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Il nuovo corso per Enotecnico

Nel documento Annuario 2015-2016 (pagine 59-64)

ANDREA PANICHI

Docente di Enologia, Produzioni vegetali e Biotecnologie agrarie

Con l’anno 2015 – 2016 è stato atti- vato il nuovo percorso post diploma per l’acquisizione della qualifica di Enotecnico. La battaglia per la sua attivazione, perché di battaglia si deve proprio parlare, è iniziata ben sei anni prima quando con la riforma della scuola gli indirizzi sessennali sono stati aboliti per uniformare il sistema scolastico italiano e scuole dalla forte tradizione come San Mi- chele all’Adige, Conegliano e Alba, eccellenze nella formazione degli enotecnici, si sono viste improvvisa- mente “capitozzate” del loro apice. Come dicevano gli antichi romani: “quercia vecchia non cade al primo colpo”, e grazie all’intervento di co- loro che hanno prima frequentato, poi insegnato e infine creduto nel cammino per diventare enotecnico, un nuovo “pollone” è stato allevato e a settembre 2015 il corso ha visto l’avvio nel solco dell’esperienza qua- rantennale precedente ma con due

Connubio arte e vino

sostanziali differenze: non si tratta più di una scuola superiore ma di alta formazione, eppoi la modifica del quadro orario (in quanto sono uscite le materie umanistiche, ad eccezione della lingua straniera, e quelle meno strettamente connesse al mondo del vino).

Prima della descrizione dello svolgi- mento del nuovo corso è giusto ana- lizzare il problema didattico alla base della riforma.

Con il vecchio percorso sessennale le materie tecniche avevano a dispo- sizione ben 3 o 4 anni per portare a compimento i loro programmi (i colleghi che leggeranno questo articolo sanno bene cosa significa avere il giusto tempo per spiegare i rispettivi programmi); un argomento veniva avviato e poi ripreso e appro- fondito l’anno successivo e così via fino al completamento del cammino. Invece il nuovo corso dura un anno, per la precisione 8 mesi, ed essendo

Analisi chimiche sul mosto

post-diploma ed estremamente pro- fessionalizzante necessita di recupe- rare in poco tempo le competenze già acquisite dagli studenti “matura- ti”, per integrarle ed approfondirle (e parliamo forse delle conoscenze più importanti per la formazione di un eno-tecnico!).

A complicare il quadro, trattandosi di un corso dove si può accedere con il diploma di perito agrario, indirizzo Viticoltura ed Enologia, si possono iscrivere, e di fatto si sono iscritti, studenti provenienti da altre scuole di Italia come Firenze, Parma, Reggio Emilia, Ora. Per questo motivo i do- centi hanno dovuto impostare le loro lezioni senza conoscere una parte della classe, rischiando così la ridon- danza con i vecchi studenti e l’eccesso di sbrigatività verso i nuovi.

Comunque il corso ad agosto 2015 è iniziato e, grazie alla tradizione della scuola e alla competenza di coloro che già da anni vi insegnano, si sono potuti arginare i problemi sopra ac- cennati. L’ultima settimana di agosto tutti gli studenti si sono dunque ritro-

vati per una prima settima di lezioni al fine di amalgamare tra di loro, con i docenti e con gli ambienti (laboratori di chimica, biologia e difesa), per poi proseguire con il successivo tirocinio di 7 settimane.

Gli studenti provenienti da San Mi- chele hanno continuato, come da tradizione, ad andare in Germania nella provincia di Wűrttemberg nelle aziende locali, in compagnia di coloro che l’avevano esplicitamente chiesto. Di ritorno dal tirocinio il carico orario che gli allievi hanno dovuto affron- tare è stato molto impegnativo in quando le lezioni, dal carattere teo- rico-pratico, si sono tenute dal lunedì al venerdì e con tre rientri pomeri- diani. Molte attività sono state svolte nei laboratori proprio per cercare di implementare quelle capacità tecni- co-manuali fortemente richieste dal mondo del lavoro.

Didatticamente il giorno del venerdì è stato utilizzato alternativamente per svolgere attività pratiche di eno- logia e viticoltura attraverso degusta- zioni ed esercitazioni in pieno cam-

po. Molti sono stati inoltre i seminari e gli interventi tenuti da esperti di re- altà viticolo-enologiche italiane che hanno presentato vini, prodotti au- siliari e narrato agli studenti le loro esperienze lavorative.

Tra le altre attività effettuate ci sono da segnalare i due viaggi formativi che hanno caratterizzato il percorso: la visita di due giorni presso la fie- ra dell’Ismea a Milano e della zona dell’Oltrepo Pavese, ed il viaggio di sei giorni in Sicilia alla scoperta di quelle antiche zone vocate alla coltivazione di vitigni autoctoni, nonché dei loro prodotti alle pendici dell’Etna.

Altri due tirocini sono stati svolti, uno in aprile (una settimana presso ditte spumantistiche per osservare e acquisire manualità con la pratica della sboccatura e dell’aggiunta del liquor de expedition), l’altro in giu- gno, a didattica conclusa: due setti- mane in vigna per osservare e inter- venire per la gestione delle chioma e il monitoraggio delle avversità fi- topatologiche delle vite.

Altra attività da ricordare in questo contesto è stato l’ottimo coinvol- gimento degli studenti a vari livelli nella realizzazione della prima rasse- gna di Viniterritorio (vedasi l’articolo

Prima Rassegna valorizzazione Viniter- ritorio: il Teroldego, p. 74).

Per la preparazione dell’esame con- clusivo gli studenti hanno infine do- vuto preparare un elaborato tecni- co, una sorta di tesina (che poteva essere sia di carattere sperimentale che compilativa), seguiti da un do- cente-relatore che ha fornito loro indicazioni e supportato la stesura dell’elaborato. Tale tesina è stato poi oggetto di valutazione in sede di esame conclusivo.

Poco prima dell’esame finale i do- centi del corso si sono ritrovati per analizzare il percorso alla ricerca di criticità e di possibili miglioramenti. Dall’incontro è risultato che la strada intrapresa è buona ma ancora lun- ga e che alcune migliorie andranno sicuramente apportate, a partire dal coinvolgimento degli studenti in più

Grappoli di Moscato giallo. Sullo sfondo, il PRC

La lavorazione dell’uva

attività pratiche e dal potenziamento di alcune discipline. La costruzione comunque della futura cantina di- dattica dovrebbe risolvere e aiutare a migliorare il percorso stesso. Il corso è terminato con un esame svoltosi nei giorni 7 – 8 – 9 luglio 2016 alla presenza di una commis- sione presieduta dal Dirigente Scola- stico prof. Dal Rì e dall’enologo Fabio Toscana in qualità di rappresentante dell’Assoenologi.

Il punteggio dell’esame per enotecni- co è stato espresso in centesimi così ripartiti: fino a 25 punti per il lavoro di tesina, fino a 25 punti per l’espo- sizione orale delle stessa e dell’e- same in generale, fino a 50 punti per il percorso scolastico (generato dalla media ponderata delle ore di ogni singola materia). Sono stati am- messi coloro che avevano almeno la sufficienza in ogni singola disciplina e consegnato l’elaborato finale in tempi utili.

21 sono stati alla fine gli abilitati eno- tecnici che andranno a incrementare

i 722 già formati dall’inizio del corso. Tra di essi, una studentessa che si è distinta per competenze e capacità conseguite raggiungendo la valuta- zione massima di 100 e lode.

Per concludere, torno al linguaggio settoriale con il quale ho esordito in questo breve articolo: la quercia è ancora al suo posto e sempre lo sarà, ha perso forse una sua punta importante dato che il tradizionale corso sessennale non esiste più, ma non ha senso guardare al passato; ciò che invece ha senso è cercare di alle- vare correttamente il pollone – fuor di metafora, il nuovo corso enotecni- co - che per fortuna è prontamente rinato, è giovane, necessita di cure, supporto ed indirizzo almeno fino al giorno in cui non starà ben dritto da solo e riuscirà a farsi spazio nella ve- getazione già esistente.

Solo allora potremo metterci seduti da lontano ed osservare la pianta in tutta la sua maestosità a godere del- la sua ombra e dei frutti del nostro lavoro.

Festa dell’uva a Verla di Giovo

Nel documento Annuario 2015-2016 (pagine 59-64)