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3. Città come attori in un sistema di governance multilivello

3.4. Il Patto dei Sindaci

3.4.1. Origini e funzionamento

L’iniziativa “Patto dei Sindaci” (Covenant of Mayors), è stato lanciata dalla Commissione Europea il 29 Gennaio 2008 nell’ambito della Campagna “Sustainable Energy Europe”71 al fine di promuovere la partecipazione attiva degli enti locali al raggiungimento degli obiettivi del cosiddetto Pacchetto Clima- Energia, ovvero alle strategie al 2020 dell’Unione Europea in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di maggiore efficienza energetica e di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.

L’idea di introdurre forme di coinvolgimento strutturato delle città, era già stato prevista nel 2006 dal documento "Piano d'azione per l'efficienza energetica: concretizzare le potenzialità" (COM(2006) 545). L’azione prioritaria n.9 “l’efficienza energetica negli agglomerati urbani” prevedeva, infatti, di istituire una rete permanente dei sindaci delle 20-30 maggiori (e più avanzate sul piano dell'efficienza energetica) città europee, con lo scopo di attivare lo scambio e l'applicazione delle migliori pratiche “per aumentare significativamente l'efficienza energetica nelle aree urbane, soprattutto laddove, come nel caso dei trasporti, le iniziative e le politiche locali rivestono grande importanza.”

A partire dalle premesse, il Patto dei Sindaci evidenzia i propri punti di riferimento: dichiara continuità rispetto ai processi delle Agende 21 Locali citando gli la Carta di Aalborg72e gli impegni per la sostenibilità urbana; rivendica il ruolo delle città nella strategia europea di sviluppo territoriale, richiamando la Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili73; chiama all’azione gli amministratori locali, affermando la responsabilità degli enti regionali e locali rispetto alle emissioni di gas serra e la necessità di un impegno nella lotta al riscaldamento globale anche indipendente rispetto all’azione dei governi nazionali.

Richiama il principio di sussidiarietà: le autorità locali in quanto amministrazioni vicine ai cittadini sono idealmente posizionate – secondo l’Europa - per intervenire nella mitigazione dei cambiamenti climatici, possono interpretare le esigenze dei cittadini, agevolare la conciliazione tra l'interesse pubblico e privato, favorire l'integrazione dell'energia sostenibile in una prospettiva di sviluppo locale.

Sottoscrivendo il Patto, le città europee si impegnano su base volontaria, ma formalmente, a predisporre entro un anno un “Piano di azione per l’energia sostenibile” (Sustainable Energy Action Plan- SEAP) con l’obiettivo di ridurre di oltre il 20% le proprie emissioni di gas serra attraverso politiche e misure locali che aumentino il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, migliorino l’efficienza energetica e attuino programmi ad hoc sul risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia.

L'impegno formale sottoscritto dai firmatari del Patto, si traduce pertanto in un piano programmatico – il SEAP – da attuarsi attraverso misure e progetti concreti. Le città firmatarie accettano di preparare regolarmente delle relazioni e di essere sottoposte a controlli durante l'attuazione dei propri Piani d'azione e accettano l'esclusione dal Patto nel caso in cui non riescano a conformarsi alle sue disposizioni. Le città si impegnano inoltre ad assegnare risorse umane sufficienti alle azioni previste, a incoraggiare le comunità

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Susteainable Energy Europe (SSE), è un’iniziativa della Commissione Europea finanziata dal programma Intelligent Energy Europe (2003-2006) e gestita dall’ Executive Agency for Competitiveness & Innovation (EACI), volta ad aumentare la sensibilizzazione pubblica e a promuovere la produzione e l'uso dell'energia sostenibile. Dopo una prima fase 2005-2008, l’iniziativa è stata rilanciata anche per il triennio 2009-2011. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è partner della campagna SEE e funge (dovrebbe fungere) oggi da focal point della campagna a livello nazionale, con l’obiettivo di attivare partnership con soggetti pubblici e privati, diffondere buone pratiche nel settore energetico, sensibilizzare cittadini e imprese.

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http://www.sinanet.isprambiente.it/it/a21locale/evoluzione_europea/normativa_europea/1994_carta_aalborg/view

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" Leipzig Charter on Sustainable European Cities" approvata al vertice informale dei ministri europei tenuto a Lipsia il 24 e 25 maggio 2007.

nella propria zona a partecipare all'attuazione del Piano d'azione, a organizzare giornate locali per l'energia e a svolgere attività di networking con altre città.

Il Patto dei Sindaci è gestito al livello centrale da un apposita struttura istituita e fondata dalla Commissione europea, l’Ufficio del Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors Office – CoMO), che è responsabile del coordinamento e della gestione quotidiana dell’iniziativa. Il CoMO fornisce ai firmatari assistenza amministrativa e consulenza tecnica, favorisce le reti di collegamento tra gli attori interessati e assicura la promozione delle attività del Patto. Il CoMO è gestito da un consorzio di reti europee rappresentanti autorità locali e regionali, guidate da Energy Cities, ed è composto da Climate Alliance, Eurocities e Fedarene. L’operato del CoMO è coadiuvato dal punto di vista tecnico-scientifico dal Joint Research Centre74 (JRC), che si occupa di fornire supporto ai comuni nella redazione degli inventari e dei piani attraverso la predisposizione di linee guida e attività di help desk, nonché di valutare, approvare e monitorare i singoli piani d’azione.

Oltre alle città firmatarie al patto possono aderire, attraverso un procedura di registrazione autonoma altri soggetti denominati strutture di supporto che si impegnano a loro volta a fornire assistenza allo sviluppo e all’implementazione dei SEAP: hanno il ruolo di promuovere nuove adesioni al Patto, assicurare la comunicazione tra gli aderenti ed il coordinamento delle varie esperienze in corso, fornire alle amministrazioni assistenza tecnica in merito alla redazione degli inventari, alla stesura del piano d’azione ed al reperimento dei finanziamenti necessari alla realizzazione delle misure proposte.

I diversi meccanismi di adesione e le relative procedure e codifiche si sono evolute dal 2008 ad oggi, come effetto del grande successo dell’iniziativa: se inizialmente era promossa anche l’adesione di enti locali extra europei, oggi è possibile affermare che si rivolge essenzialmente alle municipalità appartenenti ai 27 paesi EU. Anche l’adesione da parte delle altre categorie di soggetti, inizialmente tutte genericamente denominate strutture di supporto, si è evoluta nel tempo con l’intenzione di distinguere ruoli, impegni e opportunità.

Le strutture di supporto, oggi sono di 2 tipi: “coordinatori del patto”(covenant coordinators) e “sostenitori del patto” (covenant supporters). Appartengono al primo tipo le amministrazioni pubbliche di livello sovra locale che si impegnano a fornire consulenza strategica e sostegno tecnico-finanziario alle municipalità che hanno firmato il patto, ma non dispongono autonomamente delle capacità e/o delle risorse necessarie a portare a termine gli adempimenti previsti. La Commissione distingue tra i ’coordinatori territoriali’, rappresentati dalle autorità subnazionali (le province, le regioni e i raggruppamenti di comuni), e i ’coordinatori nazionali’, rappresentati dagli organismi pubblici nazionali (le agenzie per l’energia nazionali e i ministeri con competenza sull’energia).

Appartengono al secondo tipo le reti o associazioni di città a scala nazionale o internazionale che, in qualità di “expert bodies”, si impegnano a utilizzare i propri canali di comunicazione e lobbying per promuovere l’iniziativa del Patto dei Sindaci, sostenerne i firmatari identificando possibili sinergie con altre iniziative ed agendo da intermediari tra essi e il CoMO in virtù della loro conoscenza del contesto normativo, legislativo e finanziario nazionale e locale.

Esiste un terzo di tipo di soggetti che gravitano intorno all’iniziativa che sono i cosiddetti “partner associati” (associated partners), definizione con cui si identificano soggetti associativi con dimensione europea o

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Il Joint Research Center, acronimo è una direzione generale della Commissione europea che dispone di sette istituti di ricerca dislocati in cinque paesi membri dell'Unione europea (Belgio, Germania, Italia, Olanda e Spagna). Quello che si occupa del Patto dei Sindaci è l’Istituto dell'ambiente e della sostenibilità (IES) che si trova in Italia a Ispra (Varese).

Il JRC fornisce un sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione Europea ed è da questa direttamente finanziato.

internazionale che attraverso i propri contatti con aziende private e società civile, possono fornire supporto dei firmatari Patto sotto forma di tecnologie, strumenti tecnici o metodologici, assistenza nella redazione di analisi specialistiche, strumenti promozionali, iniziative culturali e partecipative. Tra questi soggetti rientrano associazioni di istituti finanziari come banche pubbliche e private, associazioni industriali e di categoria che raggruppano fornitori di soluzioni energetiche, ONG e associazioni della società civile.

Per il coordinamento di tutte le attività del Patto il CoMO utilizza una piattaforma web multilingua (www.eumayors.eu), costantemente aggiornata e molto ricca: oltre a informazioni sui singoli aderenti e le loro iniziative, mappe e tabelle di sintesi, contiene, infatti una biblioteca virtuale contenente tutti i documenti ufficiali, numerosi supporti tecnico-metodologici con diverso livello di approfondimento, template e toolbox di vario tipo, newsletter mensili differenziate per aderenti e strutture di supporto, fino ad un’amplissima gamma di materiali di comunicazione (inclusa una canzone!). Attraverso questo strumento, peraltro molto evoluto nel corso del 2011, il CoMO codifica procedure e pone le basi per una standardizzazione degli output che è formale e sostanziale, per farlo utilizza tutti quegli strumenti del marketing e della comunicazione pubblicitaria, che contribuiscono a rafforzare un’idea di comunità virtuale nell’accezione più contemporanea, stimolando la diffusione delle best practice e il benchmarking tra le municipalità.

Figura 11 – Home page della piattaforma web del Patto dei Sindaci (www.eumayors.eu)

Il percorso di adesione al Patto dei Sindaci, per quanto riguarda i comuni, prevede una sequenza codificata di adempimenti, organizzati in più fasi, codificate ed esemplificate dalle linee guida prodotte dal JRC nel 2008, la prima versione in inglese è stata tradotta in francese, tedesco, italiano e spagnolo e resa disponibile in forma ufficiale alla fine del 2010 (JRC, 2010a; JRC, 2011). Le linee guida rappresentano il vero e proprio “manuale del Patto dei Sindaci” e forniscono raccomandazioni dettagliate relative all’intero processo di elaborazione di una strategia energetica e climatica locale, a partire dall’impegno politico iniziale sino all’attuazione; non sono di per sé vincolati, la metodologia è libera, tuttavia è “raccomandabile” seguirle, è infatti in base alla coerenza con esse che viene effettuata, attraverso i moduli sintetici, la verifica - valutazione dei piani inoltrati.

Alla fase iniziale corrisponde la sottoscrizione formale del Patto, con invio al CoMO della delibera di adesione firmata dal sindaco e approvata dal consiglio comunale o da un organo equivalente. Questo obbligo è funzionale a rafforzare l’impegno dell’amministrazione, dimostrando la continuità ed il carattere trasversale del sostegno politico all’iniziativa. Annualmente a Bruxelles si svolge la cerimonia organizzata dalla Commissione europea, presso la sede del parlamento europeo a cui sono invitati a vario titolo tutti i firmatari

All’adesione, deve seguire, come già accennato, la creazione di strutture amministrative dedicate con la definizione di un gruppo di lavoro interno e nomina di un coordinatore-responsabile. Dopodiché è previsto l’avvio del rapporto con gli stakeholders locali, con l’organizzazione di eventi pubblici mirati ad accrescere la consapevolezza dei cittadini

La successiva è la fase di pianificazione che prevede la redazione del SEAP vero e proprio, attraverso cui i firmatari del patto mettono nero su bianco quanto sono in grado di ridurre le emissioni di CO2, e in che modo intendono raggiungere entro il 2020 tale obiettivo, che deve essere comunque superiore al 20% rispetto all’anno di riferimento. In questa fase e necessario svolgere:

• L’analisi energetico-ambientale del territorio e delle attività che insistono su di esso, tramite la ricostruzione del bilancio energetico e la predisposizione inventario delle emissioni di gas serra;

• La valutazione dei potenziali di intervento, vale a dire del potenziale di riduzione dei consumi energetici

finali nei diversi settori di attività e del potenziale di incremento della produzione locale di energia da fonti rinnovabili o altre fonti a basso impatto, attraverso la ricostruzione dei possibili scenari di evoluzione del sistema energetico locale;

• La definizione degli obiettivi e la programmazione dettagliata di azioni e strumenti (Pasinetti, 2010) In questa fase è necessario redigere un inventario delle emissioni di gas serra che rappresenti la baseline di riferimento: l’anno raccomandato è il 1990, tuttavia, se i dati disponibili sono insufficienti, dovrà essere scelto il primo anno successivo disponibile. L’inventario è considerato il punto di partenza, un prerequisito del SEAP che fornisce la conoscenza necessaria per la redazione del piano. Successivamente è richiesto di predisporre una strategia a lungo termine (vision) articolata intorno ad un obiettivo di riduzione delle emissioni superiore al 20%, infine di mettere a punto un programma che preveda misure specifiche, da individuarsi prioritariamente nei settori critici dell’inventario, con risultati attesi quantificati, risorse, possibili ostacoli e responsabilità individuate. Il SEAP deve essere redatto entro un anno dall’adesione e inviato al CoMO con allegata la delibera di approvazione da parte del Consiglio Comunale.

La fase di implementazione è naturalmente la più lunga e impegnativa, le linee guida pongono in particolare l’accento sulla mobilitazione interna dell’amministrazione : raccomandano di attuare al più presto le misure che sono sotto la responsabilità dell’autorità locale al fine di “agire in maniera esemplare” e di attuare forme di coordinamento ispirate ad un approccio “project management”, basato sul controllo di tempi e budget e comprensivo di procedure di analisi delle deviazioni e gestione del rischio. Un secondo aspetto su cui le linee guida insistono molto è la necessità di rafforzare le attività di comunicazione e sensibilizzazione destinate alla rappresentanza politica, alla cittadinanza e agli stakeholder, nonché sull’opportunità di tenere aperti canali di interazione e scambio (networking) con gli altri firmatari del Patto.

Gli adempimenti relativi alla fase di monitoraggio, infine, prevedono relazioni periodiche sullo stato di attuazione del piano, da trasmettere via web ogni 2/4 anni. Sono distinti due tipi di rapporto: la Relazione d’Intervento e la Relazione di Attuazione, entrambe prevedono un’analisi del processo di attuazione del

SEAP, incluse le eventuali misure correttive e preventive, ma mentre la prima può limitarsi alle informazioni qualitative, la seconda - obbligatoria ogni 4 anni - richiede anche informazioni quantitative sulle misure messe in atto, sui loro effetti sul consumo energetico e sulle emissioni di CO2, articolate sotto forma di “inventario di monitoraggio delle emissioni” ( monitoring emission inventory). La pubblicazione di ulteriori linee guida e di documentazione integrativa sulle metodologie da seguire in questa fase era prevista entro il 2010, ma all’inizio del 2012 i materiali non risultano ancora disponibili.