ma anche a pubblicare, inserire foto personali, link, musica e video. Siamo tuttavia di fronte ad altrettanti rischi; basti pensare alla sempre più numerosa presenza di falsi profili, in cui si modificano l’età, addirittura il sesso, l’aspetto fisico sia per ingraziarsi quanti cercano i contatti, sia talvolta per obiettivi meno sociali, magari per ottenere favori di diverso tipo. Il virtuale ha dunque una molteplicità di significati che, se esaminati attentamente, testimoniano un’ambivalenza crescente, da un parte l’utilità e il valore, dall’altra difficoltà e pericoli che non sono mai da sottovalutare. Lo testimonia la nascita di Organizzazioni anche di volontari che, accanto alla Polizia postale, agiscono al fine di tutelare gli utenti soprattutto quelli che non siano adulti, ma ragazzi e giovani. L’impegno è quello di diffondere la cultura della consapevolezza perché non si vedano i social quali strumenti da demonizzare, come è spesso accaduto inizialmente, al contrario se ne sappiano valutare i rischi per meglio avvalersi delle opportunità. La contrapposizione tra reale e virtuale è dunque superabile, senza tuttavia dimenticare l’importanza dell’aspetto emotivo della comunicazione, come ha più volte sottolineato Goleman63 nella sua opera L’intelligenza emotiva, perché le

emozioni occupano un ruolo primario sia nell’apprendimento sia nella relazionalità. Nell’ambito del virtuale il pericolo maggiore è quello del cosiddetto analfabetismo emotivo, in primo luogo perché non c’è contatto fisico, ma a distanza, mentre le emozioni veicolano messaggi talvolta tali da negare quanto viene affermato sul piano verbale o almeno consolidano e supportano il messaggio orale. Torna così in primo piano l’urgenza di dare un’equilibrata collocazione a un unico mondo in cui si incontra l’online con l’offline tanto da vedere le opportunità e i rischi di entrambi e rimediare a ciascuno di loro entro un'unica realtà, quella che attualmente si è già costituita. Rimane una consapevolezza prioritaria, quella di dover operare una scelta attenta delle informazioni personali da condividere in Rete, certi che di tali dati, una volta inseriti, si perde il controllo. Il virtuale è uno spazio fertile per ingerenze di persone non fidate nello spazio personale di ciascuno. Sono molti coloro che, sconosciuti, trovano il modo di aprire fronti pericolosi di contatto, appropriandosi addirittura dell’indirizzo di posta elettronica. Spetta agli organi preposti, ma anche agli adulti più in generale, il compito di non lasciare soli soprattutto i ragazzi di fronte a strumenti ritenuti falsamente sicuri, per poi riversare sui figli tale consapevolezza quotidiana perché si possa esaltare davvero la partecipazione attiva, ma anche la condivisione gratificante di interessi, idee, progetti.

Capitolo III

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 56-63)