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Il contributo svedese e danese all’esposizione 31

4.   La IX Triennale di Milano del 1951 31

4.1   Il contributo svedese e danese all’esposizione 31

 

Il tema della IX Triennale del 1951 scelto dagli organizzatori, era la collaborazione tra differenti rami di arte e design e la problematica dell’innalzamento degli standard di vita. Già dalle prime fasi dell’organizzazione della manifestazione, si cercò di persuadere le nazioni scandinave a partecipare in differenti modi, agendo su differenti piani: il segretario generale della Triennale, ad esempio, inviò al governo svedese due articoli di “Domus” in cui venivano presentate le arti decorative svedesi, cercando di incoraggiarne la partecipazione mostrando l’interesse che articoli come questi avevano suscitato in Italia, e sottolineando quindi come l’interesse poteva rappresentare un futuro introito economico dal punto di vista delle vendite sul mercato italiano di tali oggetti36. Venivano offerte inoltre vantaggiose condizioni d’esportazione ed un ampio spazio espositivo all’interno del Palazzo della Triennale37. I primi contatti tra i rappresentanti del consiglio organizzativo della IX Triennale, ed i rappresentati svedesi iniziarono già nei primi mesi del 1950. I documenti d’archivio                                                                                                                

35 Kalha Harri, The Miracle of Milan Finland at the 1951 Triennal, in “Scandinavian Journal of Design History”, vol.

14, Rhodos international science and art publishers, 2004, p. 61.

36 Lettera di Giuseppe Gorgerino, segretario generale della Triennale, all’istituto svedese, 24 agosto 1950 37 Widar Halén, Kerstin Wickman, Scandinavian design beyond…, op. cit., p. 35.

attestano l’inizio di queste relazioni; rintracciabili nella corrispondenza tra Aldo Carpi (uno dei membri del consiglio d’amministrazione) e Gio Ponti in riferimento ai primi rapporti con Svezia e Danimarca. Lo stesso Ponti, infatti, era inserito all’interno del meccanismo organizzativo dell’esposizione in prima persona, ed in questo caso specifico, inviava in patria le relazioni dei rapporti con Svezia e Danimarca in seguito a dei viaggi preparatori. Nella lettera datata 12 gennaio 195038, indirizzata da Ponti ad Aldo Carpi, l’architetto annuncia il suo viaggio in Svezia per fare pressioni per la partecipazione svedese alla Triennale. Con le parole “Se è utile alla Triennale…” Ponti pre - annuncia le differenti tappe del suo viaggio per l’Europa (Svizzera, Svezia, Germania, Danimarca). Viaggi i cui scopi erano quelli di entrare in contatto con i rappresentanti del governo del paese in questione, stringere accordi commerciali con le principali aziende produttrici del paese e vedere di persona in modo da poter selezionare, quelle che erano le produzioni principali del paese nell’ambito della ceramica, della vetreria, del forniture design,… Nel corso di questi viaggi funzionali alla fase organizzativa dell’esposizione, Ponti invia al comitato apposito, delle relazioni dettagliate su tutto ciò che riscontra direttamente, aggiungendovi anche opinioni e consigli personali in merito alle possibili strade da seguire per consolidare i rapporti economici e commerciali tra l’Italia e queste nazioni. Non bisogna dimenticare che la Triennale era un importantissimo evento espositivo, ma soprattutto un grande avvenimento anche sotto il profilo commerciale ed economico, in grado di garantire entrate elevatissime e nuovi accordi commerciali tra i paesi partecipanti. Nella missiva datata 25 marzo 1950, il direttore di “Domus” invia in Italia sempre ad Aldo Carpi, una breve relazione all’interno della quale espone il problema, della poca convinzione svedese nel trovare i fondi necessari per la partecipazione, sottolineando come: “anche tra i popoli ricchi nessuno si senta di fare delle spese puramente rappresentative, anche se per scopi culturali. Occorre fare in modo che la partecipazione di produzioni alla Triennale, si accompagni con permessi e regolamenti di esportazioni temporanee ed oltre.” 39. In questo modo, secondo Ponti, saranno gli stessi espositori (ovvero le industrie) a finanziare la partecipazione dello Stato. L’importanza di ricevere l’invito ufficiale da parte degli organizzatori della Triennale, per la nazione svedese, è visibile anche dall’eco che l’avvenimento ebbe sulla stampa locale. Esemplificativo è infatti l’articolo pubblicato nello “Svenska Dagbladet” il 7 giugno 1950, nel quale si annuncia l’invito ufficiale del paese alla manifestazione internazionale40. Le trattative però furono lunghe e                                                                                                                

38 Archivio Storico Fondazione Triennale Milano (d’ora in poi ASFTM) ASFTM – IX TRN – 18.1

CORRISPONDENZA PERSONALE ARC. PONTI, lettera di Gio Ponti ad Aldo Carpi, Milano, 12 gennaio 1950 (cfr. documento in appendice).

39 ASFTM – IX TRN – 18.1 CORRISPONDENZA PERSONALE ARC. PONTI, relazione di Gio Ponti ad Aldo Carpi,

25 marzo 1950 (cfr. documento in appendice).

40 Sverige inbjudet till Triennalen, (trad. La Svezia invitata alla Triennale), in “Svenska Dagbladet”, 7 giugno 1950 (cfr.

complesse; lo testimonia un’altra lettera datata 26 settembre 195041. In questa il segretario generale della Triennale Giuseppe Gorgerino, scrive a Ponti dei contatti con la legazione d’Italia a Stoccolma, la quale ha ripreso in esame la possibilità di partecipare all’esposizione annullando un precedente rifiuto. Viene poi sottolineato un campo sul quale bisogna ancora fare pressioni per la partecipazione, ovvero le aziende costruttrici di case pre-fabbricate per il quartiere QT8, in modo da avere anche qui la partecipazione svedese; mentre i contatti per la partecipazione alle sezioni dell’artigianato e di architettura sembrano a buon punto. Da un’altra lettera, datata 12 dicembre 195042, apprendiamo che la Svezia ancora non ha confermato (così come le altre due nazioni scandinave invitate) la propria partecipazione. Dal momento che la notizia genera preoccupazione tra gli organizzatori, viene posto come termine per la delibera il 10 dello stesso mese. Non è presente in archivio il documento relativo al certificato ufficiale di partecipazione svedese alla Triennale (sono invece presenti quello finlandese e danese); che oltre a sancire la risposta ufficiale di partecipazione della nazione alla manifestazione, avrebbe anche permesso di conoscere la data a partire dalla quale la Svezia iniziò a preparare l’allestimento dei propri spazi espositivi. É però possibile supporre che la Svezia decise di confermare ufficialmente la propria partecipazione solo dopo che le altre due nazioni scandinave ebbero entrambe confermato la loro, quindi nella primavera del 1951.

Seguendo le direttive imposte dal tema affrontato dalla IX Triennale, la Svezia decise di incentrare la propria esposizione sulle arti decorative: vetri, ceramiche e tessile erano gli elementi principali che scelsero di esporre. Ovviamente questi pezzi rappresentavano il meglio delle aziende produttrici nazionali, nei differenti ambiti; vi erano anche collezioni minori di oggetti di metallo ed alcuni mobili. Lo spazio espositivo disponibile era di 126 mq., dove gli oggetti vennero raggruppati a seconda del designer su tavoli, oppure scaffali attaccati alle pareti e vetrine. Come sottolineato anche dall’introduzione alla sezione svedese nel catalogo ufficiale dell’esposizione: “L’esposizione vuole essere una chiara prova dei risultati ottenuti in Svezia dalla collaborazione tra artisti ed esecutori realizzando così non solo oggetti di utilità accessibili al grande pubblico ma anche opere uniche caratteristiche per la loro perfezione tecnica. La chiarezza e la semplicità delle forme è una delle mete che la Svezia si è proposta.”43. L’allestimento dello spazio espositivo era curato dall’architetto svedese Bengt Gate, e mostrava in maniera limpida, come chiarezza e semplicità fossero le due parole chiave intorno a cui ruotava l’immagine che la nazione voleva dare di se a                                                                                                                

41 ASFTM – IX TRN – 18.1 CORRISPONDENZA PERSONALE ARC. PONTI, lettera di Giuseppe Gorgerino a Gio

Ponti, 26 settembre 1950, Milano 2 pp. (cfr. documento in appendice).

42 ASFTM – IX TRN – 18.1 CORRISPONDENZA PERSONALE ARC. PONTI, lettera di Giuseppe Gorgerino a Gio

Ponti, 12 dicembre 1950, Milano (cfr. documento in appendice).

livello internazionale. Attraverso i propri interni ed i propri allestimenti, gli svedesi volevano far filtrare un senso di piacevolezza, calma e pacatezza, che sembravano mal accordarsi con l’esposizione; che chiedeva invece un approccio più forte ed elegante allo stesso tempo. Nonostante quindi, l’approccio svedese, sembrasse mancare di quella spinta di energia e di pathos in più, riscosse ugualmente l’attenzione della critica: lo testimonia l’ampia sezione dedicata all’arte decorativa svedese (di ben nove pagine) all’interno della rivista “Domus”, nel primo numero dedicato alla IX Triennale di Milano, datato giugno 195144 che riporta: …Siamo pertanto lieti di aver pubblicato e presentato ai nostri lettori gli oggetti [...] che rivediamo alla Triennale; dalle ceramiche di Stig Lindberg, di Tyra Lundgren, di Wilhelm Käge, a quelle di Gunnar Nylund e Harry Stälhane (“Domus” n 229) dai vetri di Edward Hald e Nils Landberg (“Domus” n 242) a quelli di Sven Palmqvist e Monica Bratt, dai tappeti della Marta Maas Fjetterstrom (“Domus” n 248-249, n 255) alla produzione molteplice della Nordiska Kompaniet (“Domus” n 248-249, n 255)45 . L’ampio spazio riservato da “Domus” a questi oggetti, dimostra dunque come il pubblico

non fosse indifferente al fascino ed alla classe esercitata da queste produzioni svedesi.

L’allestimento scelto mostra a mio avviso molto chiaramente, cosa intendevano gli organizzatori svedesi con approccio democratico, calmo e semplice al tema della ricostruzione e dell’ambiente domestico. Vengono mostrate anche le produzioni industriali, in ambienti ricostruiti come interni domestici, con i tappeti che ricoprono il pavimento, stoffe da cui emergono i pattern colorati [fig. 8 ] e geometrici dei tessuti, e le ceramiche decorate collocate su tavoli o mensole, appese alle pareti lasciate bianche [fig. 9].

La partecipazione svedese alla IX Triennale non venne pubblicizzata e presentata solamente dalla rivista italiana “Domus”, ma ebbe un riscontro positivo anche in madrepatria, come dimostrano gli articoli di giornale della stampa locale. Un proprio parere sulla IX Triennale e sull’apporto svedese a questa edizione lo dà anche il critico svedese Ulf Hård Segerstand, in un articolo firmato all’interno della “Svenska Dagbladet” datato 5 luglio 195146. Il documento è pervenuto in archivio attraverso la legazione d’Italia a Stoccolma, che il 10 agosto 1951 trasmette in traduzione al comitato della Triennale di Milano l’articolo che ha appunto come oggetto la Triennale di Milano. In queste pagine il critico svedese, che afferma di essere giunto in visita alla Triennale “per studiare a che punto siano giunte le industrie artistiche e l’artigianato artistico internazionale”; sostiene gli elogi attribuiti alla sezione svedese. Sottolinea come questa sezione sia chiara, pura, sobria ed unitaria, e più di ogni altra sezione ha il carattere dell’attualità. Non nasconde però che alcuni pezzi                                                                                                                

44 Ponti Gio, Svezia, in “Domus”, n° 259, giugno 1951, pp. 34 - 41. 45 Ibidem.

presentati, sono più oggetti d’arte che oggetti d’uso, e che gli organizzatori “ricordandosi frettolosamente anche dei loro obblighi sociali e nazional economici” abbiano inserito nell’esposizione anche oggetti standardizzati.

La Svezia ricevette differenti premi nei vari ambiti espositivi, onorificenze rintracciabili nell’elenco dei premiati alla IX Triennale custodito in archivio. L’architetto Bengt Gate vinse il Grand Prix per l’allestimento; tre diplomi d’onore andarono alle aziende ed una medaglia d’oro alla sezione arredamento di ambienti, mobili, attrezzi per lo sport. Diplomi d’onore, due medaglie d’argento e una di bronzo, furono assegnati nella sezione tessuti d’arredamento. Un diploma d’onore venne assegnato all’azienda Märta Kaas Fjetterström e alla Nordiska Kompaniet A. B. di Stoccolma nel reparto tessuti. La medaglia d’argento venne assegnata all’ A.B. Licium ed alla designer Sofia Widén, mentre la medaglia di bronzo venne assegnata a Bohus Stickning. Numerosi premi andarono anche nella sezione ceramiche cristalli, vetri, vetreria ed apparecchi di illuminazione: due Grand Prix, cinque diplomi d’onore, due medaglie d’oro e tre d’argento. Premi andarono anche nella sezione dell’oreficeria ed orologeria e nella sezione arti grafiche. Per la grafica, un Grand Prix venne assegnato alla Winkvist ed i suoi collaboratori, mentre nella sezione orologeria, oreficeria e lavorazione dei metalli ricevettero il diploma d’onore Sigurd Persson e l’azienda A. E. Silver & Stäl; la medaglia d’oro venne assegnata all’azienda A. B. Gense ed al designer Wiven Nilsson Una serie di premi importanti dunque in differenti ambiti, che testimoniavano la vitalità delle industrie svedesi e soddisferanno gli organizzatori; ma che, inaspettatamente, saranno superati per numero dai riconoscimenti vinti dalla Finlandia.

Anche la Danimarca accettò l’invito a partecipare alla IX Triennale; ed anche in questo caso le trattative preparatorie furono lunghe, e frutto del lavoro di più personalità all’opera. I primi contatti tra l’organizzazione italiana e Copenaghen iniziarono nella primavera del 1950; in una lettera datata 12 aprile 1950 l’architetto Benedetto De Carpis accetta l’invito di Ponti di divenire corrispondente della Triennale per la Danimarca. Nel testo vengono consigliate, a suo avviso, le migliori procedure da seguire, per facilitare l’assenso danese alla partecipazione all’esposizione. Anche in questo caso, il tornaconto economico che potrebbe derivare dalla scelta di prendere parte alla Triennale, non viene escluso, scrive infatti De Carpis a Ponti: “per finire, La prego, caro architetto di sapermi dire al più presto se il materiale esposto potrà essere venduto in quanto ciò faciliterebbe grandemente ogni cosa.” 47 Sappiamo inoltre, da una missiva precedentemente citata quale la lettera di Giuseppe Gorgerino inviata a Gio Ponti il 12 dicembre 1950, che nel dicembre del 1950 anche la Danimarca non ha ancora formalizzato l’assenso ufficiale alla partecipazione, si attende perciò una sua delibera                                                                                                                

47 ASFTM – IX TRN – 18.1 CORRISPONDENZA PERSONALE ARC. PONTI, lettera di. Benedetto G. De Carpis a

insieme a quelle delle altre due nazioni scandinave interessate. Come attestato dai documenti, l’11 aprile 1951 la Danimarca ha già formalizzato il proprio assenso, dal momento che viene inviato all’architetto Poevl Boëtius, commissario della sezione danese alla IX Triennale, il contratto di partecipazione ufficiale48. La partecipazione della Danimarca risultò ancora più modesta rispetto alle sue due vicine; non sappiamo quanti metri quadri ebbe a disposizione l’ architetto danese Erik Herlow per l’allestimento, ma anche in questo caso la nazione partecipò sia nel campo dell’arredamento che in quello delle arti applicate. All’interno della parte introduttiva alla sezione danese, nel catalogo, viene messo in rilievo soprattutto l’aspetto della “coscienza dei doveri

sociali49”, in base alla quale vengono portati avanti diversi aspetti della progettazione, non solo nel campo architettonico, ma anche in quello del design. Così come per Finlandia e Svezia, anche la Danimarca troverà posto nella sezione di “Domus”, che presenta la produzione dei paesi scandinavi nel numero dedicato alla IX Triennale (pp. 28-32). Come specificato sempre nel catalogo, anche l’allestimento sceglie di focalizzare l’attenzione su quella che è una produzione estremamente raffinata, che seppur entrando in contatto con l’industrializzazione e con il mercato delle masse, non perde mai il suo gusto particolare, evitando di cadere nella produzione di bassa qualità.

“Domus” presenta il meglio della produzione danese alla Triennale con queste parole: “ L’allestimento è stato pensato in questa funzione: in modo cioè non tanto da dare l’idea della produzione danese per categorie, e nemmeno per personalità di autori, quanto dello spirito degli oggetti danesi, e dell’ambiente che essi creano: ambiente rappresentato per allusione e non per ricostruzione: una allusione condotta con mano molto sottile e gentile…”50. scegliendo di porre l’accento quindi sull’aspetto spirituale, e di sensazioni create da questi oggetti collocati nello spazio. Lo spazio danese presentava un ampio uso di geometrie [fig. 10], sia nella scelta di porre al centro della sala una pedana bianca su cui far risaltare i complementi d’arredo; sia attraverso i motivi verticali/orizzontali creati dalle successioni a parete, con pannelli scuri di metallo, intervallati da sottili mensole in vetro su cui sono elegantemente sistemati gli oggetti. Anche il cromatismo gioca un forte ruolo di contrasto geometrico nell’allestimento; la parete su cui posano le vetrine è infatti dipinta di scuro, con elementi geometrici di tonalità differenti, che collegano l’occhio dell’osservatore alla struttura del soffitto, facendo scendere nuovamente l’attenzione sulle lampade appese, e da li alla bianca pedana centrale. Nell’altra parte della sala invece, alle pareti bianche sono collocate le vetrine espositive e pezzi di furniture design di Hans J. Wegner, Jacob Kjaer, Finn Juhl, per le più importanti aziende di produzione danese [fig. 11].

                                                                                                               

48 ASFTM – IX TRN – 18.1 CORRISPONDENZA PERSONALE ARC. PONTI, copia del contratto di partecipazione

con la Danimarca, 11 aprile 1951 (cfr. documento in appendice).

49Catalogo IX Triennale di Milano 1951…, op. cit., p. 269.

Rispetto alle altre due nazioni scandinave, la Danimarca ebbe una partecipazione più modesta, come dimostra il minor numero di aziende produttrici nei differenti settori coinvolti che parteciparono all’esposizione. Sono molto minori anche i documenti conservati in archivio in merito alle trattative intercorse tra le due nazioni, per organizzare la partecipazione, se confrontate con quelle di Svezia e Finlandia. Nonostante queste considerazioni però, anche questa nazione scandinava ricevette il plauso del pubblico e della giuria, rintracciabile nell’elenco dei premiati. L’architetto Erik Herlow, ricevette il Grand Prix per l’allestimento (così come i rispettivi colleghi svedese e finlandese), nella sezione pitture sculture, mosaici decoratici, decorazioni in genere pavimenti intarsiati, o in ceramica e simili una medaglia d’oro ad Aagnard Andersen. Nella sezione arredamento di ambienti, mobili, attrezzi per lo sport; lavori in legno, paglia, vimini e simili un Grand Prix per l’arch. Hans G. Wegner, sei diplomi d’onore, tre medaglie d’oro, una delle quali all’arch. Finn Juhl, ed una d’argento. Nella sezione dei tessuti, un diploma d’onore, quattro medaglie d’oro e due medaglie d’argento. Nelle arti grafiche una medaglia di bronzo; nella sezione ceramiche, cristalli e vetri, due Grand prix, due diplomi d’onore ed una medaglia d’oro. Un vero e proprio trionfo di premi ci fu nella sezione della lavorazione dei metalli, oreficeria, argenti, smalti con un Grand Prix, due diplomi d’onore, numerose medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, a dimostrare come nella lavorazione dei metalli la Danimarca fosse una delle nazioni scandinave più di spicco, e di come questo ramo, fosse uno dei più importanti che derivava direttamente dalla lunga tradizione artigianale danese della lavorazione dei metalli.

Nonostante dunque un numero di aziende ridotto, la Danimarca ricevette comunque riconoscimenti di tutto prestigio, in grado di sottolineare agli occhi dei critici internazionali e non, l’altissimo