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Dopo l’invasione della Cambogia del 1978 e la presa di Phnom Penh nel gennaio del 1979, il Vietnam avrebbe sovvertito il regime dei Khmer Rossi e istallato un regime comunista sotto il controllo di Hun Sen e Heng Samrin. Fino al 1989 questo governo sarebbe stato conosciuto come “Repubblica Popolare della Kampuchea”(RPK), nel 1989 avrebbe cambiato nome e sarebbe diventato lo Stato di Cambogia, che resiste ancora oggi. Il partito dominante della Repubblica Popolare della Kampuchea sarebbe stato il “Partito Rivoluzionario della Popolazione Khmer”, in un chiaro richiamo del “Partito Rivoluzionario Vietnamita” e, per estensione, di quello cinese.

Era dal tredici marzo 1945 che la Cambogia non era soggetta a una dominazione estera, che sarebbe durata oltre dieci anni. Come una vera e propria potenza colonizzatrice, la nazione vietnamita si impegnava a gestire tutti gli aspetti cruciali della vita politica del paese, lasciando ai cambogiani, le briciole. I cambogiani presenti nel nuovo governo erano, per lo più, ufficiali che avevano lasciato i Khmer Rouge per entrare nella resistenza10.

Si stima che l’effettività del governo vietnamita fosse garantita su circa l’ottanta percento del territorio cambogiano11. Cosa mancava alla Repubblica Popolare della Kampuchea era una legittimazione e il riconoscimento al di fuori del blocco sovietico. La prima costituzione sarebbe stata promulgata dal Partito Rivoluzionario della Popolazione Khmer nel 1981, sulla base delle costituzioni socialiste degli anni cinquanta che prevedevano l’accentramento dei poteri governativi nelle mani del Partito. I diritti dei cittadini erano altresì dichiarati anche se limitati, le politiche dello stato sarebbero state a favore di lavoratori e contadini12.

Le elezioni di quell’anno, benché promesse al momento dell’invasione, si tennero senza partiti d’opposizione, com’era peraltro tradizione nelle monocrazie comuniste dal 1917. Dopo le elezioni di quegli anni tuttavia, fiorì un movimento politico che avrebbe caratterizzato, seppur limitatamente, l’esiguo panorama politico della Cambogia fino ad oggi.

10 KELLER Lucy(2005), UNTAC in Cambodia, from Occupation, Civil War and Genocide to

Peace, Max Planck Yearbook of United Nations Law, Volume 9, 2005, pp. 127-178, disponibile al sito http://www.mpil.de/shared/data/pdf/pdfmpunyb/keller_9_127_178.pdf

11 Ibidem

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4.2.1 Il Governo di Heng Samrin

Il governo che avrebbe dominato la scena politica dei primi anni Ottanta in Cambogia, quelli immediatamente successivi al disfacimento della Kampuchea Democratica, sarebbe stato caratterizzato dalla persona che forse più di tutte aveva impersonato questo crollo, Heng Samrin. Il suo gruppo, che nel 1978 era stato formato nella provincia del Kompong Cham, venne formalmente nominato Fronte per la Salvezza Nazionale(FSN)13. Nel periodo direttamente antecedente alla caduta di Pol Pot il FSN annoverava tra i suoi componenti, membri disillusi del PCK, tra cui Chea Sim e soprattutto Hun Sen, quadri della zona est, che So Phim stava sobillando, e comunisti addestrati in Vietnam. La parte più innovativa del movimento in itinere sarebbe stato l’innesto in ruoli di rilievo delle “persone nuove”, quelle che durante il regime dei Khmer Rossi avevano subito le peggiori atrocità proprio a causa della loro riluttanza a unirsi alla causa rivoluzionaria.

Quando ancora era ancora in fase germinale, il movimento guidato dal FSN, aveva redatto un programma operativo per poter risollevare la nazione, una volta vinta la rivolta. Questo piano prevedeva, una volta caduta la Kampuchea Democratica, di ristabilire le libertà così brutalmente negate dai Khmer Rossi. Il diritto di movimento, opinione, associazione, credo, matrimonio e famiglia erano solo alcuni degli obiettivi che Heng Samrin aveva posto come imprescindibili. Un altro obiettivo, che ben evidenzia le atrocità commesse dai Khmer Rossi, fu quello di garantire il ritorno a casa alle persone evacuate14.

Dopo la fuga dei Khmer Rossi dalla capitale, il sette gennaio 1979, il nuovo governo fu presentato, sotto il nome di Consiglio Rivoluzionario del Popolo. Heng Samrin, ovviamente fu fatto presidente e, altrettanto ovviamente, Chea Sim andò a ricoprire il ruolo di ministro degli Interni. In questo clima di rinnovamento le “persone nuove” che ricoprivano ruoli rilevanti all’interno del governo, passarono da tre a quindici. Nel momento in cui il Fronte di Salvezza Nazionale passò da formazione sovversiva e anti- governativa a governo, cambiò anche il nome. La Salvezza, di fatto, non era più necessaria. Ciò che si rendeva necessario ora era il Fronte per la Costruzione

13 Politicamente questo gruppo, che aveva come obiettivo finale il crollo del Partito

Comunista della Kampuchea, sarebbe stato progressivamente socialista. Quella che sembra una contraddizione, oltre che essere nient’altro che un ricorso storico, in realtà è giustificato anche dal collegamento col Partito Rivoluzionario vietnamita, principale sovvenzionatore del FSN.

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Nazionale(FCN).

La questione delle influenze vietnamite, da sempre al centro delle problematiche legate ai governi khmer, rimane tutt’oggi di difficile chiarificazione. Apparentemente i khmer che si erano addestrati in Vietnam e la “gente nuova” avrebbero voluto formare un’alleanza contro i membri che avevano lasciato il PCK prima del 1975. Quest’ipotesi sembra però essere confutata dal fatto che nel 1981 Heng Samrin sarebbe diventato Segretario del Partito, andando a rimpiazzare Pen Sovan, lungamente criticato per le relazioni che aveva proprio con i Viet Minh.

Tuttavia, già da questi primi anni, si nota come l’ingerenza vietnamita nelle questioni politiche khmer del post Pol Pot fosse palese, e inevitabile. L’introduzione del riel sullo stampo del dong, la presenza delle truppe vietnamite e le loro azioni di polizia sono solo alcuni dei fattori che sottolineano come i vietnamiti avessero ruoli preminenti nella Kampuchea liberata dai Khmer Rossi.