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Il ruolo delle città nelle politiche climatiche europee

2. La politica ambientale europea, la strategia di Lisbona e il clima: evoluzione del climate project

2.3. Politiche europee per l’energia e il clima

2.3.2. Il ruolo delle città nelle politiche climatiche europee

Nell’ambito delle politiche climatiche europee, si assiste alla progressiva valorizzazione della dimensione urbana con l’accentuazione del ruolo delle città sia come destinatarie di risorse e investimenti, che come serbatoi di buone pratiche da replicare e luoghi deputati alla ricerca ed alla sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative in campo energetico.

Questo aspetto si allinea perfettamente all’idea delle città come promotore dello sviluppo entro un modello di assetto spaziale policentrico ed equilibrato che ha caratterizzato le politiche di sviluppo comunitarie negli ultimi due cicli di programmazione e che è stata uno degli elementi guida degli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione.

L’idea nasce dalla combinazione delle prefigurazioni di assetto territoriale presenti nello Schema di Sviluppo Spaziale Europeo del 199943, con gli obiettivi di competitività della Strategia di Lisbona, nella sua versione “arricchita” degli aspetti di sostenibilità ambientale dalla strategia di Goteborg44.

D’altra parte anche la politica ambientale dell’Europa a partire dal 1990 e poi attraverso la strategia tematica per l’ambiente urbano nel 2006 aveva teso a focalizzare la questione della sostenibilità sulle città e sul loro potenziale contributo a scala locale e a scala globale.

Anche al termine del ciclo della Strategia di Lisbona, e l’affievolimento delle istanze “territorialiste” nelle strategie di sviluppo dell’EU, il focus urbano non perde ragion d’essere e trova sostegno nella nuova Strategia “Europa 2020” che mette gli obiettivi energetici-climatici al centro del programma di crescita dell’economia europea, dal momento che – come ha detto il Commissario europeo per l’energia Günther Oettinger “le città e le regioni stanno dimostrando che contrastare il cambiamento climatico è una delle migliori strategie per la ripresa economica”(CoMO, 2010).

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. Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE) è un documento approvato a Potsdam nel maggio 1999 dal Consiglio informale dei Ministri responsabili dell'assetto del territorio, che sintetizza un lavoro quasi decennale. L'UE non ha competenze dirette in materia di assetto territoriale, tuttavia lo Schema si pone come strumento di orientamento per le politiche settoriali che possono avere impatto territoriale, nonché per le politiche nazionali, regionali e locali. Il documento adotta e propone un modello di crescita più equilibrato e sostenibile, che si esplicita nelle seguenti finalità: coesione economica e sociale, salvaguardia delle risorse naturali e del patrimonio culturale, competitività più equilibrata, realizzazione di un sistema di città equilibrato e policentrico e un nuovo rapporto tra città e campagna, garanzia di un accesso equivalente alle infrastrutture e alle conoscenze.

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La strategia di Goteborg è il documento con il quale il Consiglio nel 2001 ha convenuto di integrare la dimensione sociale dello sviluppo, definita nella Strategia di Lisbona, con gli aspetti della sostenibilità ambientale.

BOX - “Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”

La Commissione europea ha lanciato la strategia Europa 2020 per uscire dalla crisi e preparare l'economia dell'UE per il prossimo decennio. Formalmente si tratta di una comunicazione presentata dal Presidente Barroso nel marzo 2010 (COM(2010) 2020) ma rappresenta la prosecuzione ideale della strategia di Lisbona al termine del suo ciclo decennale (2000-2010) e nel contesto dell’Europa allargata, è dunque una strategia di crescita, intesa in una triplice accezione: • crescita intelligente, attraverso lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;

• crescita sostenibile, attraverso la promozione di un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo dell’impiego delle risorse e competitiva;

• crescita inclusiva, attraverso la promozione di un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.

Gli obiettivi quantificati di questa strategia sono:

• il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; • il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in ricerca e sviluppo;

• i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);

• il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato; • 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.

(http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm)

La città diventa il luogo deputato per l’attuazione delle politiche climatiche europee, Il paradigma dell’azione a scala urbana è la mitigazione e soprattutto l’efficienza energetica che offre ampie possibilità di realizzare investimenti su tecnologia e innovazione, per il miglioramento delle infrastrutture di servizio. A livello europeo è riconosciuto ai governi locali un grosso potere di regolamentazione ed una significativo peso finanziario per sostenere gli investimenti a basso tenore di carbonio dal momento che sono allo stesso tempo fornitori di servizi, consumatori di energia e di altre risorse naturali, acquirenti di prodotti e servizi, i pianificatori e motori del cambiamento. La CE nel 2009 decide di lanciare il Patto dei Sindaci proprio per dare apertamente riconoscimento, sostenere e accelerare le azioni dei governi urbani e locali in questo senso (CEPS, 2010).

Nella stessa direzione, a sostegno della ricerca e dell’innovazione nelle città, si colloca anche l’iniziativa Smart cities and communities, nata come una delle 7 industrial initiatives nell’ambito del già citato SET-Plan il documento strategico sulle tecnologie a supporto della politica europea per l’energia e il clima messo a punto dalla CE nel 2008. L’iniziativa prevede in origine un ricco paniere di finanziamenti pari a 10-12 miliardi di euro entro il 2020 destinati a investimenti su tecnologie energetiche innovative da realizzarsi nelle metropoli europee più attrezzate e all’avanguardia.

Il concetto della Smart City45 è oggi di grande attualità mediatica, ma al momento appare sin troppo ricco di contenuti per avere una chiara connotazione operativa: il principio di razionalità intrinseco nell’aggettivo non ne esaurisce la descrizione, che invece rimanda ad una combinazione variamente pesata di più caratteristiche con riferimento all’ambiente, alla mobilità, alla dotazione tecnologica, alla qualità della vita, al sistema economico ed alla struttura socio-demografica. Nonostante l’indeterminatezza del concetto, l’iniziativa ha riscosso grande interesse da parte di numerose città in tutta Europa, molte delle quali già aderenti al Patto dei Sindaci e dotate di dettagliati piani d’azione per l’energia sostenibile di livello comunale. È comunque presto per affermarne l’importanza dal momento che la prima call for proposal in ambito FP7 si è chiusa a dicembre 2011.

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La locuzione ha origine da una ricerca compiuta dalle università di Vienna, Delft e Lubiana e conclusa nel 2007 finalizzata a produrre una classifica delle città europee di medie dimensioni (Giffinger, 2007 www.smart-cities.eu) a partire dalla definizione di un complesso set di indicatori quantitativi.

BOX – L’iniziativa Smart cities and communities

L’iniziativa europea Smart Cities si appoggiava inizialmente sulla struttura organizzativa dello Strategic Energy Technology (SET)-Plan, il documento sviluppato per la Commissione Europea nel 2008 dal SETIS (Strategic Energy Technology Information System) come guida per la strategia tecnologica a supporto della politica europea per l’energia e il clima.

Il documento assume gli obiettivi unitari al 2020 (la riduzione del 20% delle emissioni di CO2, del 20% di energia da fonte rinnovabile e del 20% dei consumi di energia primaria attraverso l’efficienza energetica) ed al 2050 (riduzione del 80-95% delle emissioni di CO2 entro uno scenario di incremento della temperatura al di sotto dei 2°C) e propone 7 distinti progetti di sviluppo tecnologico a larga scala, denominati “European Industrial inititives” (EIIs), con la partecipazione del mondo industriale e della ricerca. Le 7 iniziative che compongono la strategia complessiva (“SET- PLAN roadmap on low carbon energy technologies”) riguardano: l’energia eolica, l’energia solare, la rete elettrica di distribuzione , le bio-energie, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, il “nucleare sostenibile”, ed appunto le “Smart Cities”. Le 7 iniziative si aggiungono a due precedentemente attivate sulla fissione nucleare e le celle a combustibile e idrogeno. L’orizzonte programmatico è decennale ed il budget complessivamente previsto è compreso tra 58,5 e 71,5 miliardi di euro, articolato sulle varie EII, per ciascuna delle quali è prevista anche una roadmap specifica.

La “Energy Efficiency - The Smart Cities Initiative”, nasce con l’intento di capitalizzare le esperienze di programmi di finanziamento precedenti quali CIVITAS, CONCERTO, IEE e sfruttare l’effetto moltiplicativo di esperienze come il Patto dei Sindaci (che allora contava appena 500 adesioni), sono previste risorse complessive per 10-12 miliardi di euro destinate a supportare misure “ambiziose e pioneristiche” in grado di ridurre del 40% le emissioni di CO2 al 2020 rispetto al 1990) da attuarsi in un numero ristretto di città di grandi dimensioni, gli indicatori prevedevano di coinvolgere al massimo 25 città con oltre 500mila abitanti e 5 con oltre 1 milione di abitanti. I settori d’azione ipotizzati sono: edilizia, reti energetiche (elettricità e riscaldamento/raffrescamento), trasporti, per ognuno dei quali erano previste una ventina di progetti sperimentali.

Tuttavia l’iniziativa sulle Smart Cities sembra nel tempo essersi, almeno parzialmente, staccata dal SET-Plan che con una conferenza a Madrid nel giugno 2010, ha lanciato le prime 4 iniziative su energia eolica, energia solare, cattura e stoccaggio del carbonio e reti energetiche; seguite da quelle su bioenergie e nucleare sostenibile presentate a loro volta nel novembre 2010 a Bruxelles. Per queste 6 EII sono stati anche sviluppati piani di implementazione che interessano un arco temporale di 3 anni.

L'iniziativa sulle città, compare citata come uno dei 4 grandi progetti europei individuati dalla Commissione nell’ ambito delle priorità indicate nella comunicazione del novembre 2010 "2020 Energy - Una strategia per un'energia competitiva, sostenibile e sicura” (COM(2010) 639), per promuovere l'efficienza energetica e per accelerare l'introduzione su larga scala di tecnologie innovative a basse emissioni, ma il suo avvio fa registrare dei ritardi. Dopo il sollecito del Consiglio per il lancio dell’iniziativa nel febbraio 2011, la Commissione avvia tra marzo e maggio 2011, una consultazione pubblica per l’aggiornamento dei contenuti e la preparazione del lancio.

La conferenza di lancio dell’iniziativa, con la nuova denominazione di “Smart cities and communities”, è finalmente avvenuta il 21 giugno 2011, insieme all’annuncio della prima trance di finanziamenti per circa 80 milioni di euro nell’ambito del programma FP7 (call for proposals aperta dal 20 luglio al 1 dicembre). Le risorse stanziate sono destinate a sostenere orientativamente 10 progetti in almeno 3 città, su edifici a energia zero, reti di teleriscaldamento/tele raffreddamento, pianificazione strategia. Dopo la conferenza SET-Plan di Varsavia di novembre 2011, è attualmente è in corso di strutturazione una piattaforma-forum che ha l’obiettivo di far evolvere ulteriormente l’iniziativa come European Innovation Partnership, secondo una nuova formula introdotta dalla Relazione della Commissione europea sulla competitività dell’Unione dell’innovazione (SEC(2010) 1161), che privilegia il coinvolgimento degli stakeholder su sfide di contenuto sociale rilevante, tra cui rientra anche quella dei cambiamenti climatici. (http://setis.ec.europa.eu/about-setis/technology-roadmap/european-initiative-on-smart- cities)

2.3.3. Tendenze emergenti della politica climatica europea: l’adattamento