• Non ci sono risultati.

L’aquila nera recentemente restaurata

Nel documento Annuario 2015-2016 (pagine 33-37)

CLELIA SANDRI

Sindaco di San Michele all’Adige

Lo storico edificio che ospita l’Aquila Nera è uno degli edifici più antichi e interessanti di San Michele all’Adige. Lo studioso Marco Zeni, che pochi anni or sono ha scritto il testo Nobile

Comunità di San Michele – Giurisdizio- ne di Königsberg. La possidenza immo- biliare nel corso dei secoli, edito dal

Comune di San Michele all’Adige nel 2014, ne ha riscontrato la menzione in un documento risalente già al 1492 (un racconto di viaggio di quattro am- basciatori). L’Aquila Nera, in partico- lare, sin dall’antichità viene menzio- nata come osteria e rappresentata come una delle più antiche locande della Regione Trentino Alto Adige. Nel corso degli anni, essendo situata su un’importante via di comunicazio- ne, la via Imperiale, ha visto la sosta e il passaggio di molti personaggi il- lustri quali ad esempio l’Imperatore Massimiliano I nel 1508, il Principe Vescovo di Trento nel 1767, Papa Pio IV nel 1782, Goethe nel 1786, l’Impe-

Dettaglio del “mitico progenitore

della famiglia dei Thun […]”, come sostiene Giovanni Dellantonio in “Note sui dipinti murali restaurati dell’ex locanda Aquila Nera di San Michele All’Adige in Trentino”

ratrice Maria Teresa e Giuseppe II nel 1804. Di fronte all’edificio era situata la stalla che dava ospitalità ai cavalli dei viandanti o viaggiatori; dall’Aquila Nera partivano poi la “strada che por-

ta a Giovo” e quella che “conduce al porto”, al traghetto sull’Adige (in ser-

vizio dal 1473) ed al mulino sul fiume (costruito nel 1421).

Per secoli l’Aquila Nera è appartenuta alla Prepositura Agostiniana. Con la soppressione della Prepositura, nel 1807 divenne di proprietà demania- le. Nel 1824 venne ceduta a privati e nel 1894 fu acquisita dalla Provincia del Tirolo che la ristrutturò. Nel 1914 venne, infine, venduta nuovamente a privati.

Durante il secondo conflitto mondia- le la zona ove è ubicato l’edificio fu oggetto di pesanti bombardamenti. L’Aquila Nera fortunatamente non ha subito gravi danni, anzi detti bombar- damenti contribuirono a far riaffiora- re gli affreschi che si affacciano su

via Roma. Ragion per cui l’edificio, da quegli anni, venne posto sotto tutela. Di lì e per molto tempo, l’edificio ha mantenuto un aspetto poco consono alla sua storica importanza.

Solo nel 2014, dopo un’opera di ri- strutturazione che ha interessato la copertura e parte degli interni (anni 2009/2010), è stata finalmente avviata un’importante opera di restauro delle facciate esterne.

Ciò è stato possibile grazie ad una forte sinergia e collaborazione tra i privati proprietari, che hanno messo gran parte delle risorse economiche, e soggetti pubblici, la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Au- tonoma di Trento, l’ex Comprensorio C5 della Valle dell’Adige (ora conflui- to nella Comunità di Valle Rotaliana Königsberg) ed il Comune di San Mi- chele all’Adige. L’intervento ha inte-

ressato tutte le facciate dell’edificio ed ha restituito l’originale splendore agli affreschi presenti sulle facciate sud e ovest.

Tali dipinti murali sono stati e sono tuttora oggetto di studio da parte del- la Soprintendenza per i Beni Culturali della PAT. L’architetto Giovanni Del- lantonio, funzionario della Soprinten- denza, che ha seguito in tutta la loro esecuzione il restauro degli affreschi, ne ha studiato i contenuti curando la pubblicazione di una brochure, Aquila

Rossa all’Aquila Nera – Note sui dipinti murali restaurati dell’ex locanda Aquila Nera di San Michele all’Adige in Tren- tino, presentata il giorno dell’inaugu-

razione dell’edificio restaurato, avve- nuta lo scorso 1 ottobre in occasione della festa del Santo Patrono San Mi- chele Arcangelo.

Di grande interesse risulta essere

Dettaglio della facciata rivolta ad est L’Aquila Nera ai primi del Novecento (entrata San Michele a/A)

la scritta recuperata in prossimità dell’ingresso alla locanda, la quale ci restituisce quello che probabilmente è l’originario nome dell’edificio, cioè

Hostaria ala Aquila Rossa; evidente è il

riferimento geografico alla ubicazione dell’edificio, ovvero al confine tra la Lombardia e l’Alemagna, la Germania. È anche emerso che, in origine, ov- vero nella seconda metà del 1400, l’edificio si sviluppava su due piani ed era profondo la metà rispetto ad oggi. Solo successivamente venne sopraelevato di un piano ed ampliato ad est, verso il Convento Agostiniano. In quell’occasione le pareti vennero decorate con un bugnato dipinto a punta di diamante nei toni del grigio chiaro, scuro e del giallo. Anche tale

bugnato è stato recuperato nei lavori di restauro delle facciate.

Molto interessanti sono poi le imma- gini recuperate sugli antichi dipin- ti murali, ben illustrate e descritte dall’architetto Dellantonio nel suo scritto e tali da rendere ulteriormente prezioso e ricco di significato l’antico edificio.

Nella parte centrale della facciata ovest è emersa la fontana della giovi- nezza, con scene raffiguranti incontri amorosi che, secondo la ricostruzio- ne dell’arch. Dellantonio, sarebbero riconducibili alla credenza popolare, diffusa nel medioevo in tutta l’Europa continentale, per la quale l’amplesso in acque salutari avrebbe fatto ringio- vanire anziani ed anziane.

Nel tratto meridionale della facciata ovest, in alto a destra rispetto all’in- gresso della locanda, è stato rinvenu- to un Gigante che, ancora secondo gli studi dell’arch. Dellantonio, altri non sarebbe se non il progenitore della famiglia Thun il quale sarebbe giun- to in Trentino da Roma al seguito di San Vigilio, patrono di Trento e della diocesi.

Nella facciata sud sull’angolo occiden- tale hanno ritrovato la luce la Donna

selvatica e l’Uomo selvatico, mitiche

creature dei boschi, generalmente posizionate in posti molto visibili dai viaggiatori e destinate ad esorcizza- re i pericoli dei viaggi; sopra a loro è stata rinvenuta una meridiana che, un tempo, segnava ai viandanti l’ora. Il recupero dell’edificio ha costituito senz’altro un’opera molto importante per la Comunità di San Michele e non solo. Le immagini recuperate sugli af- freschi stanno lì a ricordare a noi e ai posteri l’antica origine dell’edificio e,

soprattutto, il suo antico splendore. I riferimenti storici dei dipinti costitu- iscono un chiaro richiamo alla storia di San Michele e dell’antica contea di Königsberg, posti a cavallo tra la terra italica e la terra tedesca.

L’edificio è importante anche per la storia dell’Istituto Agrario visto che per secoli è stato di proprietà della Prepositura Agostiniana e tanti sono i richiami all’Istituto rinvenuti negli antichi documenti afferenti l’Aquila Nera.

Un edificio, quindi, che sta lì a ram- mentarci come San Michele all’Adige, per la sua posizione strategica, sia sempre stato luogo di grande pas- saggio, punto di incontro tra culture e lingue diverse, forse sin dall’origine deputato a divenire un importante polo culturale e scientifico quale è senz’altro oggi, grazie alla presenza della Fondazione Mach, dell’Istituto Agrario e del Museo degli Usi e Co- stumi della Gente Trentina.

Dettaglio della foto

(figurazione di una Donna selvatica e di un Uomo selvatico)

Facciata ovest, tratto centrale (Fontana di giovinezza)

Nel documento Annuario 2015-2016 (pagine 33-37)