L’atteggiamento della Cina nei confronti dell’Unione Europea
1. Dall’ideologia al pragmatismo
Dal 1949, anno della nascita della Repubblica Popolare Cinese, fino ai primi anni Settanta, la Cina ha mantenuto a livello internazionale una posizione di isolamento.
Inizialmente, la politica estera cinese era caratterizzata da una forte base ideologica maoista. Erano infatti le considerazioni di Mao Tse-‐‑Tung circa gli andamenti politici internazionali e la sua concezione dell’interesse cinese a darvi forma e determinarne l’indirizzo.
Negli anni Cinquanta, la strategia adottata era quella del “leaning to one side” o yibiandao. Essa venne sancita con il “Programma Comune della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese” del 1949 e concretizzata nel “Trattato sino-‐‑ sovietico di amicizia, alleanza e mutua assistenza” del 1950. Secondo tale strategia, in un sistema caratterizzato dal bipolarismo USA – URSS la Cina avrebbe dovuto schierarsi con
quest’ultima ed entrare a far parte del blocco socialista al fine di contrastare il potere americano.
In un tale quadro l’Europa era vista come nient’altro che uno strumento nelle mani degli Stati Uniti, tanto che, quando nel 1952 fu istituita la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), dando così il via al processo di integrazione europea, Mao interpretò questo evento come una dimostrazione dell’indebolimento della posizione degli USA e maturò l’idea che la CECA fosse stata istituita allo scopo di procedere ad una integrazione economica dei Paesi dell’Europa Occidentale per impedire il collasso del sistema capitalistico. 27
Alla fine degli anni Cinquanta si registrò un cambiamento di rotta. Nikita Khrushchev appariva disposto a cooperare con gli Stati Uniti e Mosca adottò una serie di misure volte a intimidire la Cina politicamente, economicamente e militarmente.28 Nel contempo, gli Stati Uniti perseveravano nella loro politica di isolamento nei riguardi della Cina, che divenne oggetto della “strategia del contenimento”.
In seguito a questi mutamenti del quadro internazionale, negli anni Sessanta la Cina passò dalla strategia yibiandao alle
27
SONG Xinning “China’s view of European integration and enlargement”, in: D. Shambaugh, E. Sandschneider, Zhou Hong (ed.), China-‐‑Europe Relations. Perceptions, policies and prospect, London & New York, 2008, p. 174.
28 ZHANG (1998) riportato da FARAZMAND, PINKOWSKI in “Handbook of globalization, governance and public administration”, CRC Press, 2006, p.569
strategie fan di (“antimperialista”) nei confronti degli USA e fan xiu (“anti-‐‑revisionista”) nei confronti dell’URSS, che, combinandosi, andavano a costituire la strategia liangge quantou daren (“combattere con due pugni”), nota anche come strategia liangtiao xian (strategia dei due fronti uniti). Nel 1963 venne modificata la teoria maoista delle zhongjian didai (“zone intermedie”), che era stata formulata per la prima volta nel 1946. Secondo tale teoria, tra gli Stati Uniti e l’URSS si estendevano zone intermedie, tra cui l’Europa occidentale, che, per raggiungere una posizione di indipendenza e autonomia dagli Stati Uniti, avrebbe dovuto cooperare con la Cina e gli altri Paesi in via di sviluppo sia contro gli USA che l’URSS. Negli anni Settanta la Cina cominciò ad aprirsi al dialogo con l’Occidente, come testimoniano il suo ingresso nell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1971 e il viaggio del presidente degli USA Richard Nixon nel 1972.
Ebbe inizio un processo di avvicinamento agli USA. Quando la Cina stabilì relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti nel 1979, la Repubblica Popolare Cinese modificò nuovamente la sua teoria e la sua strategia. Venne annunciata la yitiaoxian (strategia su una sola linea), secondo la quale l’Europa costituiva un elemento di resistenza dei confronti della sola URSS.
Nella teoria maoista sange shijie, o “teoria dei tre mondi”, il mondo si divideva in tre parti: un primo mondo era costituito dalle due superpotenze USA e URSS; Giappone ed Europa
costituivano il secondo; Asia, Africa e America Latina il terzo.29 Tuttavia, in conseguenza all’apertura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, la teoria dei tre mondi venne parzialmente modificata: nella sua versione più recente secondo, terzo mondo e USA avrebbero dovuto costituire un fronte unico contrapposto all’URSS.
Come si può vedere, le strategie che la Cina ha adoperato nelle sue relazioni internazionali con l’Europa erano dapprima basate sull’ideologia, per poi gradualmente evolversi verso il pragmatismo. Questo atteggiamento è riscontrabile anche nelle dichiarazioni dei leaders cinesi che si sono succeduti fino ai giorni nostri. Ad esempio, Deng Xiaoping nel 1974 commentava l’ingresso della Gran Bretagna nella CEE definendolo un importante evento che avrebbe “aiutato i popoli dell’Europa occidentale nella loro lotta contro l’egemonia”; nel 1985, parlando dell’Europa, il suo discorso risulta scevro da elementi ideologici e basato su argomentazioni pragmatiche: “L’Europa ricopre un ruolo notevole nell’ambito del nostro commercio con l’estero. Siamo interessati alle tecnologie europee. Facciamo affidamento sul supporto dell’Europa. Abbiamo considerato un rafforzamento dei legami economici con essa.”30
29The Mao Zedong’s three worlds theory from 22nd of February 1974, Xinhua
Agency, 22.02.2009, http://news.xinhuanet.com/politics/2009-‐‑ 02/22/content_10839608.htm
30 “China-‐‑Europe relations: confrontation, steady development and comprehensive partnership” in: YE Zicheng, LI Hongjie (ed) ; “China’s Diplomacy: 60 years of prolonged negotiations”, Beijing, 2009, p. 243-‐‑245.
Gli studiosi degli assetti politici internazionali facenti parte dei think-‐‑tanks cinesi hanno elaborato una descrizione del sistema contemporaneo come caratterizzato dalla presenza di una sola superpotenza ma molte grandi potenze (yichao duoqiang), all’interno del quale l’Unione Europea è percepita come un moderato contrappeso agli Stati Uniti. Per gli studiosi di Pechino, l’Unione Europea è non eccessivamente pressante sulle questioni relative ai diritti umani, meno diffidente degli USA e, in campo economico, un ottimo bacino per le esportazioni e gli investimenti cinesi. A fare gola alla Cina sono in particolare le high technologies europee, che sarebbero cruciali allo sviluppo ulteriore dell’economia cinese.