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L’importanza naturalistica

Capitolo quarto

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Il Lago di Porta rappresenta una importantissima oasi naturale del nostro territorio e sebbene sia inserita all’interno di un contesto con un alto gra- do di antropizzazione e il suo territorio sia stato per molte volte rimaneg- giato, conserva ancora una forte valenza naturalistica. Basti pensare che su un’estensione molto ridotta rispetto all’area umida di Massaciuccoli, si trovano 135 entità di flora contro le 166 di quest’ultima.

Analizzando l’area si possono osservare due tipologie ambientali domi- nanti: l’area palustre, con prevalenza del canneto, con i suoi chiari, e il bosco igrofilo. Al loro interno si aprono dei mircroambienti, grazie ai qua- li si ha una varietà significativa di habitat naturali che rendono possibile l’insediamento di numerose specie animali che ne esaltano l’importanza faunistica, con particolare riferimento alla componente ornitologica.

La flora

I primi studi sulla flora dell’area palustre risalgono alla seconda metà del 1800 quando Emilio Simi e Rossetti, naturalista e botanico rispettivamen- te, hanno preso in considerazione la zona umida.

Un contributo importante è stato successivamente apportato da Pietro

Pellegrini, medico massese, che all’interno della sua pubblicazione1 ha ri-

portato circa 170 specie; duranti gli anni ’70 altri studi sono stati condotti dall’Università di Pisa, intensificati poi dal 1990.

Nel 1979 l’area venne segnalata come Biotipo di rilevante interesse vege-

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tazionale dalla Società Botanica Italiana e recentemente è stata inserita nell’ambito delle zone umide di interesse regionale e meritevole di con- servazione.

Nell’ultimo secolo, la flora del lago, ha subito significanti variazioni, a causa principalmente dell’intervento antropico dell’uomo, riscontrabili dal confronto tra le specie riportate da Rossetti nel 1897, da Pellegrini

nel 1942 e la flora attuale. Dal raffronto, effettuato da Barbara Vietina2, si

nota un aumento generale delle specie, dovuto anche al maggior nume- ro dei censimenti in situ, con una diminuzione delle specie acquatiche, come Idrofite ed Elofite, passate da 93 a 75 entità. La diminuzione delle Idrofite è dovuta alla riduzione degli ambienti necessari al loro sviluppo come le superfici di acqua libera, aree temporaneamente allagate o inon- date e prati umidi; Tutto questo è avvenuto a causa dell’espansione del canneto, ai sedimenti trasportati dai fiumi, all’arginatura ecc.

La loro sopravvivenza è consentita al contrario dai fossi e canali, come la Fossa Fiorentina nella quale la presenza delle idrofite è elevata. Inol- tre all’interno del suo Alveo si trova l’erba paperina (Lemma minor) gal- leggiante sull’acqua, le brasche (genere Potamogeton) e l’erba gamberaia (genere Callitriche).

Questa tipologia di piante, insieme al ceratofillo (Ceratophyllum demer-

sum) e la zannichellia (Zannichellia palustris), sono in grado di fluttuare

nell’acqua in modo da non essere danneggiate dalle correnti.

Altre tipologie, radicanti nel substrato con foglie e fiori emersi, sono la mestolaccia (Alisma plantago – acquatica), la menta acquatica (Mentha

acquatica), il crescione (Nasturtium officinale), l’erba grassa (Veronica anagallis – acquatica) e il sedano d’acqua (Apium nodiflorum).

Questa diversità di specie riscontrabile all’interno della Fossa Fiorentina, dovuta sia alle acque pulite sia alla loro temperatura di circa 17°C, non è riscontrabile in tutti i canali.

Il fosso del metano, emissario del lago, è ancora piuttosto ricco di specie; al suo interno è stato ritrovato il Potamogeton berchtoldi (nobis), specie censita per la prima volta da Tomei e Amadei nel 1983 e riscontrabile, a

2 Barbara Vietina, Lago di Porta, Viaggio fra storia e natura 2001

livello regionale, solamente nella zona umida del Lago di Porta.

Nel colatore destro, canale esterno all’argine passante presso casina Mattioli, si notano frequentemente fioriture del millefoglio d’acqua (Myriophyllum spicatum), le cui foglie ospitano piccoli animali acquatici come insetti, crostacei ecc. che sono alimento di numerosi vertebrati. Per quanto riguarda invece la flora che popola i fossi, insieme a specie comuni come la romice (Rumex conglomeratus), il fior di cuculo (Lych-

nis flos – cuculi), diversi ranuncoli o botton d’oro (genere Ranunculus),

sulle rive vegetano specie tipiche delle aree palustri come i carici (genere

Carex, Holoschoenus australis, Schoenoplectus tabaernemontani), giunchi

(Juncus articulatus, Juncus effusus, Juncus inflexus), poligoni (Polygonum

lapathifolium, Polygonum hydropiper), la salcerella (Lythrum salicaria), il

lino d’acqua (Samolus valerandi), l’erba-sega (Lycopus europaeus L.), la canapa acquatica (Eupatorium cannabinum). La rara soldinella acquatica (Hydrocotile vulgaris) vive sugli argini della Fossa Fiorentina.

Alcune specie non sono state ritrovate nell’area come il trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata), l’erba scopina (Hottonia palustris), la sagittaria comune (Sagittaria sagittifolia), il ninfoide (Nymphoides peltata). Se da un lato queste tipologie non sono state rinvenute, sono state ritrovate spe- cie già segnalate in passato e reperite 7 entità igrofile che non facevano parte dell’area (Callitriche cophocarpa, Eleocharis palustris, Eleocharis

uniglumis, Juncus bulbosus, Orchis palustris, Schoenoplectus tabernae- montani, Veronica anagallis-aquatica).

La vegetazione

Dal punto di vista floristico le diverse tipologie ambientali sono state ana- lizzate da Barbara Vietina all’interno del libro “ Lago di Porta, Viaggio fra

storia e natura”3.

1. Il fragmiteto (o canneto): fitocenosi costituita principalmente dal- la cannuccia di palude (Phragmites australis), la quale occupa la su- perficie maggiore del lago. L’espansione della cannuccia di palude è

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dovuta alla sua adattabilità e alla sua estrema rusticità; di fatto questa specie ha progressivamente ricoperto la lama d’acqua, favorita dall’ab- bandono delle pratiche tradizionali di raccolta e sfalcio. Un tempo la cannuccia veniva utilizzata per realizzare capanne, cannicciate e lettiere per gli animali; i pennacchi terminali erano utilizzati come scopini. Dal punto di vista floristico il fragmiteto non è ricco di entità vegetali: si possono trovare tra le cannucce, la tifa (Typha latifolia), la mazza d’oro (Lysimachia vulgaris), la canapa acquatica (Eupatorium

cannabinum), la sala (Carex riparia), l’equiseto palustre (Equisetum palustre) ed il luppolo (Humulus lupulus).

2. Il cariceto: le carici sono le specie più frequenti nelle aree in cui il substrato è inzuppato d’acqua: tra queste specie troviamo il sarello (Carex elata), la sala (Carex riparia), il quadrello palustre (Cyperuslon-

gus); queste piante sono caratterizzate da radici immerse nel substrato

fangoso mentre le foglie, emerse, un tempo utilizzate per impagliare le sedie e rivestire i fiaschi, formano ciuffi caratteristici. Insieme alle carici sono presenti anche la mazza d’oro (Lysimachia vulgaris), l’iris giallo o giaggiolo palustre (Iris pseudacorus), l’altea (Althaea officina-

lis), il caglio delle paludi (Galium palustre). Ai margini dell’area vivo-

no inoltre due orchidee tipiche dei substrati umidi che a Montignoso vengono chiamate “caprette”: l’orchidea acquatica (Orchis laxiflora) e l’orchidea palustre (Orchis palustris). Quest’ultima è l’unica della Provincia di Massa – Carrara ad essere stata riconfermata tra quelle segnalate da Pellegrini nel 1942.

3. Le aree boscate: in epoca storica le aree retrodunali che caratteriz- zavano il territorio erano colonizzate principalmente da pioppo bian- co (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra), ontano nero (Alnus

glutinosa), farnia (Quercus robur); i dossi dunali, più asciutti, ospi-

tavano invece il leccio (Quercus ilex), il ginepro comune (Juniperus

communis), il corbezzolo (Arbutus unedo). Con l’antropizzazione

questo paesaggio è scomparso quasi totalmente. nella zona del Lago di Porta, attorno al canneto e all’alveo, è presente un bosco di recente formazione molto simile a quello degli ambienti umidi (mosofili e

meso – igrofili) della Versilia storica. La parte occidentale dell’area è dominata dall’ontano nero (Alnus glutinosa), con esemplari giovani e slanciati grazie ai periodici tagli. Insieme all’ontano nero si trova il salice bianco (Salix alba), pioppo bianco (Alnus alba), sambuco (sambucus nigra), sanguinella (Cornus sanguinea), angelica (Angelica

sylvestris), diverse carici (genere Carex). Nella zona orientale gli onta-

ni si mischiano a boschetti all’interno dei quali il salice bianco (Sa-

lix alba) e il pioppo bianco (Populus alba) risultano essere le specie

più comuni. Nelle vicinanze del Rio Strettoia, questo bosco, rimane allagato fino a primavera inoltrata, creando un ambiente suggestivo; nella lama d’acqua che si crea vive l’erba vescia (Utricularia australis), pianta che rimane flottante nell’acqua senza ancorarsi al suolo. L’erba vescia è di notevole importanza sia per la sua rarità sia per l’ecologia; è una specie poco frequente che integra il suo fabbisogno in azoto catturando, tramite apposite vescicole, piccoli organismi acquatici. In alcune aree, come già detto in precedenza, troviamo pioppeti artifi- ciali, con pioppo bianco e pioppo canadese (Populus x canadensis), accompagnati da flora erbacea delle zone agricole.

4. La vegetazione dei fossi e dei canali: sono diverse le specie vegetali che vegetano in fossi e canali ed occupano generalmente piccole su- perfici. Alcune di queste fitocenosi, censite nel 1997, sono scompar- se a causa dell’allargamento lato acqua dell’argine di contenimento. Di fatto questo allargamento ha comportato la diminuzione del fosso compreso tra il piede dell’argine e il canneto (lato Montignoso) che era ricco di entità acquatiche che sono attualmente in regressione in quella zona (genere Callitriche, Ceratophyllum demersum, Zannichel-

lia palustris, Potamogeton pusillus, Veronica anagallis-aquatica, Na- sturtium officinale). Anche le ninfee bianche (Nymphaea alba) sono

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