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Come Immigrazione e Globalizzazione hanno influito sulla nostra percezione d

1. CAPITOLO: “Quando una società può definirsi davvero sicura?”

1.3 Cosa sono il rischio, l’incertezza?

1.3.1 Come Immigrazione e Globalizzazione hanno influito sulla nostra percezione d

Negli ultimi trent'anni, vi sono stati epocali trasformazioni, esito di forze economiche, culturali e sociali intrecciate tra loro ma allo stesso tempo indipendenti. Nelle scienze umane e sociali è solida l'idea secondo cui la globalizzazione ha dato origine a queste trasformazioni in tutto il mondo. La globalizzazione ha due valenze:

1- Globalizzazione come processo, fenomeno sociale caratterizzato da interdipendenza tra attori che pur operando a distanza in aree diverse hanno coscienza di trovarsi in una dimensione di vita comune. Fenomeno connotato da caratteri di disuguaglianza, poichè non tutto il mondo partecipa in egual misura ai benefici come anche alle conseguenze negative che ne derivano. La globalizzazione

43 Lévi-Strauss C., 1962, La pensée sauvage, Plon, Paris, trad. Il pensiero selvaggio, Il saggiatore, Milano

1964, pp.30-31

44 Federici Maria Caterina, Romeo Angelo (a cura di), Sviluppo locale e sicurezza. Lo studio di un caso di area in crisi industriale, Carocci, Roma, 2017

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designa un mondo instabile con evoluzioni imprevedibili e dove i confini delle classi sociali si fanno più incerti, le identità collettive mutano nel te,po e si evolvono in maniera ibrida.

2- Globalizzazione come pratica discorsiva cioè come una serie di narrazioni e rappresentazioni il cui significato e percezione sono incessantemente negoziati o modulati. i soggetti urbani tendono a chiamare in causa la globalizzazione come dispositivo teorico utile a sostenere progetti egemonici di accumulazione capitalistica oppure evocarla come spazio di convergenza per azioni collettive di protesta. 45

L'era della globalizzazione e post-modernizzazione appare instabile, con una forte percezione di mancanza di controllo e quindi di senso del pericolo; l'unico campo che rimane è la sicurezza personale, privata(videosorveglianza) o pubblica. Oggi la capacità dei governi di agire nei confronti delle forme di insicurezza/ansietà è limitata. Per questo motivo i governi tendono a concentrare le loro azioni, nella difesa della sicurezza personale e collettiva attraverso l'adozione di provvedimenti e condotte intransigenti contro i soggetti indigenti che consiste nell'eliminare i fattori di disordine e il crimine viene più stigmatizzato in quanto minaccia della nostra sicurezza, politica della paura. La politica della paura è il fenomeno di rappresentazione delle problematiche della nostra vita, esistenti nella realtà o strumentalizzate , nell'ottica del tema della sicurezza e mobilitazione degli interesse, strategie e modalità di governo delle città. Spesso la spirale di insicurezza e economia informale può spingere individui senza nulla da perdere e senza speranza di inserimento sociale a sperimentare forme di criminalità come le gang urbane. L'istituzionalizzazione della violenza e della paura urbana possono essere viste come un fenomeno di autodifesa comunitaria che assume, forme differenti a seconda dei contesti. 46 La politica della paura viene strumentalizzata a proprio vantaggio dai gruppi terroristici globali, che sfruttano i sistemi di comunicazione di massa aperti/connessi per diffondere e amplificare la portata delle loro azioni e aumentare la loro popolarità. ciò ha l'effetto di politicizzare in maniera distorta i mezzi di comunicazione materiali e immateriali ( come vedremo nel Capitolo 3), le infrastrutture e spazi di socialità ad uso comune nella nostra vita quotidiana, minando così il nostro senso di coesione comune.

45 U. Rossi, A. Vanolo "Geografia politica urbana", Editori Laterza 2010, p.1-15 46 U. Rossi, A. Vanolo "Geografia politica urbana", Editori Laterza 2010, p.116-118

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Le migrazioni internazionali in epoca di globalizzazione sono strettamente legate alla questione della sicurezza. Da anni infatti è in corso una più o meno consapevole strategia mediatica, con conseguenze nella percezione dell’opinione pubblica, volta alla costruzione dell’associazione semantica immigrazione-criminalità, che produce una percezione distorta del fenomeno migratorio, soprattutto nei contesti urbani.47

L’Italia è un paese con una tradizione recente per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione. I flussi migratori di oggi, costituiscono un fenomeno globale di tale portata da incidere notevolmente sui sistemi socio-economici e politici dei paesi di destinazione e di transito.48

Proprio per l’impatto che la presenza di immigrati ha sugli equilibri nazionali ed internazionali, le reazioni nei confronti di questo fenomeno, da parte dell’opinione pubblica, del sistema politico e dei mass media sono contrastanti. Da un lato, gli immigrati stranieri vengono visti come risorse economiche preziose e una ricchezza dal punto di vista sociale e culturale, anche come soluzione ai bassi tassi di natalità del paese. Dall’altro lato, abbiamo invece la responsabilità che viene loro attribuita riguardo all’incremento della criminalità, rendendoli quindi una possibile minaccia all’ordine pubblico.49

Tuttavia, ad oggi, non esistono dati sufficienti che dimostrino una relazione di causa- effetto tra incremento di criminalità e immigrazione. L’idea comunemente diffusa nell’opinione pubblica, non è basata su evidenze scientifiche, e sarebbe molto superficiale andare a suppore un’interazione di tipo deterministico tra immigrazione e comportamento deviante.

Questa ricerca di una connessione, viene resa ancora più ardua dall’assenza di una metodologia comune per la rilevazione dei dati e il confronto delle ricerche. A questo si deve aggiungere la scarsità di fonti statistiche in materia di immigrazione e la difficoltà di misurare il fenomeno degli stranieri clandestini, che ovviamente, per via della sua stessa natura sfugge ai meccanismi di rilevazione e monitoraggio ufficiali. 50

47 Marco Binotto, L’immigrazione e i media: dalla costruzione del nemico all’immaginario interculturale,

in Comunicazione interculturale. Immagine e comunicazione in una società multiculturale, a cura di F. Colella e V. Grassi, FrancoAngeli, Milano, 2007, pp 74-95.

48 Paolo de Pasquali, Criminologia transculturale ed etnopsichiatria forense, Alpes, 2015 49 Paolo de Pasquali, Criminologia transculturale ed etnopsichiatria forense, Alpes, 2015 50 Paolo de Pasquali, Criminologia transculturale ed etnopsichiatria forense, Alpes, 2015

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Un altro dato da tenere in considerazione e non di minore importanza, è che anche le statistiche fatte sui reati commessi da immigrati, tengono conto soltanto di quelli presenti in maniera regolare sul territorio italiano, andando però quindi a non considerare una gran parte di stranieri irregolari, che se venissero considerati, andrebbero a influenzare le proporzioni delle percentuali riguardanti i reati degli stranieri. Un altro dato non di poca importanza sono i reati compiuti da ignoti. Gli abitanti autoctoni vengono imputati dei reati legati all’informatica, all’economia, mentre gli stranieri vengono ritenuti responsabili dei reati convenzionali, quali i furti. La maggiore visibilità mediatica dei reati che vengono commessi dagli immigrati e il pregiudizio nei confronti dello straniero (soprattutto se clandestino) contribuiscono notevolmente ad avere una percezione distorta della dimensione delinquenziale del fenomeno. Si è parlato anche di “ipotesi della discriminazione” proprio riguardo all’atteggiamento che le forze dell’ordine adottano di fronte agli stranieri; atteggiamento che sembrerebbe andare a costituire una delle prime cause dell’incrementi di delinquenza degli immigrati rilevato dai dati statistici. Una parte di responsabilità viene invece attribuita ai mass media, i quali avrebbero alimentato nell’opinione pubblica un atteggiamento criminalizzante, in seguito alle preoccupazioni sorte nella popolazione autoctona in merito alle problematiche riguardanti il tema della sicurezza. 51

Spesso anche quando i reati vengono commessi da immigrati, sarebbe bene andare ad indagare le motivazioni che hanno generato tali condotte. Spesso, infatti, vivono in condizioni socio-economiche decisamente precarie, vivendo un continuo conflitto interiore tra cultura d’origine e sistema di valori del paese di destinazione, sperimentando emarginazione sociale, lontani dai parenti, familiari e dai gruppi sociali.

Spesso i reati vengono commessi maggiormente in quei paesi dove si ha la seconda generazione di immigrati, ovvero dove i figli di immigrati, non sentendosi integrati nella società del loro paese (loro spesso sono nati nel nuovo paese), tendono a compiere più facilmente crimini.

Possiamo dunque concludere che l’opinione pubblica non coglie la valenza vera e propria delle statistiche, andando quindi ad ascoltare e validare quelle notizie che vengono passate maggiormente in televisione, pensando che rappresentino la maggioranza dei casi, e

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di conseguenza andando ad identificare nel fenomeno dell’immigrazione il fenomeno della mancanza di sicurezza.52

La globalizzazione rappresenta un momento della storia rivoluzionario, uno degli eventi fondamentali del nostro tempo, una risposta al trauma del novecento, un momento di speranza quando sembrava che la società civile mondiale iniziava a prendere forza. Però se da un lato la globalizzazione viene interpretata come la soluzione a problemi economici globali portando uguaglianza e cooperazione dall’altro viene vista invece come un fenomeno che porta all’ampliamento della diseguaglianza, inequità e dominazione egemonica. Quindi una domanda da porsi sarebbe: È la strada che porta/porterà alla pace mondiale oppure nell’incubo di guerra e terrorismo?

La globalizzazione è una realtà emergente, un fenomeno nè sacro nè profano, deve essere ricondotta alla alla storia e alle scienze sociali.

Non ci troviamo difronte solo nuove tecnologie di movimento e comunicazione ma anche logiche culturali, come la democrazia e i diritti umani analizzati in precedenza. Attraverso la compressione millenaria di tempo spazio e significato e l’espansione delle istituzioni, come la politica, economia, organizzazione culturale e potere, la globalizzazione crea campo di azione. La globalizzazione è un processo ancora in atto, essa dimostra forza performativa ed una nuova potente rappresentazione. 53

Bauman afferma che la globalizzazione è un processo in divenire, muta, si evolve. Caratterizzata da molti fattori come il ruolo delle tecnologie della comunicazione. I media, internet portano il mondo a casa, vi è l'unificazione del mondo, con il ridimensionamento di tutti i confini che dividono, che si fanno sempre più piccoli. Possiamo comunicare con tutti, in qualsiasi parte del mondo ci troviamo, Bauman afferma che tutta questa pervasività porta a sentirci avvolti dalla solitudine del mondo globale, nella modernità liquida di cui parla le nostre identità sono cangianti e caratterizzate da precarietà, incertezza e spaesamento della vita. La globalizzazione ha portato e porta all'espandersi di strumenti offensivi e facilita l'istaurarsi di un silente terrore nelle nostre coscienze, inoltre non tollera la limitazione dei movimenti. 54

52 Paolo de Pasquali, Criminologia transculturale ed etnopsichiatria forense, Alpes, 2015

53Alexander Jeffrey C., Trauma. La rappresentazione sociale del dolore, Meltemi, 2018 pp 290-294

54 Sicurezza e scienze sociali, Fascicolo 1/2018 Zygmut Bauman, I cancelli dell'acqua, pag 50-51, Franco

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