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Svezia, Danimarca e Norvegia 86

6.   L’XI Triennale di Milano del 1957 85

6.1.   Svezia, Danimarca e Norvegia 86

 

Così come per la X edizione della Triennale anche nella successiva edizione del 1957 la Svezia prenderà parte con la propria produzione industriale ed artigianale, suddivisa tra le esposizioni tematiche del primo piano del Palazzo dell’Arte, lo spazio di rappresentanza al secondo piano e l’alloggio nazionale all’interno del Parco. A differenza dell’edizione precedente però furono numerosi i contrattempi che fecero temere agli organizzatori di dover rinunciare a questo importante contributo nazionale proprio all’interno di un’esposizione che vedeva accresciuta la presenza dei paesi stranieri. Come di consueto i contatti tra il comitato organizzativo italiano ed il corrispettivo comitato svedese, iniziarono molto prima del luglio 1957: in una lettera datata 22 febbraio 1956 il segretario Tommaso Ferraris scrive al commissario svedese Eva Benedicks per fornire alcune notizie in merito al programma dell’XI edizione della Triennale. Da quanto emerso dal documento (in risposta ad una precedente missiva del 20 gennaio dello steso anno) le informazioni che i commissari stranieri richiedevano agli organizzatori riguardavano oltre ai temi principali dell’esposizione che variavano annualmente, anche informazioni in merito ai commissari, le giurie, e le modalità di premiazione. Sempre dalla lettera emerge inoltre come rispetto all’anno precedente, l’organizzazione stia valutando l’ipotesi di dare a tutte le nazioni partecipanti il tema

della casa; in modo che ogni paese possa presentare un proprio ambiente che coniughi insieme la modernità della produzione ma anche le differenti tradizioni locali.

Viene inoltre sottolineato come all’interno di questa edizione ci sarà una partecipazione estera più numerosa rispetto al passato, con paesi che per la prima volta si presentano ufficialmente come gli Stati Uniti d’America, il Messico, il Venezuela, il Perù ed il Giappone; “non è quindi pensabile che la Svezia e le nazioni scandinave in generale non debbano essere presenti alla prossima rassegna”

140. Si attesta nuovamente in questo modo l’importanza che le nazioni scandinave hanno assunto

oramai all’interno del complesso della Triennale e di come fin da subito ci siano i contatti tra le differenti commissioni nazionali. Come precedentemente accennato, l’interesse svedese per la partecipazione alla Triennale rimarrà sempre vivo nel corso delle edizioni, ma a differenza delle precedenti a cui prese parte in questa in particolare, ci saranno dei ritardi nell’adesione definitiva: nella lettera datata 4 luglio del 1956, l’addetto dell’ambasciata svedese a Roma, F. U. Bonde scrive al segretario della Triennale in merito al vivo interesse che esiste in Svezia per la partecipazione all’XI Triennale; la decisione definitiva in merito a tale partecipazione però deve essere presa dal Governo svedese che darà il proprio parere definitivo probabilmente non prima del mese di dicembre141. La risposta a questa missiva da parte del segretario mostra la preoccupazione per

ritardo dell’adesione: “tale informazione mi preoccupa molto perché un simile ritardo potrebbe senz’altro danneggiare la Svezia nell’assegnazione dello spazio” 142, preoccupazione acuita dal fatto che le presenze straniere erano aumentate e che molte di queste nazioni avessero già presentato apposita domanda per richiesta dello spazio.

Il programma della manifestazione era stato comunque regolarmente inviato già nella metà di giugno del 1954, tramite l’ambasciata d’Italia a Stoccolma, in modo da premere ulteriormente per sollecitare il governo svedese ad una rapida decisione143. Dai documenti è possibile trarre non solo le informazioni pratiche inerenti alle tempistiche organizzative, ai problemi ad esse legati, ma anche le differenti personalità ed organi competenti inseriti all’interno del processo organizzativo: le trattative portate avanti da ogni nazione coinvolgevano più livelli; il segretario della triennale si rivolgeva con la medesima frequenza sia direttamente al commissario nazionale, che a sua volta era i contatto con il governo e con gli altri commissari, sia con l’ambasciata d’Italia a Stoccolma e quella svedese a Roma; contatti a livelli istituzionali differenti che venivano portati avanti in                                                                                                                

140 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, 22 febbraio 1956 (cfr.

documento in appendice).

141 ASFTM – XI TRN – 35.1 RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE, lettera dell’addetto F. U. Bonde al segretario T.

Ferraris, 4 luglio 1956 (cfr. documento in appendice).

142 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, 24 luglio 1956 (cfr.

documento in appendice).

143 ASFTM – XI TRN – 35.1 RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE, lettera del segretario T. Ferraris all’ambasciata

maniera parallela per raggiungere l’effettivo assenso alla partecipazione. Dalla documentazione emerge anche come tendenzialmente gli organizzatori siano propensi ad accogliere le richieste specifiche delle differenti nazioni in merito alla disposizione all’interno del Palazzo dell’Arte, e ad assegnare lo spazio già occupato nell’edizione precedente (salvo richieste differenti da parte delle stesse).

I paesi scandinavi rispetto alle altre partecipazioni straniere rappresentano un caso abbastanza particolare perché nonostante abbiano i propri spazi di rappresentanza nazionali assegnati singolarmente, fanno precedere una fase di accordi tra i propri commissari, per riuscire ad esporre in maniera autonoma ma in spazi vicini; proprio perché si percepiscono come un corpus unitario. La Svezia però non sarà solerte nella decisione come negli anni precedenti, la motivazione di un tale ritardo viene spiegata dalla lettera inviata da Eva Benedicks al segretario T. Ferraris l’1 agosto 1956; il 10 luglio era stata inviata la richiesta di sovvenzione alle autorità statali competenti da parte della società svedesi delle arti e dell’artigianato, ed esaminata dai vari istituti per un giudizio. Le ferie estive ritardano dunque la decisione, che dovrà comunque poi essere definitivamente sottoposta al Governo, e nel caso di una risposta negativa ci si dovrà appellare al Parlamento, mentre nel caso in cui il Governo fosse immediatamente favorevole, già nel mese di settembre la Svezia potrebbe confermare la propria partecipazione 144. Per non rischiare di perdere

quest’occasione, il commissario svedese ipotizza anche una possibile prenotazione preliminare dello spazio, informando che la questione verrà discussa in una successiva riunione a Copenaghen con i direttori di tutte le associazioni scandinave dell’arte industriale; vediamo quindi come il tema della collaborazione comune rimanga sempre presente.

Il 31 agosto 1956 è il segretario Ferraris che decide di scrivere una lettera comune a tutti e tre i commissari delle nazioni scandinave (le copie della stessa si trovano conservate in archivio all’interno dei rispettivi documenti nazionali); la lettera comune ha come scopo la facilitazione degli accordi tra le tre nazioni e portare ad una rapida conclusione delle trattative. Come scritto nella lettera: “non Vi nascondo infatti la mia preoccupazione sulla possibilità di tenere a vostra disposizione lo spazio già occupato alla Decima Triennale dalle Nazioni Scandinave, perché le richieste di aree da parte delle nazioni che hanno aderito alla prossima manifestazione si fanno sempre più pressanti […] Riesce enormemente difficile tenere libero per Voi, come abbiamo fatto fino ad ora, senza avere una certa garanzia lo spazio che preferite, tanto più che l’area ancora disponibile è limitatissima…”145. Ferraris propone poi di riservare fin da ora anche senza l’adesione                                                                                                                

144 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera di Eva Benedicks al segretario T. Ferraris, 1 agosto 1956 (cfr.

documento in appendice).

145 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, Paul Böetius, H. O.

ufficiale dei governi, lo spazio che era stato tenuto a disposizione di circa 650 mq. Da notare come all’interno di questo documento si trovi anche un primo riferimento alla Norvegia, da cui provengono notizie ancora molto confuse, e non è presente infatti tra i destinatari di questa missiva. L’8 settembre del 1956, il commissario svedese scrive nuovamente a Ferraris una lettera che ci permette di comprendere ancora meglio la delicatezza di queste trattative a livello nazionale; la Svezia non sa ancora se parteciperà o meno all’XI Triennale, per cui non vuole correre il rischio di farsi riservare uno spazio che probabilmente non verrà occupato, allo stesso tempo però i funzionari svedesi sono in contatto con Finlandia e Danimarca per essere informati delle loro decisioni in merito a tutto e per ottenere il loro punto di vista circa un’eventuale loro cooperazione come nell’edizione precedente146.

La tensione che questo ritardo decisionale provoca sembra palpabile da entrambe le parti, sicuramente i contatti epistolari ci permettono di seguire gli sforzi sostenuti per assicurare la partecipazione svedese. Nel settembre del 1956, la partecipazione finlandese è già confermata, così come quella danese che sembra star per concludersi positivamente, solo la Svezia manca e come dichiarato da Ferraris nella missiva datata 12 settembre 1956 (traduzione della scrivente): “ci sentiremmo molto delusi se la Svezia sarà assente, perché questo paese ha sempre riscosso molto successo in Italia”147. Probabilmente questa tenacia italiana nel premere per l’assenso fu

fondamentale per la partecipazione; in una lettera datata 4 ottobre 1956 Eva Benedicks nonostante la partecipazione svedese continui a rimanere non confermata dalle competenti autorità, azzarda la prenotazione di uno spazio con la richiesta di non rendere pubblica questa notizia, poiché potrebbe essere negativa per le trattative che si stanno svolgendo in Svezia148.

Nel corso dei mesi successivi, i contatti si fanno sempre più serrati; il 5 dicembre 1956 secondo quanto affermato da Ferraris si è tenuto a Stoccolma un incontro tra i commissari delle nazioni scandinave partecipanti a cui avrebbe preso parte anche Ake H. Huldt e viene chiesto se anche il commissario svedese fosse presente149, mentre in una successiva lettera del 6 dello stesso mese Ferraris informa sempre la Benedicks che in seguito agli accordi presi a Stoccolma, i commissari di Finlandia, Svezia e Danimarca vogliono partecipare avendo a disposizione lo stesso spazio

                                                                                                               

146 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera di Eva Benedicks al segretario T. Ferraris, 8 settembre 1956 (cfr.

documento in appendice).

147 “ we should feel very disappointed if Sweden would be absent, because this country has always reaped a great

success in Italy.”, in ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, 12 settembre 1956 (cfr. documento in appendice).

148 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera di Eva Benedicks al segretario T. Ferraris, 4 ottobre 1956 (cfr.

documento in appendice).

149 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, 5 dicembre 1956 (cfr.

dell’edizione precedente, ovvero 577 mq occupato da loro e dalla Norvegia150; nonostante quindi la Svezia sia ancora esclusa ufficialmente rispetto alle altre nazioni scandinave continua ad essere mantenuta all’interno delle trattative.

Sarà solo nel febbraio del 1957, molto tardi rispetto alle altre nazioni e rispetto alle consuete tempistiche organizzative, che Eva Benedicks riuscirà a confermare in modo definitivo la partecipazione della Svezia all’XI Triennale di Milano attraverso un telegramma inviato l’11 febbraio 1956, a cui arriverà risposta il 19 dello stesso mese; qui Ferraris si congratula per la partecipazione svedese alla Triennale, e fornisce immediatamente le richieste organizzative per recuperare il tempo perduto: è necessario sapere la suddivisione dello spazio fra la sezione danese e quella svedese, la conferma della partecipazione alla “mostra internazionale dell’abitazione” e lo spazio necessario, ed infine un elenco dei designers che potrebbero essere invitati a partecipare alla “mostra dell’industrial design” 151.

Da questo momento possiamo quindi considerare definitiva la presenza svedese all’XI Triennale che com’è stato già in precedenza accennato, prenderà parte alle diverse sezioni espositive connesse alla manifestazione; dai documenti conservati in archivio mi è stato possibile rintracciare il percorso di accordi che legarono la Svezia ad ogni differente sezione, notando una preponderanza di documenti soprattutto per la partecipazione alla “mostra internazionale di architettura moderna” e per l’allestimento dell’alloggio svedese all’interno del parco. Rispetto alla precedente edizione ed in confronto con queste ultime due sezioni, l’allestimento dello spazio di rappresentanza risulta invece meno documentato.

La “mostra internazionale di architettura moderna” dell’XI Triennale venne organizzata all’interno del primo piano del Palazzo dell’arte, in un ampio spazio all’interno del quale il visitatore poteva muoversi liberamente; lo scopo degli organizzatori era quello di realizzare una mostra per un pubblico non specializzato, con temi architettonici d’immediata comprensione: i due elementi che vennero considerati emergenti nell’architettura moderna erano la struttura e la genesi economico – sociale e determinazione architettonica del quartiere residenziale, in un periodo che andava dal 1930 al 1956. In base a questi criteri vennero selezionati dagli organizzatori gli esempi migliori all’interno di ogni nazione partecipante, e per quanto riguarda la Svezia la documentazione d’archivio risulta essere particolarmente completa ed approfondita a tal proposito.

I colloqui intercorsero sempre tra il segretario Tommaso Ferraris ed il commissario nazionale Eva Benedicks, ma anche con gli architetti svedesi che realizzarono le strutture o con chi era in possesso                                                                                                                

150 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, 6 dicembre 1956 (cfr.

documento in appendice).

151 ASFTM – XI TRN – 35.2 COMMISSARIO, lettera del segretario T. Ferraris a Eva Benedicks, 19 febbraio 1957 (cfr.

del materiale fotografico inerente ad esse. Differenti furono le richieste di materiale inoltrate dagli organizzatori agli interessati svedesi, si passava dal quartiere residenziale Kärrtorp a Stoccolma152, al padiglione svedese all’Esposizione di Parigi del 1937 153, l’ECOSOC Chamber a New York e la sala da concerti ad Hälsinborg154 solo per citarne alcuni. Ogni contatto avveniva direttamente con lo specifico architetto o con i differenti studi di architettura, venivano richieste fotografie, dettagli delle strutture, disegni progettuali e descrizioni documentarie; tutto ciò insomma che poteva essere utile a spiegare nel modo più completo ma allo stesso tempo facile possibile, alcuni elementi che erano ritenuti esempi della modernità architettonica svedese. Di tutto il materiale raccolto, una volta terminata l’esposizione, solo una parte veniva lasciata alla Fondazione della Triennale, la maggior parte veniva rinviata ai proprietari.

Oltre al consistente contributo svedese alla sezione architettonica, come di consueto la Svezia fornirà anche il meglio della propria produzione di design alla manifestazione: in seguito agli accordi intercorsi con gli organizzatori e con gli altri commissari nazionali scandinavi, lo spazio di rappresentanza svedese sarà collocato al secondo piano del Palazzo dell’Arte, con a disposizione uno spazio di 202 mq accanto a quello danese.

Il commissario Eva Benedicks annuncia come quest’anno lo spazio di rappresentanza nazionale andrà ad insistere in maniera decisa sul vetro e sull’acciaio; per poter allestire un’esposizione più interessante come annuncia lo stesso commissario: “la sezione svedese nel Palazzo dell’Arte ha questa volta un tono molto deciso che si potrebbe definire un accordo con solo due note: vetro e acciaio, Abbiamo voluto limitare il materiale da noi presentato nell’intento di allestire un’esposizione più interessante e più attraente […] essi infatti esprimono molto della tradizione svedese e mostrano egregiamente, sotto forma di prodotto finito, ciò che oi volentieri associamo alla forma svedese”155. Questa scelta di indirizzarsi verso due rami precisi della produzione nazionale, venne fatta con lo scopo di sottolineare quelli che probabilmente erano due dei settori più floridi dell’industria, settori nei quali la nazione si sentiva in diritto di poter esprimere la propria opinione, ma anche settori che da sempre erano connessi con la tradizione svedese: tradizione e modernità si fondono nuovamente; questa nota sembra essere una delle costanti riscontrabili nelle scelte espositive scandinave, e una delle linee guida della loro produzione di design.

                                                                                                               

152 ASFTM – XI TRN – 70.16 MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA MODERNA SVEZIA, lettera di

Hjalmar Klemming al segretario T. Ferraris, 7 maggio 1957 (cfr. documento in appendice).

153 ASFTM – XI TRN – 70.16 MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA MODERNA SVEZIA, lettera

del segretario T. Ferraris a Sven Ivar Lind, 16 aprile 1957 (cfr. documento in appendice).

154 ASFTM – XI TRN – 70.16 MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA MODERNA SVEZIA, lettera di

Sven Markelius al segretario T. Ferraris, 19 giugno 1957 (cfr. documento in appendice).

Gli architetti che si occuperanno dell’ordinamento e dell’allestimento della sezione saranno Ake H. Huldt, con la collaborazione degli architetti Gustaf Rosenberg e Susanne Wasson Tucker156, lo spazio a disposizione era maggiore rispetto a quello dell’anno precedente, e l’allestimento giocava soprattutto sull’utilizzo di vetrine e ripiani su cui erano collocati gli oggetti in acciaio, i vetri ed i cristalli. Il materiale fotografico conservato in archivio permette di osservare come lo spazio venne trattato in maniera molto semplice e pulita, linee essenziali per mettere in risalto i singoli elementi esposti nelle vetrine minimaliste in cui anche l’illuminazione era funzionale a rendere l’idea di qualcosa di etereo, sensazione aumentata dalla scelta di optare per le pareti bianche e quasi nessun elemento divisorio ad articolare lo spazio della sezione157. Accanto all’uscita della sezione svedese era stato inoltre collocato uno dei rari pezzi esposti singolarmente su basamento, l’imponente “testa di toro” di Edvin Öhrström in vetro modellato per la “AB Orrefors Glasbruck”158.

Da quanto è riscontrabile nell’elenco dei premiati conservato in archivio, si nota come la Svezia rispetto alle precedenti edizioni non abbia riscosso il medesimo successo, almeno dal punto di vista delle ricompense assegnate dalla giuria: vennero assegnati due Grand Prix, uno alla sezione svedese che indubbiamente meritava questo riconoscimento, e l’altro a Sven Palmquist per tutti i vetri d’arte e “Fuga”, una coppa in vetro soffiato blu, collocata accanto all’entrata della sezione. Sempre due furono le medaglie d’oro assegnate dalla giuria, la prima per i disegni dei cristalli di Ingeborg Lundin e la seconda ai tessuti di Alice Lund; è da ricordare come i tessuti di cui si fa riferimento non fossero esposti nella sezione di rappresentanza ma bensì all’interno dell’alloggio svedese all’esterno del Palazzo. Più numerose furono invece le medaglie d’argento che vennero vinte dagli svedesi, una venne guadagnata per la sistemazione dell’alloggio svedese, mentre le altre vennero assegnate a differenti designer e alle loro creazioni: una venne vinta dai disegni di Stig Lindberg per le pentole in serie ceramica, un’altra venne vinta da Sigurd Persson per le sue creazioni, un’altra venne assegnata ai disegni di Carl Fagerlund per le lampade, così come venne vinta dai disegni di Fölke Arström per la serie in acciaio inossidabile e posate. John Selbing vinse una medaglia d’argento per i suoi vasi in vetro, Edvin Orström per i cristalli, Erik Höglund per due vetri a colori ed infine Arthur Percy vinse l’ultima medaglia d’argento svedese per due vasi di cristallo bleu. Non sono presenti notizie riguardanti l’assegnazione dei diplomi d’onore, ed è difficile riuscire ad identificare con esattezza i pezzi vincitori dei riconoscimenti, dal momento che all’interno degli elenchi dei premiati mancano spesso riferimenti precisi che permettano un confronto con la descrizione dei pezzi esposti presenti in catalogo. Guardando con attenzione i dati raccolti è visibile come il numero complessivo dei riconoscimenti svedesi sia fortemente diminuito rispetto                                                                                                                

156 Riferimento planimetria a fine capitolo

157 AFFTM – XI - TRN – 13 – 0648 (rif. foto fine capitolo). 158 AFFTM – XI - TRN – 13 – 0651 (rif. foto fine capitolo).

all’edizione precedente della Triennale, dal momento che in questa edizione la Svezia riuscirà a guadagnare solamente dodici riconoscimenti distribuiti tra Grand Prix, medaglie d’oro e d’argento. Non è possibile conoscere le esatte motivazioni che portarono a questo ridimensionamento di riconoscimenti, è probabile che scegliendo di impostare la propria partecipazione soprattutto sulle produzioni di vetro e acciaio ci sia stato anche un conseguente ridimensionamento delle partecipazioni delle aziende nazionali all’evento, come non è possibile non ricordare che l’assenso tardivo alla richiesta di partecipazione da parte del governo svedese era legato anche a questioni di carattere finanziario. Nonostante queste considerazioni però è possibile certamente supporre come la sezione svedese abbia comunque riscosso, così come nelle edizioni passate, un successo di pubblico; anche in questo caso la rivista “Domus” presenta nel numero del novembre 1957 alcune pagine dedicate alla sezione svedese in cui mostra alcuni esempi di produzione di cristalli, lampade e un dettaglio dell’allestimento di Huldt, senza però porre quell’enfasi di assoluta novità e scoperta che aveva trasmesso dalle pagine dedicate alle nazioni scandinave nel numero dedicato alla X Triennale159.

Una partecipazione svedese che in conclusione è possibile forse definire sottotono soprattutto se la paragoniamo all’exploit avuto tre anni prima; non è possibile sapere come questi risultati siano stati presi dalle autorità competenti in patria dal momento che la rassegna stampa nazionale conservata in archivio non è fornita di traduzioni, di sicuro è possibile affermare come la raffinatezza e la