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La lotta sul controllo del Tribunale e l’aut aut dell’ONU

Visti i risvolti negativi che le trattative stavano subendo, anche dopo l’ingresso semi forzato degli Stati Uniti nelle stesse, le Nazioni Unite decisero di stendere un documento non ufficiale, nel quale si evidenziavano i passi necessari da compiere per poter, finalmente, sbloccare le trattative. La proposta dell’ONU non era incomprensibile, semplicemente si poneva come fondamentale l’incontro delle due parti nella trattativa a rispettare gli standard internazionali per un equo processo.

Il sei gennaio 2000 tuttavia, Hun Sen, approvò tramite l’Assemblea Nazionale la proposta di legge in discussione prima dell’intervento delle Nazioni Unite, di fatto esautorando l’Organizzazione. Nella proposta di legge approvata tuttavia si includeva la possibilità di emendare tale legge, cosa che fu fatta, includendo un pubblico ministero internazionale indipendente da quello cambogiano, solamente una settimana dopo27. Visto l’atteggiamento restio di Hun Sen a concedere alle Nazioni Unite un ruolo preminente nell’istituzione del Tribunale, Kofi Annan, l’otto febbraio del 2000, propose esplicitamente quattro punti su cui Phnom Penh doveva accondiscendere le richieste delle Nazioni Unite. In alternativa, l’Organizzazione si sarebbe ritirata dalle trattative28

.

In primis la Corte non avrebbe dovuto sottostare a nessun tipo di ingerenza esterna,

inoltre, in contrasto con la proposta statunitense, Kofi Annan pretese la maggioranza di giudici internazionali29.

Questi due punti furono duramente contestati da Hun Sen che vedeva queste proposte come un cambio di rotta inaccettabile nelle trattative. Infatti per molte persone, era difficile distinguere nelle trattative la volontà delle Nazioni Unite da quella delle grandi potenze. Per questo motivo Hun Sen dichiarò che, accettando di fatto la proposta della supermaggioranza avanzata dagli Stati Uniti, aveva concluso le trattative sulla quantità di giudici internazionali a formare le camere.

27 L’emendamento di tale legge tuttavia non deve essere interpretato come una

spontanea manifestazione di ammorbidimento da parte del governo di Phnom Penh. Le pressioni degli Stati Uniti, secondo Fawthorp e Harris, furono fondamentali nel rendere più cooperativo Hun Sen.

28 MALUMPY Christine e PIERCE B.J.(2009), Cambodia’s search for justice, opportunities

and challenges for the Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia, Interns,

International Human Rights Law Clinic, University of California, Berkeley, School of

Law disponibile al sito

http://www.law.berkeley.edu/files/IHRLC/Cambodia_Search_for_Justice.pdf

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Il terzo ed il quarto punto invece, furono discretamente accolti da Phnom Penh. Questi riguardavano l’impossibilità di garantire l’amnistia agli imputati, anche se, come nel caso di Ieng Sary, era stata garantita per regia benevolenza prima dell’istituzione del tribunale, e garanzie di detenzione degli imputati stessi.

Lentamente le posizioni delle due controparti si stavano avvicinando. L’accordo, grossolano, c’era già sull’arresto e la detenzione dei Khmer Rossi. La proposta della supermaggioranza e la presenza del Primo ministro internazionale da affiancare a quello cambogiano30 furono approvate da Phnom Penh.

Nonostante questi evidenti passi avanti, l’accordo finale tanto agognato non giunse. Hans Corell, responsabile legale delle Nazioni Unite, scrisse

“Non siamo ancora giunti ad un accordo generale. Qualche questione ci divide ancora. Tuttavia abbiamo fatto enormi progressi e sono felice nel dire che siamo molto più vicini al successo di quanto fossimo una settimana fa”31.

In questo momento, ancora gli Stati Uniti, al fine di risolvere la questione legata al veto del pubblico ministro cambogiano opponibile a quello occidentale, idearono un altro dei sistemi istitutivi fondamentali del Tribunale, la pre-trial Chamber. Questa Camera avrebbe avuto lo scopo di risolvere le eventuali discordie tra i due pubblici ministeri sulla base della supermaggioranza. La nuova Camera avrebbe avuto una struttura identica alla precedente, così come i suoi meccanismi sarebbero stati i medesimi. Le Nazioni Unite approvarono la proposta.

Sulla base degli ultimi sviluppi, le Nazioni Unite e il governo cambogiano raggiunsero un accordo, non definitivo, chiamato Memorandum d’Intesa bilaterale32.

Il Memorandum, ovviamente, racchiudeva quasi tutti i sei anni di trattative. L’articolo 2 consegnava al Segretario Generale dell’ONU il potere di nominare i giudici e i pubblici ministeri internazionali che avrebbero affiancato quelli cambogiani all’interno delle camere33. L’articolo 3 invece, implementava il principio della supermaggioranza così importante per muoversi dall’impasse creato nelle trattative34

. Come già visto, la

30 Inizialmente la volontà di Hun Sen era quella di concedere il diritto di veto al primo

ministro cambogiano. Ovviamente la proposta era inaccettabile.

31 http://www.un.org/documents

32 http://www.dccam.org/Archives/Chronology/Chronology.htm 33 http://www.yale.edu/cgp/tribunal/mou_v3.htm.

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maggior parte della popolazione era favorevole ad un’immunità concessa in automatico a tutti i quadri inferiori della Kampuchea Democratica.

L’articolo 6 segnava un altro importante contributo statunitense alla causa istitutiva del Tribunale. La pre trial Chamber, deliberante sotto supermaggioranza, avrebbe dovuto conciliare le eventuali tensioni tra il pubblico ministero internazionale e quello cambogiano, superando il timore della possibilità di concedere il diritto di veto al p.m. khmer35.

L’articolo 9 stabiliva l’impraticabilità della distribuzione delle amnistie per i crimini di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, per adattarsi ai dettami del Diritto Internazionale36.Le amnistie già concesse inoltre, non avrebbero dovuto influenzare il processo giudiziario37.

L’ultimo articolo preso in considerazione è l’articolo 10, pur garantendo la volontà di raggiungere gli standard processuali internazionali, prevedeva l’utilizzo del modus

operandi del sistema legislativo cambogiano3839.

Sancite le linee guida che avrebbero guidato il processo, ora era da risolvere il problema dell’adattamento del Tribunale all’interno del sistema legislativo cambogiano.

Sebbene l’accordo fosse stato raggiunto, Hun Sen assunse nuovamente un atteggiamento ostruzionista nei confronti delle Nazioni Unite, ree di aver spinto i termini dell’accordo troppo oltre la loro giurisdizione.

Gli Stati Uniti, e per quasi analogica estensione l’ONU, indispettiti dai continui temporeggiamenti e dalle lungaggini burocratiche cambogiane, fissarono il termine ultimo per l’approvazione della legge al quindici gennaio 2001. Anche probabilmente nel tentativo di risolvere la questione prima della fine del primo mandato Clinton. Nonostante gli sforzi profusi e le pressioni internazionali la legge speciale che avrebbe introdotto le Extraordinary Chambers all’interno della Cambogia fu approvata il sette agosto 2001 con la firma di re Sihanouk. L’apposizione della firma regale fu l’ultimo atto della transizione legale che avrebbe istituito la legge. La stessa infatti era stata precedentemente approvata, l’undici luglio 2001 dall’Assemblea Nazionale e il ventitré fu approvata dal Senato per poi essere trasmessa a Sihanouk.

35http://www.yale.edu/cgp/tribunal/mou_v3.htm. 36 FOCARELLI Carlo (2008), op.cit., pp.383-389

37 Si fa particolare riferimento all’amnistia concessa a Ieng Sary dal re Norodom

Sihanouk, si cfr. Parte 2, cap.1.7

38 http://www.yale.edu/cgp/tribunal/mou_v3.htm.

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La legge approvata tuttavia sollevava non poche criticità. Secondo le Nazioni Unite gli articoli 18 e 49 sarebbero stati da modificare e, più di ogni altra cosa, in mancanza dell’inclusione del Memorandum d’Intesa all’interno della legge, la stessa non sarebbe stata riconosciuta dall’ONU40

.

Nell’ottobre 2010 le Nazioni Unite, attraverso Hans Corell, fecero sapere alle autorità cambogiane che il Memorandum, oltre ad essere incluso nella legge istitutiva del Tribunale, avrebbe dovuto avere valenza di trattato internazionale41 e, proprio per questo suo supposto status, prevalere su qualsiasi legge interna della nazione. Se Phnom Penh aveva provocato lo stallo delle trattative per questioni di ben più facile risoluzione42, sarebbe stato irrealistico pensare che avrebbe fatto una concessione di tale portata senza battere ciglio. Infatti alla fine dell’anno le trattative si arenarono nuovamente, tra lo sconforto occidentale.