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Neurofisiologia della paura

2. CAPITOLO: “ Il terrorismo dopo l’11 Settembre 2001: aspett

2.3 Comunicazione ed emozioni

2.3.1 Neurofisiologia della paura

Le emozioni consistono in modelli organizzati di risposte fisiologiche e comportamentali. Queste risposte sono accompagnate da sensazioni emotive. La maggior parte di noi utilizza la parola “emozione” per riferirsi a sensazioni emotive, ma non ai comportamenti; ma cosa accade a livello fisiologico?

La risposta emozionale può essere divisa in tre componenti:

- Comportamentale: movimenti muscolari appropriati alla situazione che dobbiamo affrontare;

- Vegetativa: sollecita l’energia necessaria ad effettuare i movimenti comportamentali;

- Ormonale: potenzia le risposte vegetative tramite adrenalina e noradrenalina. La maggior parte delle ricerche sulla fisiologia delle emozioni è focalizzata su paura e ansia, emozioni che sono spesso associate a situazioni che ci inducono a difenderci o a difendere i nostri cari.

La principale “responsabile” della paura è l’amigdala, la cui lesione causerebbe una riduzione dei comportamenti emozionali e delle risposte fisiologiche che noi sperimentiamo in situazioni in cui proviamo paura.

123 Angelo Romeo, “Per una sociologia della sicurezza”, Rischio incertezza e società, p.2, Mondadori

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Alcuni stimoli, come i rumori forti, causano immediatamente delle reazioni di paura. Oltre ad avere una risposta automatica, possiamo anche apprendere che una particolare situazione può rappresentare un pericolo e quindi riattivare la sensazione di paura ogni qualvolta la situazioni si ripresenti.

La conseguenza sarà essenzialmente un aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa, della tensione muscolare, accompagnato dalla produzione di adrenalina che causa uno stato di allerta.

Ma cosa è la PAURA? La paura è un’emozione che ha differenti gradi di intensità, a

seconda anche delle caratteristiche presentate dal soggetto singolo: persone che vivono intensi stati di paura, spesso hanno degli atteggiamenti irrazionali. La paura va dal timore all’orrore, a seconda del suo grado di intensità.

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124 https://it.wikipedia.org/wiki/Amigdala 125 https://it.wikipedia.org/wiki/Amigdala

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Il timore è la forma meno intensa di paura e si determina quando una situazione ancora è piacevole, ma sta per avvicinarsi uno stimolo doloroso.

Nell’ansia invece il piacere e il dolore sono della stessa intensità, andando a creare nell’individuo un conflitto.

Quando la paura diventa travolgente, si parla allora di panico, e l’unico obiettivo diventa quello di allontanarsi il più possibile dalla situazione/stimolo scatenante.

Infine il terrore è la forma estrema di paura, ed è spesso associato al freezing, fenomeno durante il quale il soggetto resta letteralmente “paralizzato dalla paura”.

La paura rientra nel gruppo delle emozioni primarie, ovvero di quelle emozioni che sono presenti nel bambino fin dalla nascita, insieme a gioia, rabbia, tristezza, sorpresa. Essa è anche un comportamento adattivo che media le interazioni individuo-ambiente, al fine di favorire la sopravvivenza dell’individuo.

Le reazioni di paura si dividono in

- Risposte innate: scatenate da eventi o persone sconosciute, stimoli dolorosi o molto dolorosi che in futuro impariamo ad evitare;

- Risposte apprese: paure condizionate, precedentemente spiegate, che non sono fondamentali per garantire la sicurezza dell’individuo e che possono presentarsi quindi con qualsiasi elemento presente in natura ma non realmente minaccioso.

La paura è quindi un fenomeno biologico che permette la sopravvivenza dell’individuo, grazie a questo meccanismo di apprendimento che avviene con gli stimoli reputati pericolosi dal soggetto.

Le emozioni si associano poi a componenti soggettive del vissuto personale, componenti motorie incluse, come ad esempio la mimica facciale, il tono della voce e infine la componente di valutazione cognitiva di ciò che sta accadendo.

Ma cosa accade quando si ha PAURA? L’esposizione frequente ad eventi negativa

comporta dei danni alla nostra salute, e molti di questi danni non sono dati dall’evento in sé, quanto dalla reazione che noi abbiamo ad essi.

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Con il termine stress viene indicata da Cannon la reazione fisiologica causata dalle situazioni minacciose. Le risposte fisiologiche accompagnano sempre le risposte emotive e nel caso delle emozioni negative, sono quasi sempre reazioni che ci mettono in condizione di reagire per combattere per la nostra sopravvivenza. L’organismo quindi si prepara ad attaccare o fuggire; quando la minaccia è superata, il nostro organismo torna allo stato fisiologico iniziale; questa risposta ha effetti negativi sulla salute solamente se si protrae nel tempo, andando a causare distress.

Dai numerosi studi fatti su soggetti esposti a stress prolungato, sono state rilevate gravi compromissioni dello stato di salute.

Seyle, studioso famoso nel campo, ha ipotizzato che la maggior parte dei suoi effetti nocivi sia dovuta alla secrezione prolungata di glucocorticoidi, che possono provocare:

- Ipertensione;

- Danneggiamento del tessuto muscolare; - Infertilità;

- Inibizione alla crescita nei bambini; - Inibizione delle risposte infiammatorie; - Depressione del sistema immunitario;

Le minacce alle quali veniamo esposti, ci fanno percepire l’estrema vulnerabilità e la pericolosità nel fare ciò che facciamo quotidianamente.

E così finiamo per vivere con paura anche il semplice andare al cinema o al ristorante, finendo nei casi più gravi con evitare tali situazioni, andando a limitare fortemente la libertà individuale, peggiorando quindi la qualità della vita.

Le immagini alle quali veniamo costantemente esposti tramite i mass media e i social, non fanno altro che alimentare questo senso di insicurezza e paura, tensione ed ansia.

Numerosi studi hanno dimostrato che bastano le immagini alle quali siamo esposti a causare delle reazioni di ansia, se non addirittura a scatenare una sintomatologia simile a quella del PTSD.

È questo il meccanismo fisiologico/psicologico che sta dietro alla sensazione di insicurezza che abbiamo acquisito dopo gli attentati degli ultimi anni.

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Ci sentiamo fragili e attaccabili, proviamo timore per la nostra incolumità e quella dei nostri cari, e questo ci porta ad avere un’ansia anticipatoria che ci fa evitare tutte le situazioni che riteniamo rischiose. Per questo la nostra qualità della vita subisce un cambiamento drastico, poiché iniziamo ad evitare luoghi affollati, di incontro, viaggi in capitali europee, aerei e così via.

La conseguenza celata è la risposta emotiva legata all’evitamento e quindi alla paura, che procura una reazione a catena nell’organismo, il quale risponde in modo continuato all’allarme percepito, con effetti che demoliscono pian piano la nostra salute e il nostro stato emotivo.126