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3.2 Scontri fratricidi, Khmer Rossi e Viet Minh

3.2.1 Il rapporto con la Cina, una nuova prospettiva

I rapporti con la Cina, in discussione dalla Conferenza di Ginevra del 1954, sarebbero stati ridefiniti alla luce della presa di Phnom Penh. Due eventi, più degli altri, avrebbero contribuito indelebilmente a questa riformazione. Innanzitutto adesso i Khmer Rossi erano effettivamente al potere, non più un’organizzazione clandestina a cui concedere o meno il proprio appoggio. In secondo luogo la morte di Zhou Enlai, che con i suoi comportamenti aveva incrinato non poco il rapporto, facilitò una rinnovata bendisposizione nei confronti della Cina. Gli stessi media cinesi, tradizionalmente caratterizzati dal low profile diedero un “entusiastico resoconto della visita che Ieng

Sary fece in Cina”24.

Il rapporto era segnato da precisi ruoli. La Cina offriva sia equipaggiamenti militari, sotto forma di armi, carrarmati e contraeree, sia addestramento del personale. Nel 1976 cinquecento cinesi sarebbero arrivati nella Kampuchea Democratica per istruire i futuri quadri dei Khmer Rossi. All’incirca settecento cambogiani, come controparte, sarebbero partiti per la Repubblica Popolare Cinese, per lo stesso motivo25.

I cinesi, in questo modo, sarebbero stati gli unici stranieri ammessi in suolo cambogiano e, di conseguenza, i loro resoconti diventano di importanza capitale per la comprensione

23 Per un’analisi più dettagliata dei negoziati del 1976 si confronti Kiernan Ben (1996),

op.cit, pp.115-125 che porta la trascrizione ufficiale dei rappresentanti cambogiani

presenti al conflitto. Benché la controparte vietnamita ci offra solamente testimonianze orali si evince dalle pagine di Kiernan come la partecipazione della Cambogia ai negoziati fosse poco più che formale figlia, probabilmente, di scelte già discusse e prese all’interno del PCK.

24 CHANDA Nayan (1986), op.cit, pg.90 25 KIERNAN Ben (1996), op.cit., pg.133

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dello standard sociale che caratterizzava la Kampuchea Democratica. Da notare, in questo contesto, sono due affermazioni di quegli anni. Wang Shangrong( ), il delegato cinese addetto alle relazioni con la Cambogia, che parlava direttamente con il PCK attraverso la figura di Son Sen, si lamentò del fatto che, nel 1975, ci fossero soltanto una decina di interpreti in grado di mediare tra i tecnici cinesi e la popolazione cambogiana. Nel 1976 solamente nella città portuale di Kompong Som i traduttori sarebbero stati oltre duecento26.

Riguardo al comportamento del PCK nei confronti della popolazione Becker ci dice che un diplomatico cinese a Phnom Penh disse:

“Avevamo sentito storie di violenza. Immaginavamo che, nella campagna, molte persone stessero morendo per mano dei funzionari statali[…]”27,

a testimonianza del fatto che, pur tenuti sotto osservazione dal Partito, i funzionari cinesi stavano già subodorando l’attitudine che avrebbe caratterizzato il triennio di Pol Pot.

La notizia della morte di Zhou Enlai, che sarebbe diventata un aiuto alle relazioni tra i due Paesi, inizialmente fu accolta con particolare sospetto dal ministro degli Esteri cambogiano.

“Dobbiamo andare molto cauti con la Cina, le dobbiamo molto ed è un grande paese, ma vuole farci diventare un suo satellite”28.

Le cose cominciarono a migliorare nuovamente quando una campagna contro il successore di Zhou, Deng Xiaoping, esplose a Pechino. Fu in quel momento, con la Banda dei Quattro che raggiungeva il suo picco di consensi, che si videro navi cinesi che portavano la bandiera della Kampuchea Democratica, aggirare il Vietnam ed attraccare a Sihanoukville cariche di equipaggiamenti militari.

In una relazione di do ut des però bisogna anche analizzare cosa rientrasse delle spese sostenute per la Cambogia, alla Cina29.

26 KIERNAN Ben (1996), op.cit., pg.133

27 BECKER Elizabeth (1981), When the War was over, pg.285 28 KIERNAN Ben (1996), op.cit, pg.135

29 La informale alleanza tra la Cina comunista e la Kampuchea Democratica avrebbe

segnato definitivamente la spaccatura del fronte comunista della guerra fredda. Cina e Cambogia sarebbero state alleate, causando di fatto l’alleanza vietno-sovietica loro contrapposta.

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La Cambogia, in cambio degli aiuti militari, esportava la gomma sulle navi cinesi. Non solo gomma ma anche semi di loto, caffè e altri semi vennero usati come merci di scambio con i cinesi. In particolare ossa di tigre e teste di geco erano esportate in Cina perché ritenute un potente afrodisiaco. Inoltre, in linea con i doni che gli antichi imperatori del Siam facevano ai sovrani cinesi, corna di cervo, di bufalo e gusci di tartaruga erano molto richiesti in Cina come regali particolarmente ricercati da fare a persone importanti. Le quantità richieste di questi oggetti crebbero in maniera così considerevole da richiamare un precedente storico. Dei diplomatici olandesi nel luglio del 1639 comprarono non meno di centoventicinquemila pelli di cervo. In quel tempo i cervi praticamente scomparvero dalle montagne cambogiane30.

In un celebre discorso di Vorn Vet del 1976, al momento di parlare dell’aiuto militare ricevuto, il leader cambogiano disse che gli aiuti cinesi, benché offerti senza prezzo, erano pagati perché la Cambogia “non doveva essere debitrice di nessuno”31. Mentre il

Partito Comunista della Kampuchea stava trattando i rifornimenti militari con la Cina, rifiutava l’ “aiuto umanitario” offerto dal resto del mondo nel nome dell’ “autosufficienza” tanto ostentata da Vorn Vet. I delegati cinesi che visitarono la Cambogia per due settimane, talmente colpite dal Paese, affermarono che la Kampuchea Democratica era come un rosso sole brillante che splendeva in Asia. Indicativamente nel 1977, nella seconda ricorrenza della vittoria dei Khmer Rossi, in due discorsi speculari e caratterizzati dal sentimento antivietnamita, Sary avrebbe ammesso le violenze sui vietnamiti e Huang Hua( ), ministro degli Esteri cinese, avrebbe elogiato la forza con cui la Cambogia resisteva all’insolenza dei suoi vicini32 . I due Paesi, oltre che da buone relazioni erano anche legati da un comune nemico.