3. I CARATTERI DELLE PRIME SCRITTURE AUTOBIOGRAFICHE
3.2 PROSPETTIVE D’INDAGINE: DAL PIANO TEORICO‐FORMALE
3.2.4 UNA NUOVA CRITICA POSTCOLONIALE
3.2.4.1 IDENTITA’ MIGRANTE
3.2.4.1 IDENTITA’ MIGRANTE
Bisognerebbe considerare, innanzitutto, che coloro di cui stiamo parlando non sono solo «migranti che scrivono testimonianza della propria vicenda migratoria [e tutto il resto che è stato scritto ovvero racconti fiabe poesie]»102 ma anche
quelli che cambiano vita e lingua, che girano il tempo e lo spazio, che trapassano i mondi […] La migranza è perdurabile […]condizione di transito dentro la quale
scrivere acquista e dispensa senso aggiunto […]. Lo scrittore migrante, anche se non scrive sulla migrazione, sa tutto questo e lo pone come poetica, come tema
comune e come pietra di paragone e d’inciampo dell’epoca in cui viviamo (vedi
Rushdie, Kureishi e Walcott). Tra gli «scrittori migranti» ci sono anche –per forza
della definizione stessa‐ quei migranti che scrivono testimonianza della propria
vicenda migratoria, qualche fiaba, qualche racconto, qualche poesiola domenicale, come tutti gli aspiranti scrittori del mondo, che sono milioni. Alcuni di loro rivelano anche qualche talento103.
Nei nostri casi dunque la migrazione ‘fisica’ comporta la crisi di un’idea di
appartenenza, soprattutto nazionale, intesa come far parte esclusivamente «di un
luogo identitario fortificato e ben delimitato»104 approdando così ad una «migrazione
102 GNISCI, Armando, Lettere migranti, in IDEM, Creolizzare l'Europa. Letteratura e Migrazione, Roma, Meltemi, 2003, p.172
103 Ibidem
104
SINOPOLI, Franca, La critica letteraria della migrazione in Italia, in GNISCI, Armando (a cura di), Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa, Troina, Città aperta Edizioni, 2006, p.102
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interiore, verticale e stratificata»105. I nostri migranti trovano allora il proprio ubi
consistam in una poetica del sentire e della transitorietà. La messa in crisi della
propria identità ci porta a leggere il testo non più semplicemente come testimone di
un viaggio fortunoso o ‐come hanno detto diversi (Cacciatori e Pezzarossa)‐
«picaresco», bensì come «un laboratorio di trasformazione dell’identità
monoculturale in una identità pluriculturale che si muove verso l’utopia di una
riformulazione translinguistica e interculturale»106.
Questo prima riflessione è stata illustrata accuratamente (anche se talvolta peccando di concettosità) dalla Sinopoli nei sue due interventi che ho citato alle note 105 e 106. La studiosa parla chiaramente di «trovare un modello di azione e di consistenza militanti all’interno delle nostre patrie lettere (e della nostra cultura)» in grado di individuare il passaggio dal tema dell’emigrazione, ossia del «figurato» (la narrazione e illustrazione degli eventi del viaggio migratorio) al «figurale». Il figurale ciò di cui abbiamo già accennato: «la messa in scena di ciò che accade a partire dall’esperienza
dell’emigrazione», e riguarda sia l’esperienza di tutto ciò che comporta il sentirsi estranei ‐ «il sentito» ‐, ovvero il dolore e la sofferenza, che la messa in scena di sé come altro ‐ «il senziente»107 ‐che porta ad una nuova poetica del sentire108.
Il senziente è la nuova sensibilità dell’immigrato in quanto tale, che, nel superamento delle nuove difficoltà psicologiche che il nuovo ambiente gli procura, si riscopre diverso rispetto a prima e può di conseguenza leggere e interpretare la nostra realtà con occhi nuovi.
L’identità pluriculturale si porta con sé un nuovo immaginario letterario e nuove questioni di natura antropologica e linguistica. La Sinopoli in La critica letteraria della
migrazione in Italia109 si richiama alle parole di Lemconte110. Egli sottolinea la presenza
105 SINOPOLI, Franca, Poetiche della migrazione nella letteratura italiana contemporanea: il discorso autobiografico, cit., p. 194 106 SINOPOLI, Franca, La critica letteraria della migrazione in Italia, cit., p.102 107 i quattro termini evidenziati sono stati proprio coniati dalla Sinopoli in Poetiche della migrazione nella letteratura italiana contemporanea: il discorso autobiografico, cit., p. 193 108 Ibidem 109 SINOPOLI, Franca, La critica letteraria della migrazione in Italia, cit., p.97
di una doppia componente nella migranza (sia ‘fisica che ‘interiore’): al dolore del distacco si accompagna sorprendentemente la scoperta delle nuove reali
potenzialità; la prigione, reale o figurata, viene a coincidere con il luogo di incontro con il proprio io più profondo, a cui fa seguito la rinascita di una nuova energia artistica fino ad allora insospettata.
Si profila allora il problema della scelta della lingua, il desiderio combattuto di staccarsi da quella madre, che è in fondo misura della lontananza. «Per lo scrittore, il poeta migrante, la scelta di adottare la lingua del paese di accoglienza è sempre
sofferta ma l’adozione della nuova lingua permette di uscire dall’astrazione, diventa strumento di liberazione, annulla le barriere universalizzando il concetto di
cittadinanza poetica»111. Siamo di fronte a dei casi di multilinguismo sia frutto del momento storico –il viaggio‐ sia legato alla biografia degli scrittori, che sono migranti e vengono spesso da realtà multilingui.
La nuova lettura che viene proposta oltrepassa i primi livelli di analisi da cui eravamo partiti: dall’ermeneutica del genere autobiografico, che si presta facilmente «a sottili giochi intertestuali e inter‐generi [romanzo di formazione, romanzo picaresco e via dicendo, su cui noi stessi, tuttavia , ci soffermeremo]»112 per via della sua tendenza «proteiforme, trasgressiva e liminare»113 e delle tematiche ricorrenti del viaggio‐ emigrazione a quella della scoperta dell’ Autobiografia, con la A maiuscola, «intesa come genere ‘maior’ in cui si è realizzata in letteratura la possibilità dell’invenzione di sé come altro»114.
110 LEMCONTE, M., Cittadini della poesia, postfazione a H. Oliveira, Se fosse vera la notte, Zone Editrice, Roma, 2003, pp.121‐132 111 LEMCONTE, M., Cittadini della poesia, cit., pp.126‐127
112 SINOPOLI, Franca, Poetiche della migrazione nella letteratura italiana contemporanea: il discorso autobiografico, cit., p. 194
113 Ibidem
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