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La “Rete”, spazio comunicativo e di conoscenza nell’epoca della complessità

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 49-56)

La comunicazione digitale e le sue potenzialità

2.2 La “Rete”, spazio comunicativo e di conoscenza nell’epoca della complessità

La formazione dell’individuo trova, nell’interazione e nella relazionalità, entro un mondo sempre più complesso e dinamico, modalità di manifestarsi in tutta la sua forza innovativa. Ci si misura infatti nel rapporto tra reale e ciò che per lungo tempo è stato definito come virtuale, senza però che questo termine potesse liberarsi da una connotazione di carattere immediatamente negativo. Il virtuale è stato , e in certi ambienti lo è tuttora, avvicinato all’immagine dell’apparenza, della falsità, di ciò che allontana totalmente dal reale. È merito invece del Web 2.0, lo stadio più avanzato dell’Internet tradizionale, quello di aver riproposto, in maniera urgente, un diverso modo di intendere la relazione reale/virtuale. La Rete propone, infatti, relazioni di tipo interattivo, una sorta di web partecipato, come lo definisce Adriano Fabris52 . Il mondo del Web 2.0 crea spazi dinamici, nei quali è possibile incontrarsi, stringere amicizie, esprimersi con pienezza e liberamente. Sostiene in merito Fabris:

Nella comunità on-line ognuno può pienamente esprimersi: acquistando amici, mantenendosi con loro sempre in contatto, scrivendo un blog, aspettando commenti a quanto scritto. In questo scenario esercitare la propria libertà significa promuovere relazioni, cioè significa accettare di inserirsi in un ‘network’ e praticarne la struttura. Che è struttura di inter- scambio […]. Comunque: struttura di relazione.53

Si tratta dunque di un mondo nel quale ci si incontra, non fisicamente, come nel mondo reale, ma in maniera diversa e, se si considera in particolare la realtà di

facebook, meglio si comprende come quello che è stato inteso quale mondo virtuale

52 Cfr A.Fabris, Etica e internet in A.Fabris (a cura di), Guida alle Etiche della comunicazione, op.cit.

p.96 e TeorEtica della relazione, Brescia, Morcelliana, 2010

abbia invece una sua realtà, anche se non fisicità. Siamo infatti nell’ambito di piattaforme web, quindi ambienti di scambio comunicativo a carattere spesso cooperativo, a cui gli utenti ricorrono per creare sia uno spazio sia un processo di scambio vicendevole e al tempo stesso di produzione di informazioni. In questo modo colui che vi accede si configura quale consumatore e produttore di messaggi, emozioni, esperienze, contenuti simbolici, come accade in quella sorta di “piazza” digitale che è costituita appunto dai social network come Facebook e Twitter; in cui l’accesso è del tutto libero o soltanto legato a una doverosa iscrizione al sito. Contemporaneamente il Web 2.0 dà la possibilità di inviare e ricevere messaggi sia in maniera sincronica come accade con le chat, sia in maniera asincronica, nel caso delle

e-mail, ma si ricorre anche a softwere per chiamate o videochiamate e le possibilità

diventano infinite, poiché gli stessi obiettivi si possono raggiungere con smartphone e Internet.54 Il risultato è comunque quello di conseguire una possibilità di comunicare con un numero elevatissimo di individui senza limiti spaziali. Non bisogna dimenticare inoltre come il digitale, che crea situazioni sociali di scambio e interscambio, non abbia neppure limiti oggettivi di capienza. Mentre allora i rapporti faccia a faccia, comunque insostituibili e determinanti, presentano oggettivi limiti spaziali e numerici, questo non accade nei social che comunque godono di una loro particolare realtà. Così un eccessivo dualismo tra reale e virtuale appare oggi da superare, nella convinzione irrinunciabile secondo la quale oggi ci si forma in un macroambiente in cui realtà e Rete contribuiscono alla formazione dell’individuo nella società complessa. Non è più neppure pensabile il ricorso a una motivazione che ha in qualche misura giustificato il

54 Cfr. M.Massarotto, Social Network. Costruire e comunicare idenità in Rete, op.cit., p.45 e p.79; e

E.Menduni, G.Nencioni, M.Pannozzo, Social Network. Facebook, Twitter, Youtube e gli altri: Relazioni sociali, estetica, emozioni, op. cit., pp.24-25 e pp.37-38

giudizio negativo su Internet, quello dell’anonimato. Sostiene ancora Adriano Fabris a proposito di Internet:

Esso si configura come uno strumento di interazione capace di offrire un menù potenzialmente infinito di connessioni, informazioni, rimandi[…]. Tuttavia, da qualche anno, all’interazione che già internet rendeva possibile si è sempre più decisamente affiancata una modalità di vera e propria condivisione: di contenuti, di immagini, di pensieri, di emozioni. Emergono nuove forme di scambi. Si delinea una differente cultura del dono. Ecco il mondo del Web 2.0.55

Si poteva, per Internet tradizionale, pensare a una sua potenziale ingannevolezza poiché in esso prevaleva l’anonimato; il social network Facebook, come del resto altri, hanno definitivamente cancellato questa convinzione, visto come in essi sia necessario iscriversi con il proprio nome e cognome, costruire un profilo sorretto da foto, video, cosicché non è anonima neppure la fisicità, a condizione che si rispetti il principio della veridicità e non si voglia modificare ad arte la propria immagine. Rimane comunque il vincolo del non anonimato. Questo presuppone che esistano regole da rispettare e ci si possa avvalere di sistemi di controllo che è intanto la Polizia postale a effettuare. Non è tuttavia più accettata l’anonimità delle interazioni online. Con

Facebook dunque i nomi e i cognomi sono entrati di diritto e di dovere nella

quotidianità delle comunicazioni online, ma vi è entrato anche il nostro corpo con foto più o meno suggestive, mentre le nostre relazioni sociali si collocano nell’elenco delle amicizie indicate nel profilo. Sostengono in merito Menduni, Nencioni, Pannozzo:

Facebook non solo rappresenta un ottimo strumento per mantenere costantemente i contatti con le persone che si

frequentano, ma consente anche di ricostruire, quando possibile, il capitale sociale preesistente (vecchi compagni di scuola, conoscenze episodiche). Il social network consente la conservazione e la gestione delle proprie relazioni sociali. […]Le persone hanno bisogno, per la propria sopravvivenza fisica e mentale, dell’altro, di rapportarsi, di socializzare. Facebook fornisce, a costo zero, la possibilità di instaurare, mantenere e riprendere amicizie e contatti. Si potrebbe paragonare il social network a una stazione di controllo attraverso la quale organizzare la propria vita sociale interattiva.56

Paradossalmente l’anonimato può essere maggiormente presente nelle interazioni

offline che non in quelle online. Così il web diventa eterogeneo sul piano spaziale,

poiché si creano innumerevoli situazioni e spazi diversi, mentre si configura come “reale” sul piano sociale. Già Bauman ha rilevato la fluidità dei gruppi che si costituiscono nella realtà di ogni giorno in un mondo in cui tutto cambia rapidamente e ci si sposta in continuazione. Sul web i gruppi sono spesso stabili, perché scelti consapevolmente e mantenuti sulla base dei propri bisogni, interessi, obiettivi. Si interagisce a distanza poiché, nel gruppo, non conta più la fisicità del contatto, ma il riconoscimento vicendevole come componente di un gruppo che si intende consolidare, pur nella libertà di poterlo cambiare. La nostra vita sociale è ormai più sviluppata nei social media che non nella realtà, ma proprio in virtù della sempre maggiore percezione della Rete come reale, tanto da dare la consapevolezza che l’identità sia davvero la risultante di un processo relazionale e dialettico a un duplice livello, perché legato all’incontro di realtà e Rete. È come se soprattutto l’identità

56 E.Menduni, G.Nencioni, M.Pannozzo, Social Network. Facebook, Twitter, Youtube e gli altri:

collettiva si fosse in qualche misura liberata dalle relazioni fisiche e interpersonali tra coloro che la condividono. Ciò non significa privilegiare il virtuale a danno del reale, piuttosto prendere atto di quanto i legami nella realtà siano diventati così fluidi da trovare punti di contatto e quindi una sorta di materialità in un contesto che è considerato prevalentemente immateriale, poiché lì nascono punti di contatto che nella realtà sarebbero improbabili, tra individui lontani spazialmente. Questo porta a rifiutare una netta dicotomia tra reale e virtuale poiché il Web 2.0 che ha già lasciato lo spazio al Web 3.0, è composto di tanti luoghi diversi, soprattutto sul piano culturale, ma anche strutturale vero e proprio e questo accade anche nel mondo fisico se utilizzato socialmente. Ci si muove in mondi diversi, ma complementari per la formazione dell’individuo, in una dimensione della vita sociale che oggi vede spesso prevalere l’uso dei media elettronici, in particolare della Rete Internet. Mentre allora le identità storiche di ruolo si sono progressivamente erose, sono le interazioni sociali via Internet a occupare un posto determinante nella costruzione delle nostre molteplici identità poiché soprattutto Internet si rivela un medium che, in quanto dotato di una struttura reticolare, supera in larga misura il messaggio di molti altri media che hanno carattere unidirezionale. I social network consentono invece un’interazione sociale attiva entro una molteplicità di spazi nei quali le interazioni sono diverse da quelle faccia a faccia. Sul web nascono veri e propri sistemi di informazione sociale che, senza opporsi a quelli presenti nella realtà, vanno inevitabilmente a integrarli. Torna così in primo piano l’esigenza di vincere un dualismo oppositivo, valorizzando quanto la Rete mette a disposizione, ma con un richiamo costante al rispetto della libertà personale che implica specifici doveri. È ancora Adriano Fabris a sottolineare l’esigenza di passare dall’etica di Internet all’etica in Internet

cioè a quell’insieme di comportamenti che bisogna adottare quando si utilizzano le possibilità del web e quando si naviga in Rete. A questo proposito sono state da tempo elaborate puntuali indicazioni e specifiche descrizioni, che si fondano su argomenti di carattere giuridico, su motivi di opportunità, su sollecitazioni morali oppure su istanze collegate al semplice galateo.57

Addirittura Arlene Rinaldi ha parlato di “dieci comandamenti” a cui debba richiamarsi chiunque utilizzi un computer, anche se non si può certo parlare di etica, quanto piuttosto di comportamenti etichettati che occorre evitare o, al contrario, assumere. 58 Si tratta non tanto di seguire un galateo in Internet, quanto piuttosto di chiamare ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità

e, soprattutto, a trovare in se stesso le motivazioni che consentono di seguire un comportamento corretto. Vi sono certamente siti a cui possono essere segnalati gli eventuali abusi. Vi è, sul piano penale, una legislazione che punisce certe pratiche connesse con l’utilizzo della Rete […] Per il futuro, più di quanto non si sia fatto sinora, dovranno essere stabiliti Accordi internazionali per la regolamentazione della Rete e del suo corretto utilizzo.59

Se questo è indubitabilmente vero, sul piano morale conta la comprensione di quale sia la motivazione che spinge a compiere o a non compiere certe azioni. Sta in questo l’etica in Internet poiché

bisogna fornire le motivazioni, indicare il perché è giusto compiere determinati atti piuttosto che altri. E questo è ciò che

57Cfr A.Fabris, Etica e internet in A.Fabris (a cura di), Guida alle Etiche della comunicazione, op.cit.,

p.99

58 Cfr.www.fullsix.it/netiquette/index.htm.

59 Cfr A.Fabris, Etica e internet in A.Fabris (a cura di), Guida alle Etiche della comunicazione, op.cit.,

l’etica ‘in’ internet è chiamata a fare con il suo riferimento alla responsabilità di ciascun soggetto collegato alla Rete. Anche questo passaggio però non è sufficiente […] L’etica ‘in’ internet deve a sua volta essere collocata nel contesto più generale delle problematiche della Rete e degli aspetti etici che esse coinvolgono: l’etica ‘di’ internet.60

Risulta dunque particolarmente convincente la tesi di Adriano Fabris per il quale nell’assunzione di un senso del limite, contrario al senso di onnipotenza trasmesso talvolta dalle nuove tecnologie, sta la radice ultima della responsabilità:

e dunque di un’etica capace di gestire quella libertà che ne è il fondamento: una libertà in relazione, una libertà partecipata.61

60 Ivi, p.102 61 Ivi, p.103

Nel documento La relazionalità tra reale e virtuale (pagine 49-56)