• Non ci sono risultati.

Svezia, Danimarca e Norvegia 57

5.   La X Triennale di Milano del 1954 51

5.1.   Svezia, Danimarca e Norvegia 57

 

Oltre allo spazio espositivo comune, ogni nazione scandinava partecipava come di consueto con la propria sezione nazionale. L’obiettivo era sempre il medesimo: presentare il meglio della propria produzione nell’ambito del design, creare nuovi contatti ed accordi commerciali ed aprirsi ad un mercato sempre più vasto. In questo caso inoltre possiamo supporre che la scelta di esporre con una sezione unitaria da parte di queste nazioni porti ad una maggiore competizione tra le stesse, in maniera da emergere sulle altre con più evidenza. Qui si evidenzia in modo chiaro il concetto espresso nel primo capitolo, come sia tipico per questi paesi mettersi in gioco in maniera unitaria ma con il rischio che le proprie caratteristiche tipiche vengano celate o surclassate dalle altre nazioni scandinave.

La Svezia partecipa alla X edizione della Triennale con un maggior numero di espositori rispetto all’edizione precedente. Come specificato dall’introduzione alla rispettiva sezione nel catalogo ufficiale: “Con gli oggetti esposti desideriamo dare una dimostrazione della fertile collaborazione tra artista e produttore, dello spirito creativo dell’individuo al di là dei limiti tradizionali, dell’unione tra arte, forma e materia, del desiderio di dare un senso artistico anche ai semplici oggetti di uso giornaliero, destinati ad un vasto pubblico. La Svezia si augura di essere riuscita a creare un angolo svedese in terra italiana.”87. Anche in questa edizione si è scelto di puntare su i vetri, le ceramiche, tessili, mobili e metalli, ed i pezzi più noti ed apprezzati dell’arte decorativa svedese. Come testimoniato da una missiva citata nelle pagine precedenti88, l’interesse svedese per la partecipazione alla Triennale è già testimoniato nell’ottobre del 1952, in linea con l’intento espresso dalle altre nazioni scandinave. Non è presente in archivio un attestato ufficiale di conferma alla partecipazione, ma dai documenti inerenti all’organizzazione è possibile desumere che la Svezia sia una delle prime nazioni a dare il consenso.

Gli accordi per lo spazio espositivo svedese vennero portati avanti da Eva Benedicks nel corso dei mesi precedenti. È curioso notare come la Svezia inoltri al comitato organizzativo, la richiesta di poter avere anche 50 mq nella sala A, oltre allo spazio previsto all’interno della sala B89. Questa richiesta a cui l’organizzazione darà il proprio assenso, viene poi specificata in maniera più approfondita in una missiva successiva datata anch’essa 19 febbraio 1954. Nella presente viene spiegato come la ragione di tale richiesta, sia legata al fatto che il comitato organizzativo svedese                                                                                                                

87  Catalogo  X  Triennale  di  Milano  1954…,  op.  cit.  p.  269.  

88  ASFTM   –   X   TRN   -­‐   115.14   SVEZIA,   lettera   del   commissario   generale   svedese   Eva   Benedicks   a   Francesco   la  

Francesca,  27  novembre  1953  (cfr.  documento  in  appendice).  

89  ASFTM  –  X  TRN  -­‐  115.14  SVEZIA,  telegramma  alla  Triennale  di  Milano,  19  febbraio  1954  (cfr.  documento  in  

aveva intenzione di discutere la sua partecipazione con alcuni rappresentanti di grandi imprese nazionali (Orrefors, Nordiska Kompaniet e Gustavsberg) e che quindi sarebbe pertanto opportuno disporre di uno spazio maggiore; cosa che non sarebbe possibile offrirgli invece nel quadro dello spazio a disposizione della Svezia nella sola sala B90. Oltre alle trattative riguardanti lo spazio espositivo, dai documenti si riscontra come motivo di contrattazione con l’organizzazione italiana fu anche la sistemazione del passaggio dalla sezione svedese a quella olandese, in modo da garantire il miglior accesso possibile allo spazio nazionale.91

L’allestimento della sezione svedese venne affidata all’architetto Sven Engström e all’architetto Gunnar Mystrand, che scelsero di mantenere la linea di rigore e semplicità già adottata dalla Svezia nella IX Triennale; la parete di fronte all’ingresso era rivestita di carta azzurra, mentre le altre pareti ed il velario erano bianchi. Una piccola sala di lettura trovava posto verso l’uscita (dal lato della sezione olandese); questa scelta era funzionale alla disposizione dei mobili nella sezione, pochi di essi infatti trovavano spazio nella sala poichè la maggior parte di essi era collocata intenzionalmente nella sala di lettura. Gli oggetti di design erano poi esposti in otto scaffali, e la visita all’interno dello spazio, iniziava dalla destra di chi entra dalla sezione danese92.

Anche per questa edizione della Triennale, l’apprezzamento del pubblico partecipante nei confronti del design scandinavo e nello specifico svedese, sarà elevato. Lo dimostra anche l’ampio spazio dedicato in “Domus” nel n. 300 del novembre 1954, alla sezione dei paesi scandinavi partecipanti alla X Triennale: nel complesso questo numero della rivista è quello che dedica, nel corso degli anni Cinquanta, il maggior numero di pagine totali ai paesi scandinavi. Presentata all’interno della rassegna dedicata alle nazioni scandinave, la Svezia viene definita come: ”un grande laboratorio di arti applicate, un laboratorio che funziona: sembra che tutto il paese vi lavori, e questo sia il suo vero mercato. La sua sezione, alla Triennale, è migliore di quella precedente, è un grande mercato di oggetti svedesi; allegro anche; […] Vi si sente un clima di esperienze e di ricerche attive, sopra un antica educazione tecnica.”93. Viene riconosciuta alla Svezia, più di qualsiasi altra nazione scandinava la capacità di assimilazione (cioè prendere dagli altri paesi e trasformare in forma propria) e di organizzazione, ma soprattutto la capacità di esplorare, di non concentrarsi in un solo ambito ma di aprirsi ad esperienze differenti. E naturalmente all’interno dell’articolo, vengono celebrati i differenti designer e la loro produzione, all’interno di pagine corredate da numerose testimonianze fotografiche, alcune delle quali anche a colori.

                                                                                                               

90  ASFTM   –   X   TRN   –   115.14   SVEZIA,   lettera   di   Eva   Benedicks   al   segretario   T.   Ferraris,   19   febbraio   1954   (cfr.  

documento  in  appendice).  

91  ASFTM   –   X   TRN   -­‐   115.14   SVEZIA,   lettera   del   segretario   T.   Ferraris   a   Eva   Benedicks,   24   marzo   1954   (cfr.  

documento  in  appendice).  

92  ASFTM  –  TRN  10  –  PA  –  140,  planimetria  spazio  di  rappresentanza  svedese  (rif.  foto  a  fine  capitolo).   93  La  Svezia  alla  Triennale,  in  “Domus”,  n  300,  novembre  1954,  pp.  34  –  40  (cfr.  documento  in  appendice).  

Anche nel corso della X edizione della Triennale, la Svezia riuscirà ad ottenere numerosi riconoscimenti nelle differenti sezioni, come mostrato dai documenti d’archivio. Un Grand Prix verrà assegnato ad una ceramica di Stig Lindberg per la Gustavsberg Poralinfabrik AB, un altro Grand Prix verrà assegnato a tre pezzi in cristallo, il n. 125, n. 267 e n. 268 su disegni di Edwin Ohrström per la Orrefors Glasbruk. Un diploma d’onore venne assegnato agli architetti Sven Engström e Gunnar Myrstrand per l’allestimento della sezione svedese (mentre nell’edizione precedente l’allestimento della sezione era riuscito addirittura a vincere un Grand Prix); altri due diplomi d’onore vennero assegnati per la sezione tessuti: uno venne vinto dal disegno di Sven Markelius esecuzione della Nordiska Kompaniet, mentre l’altro venne assegnato ai disegni di Viola Grosten sempre su esecuzione della Nordiska Kompaniet. Un diploma d’onore venne attribuito anche a tre piatti in ceramica di Hans Hedberg, alla rilegatura di Henrik Park per la Esselte AB. Un diploma d’onore vinto anche per il tavolo Cello su disegno di Sunberg esecuzione di Tengejomobler, Un altro vinto dalle vetrate di Jean Brazda. Più numerose furono invece le medaglie d’oro; una venne assegnata ad un divanetto di Alf Svensson per la Ljunge Industrier AB; un’altra medaglia d’oro venne assegnata ad un tavolino allungabile di David Rosén, un’altra venne vinta dal mobile Luta su disegno di H. H. Molander per la Nordiska Kompaniet. Anche la lampada in plastica appesa realizzata dall’Ateljé Lyktan vinse una medaglia d’oro. Sofia Widén vinse tre medaglie d’oro per due tessuti ed un arazzo. Ingrid Atterberg vinse una medaglia d’oro per due vasi in ceramica per l’AB Upsala Ekeby, così come Sven Erik Skavonius, il quale vinse una medaglia d’oro per una ceramica prodotta sempre dalla AB Upsala Ekeby. Una medaglia d’oro venne vinta anche da Nils Landbrg con i cristalli n 413 per la Orrefors Glasbruk, un’altra vinta anche da Carl – Harry Stolhane, e una assegnata ai tessuti e tappeti della Scuola d’Arte di Stoccolma. Anche i disegni di Astrid Sampe per la Nordiska Kompaniet vinsero una medaglia d’oro nella sezione tessuti. Borndt Fridberg vinse una medaglia d’oro per una sua ceramica, e le ultime due dell’elenco vennero invece assegnate ad una sedia su disegno dell’architetto Olov Pira ed una libreria della String Design AB.

Le medaglie d’argento furono anch’ esse numerose e distribuite nei differenti settori: nella sezione tessuti vinsero una medaglia d’argento Alice Lund, un disegno di Rita Rylander, disegni di Pierre Olofsson, Göta Trägardh, Ulla britt Carlsson e Lars Erik Falk per la Stockholms Bomullsspinneri AB ed il tappeto di Marianne Richter. Nella sezione della ceramica vinsero una medaglia d’argento Sylvia Leuchovius, Gunnar Nylund, Hertha Bengtsson, Karin Björquist e Signe Persson. Nella sezione della lavorazione dei metalli ed oreficeria vinsero medaglie d’argento le posate gruppo tre pezzi servizio da the della Folke Arström, le posate di Sigurd Persson ed i disegni per argenteria di Ake Strömdahl. Nella sezione bigiotteria vinse una medaglia d’argento Torun Balow – Häbe,

mentre in quella rilegatura vinse la medaglia d’argento Nils Linde. Per la sezione cristalli vinse la medaglia d’argento Ingeborg Lundin con i propri disegni per la Orrefors Glassbruk. Meno cospicue furono invece le medaglie di bronzo: una venne assegnata al gruppo in legno di Jonny Mattson, una allo sgabello 562024 su disegno di Elise Svedberg, una venne vinta per due posate con manico in legno, e nella sezione ceramica una medaglia di bronzo venne assegnata ad Arthur Percy e l’altra alla Svenska Homalöjdaföreningarnas Rikeförbund.

Il numero dei premi complessivamente vinti dalla nazione svedese era elevato, e di sicuro dovuto anche al fatto che la Svezia si presentò a questa edizione della Triennale con un maggior numero di espositori e grandi industrie nazionali. Com’è emerso dalle carte, una delle principali aziende svedesi che prese parte con la sua produzione alla Triennale fu la Nordiska Kompaniet. Come attesta la lettera datata 18 marzo 1954, l’azienda era stata contatta da Franco Albini, ed il suo direttore della sezione del mobile singolo era stato invitato a far parte del comitato di collaborazione, formato da architetti provenienti da ogni paese noti nel campo dell’arredamento, da enti e da ditte che si interessano del disegno e della produzione del mobile94. Dalla risposta inviata da Albini a Svedberg sappiamo inoltre che il 27 marzo del 1954, la Svezia aveva già confermato in maniera ufficiale la propria partecipazione alla Triennale (informazione utile dal momento che manca il certificato di partecipazione ufficiale per questa edizione in archivio) ed inoltre viene invitata a partecipare ufficialmente anche mostra del mobile singolo, che accoglieva mobili realizzati sia con tecnica industriale che con tecnica artigianale. Albini chiede inoltre al responsabile, l’elenco di quelle che sono le ditte e gli architetti che il direttore pensa possano essere più indicati per questa partecipazione: “così da facilitare il nostro lavoro di raccolta della produzione migliore del vostro paese” 95.

Il 13 aprile 1954, Elias Svedberg risponde ad Albini che a suo parere la soluzione migliore sarebbe quella di girare la domanda all’istituzione nazionale preposta per questa questione, ovvero la Società svedese di Industrial Design, in quanto suppone che le differenti aziende svedesi preferiscano essere contattate da questa organizzazione nazionale, piuttosto che da un concorrente del loro stesso campo96. Questi documenti ci danno il modo di osservare in maniera ancora più approfondita, la complessa serie di relazioni e di scambi tra le preposte personalità, che intercorrevano nei mesi precedenti all’esposizione. Ci permettono inoltre di capire anche l’importanza che le aziende sentivano in merito alla propria produzione nazionale, e di come                                                                                                                

94  ASFTM  –  X  TRN  –  84.2  NORDISKA  KOMPANIET,  lettera  di  Elias  Svedber  a  Franco  Albini,  18  marzo  1954  (cfr.  

documento  in  appendice).  

95  ASFTM  –  X  TRN  –  84.2  NORDISKA  KOMPANIET,  lettera  di  Elias  Svedberg  a  Franco  Albini,  27  marzo  1954  (cfr.  

documento  in  appendice).  

96  ASFTM  –  X  TRN  –  84.2  NORDISKA  KOMPANIET,  lettera  di  Elias  Svedberg  a  Franco  Albini,  13  aprile  1954  (cfr.  

fossero ben contente di fornire l’appoggio necessario per dare agli organizzatori solo il meglio della loro produzione nazionale.

Accresciuta nel numero delle presenze, risulta essere anche la partecipazione danese a questa edizione della Triennale; dai documenti d’archivio risulta però difficile rintracciare le differenti fasi degli accordi che portarono all’effettiva partecipazione danese all’esibizione. Dalla lettera datata 31 marzo 1953, sembra emergere l’ipotesi che la Danimarca abbia già ricevuto l’invito alla X Triennale, e che l’apposita commissione sia molto interessata alla partecipazione danese97; nella lettera seguente però, datata 9 ottobre 1953, i paesi scandinavi non sembrano avere ancora preso una decisione in merito alla loro partecipazione all’esposizione, la Danimarca però sembra essere sempre convinta della sua partecipazione all’esposizione, avendo già contattato in merito numerose industrie. È importante far notare un’altra indicazione di rilievo fornitaci da questo documento: “le riserve mosse dai paesi scandinavi nei confronti della Triennale 1951 si riferivano specialmente al fatto che il carattere generale della mostra era considerato non corrispondente ai principi di politica sociale di questi paesi perchè impostato su un livello eccessivamente lussuoso e ricercato. Pare che i rilievi più seri, in questo senso, siano stati mossi dagli svedesi 98. Sembrerebbe quindi prendere

consistenza l’ipotesi che, la mancata partecipazione di tutte le nazioni scandinave all’edizione precedente della Triennale fosse dovuta a differenti livelli di percezione del carattere generale dell’esposizione. Totalmente confutabile è invece l’ultimo passaggio citato dal momento, che la Svezia non solo parteciperà alla IX Triennale, ma otterrà anche numerosi riconoscimenti nonostante la scelta di adottare una linea di rigore e semplicità per la propria nazione, forse voluta proprio per contrastare questa idea del lussuoso e del ricercato menzionata precedentemente. Non è conservato in archivio il certificato ufficiale di partecipazione danese all’esibizione, ma le trattative con il comitato organizzativo sono comunque rintracciabili nelle missive degli altri paesi scandinavi, dal momento che scelsero di esporre in maniera unitaria.

La sezione danese venne organizzata dal Comitato per le esposizioni all’estero e dall’Associazione nazionale dell’artigianato danese. Come specificato nell’introduzione alla sezione scritta in catalogo: “Con la sua partecipazione alla X Triennale la Danimarca vuole richiamare l’attenzione del pubblico italiano e internazionale su due settori dell’arte applicata, la cui importanza artistica ed economica è particolarmente notevole nel paese: il settore dei mobili e quello dell’argenteria.”99. Anche in questo caso risulta visibile come oramai, la Danimarca abbia compreso appieno la                                                                                                                

97  ASFTM  –  TRN  IX  –  164.3  CARPI  PROF.  ALDO/VICEPRESIDENTE,  lettera  di  P.  Boetius  ad  Aldo  Carpi,  31  marzo  

1953  (cfr.  documento  in  appendice).  

98  ASFTM  –  TRN  IX  –  164.3  CARPI  PROF.  ALDO/VICEPRESIDENTE,  lettera  di  G.  de  Novelli  all’organizzazione  della  

Triennale,  9  ottobre  1953  (cfr.  documento  in  appendice).  

funzione di vetrina internazionale di un avvenimento di vasta portata come lo era la Triennale di Milano; e scelga dunque di indirizzare i propri sforzi nei due campi in cui la produzione nazionale eccelleva per qualità. La sezione danese presenta sia prodotti artigianali che industriali di serie, ma “poiché da parte della X Triennale era stato espresso il desiderio di dare maggior rilievo ai prodotti industriali di serie e di grande consumo, a questi è stata data la prevalenza.”100. Anche dai toni utilizzati dai responsabili per descrivere la propria nazione e la propria produzione nazionale, sembra evidente come rispetto all’edizione passata le nazioni scandinave abbiano acquisito una maggior consapevolezza di se stessi e delle proprie potenzialità da mettere in campo. L’allestimento della sezione danese venne affidato all’architetto Finn Juhl; la sala rettangolare era stata allestita con le due pareti corte tinteggiate di bianco, mentre le due pareti più lunghe, che altro non erano che i divisori della sezione danese da quelle delle nazioni vicine (Norvegia e Svezia) erano semplici pannelli in legno chiaro, con la parte superiore in tela bianca. Il ritmo dei pannelli in legno, era interrotto in quattro punti da una coppia di pannelli azzurri, da un pannello nero e da due ingrandimenti fotografici. La sala era poi divisa ulteriormente in due parti ineguali da una parete bianca su cui era presente un montaggio fotografico.

Così come per la Svezia, anche la Danimarca era rappresentata all’interno del numero di “Domus“ dedicato alla X Triennale, con un contributo che possiamo definire importante, soprattutto se si tiene presente il fatto che nel corso dell’intervallo di tempo intercorso tra la IX e la X Triennale, negli articoli in cui “Domus” mostrava pezzi o ambienti di design scandinavo la Danimarca non compariva praticamente mai, lasciando invece il ruolo principale soprattutto a Svezia e Finlandia, sia in termini di presentazione delle proprie produzioni sia in merito ad articoli riferiti a specifici designer. In questo caso “Domus” concentra l’attenzione su quelle che sono le caratteristiche più evidenti del design danese, che emergono dagli esempi di mobili esposti e dalla sezione dall’argenteria e lavorazione dei metalli101. Lo spirito danese viene qui definito come “raffinato e riconoscibilissimo”, e l’elemento di connessione con il mondo artigianale e naturale è ben espresso da questa frase: ”forme plasmate con cura, forme che da un origine quasi campagnola, di attrezzo contadino, son portate ad una grande eleganza approfondendo la naturale intensità formale degli utensili modellati da un lungo uso.” Vengono soprattutto enfatizzati i pezzi di design di Finn Juhl, la scelta di impostare l’allestimento della sezione soprattutto sul legno e sull’argento, produzione di metallo in cui la nazione viene vista come leader se confrontata con le sue vicine scandinave. Riguardo ai documenti d’archivio ho constatato però, come la Danimarca risulti poco rintracciabile dal punto di vista documentario rispetto alla Svezia o alla Finlandia, ma l’elenco dei                                                                                                                

100  Ibidem.  

premiati dell’esposizione ci permette di conoscere con certezza quelli che furono i pezzi che colpirono maggiormente la critica. Due Grand Prix vennero vinti per una pentola di Magnus Stephensen e per delle pentole in argento, sempre di Stephensen per la Georg Jensen Sølvsmedie; otto diplomi d’onore tra cui quello per l’allestimento dell’architetto Finn Juhl, mentre gli altri vennero assegnati per lavorazioni in argento, ceramica, disegni di sedie e poltrone. Dieci furono invece le medaglie d’oro, tra cui prevalsero quelle assegnate per le sculture in legno e pezzi di forniture design come tavoli e sedie, e quelle assegnate nella sezione argenteria. Le medaglie d’argento vennero assegnate sempre con una preponderanza maggiore nel settore dell’argenteria e dei servizi in ceramica, mentre ci furono solamente due medaglie di bronzo: una venne assegnata alla lampada appesa blu su disegno di Bent Bille, mentre l’altra venne vinta da una brocca in ceramica su disegno di Jacob E. Beng. Un numero di premi di elevato, seppur di poco inferiore a quello della precedente edizione (trentaquattro riconoscimenti contro i quarantuno ottenuti nella IX Triennale) che dal punto di vista economico e commerciale rappresentavano senza dubbio un’eccellente biglietto da visita per questa nazione. Sono conservati in archivio alcune pagine del carteggio tra Herick Herlow ed il segretario Ferraris, all’interno delle quali vengono specificati quali oggetti mostrati nella sezione erano in vendita e quali no e dove fosse possibile ordinarli.102

Del tutto nuova fu invece la partecipazione norvegese alla X Triennale, che prese parte per la prima volta in questa edizione con gran successo. I primi contatti tra questa nazione e gli organizzatori italiani, sono attestati dai documenti conservati in archivio, il primo dei quali è datato 6 giugno 1953; come per le altre nazioni scandinave dunque i contatti inizieranno circa un anno prima dell’ inizio della manifestazione. In questa lettera appena citata, il segretario T. Ferraris scrive a Odd Heidenreich, console di Norvegia per sollecitare il governo norvegese a partecipare alla X Triennale. Sono a mio parere da considerare importanti i toni utilizzati dal segretario, all’interno della missiva, per valorizzare l’importanza di tale manifestazione: “L’Italia desidera che tutte le nazioni che hanno