• Non ci sono risultati.

Il nuovo terrorismo dopo l’11 settembre 2001

2. CAPITOLO: “ Il terrorismo dopo l’11 Settembre 2001: aspett

2.2 Il nuovo terrorismo dopo l’11 settembre 2001

"Nella storia dell'umanità,l'11 settembre 2001 rappresenterà molte cose, tra le quali il fallimento, il silenzio della lingua di fronte a quell'evento:"guerra", "crimine", "nemico", "vittoria", "terrorismo"- "le parole astratte mi si sfacevano nella bocca come funghi ammuffiti".102 "103

"La strage dell'11 settembre non può nemmeno essere considerata una seconda Pearl Harbor, perché non ha colpito l'apparato militare americano, ma civili innocenti. E'

100 Jeffrey C. Alexander, "Trauma" la rappresentazione sociale del dolore, Biblioteca/Sociologia,

Meltemi,2012

101 Jeffrey C. Alexander, "Trauma" la rappresentazione sociale del dolore,pag.70-159, Biblioteca/Sociologia,

Meltemi,2012

101

102 H. VON HOFMANNSTHAI, Der Brief des Lord Chandos (1901-02), (TRAD. IT. Lettera di lord Chandos, Rizzoli, Milano 1985,p.43).

69

stato un evento che parla la lingua dell'odio genocida, una lingua che non conosce il concetto di "trattativa", "dialogo" o " compromesso" e quindi tanto meno quello di "pace".104

105

"Gli attentati terroristici, però, non sono nemmeno semplici "crimini" e quindi esulano anche dalla competenza della "giustizia nazionale". Né tantomeno riguarda la "polizia", intesa come concetto e istituzione, che non ha nulla a che fare con azioni che hanno effetti tanto devastanti quanto quelli di un attacco militare. Per altro la polizia non sarebbe in grado di neutralizzare individui che, a quanto pare. non hanno paura di nulla. Anche termini come "protezione civile" e altri ancora perdono il loro significato: viviamo, pensiamo e operiamo in base a concetti storicamente antiquati, ma che continuano a guidare i nostri pensieri e le nostre azioni. Se la risposta arrivasse dai militari, prigionieri dei vecchio schemi, e con i mezzi convenzionali. ad esempio i bombardamenti a tappeto, una simile scelta potrebbe anche rivelarsi controproducente, favorendo la nascita di nuovi Bin Laden. Ecco perché quell'attentato suicida oggi è ancora incomprensibile. Le distinzioni tra guerra e pace, esercito e polizia, guerra e crimine, sicurezza interna e sicurezza esterna - tutte le distinzioni sulle quali si regge la nostra concezione del mondo - sono state stravolte. Chi avrebbe mai immaginato che la sicurezza interna di un paese, ad esempio della Germania, dovesse essere difesa combattendo nelle valli più remote dell'Afghanistan? Ma se davvero tutti questi concetti non sono più validi, se la nostra lingua si rivela inadeguata

104 Ulrich Beck, Un mondo a rischio,2003, Einaudi, p. 3-4. 105 Immagine da https://it.wikipedia.org/

70

di fronte a questa realtà, che cosa è successo realmente? Nessuno lo sa. Ma allora non sarebbe più coraggioso tacere? All'esplosione delle Torri Gemelle di New York è seguita un’esplosione di un silenzio eloquente e di azioni che non dicono nulla. Come scrisse Hugo von Hofmannstahl: Non riuscivo più a collegare (la realtà) con lo sguardo semplificatore dell'abitudine."106

"L’11 settembre 2001 è un giorno che ha cambiato la storia, un giorno che difficilmente

potrà essere dimenticato. L’11 settembre, infatti, una serie di quattro attacchi suicidi causarono il decesso di circa 3.000 persone: organizzati da Al-Qaida per colpire civili e militari nel territorio degli Stati Uniti, sono stati considerati come i più gravi attentati terroristici dell’età contemporanea. Quattro furono i voli civili dirottati quella maledetta mattina: si schiantarono, infatti, sulle torri nord e sud del World Trade Center di New York causando il crollo dei due grattacieli nei quali – in quegli istanti – si trovavano migliaia di persone. Tutte vittime innocenti. Intanto un terzo aereo venne dirottato contro il Pentagono e il quarto, forse diretto verso la Casa Bianca, si schiantò in un campo vicino a Shanksville, nella Conte di Somerset in Pennsylvania.

11 settembre 2001, morirono quasi 3mila persone. In quel terribile attacco, seguito in diretta da tutte le televisioni del mondo, morirono 2.752 persone di cui 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti. Un attentato terroristico che ha messo in ginocchio l’America e che ha spinto le potenze mondiali a fare fronte comune per sconfiggere il terrorismo internazionale. Lo stesso che, in questi mesi, ha seminato il terrore in Europa, colpendo ripetutamente la Francia (e non solo). Dopo quell’11 settembre, tra l’altro, gli Stati Uniti dichiararono guerra al terrorismo e attaccarono l’Afghanistan controllata dai talebani.

11 settembre 2001, il discorso di Barack Obama

Intanto è intervenuto il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama (che nei prossimi mesi lascerà la sua poltrona o a Hillary Clinton o a Donald Trump, ndr) che ha voluto ricordare così l’11 settembre 2001: “La paura del terrorismo non deve stravolgere i nostri valori e non dobbiamo seguire chi vorrebbe dividerci o reagire in una maniera che intacchi il tessuto della nostra società”. Dichiarazioni che molti hanno interpretato come un chiaro riferimento a diffidare dalle politiche di Donald Trump: Obama, infatti, ha dichiarato più volte – in convention pubbliche – di sostenere la Clinton. “Era un giorno

71

iniziato come tutti gli altri” – ha aggiunto il Presidente degli States - “ma è divenuto il più buio della nostra storia”: “Solo salvaguardando i nostri valori rispetteremo l’eredità di coloro che abbiamo perso” ha concluso Barack Obama107."

Nella Società mondiale del rischio, Ulrich Beck, ha cercato di analizzare concetti come: terrorismo e guerra, stato e sovranità. globalizzazione economica e neoliberalismo.

Che cosa hanno in comune avvenimenti come Cernobyl, dibattito sulla manipolazione genetica, crisi finanziaria dei paesi asiatici e l'attuale minaccia degli attacchi terroristici? Secondo Beck rivelano tutti una discrepanza tra la lingua e la realtà, che chiamò appunto "Società mondiale del rischio". Tale concetto indica che la nostra lingua non è in grado di informare le generazioni che verranno dei rischi e pericoli che sono disseminati nel mondo a causa dello sfruttamento tecnologico che noi stessi abbiamo creato e si sta amplificando sempre di più. La novità che Beck enuncia nel testo, consiste però nel contrasto tra i pericoli globali frutto delle nostre azioni e il linguaggio istituzionale e con la situazione di controllo.

"La nascita sociale di un pericolo globale è un avvenimento tanto improbabile quanto drammatico e traumatico, in grado di sconvolgere la società mondiale". Nella Società

Mondiale del Rischio, si distinguono tre pericoli: ecologico, crisi finanziarie mondiali e dopo l'11 settembre, le reti terroristiche transnazionali. "Gli attentati terroristici hanno favorito

l'avvicinamento degli stati e la comprensione di un nuovo aspetto della globalizzazione."

Nazioni e schieramenti, si uniscono per combattere il nemico comune rappresentato dal terrorismo globale.108

Anche in Europa si sta diffondendo l'idea che per continuare a garantire democrazia e libertà, necessita un'azione congiunta di tutti i paesi. Questo non vuol dire però che la guerra contro il terrorismo non si possa allargare e trasformarsi in una guerra contro l'Islam, che al posto di sconfiggerlo, lo nutre e lo rafforza. La sua dimensione globale ha due aspetti: un promuove nuove forme di una comunità del rischio politica e un altro che facilità le disuguaglianze tra coloro che sono minacciati da questi pericoli. Il concetto di Terrorista, per Beck, è diverso rispetto al passato, in quanto ha caratteristiche completamente differenti dagli autori di stragi e attentati suicidi; con le immagini catastrofiche di New York, che tutti noi ancora, nonostante gli anni, abbiamo impresse nella nostra mente, i gruppi terroristici sono divenuti attori globali, le loro reti paragonabili con organizzazione non governative

107 https://news.leonardo.it/11-settembre-2001-lattacco-alle-torri-gemelle-e-la-guerra-al-terrorismo/ 108 Ulrich Beck, Un mondo a rischio,2003, Einaudi, p. 8-13.

72

violente, agiscono per esempio a livello locale e transnazionale. In precedenza i terroristi dopo aver compiuto un attentato,cercavano di scappare; i terroristi attuali, suicidi hanno un incredibile forza distruttrice, esprimono una crudeltà assoluta. Il potere delle azioni terroristiche aumenta in funzione di alcuni fattori come: la vulnerabilità della nostra civiltà, la presenza a livello mondiale, grazie ai mass-media, della minaccia terroristica, la disponibilità di sacrificare la propria vita da parte dei terroristi e il progresso tecnologico (ingegneria genetica, robotica).109

Nel testo "Fra Voltaire e la Jihad" si analizza il rapporto proprio fra Voltaire in contrapposizione netta alla civiltà islamica, il quale rappresenta il simbolo più forte dell'età dei lumi, emblema del razionalismo; e la Jihad che viene inteso come un modello di lotta armata, radicalismo religioso, che esalta la violenza come strumento di lotta. Oggi la civiltà islamica viene accusata di aver creato terrorismo, violenza e paura. Francia VS Isis(Stato Islamico Dell'Iraq e della Siria), Occidente VS Oriente, Illuminismo Vs Isis.110

111

109 Ulrich Beck, Un mondo a rischio,2003, Einaudi, p.15-27

110 Vincenzo Romania,"Fra Voltaire e la Jihad". Gli attentati di Parigi come dramma sociale e trauma

culturale, Mimesis edizione 2017

73

Tra gli attentati enunciati nel testo, vi sono quelli di Parigi del 2015, che rappresentano il culmine violento di una fase storica europea nella quale la presenza radicalista è uscita dai confini della rappresentazione mediatica e ha invaso la vita quotidiana di tutti noi, influenzandone destini e scelte. Gennaio 2016, l'Europa assisteva all'attacco mosso da un comando di terroristi alla redazione del giornale Charlie HEDBO e ad un supermarket Kasher di Parigi, il terrorismo appariva come un fenomeno quasi del tutto assente dal nostro orizzonte quotidiano, si erano sfocati pian piano dalla nostra memoria i piccoli e grandi attentati degli anni '70 e '80 della nostra Nazione e un pò come lontano geograficamente avvertivamo l'attentato dell'11 settembre. Le azioni dell'Isis (la quale ha smosso e riconosciuto una serie di attentati in tutto il mondo) hanno provocato in Europa un vero e proprio trauma culturale, rottura di uno stato di Normalità, basato sulla convivenza pacifica. Tra gli attentati che hanno colpito l'Europa ricordiamo: la strage del 7 e 9 Gennaio 2015 a Parigi , 3 febbraio 2015 in un palazzo di Nizza, 14 febbraio 2015 Copenaghen, 13 novembre 2015 Parigi, 1 gennaio 2016 Francia, 22 marzo Belgio a Bruxelles, 13 giugno 2016 Francia, 28 giugno 2016 Turchia a Istanbul, 14 luglio 2016 Francia a Nizza, 18 luglio 2016 Germania, 22 luglio 2016 Monaco di Baviera,26 luglio 2016 Francia, 19 dicembre 2016 Germania a Berlino, Manchester 2017, Barcellona (Rambla) agosto 2017, Strasburgo dicembre 2018, Norimberga dicembre 2018. Tutto ciò ha costretto ha costretto l'opinione pubblica a dedicare particolare attenzione al fenomeno. L'Europa negli ultimi anni è tornata oggetto di attenzione di gruppi terroristici dopo un decennio di pace. La Francia è il paese più coinvolto e da più tempo impegnato in conflitti armati contro i gruppi radicalisti. La caratteristica fondamentale del terrorismo è la pubblicità della violenza. Un atto terroristico efficace infatti è quello che s'impone all'attenzione dell'opinione pubblica, l'attentatore non vuole nascondersi ed è un atto simbolico di rottura dell'ordine sociale. L'evento che produce terrore rompe la normale routine quotidiana della comunità e impone ovviamente un reazione istituzionale e politica. Gli attentatori vengono performati prestando attenzione ad alcune componenti drammaturgiche della scena: la location, orari, contesti spazio temporali, estetica degli eventi, insieme di elementi che rendono seducente la pornografia della morte. Hanno due strategie obiettivi: mantenere alta l'attenzione sul tema e dimostrare l'incapacità delle istituzioni nel controllare le loro minacce. Le azioni terroristiche avvengono infatti in spazi e tempi di piena pubblicità. Gli attentatori vogliono che la loro identità sia manifestata, si

74

rendono conoscibili, diffondendo anche video-rivendicazione sul web prima di essere uccisi o catturati. 112

Abbott individua quattro momenti dell'attentato parigini: 1- Attentato terroristico - rottura patto sociale/infrazione; 2- Costruzione del panico morale - definizione della crisi;

3- Rituali civili di commemorazione e riparazione del trauma sociale- meccanismi riparatori;

4- Discorsi presidenziali - chiusura del conflitto.

Le azioni terroristiche hanno significati che mutano, in base a chi li conduce, vittime pubblici che vi assistono. gli attentati di Parigi sono compiuti in luoghi altamente simbolici per l'identità collettiva. Dal punto di vista storico, il contesto è costituito dal passato coloniale della Francia, in diverse aree di prevalenza islamica, l'imperialismo francese ha prodotto conflitti armati, relazioni economiche di sfruttamento. L'insorgere dei movimenti radicalisti islamici è stato favorito dai processi di decolonizzazione, fallimento ideologico del socialismo marxista. La Francia è un paese di immigrazione con gravi problemi di ghettizzazione ed emarginazione urbana, rappresentata nelle banlieue e periferie parigine fatta di sotto-occupazione, dispersione scolastica e criminalizzazione. Caratteristica dell'Isis è la compenetrazione della tradizione con la modernità, è un organizzazione terroristica post- territoriale, essa unisce infatti un radicamento in uno spazio fisico determinato e un intensa attività sul web.

Randal Collins spiega che gli esseri umani non sono familiari alla violenza, non esiste un violento naturale, ma condizioni che favoriscono il verificarsi di episodi violenti. si possono individuare quattro fattori che favoriscono atti di violenza:

1- Particolari condizioni emotive;

2- Presenza di un pubblico che presta attenzione all'atto;

3- Organizzazione sociale dell'equipe che realizza la violenza stessa.

112Vincenzo Romania,"Fra Voltaire e la Jihad". Gli attentati di Parigi come dramma sociale e trauma

75

Senza tali condizioni gli uomini sarebbero bloccati dalla naturale paura. L'Isis opera un addestramento psicologicamente realistico, pertanto l'azione di un gruppo terroristico può essere terribilmente razionale, come moderno e razionale fu l'olocausto. 113

Possiamo riflettere anche su ciò che Albert Làszlo Barabàsi nel suo testo "Link. La scienza delle reti" afferma sull'attacco terroristico dell'11 settembre 2001, come questo attacco abbia dimostrato il potere degli HUB e la resilienza delle reti. Gli obiettivi dell'attentato non sono casuali e scelti a caso ovviamente, ma le torri gemelle rappresentavano il simbolo del potere economico e della sicurezza degli Stati Uniti. Mentre causavano la più grande tragedia Statunitense degli ultimi vent'anni. i terroristi però non sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo principale ciò quello di far crollare la rete, ma hanno innescato senza dubbio una cascata di danni di cui ancora sentiamo e percepiamo gli effetti. questo a dimostrazione della differenza che c'è tra la vulnerabilità dei progetti umani e la resilienza delle reti autorganizzate. Nessuno poteva prevedere l'entità dei danni provocati dall'attacco terroristico. Tutti noi, osservando con orrore e paura il susseguirsi di tali eventi, ci siamo posti alcune domande: cosa succederà adesso? Fino a che punto siamo vulnerabili? Dopo l'11 settembre siamo diventati più sensibili al problema. 114

“Conflitti che da ‘aperti’ e convenzionali sono diventati occulti e asimmetrici, caratterizzati dalla presenza di nemici evanescenti che non attaccano mai frontalmente ma s’insinuano nel tessuto quotidiano, mettendo seriamente in crisi la nostra percezione della sicurezza. Prima di quel martedì mattina eravamo preparati ad affrontare qualsiasi minaccia condotta con mezzi ordinari e straordinari: sapevamo difenderci da un’invasione di carri armati, dalle testate nucleari e dalle armi batteriologiche. Ma non da azioni più semplici come i dirottamenti aerei. E’ questa la lezione dell’11 settembre: il terrorista ha sempre l’iniziativa, può colpire dove e quando vuole e con i mezzi che vuole. Messi in sicurezza gli aeroporti, potrà agire sui treni (Amsterdam-Parigi nello scorso agosto), nei negozi (l’Hypercacher a Porte de Vincennes, in gennaio) e perfino nelle redazioni dei giornali (‘Charlie Hebdo‘). Ovunque. Ogni elemento della nostra quotidianità può essere una fonte potenziale di morte e, paradossalmente, l’elevato livello di benessere che caratterizza la nostra realtà ha ampliato la gamma degli obiettivi sensibili. L’attentato alle Torri gemelle ha colpito non solo due grattacieli, ma la nostra stessa fiducia nei rapporti

113 Vincenzo Romania,"Fra Voltaire e la Jihad". Gli attentati di Parigi come dramma sociale e trauma

culturale, Mimesis edizione 2017.

76

umani e nelle altre civiltà, trasformando nell’altro, nel diverso da noi, in un potenziale nemico. È questo l’incubo del terrorismo. Un incubo che col tempo ha cambiato pelle. Nei 14 anni in cui è mutata la nostra percezione del terrorismo, è mutato anche il terrorismo: ieri il nemico invisibile era Al Qaeda; oggi è lo Stato Islamico (Is / ISIS / Daesh). Due realtà molto diverse, benché entrambe figlie di invasioni straniere.” 115

Lo Stato Islamico ha segnato il passaggio dal cosiddetto jihad globale a quello locale. “L’uccisione di giornalisti occidentali come James Foley e Steven Sotloff ha nuovamente

alimentato l’idea di essere ancora noi il bersaglio della furia jihadista ma, al netto di questi e di altri esempi della macabra propaganda condotta dall’Is, i reali obiettivi del ‘nuovo’ terrorismo sono ben altri. In netta contrapposizione con la vecchia strategia qaedista, oggi l’obiettivo è limitato al mantenimento, il più a lungo possibile, dei territori assoggettati. Gli attentati internazionali, per il momento, non sembrano essere più una priorità, ma gli eccidi nella redazione di ‘Charlie Hebdo‘, del supermercato kosher e l’attacco sul treno di Parigi, tutti avvenuti in Francia e nel 2015, dimostrano che il pericolo di nuove azioni è sempre dietro l’angolo” 116.

“Oltre al ‘modus operandi’, il nuovo capitolo del terrorismo globale inaugurato dall’Is mostra delle differenze abissali anche in un altro ambito tanto caro alla vecchia Al Qaeda: quello della comunicazione. ‘La base’ tendeva ad identificare la propria immagine con quella di Bin Laden, i cui messaggi audiovideo, artigianali e poco curati, venivano diffusi nel mondo dalle reti televisive (soprattutto la qatariota ‘Al Jazeera‘) e da svariati siti internet. Lo Stato Islamico, invece, ha abbandonato questa vecchia impostazione per inaugurare una campagna mediatica mondiale senza precedenti attraverso su tutti i canali possibili, vecchi e nuovi. I vecchi VHS girati con la telecamera puntata sul volto di Bin Laden hanno lasciato il posto a veri e propri filmati cinematografici arricchiti da effetti hollywoodiani, sottofondi musicali, cambi di inquadrature e soprattutto con una definizione pressoché perfetta. L’Is ha fondato una rivista, ‘Dabiq‘, con cui informa il mondo sulle proprie attività, ed è attivissimo sui principali social network sia per quanto riguarda la propaganda che il reclutamento di nuove leve. Infine, l’Is si è finora dimostrato molto più brutale e violento di Al Qaeda.” 117

115 https://www.lindro.it/terrorismo-islamico-dall11-settembre-2001-ad-oggi/ 116 https://www.lindro.it/terrorismo-islamico-dall11-settembre-2001-ad-oggi/2/ 117 https://www.lindro.it/terrorismo-islamico-dall11-settembre-2001-ad-oggi/3/

77

“It is important to differentiate between Islamism, or Islamic radicalism, and Islam as a

generality. The Islamic religion as a whole is not necessarily any more (or less) violent than any other religion. The radicalism of Islamism is an outgrowth of one particular and idiosyncratic interpretation of Islam, and does not follow perforce from the basic tenets of the faith. This emerging perversion of Islam, which presents itself as the only “true Islam,” poses a major challenge to moderate Muslims. Islamist radicals see violent Jihad (holy war) as the supreme religious duty, above all other values of traditional Islam. In fact, the Islamists view moderate Muslims as infidels, and thus as enemies no less than Jews, Christians, and Hindus. Islamists may feel even more hostility toward moderate Muslims than they do toward members of other religions, since the moderates are seen as heretics and traitors rather than as mere enemy infidels. Islamic radicals see their first task as the conquest of the moderate Muslim countries, and the establishment there of fundamentalist Muslim regimes. In order to achieve their ultimate goal of world conquest, Al-Qaida has adopted a three-staged global strategy. The first stage is to spread their version of Islam to Muslim countries in central Asia and the Middle East. These states are already home to Islamic radical organizations, some of which have many supporters. Among the countries with strong Islamist movements that could serve as agents for destabilization and eventual Islamist takeover are Afghanistan, Pakistan, Saudi Arabia, Yemen, other Persian Gulf countries, Egypt, Israel, and Jordan. Once this first stage is achieved, these “Islamized” countries would serve as the staging ground for the second stage: the spread of radical Islam to countries withlarge Muslim communities, such as Kosovo, Bosnia, Germany, the former Islamic republics of the USSR, China (especially Xinjiang), the Philippines, Indonesia, Malaysia, and finally the nations of northern Africa. Only after the completion of this stage will Islamic radicalism be ready for the final stage: the ultimate battle to spread their rule to the non-Muslim world.”118

In conclusione, possiamo dire che negli ultimi 18 anni il terrorismo si è molto modificato; non possiamo ancora stabilire né se continuerà a farlo, né verso quale direzione questa modifica potrà andare. L’unica cosa in cui possiamo impegnarci è cercare un nuovo