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Aree urbanizzate: aree comprendenti abitazioni e manufatti, insedia menti industriali, depositi di stoccaggio;

L’ evoluzione del paesaggio

9. Aree urbanizzate: aree comprendenti abitazioni e manufatti, insedia menti industriali, depositi di stoccaggio;

10. Strade.

Assetto attuale dell’area dove si possono notare i chiari centrali e come il bosco e la vegetazione si siano riappro- priati delle aree degradate - Cartoteca Regione Toscana

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Il percorso storico

Rispetto agli anni 2000, dal confronto con i rilevamenti di Puglisi & Ta-

verni 200010, si nota la variazione di superficie di alcune delle tipologie

ambientali.

I boschi igrofili, sono più estesi grazie all’occupazione delle aree che si sono prosciugate con il risezionamento della fossa fiorentina, delle aree coltivate abbandonate, delle aree occupate dai depositi di marmettola o pezzami di scarto della lavorazione del marmo (zona nord prossima alla ferrovia), dell’area occupata dall’ex tartufaia e dell’area dove era stata co- struita la pista da motocross.

Queste aree sono occupate da un bosco più giovane dominato da pioppi e salici. Un altro cambiamento rilevante causato dall’innalzamento del livello idrico, dovuto alla regimazione delle acque avvenuta con l’argi- natura, e ad un probabile sprofondamento dell’alveo palustre, è la ridu- zione della copertura arborea nelle parti prossime all’area palustre e ad una regressione del canneto percepibile nei settori settentrionali da esso occupati. Inoltre, anche se il canneto si è espanso a danno dei cariceti, la sua superficie si è ridotta con la creazione dei chiari centrali dove l’acqua permane per lunghi periodi con livelli superiori al metro.

Inquinamento

Questo paragrafo riguarda una tematica importante che ha investito l’area palustre: l’inquinamento.

Nonostante il Lago di Porta rappresenti una importantissima oasi naturale del nostro territorio è stato a lungo un luogo dimenticato, scenario di azio- ni e disturbi di degrado. Per molto tempo il lago ha vissuto una situazione critica di abbandono sebbene già nel 1971 iniziarono i primi passi per una sua tutela con il riconoscimento di Oasi provinciale.

Di fatto l’area a partire dagli anni ’60 è stata utilizzata, sia per mancanza di zone di raccolta che per negligenza, come discarica, in maniera abusi- va o con il tacito consenso dei proprietari.

Le bassure del lago e dei terreni limitrofi erano perfette per il disfacimento dei materiali di scarto delle lavorazioni e rifiuti di vario genere in grandi

10 Luca Puglisi e Marco Taverni, Il popolamento di uccelli del Lago di Porta, anno 2000

39 Il percorso storico

quantità. Il principale elemento di degrado, che ha interessato una larga porzione dell’area palustre in seguito all’azione delle attività estrattive po- ste al di là della ferrovia, è il riversamento della marmettola nei corsi d’ac- qua confluenti nel lago, polvere rassodata delle lavorazioni del marmo di colore bianco già visibile dalle foto del 1965 all’interno dei principali fiumi Versilia e Rio Strettoia.

L’immissione di tale polvere nei corsi d’acqua ha comportato un innalza- mento del terreno con la presenza di forme di inquinamento fisico e chi- mico con effetto negativo sia sulla flora che sulla fauna del lago. Inoltre con l’innalzamento del terreno è venuta meno, durante gli anni ’80, la capacità di contenimento del lago che ha portato a innumerevoli strari- pamenti.

Questo tipo di degrado si è localizzato in particolar modo nell’area nord tramite l’utilizzo di condotte abusive e mezzi meccanici, dove le enormi vasche di decantazione, utilizzate per facilitare la sedimentazione degli scarichi reflui delle lavorazioni dei materiali lapidei, hanno invaso gran parte dello specchio lacustre provocandone un rapido interramento e la perdita dei caratteri di zona umida, in quanto aeree non più allagate ne- anche periodicamente.

Lo strato di materiale depositato non ha compromesso solamente l’area nord ma ha interessato anche parte del lago, depositandosi sul fondo, e nelle aree circostanti.

Tuttora è un elemento di degrado sebbene una piccola parte di sedimenti è stata tolta con il progetto di rinaturalizzazione del Bacci e la vegetazio- ne, in particolare il bosco, si è appropriata di queste zone.

Attualmente attività di sversamento di acque reflue cariche di sedimenti avviene ad est di via del Lago, nel comune di Pietrasanta, nel cariceto attiguo. Inoltre l’area di stoccaggio ad ovest della medesima strada rappre- senta un forte elemento di degrado dal punto di vista paesaggistico. Ma il riversamento di marmettola è solo uno dei molti elementi di inquinamen- to che si sono susseguiti nell’area.

Durante gli anni ’80 fu realizzata una pista da motocross nella zona a sud, in corrispondenza della confluenza tra il Rio Strettoia e il Versilia. Questa

attività di forte impatto ambientale, è stata svolta fino al periodo tra il ‘95 e il 2000.

Gli elementi di degrado erano costituiti dalla modellazione del terreno con dossi e cunette, da copertoni di automobili, manufatti utilizzati come arredo per la pista e da un disturbo provocato alla fauna e alla flora. Sem- pre durante gli anni ’80 furono realizzate delle serre per attività floro – vi- vaistica congiuntamente al rialzo del terreno, per tartufaia, con materiale apportato nella zona centrale dell’area.

Oltre ad un degrado causato dalle stesse serre, dai rifiuti solidi prodotti, era di notevole importanza quello causato dai pesticidi, riversati nel terre- no per le lavorazioni, che utilizzati in una zona così importante potevano provocare seri danni.

Anche questa area risulta oggigiorno ricoperta completamente dal bosco che ne rende difficoltoso anche solo l’accesso.

L’area oltre a ciò fu utilizzata, come detto in precedenza, come discarica, dove piccoli e grandi automezzi scaricavano rifiuti di vario genere che spesso venivano bruciati contribuendo ad un inquinamento gassoso, a ri- schi di incendi e all’inquinamento delle acque.

La pratica degli incendi risultava essere ricorrente anche in varie parti del lago, sia come atto di teppismo sia per la preparazione di spazi aperti utilizzati dai bracconieri per la caccia illegale.

Si ricorda in particolar modo l’incendio che nel marzo del 1999 ha inte- ressato 4 – 5 ha dell’area.

Elementi di impatto per l’ambiente come la costruzione di capanni da caccia, abbandono rifiuti, disturbi alla fauna e incendi non solo erano dannoso per la vegetazione ma anche per la fauna del lago e l’avifauna migratoria.

Non mancarono inoltre gli interventi abusivi da parte dei privati, come l’escavazione di canali per procedere al prosciugamento del lago.

Un altro elemento di inquinamento interno all’ area è rappresentato da diverse linee elettiche, tra le quali una attraversa l’intero alveo, che co- stituiscono un possibile pericolo di elettrocuzione e impatto sulle specie ornitiche di valore conserazionistico e non solo.

Confluenza del Rio Strettoia con il Versilia, carichi di mar- mettola

Foto del 1965, visibili nella parte Nord i sedimenti di mar- mettola trasportati dal Rio Strettoia - Tratta dall’IGM

Foto del 1982, visibili nella parte Nord i sedimenti di mar-

Foto anteriore al Progetto per la sistemazione idraulico ambientale del Lago di Porta 1995, sulla destra è visibi- le la pista da motocross e l’area occupata dalle serre; in alto, nelle vicinanze della ferrovia si notano le vasche di decantazione della marmettola ricoperte da vegetazione rada - Tratta dal WWF

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Il percorso storico

Ma il fattore inquinamento non può essere analizzato solamente all’ inter- no dell’area ma è necessario porre l’attenzione anche alle aree limitrofe. Di fatto a non più di 200 m di distanza dal delicato ecosistema di grande pregio ambientale, quale il Lago di Porta, si ha la presenza della discarica “ex Cava Viti” o “Cava Fornace”.

Quest’ultima sorge all’interno delle Rupi di Porta, al di sopra dei resti della fortificazione del Salto della Cervia in corrispondenza della quale si trovano falde acquifere che alimentano sia il lago che l’acquedotto di via Cugnia che approvvigiona le zone di Querceta e di Forte dei Marmi. La discarica nasce nel 1997 come discarica sperimentale di II categoria di tipo B per lo smaltimento delle lavorazioni lapidee ossia di marmettola ed è situata all’interno di una ex cava utilizzata un tempo per l’estrazione di calcare destinato alla produzione di sottofondi e calce.

La discarica inizialmente venne utilizzata per l’accumulo di marmettola proveniente da Verona, sia perché in Versilia molti preferivano smaltirla nei fiumi e sia per una diminuzione delle lavorazioni del marmo a valle, sempre più concentrate sui monti.

Nel giro di poco tempo i laboratori del marmo vennero spostati e di con- seguenza venne spostata anche la marmettola che sarebbe dovuta finire nella Cava Fornace.

Fu deciso a questo punto di autorizzare lo stoccaggio di altri tipi di rifiuti in modo da compensare le entrate economiche mancanti. Nel 2001 la Provincia di Massa Carrara autorizzò il conferimento per 3 mesi, con un quantitativo massimo di 35.000 tonnellate, di miscele di rifiuti per lo stoc- caggio finale (codice CER, Catalogo Europeo Rifiuti, 190202), polveri di abbattimento fumi industriali (CER 100203) e scorie di acciaierie (CER 100201). Dopo i tre mesi il permesso fu rimosso solamente per le polveri di fumi industriali.

Negli anni successivi furono autorizzati vari ed ulteriori CER tanto che nel 2006, al momento del passaggio della titolarità da parte della Pro- vincia di Massa Carrara alla Programma Ambiente S.p.a., fu autorizza- to lo stoccaggio di terra e rocce (CER da 170501 a 170504), minerali comprensivi dei prodotti di lavorazione metallurgiche (CER da 170501 a

1791209), materiali da costruzione contenente amianto (CER da170105 a 170605) e fanghi di dragaggio e lavaggio di impianti industriali (CER da 170502 a 170506).

Nel 2007 la discarica venne riclassificata dalla Provincia di Massa Carrara come “discarica per rifiuti speciali non pericolosi” e fu rilasciata l’autoriz- zazione per 48.000 mc di marmettola, terre e rocce, materiale di costru- zione contenente amianto e 13.000 mc relativi all’esclusivo riposiziona- mento del CER 191302 illegalmente conferito.

Questa riclassificazione avvenne senza la Valutazione d’Impatto Ambien- tale (VIA) e con il parere contrastante del Ministero dell’Ambiente, dell’ ARPAT e dell’ ANPIL del Lago di Porta che intendevano mantenere sola- mente lo smaltimento dei rifiuti della lavorazione del marmo.

In questi anni si formò il Comitato dei Cittadini che fece ricorso al TAR di Firenze ma nel 2009 fu rigettato.

A questo seguì anche una inchiesta pubblica che rilevò delle anomalie procedurali nelle autorizzazioni, senza ottenere però nessun risultato. È proprio durante l’inchiesta che venne fatta la richiesta di ampliare la discarica aumentandone l’altezza da 20 a 110 m sul livello del mare in 15 anni.

Nel 2011 fu rilasciata l’autorizzazione per lo stoccaggio di altre due ti- pologie di rifiuti: i CER 0105.99, appartenenti alla famiglia dei “fanghi di perforazione ed altri rifiuti di perforazione” ossia materiale derivante da trivellazioni di grandi opere, come ad esempio quelle realizzate per la linea ad alta velocità a Firenze, Genova e Bologna, ma anche detriti provenienti da scavi di galleria, e i CER 17.01.07 “Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17.01.06, appartenenti alla famiglia 17.01 ovvero cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche.”

Entrambe le tipologie comportavano la criticità della presenza di idrocar- buri e metalli pesanti.

Nel 2012 furono conferiti nella discarica 314 tonnellate di terre e rocce di scavo provenienti dall’ex cava Bargano, nel comune di Villanova del Sillaro, in provincia di Lodi, una discarica abusiva definita più volte come

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Il percorso storico

bomba ambientale.

In questa ex cava furono stoccati tra il 1960 e il 1965 molti fusti che con- tenevano diossina, pericoloso materiale che corrodendo i recipienti si ri- versò nel terreno, contaminandolo.

Quello che venne accolto nella Cava Fornace fa parte dei 1.100 mc di materiale tra terre contaminate e a media contaminazione rimasti da smaltire dopo l’opera di bonifica.

I Camion da Bergamo a Montignoso furono accompagnati da una comu- nicazione della Provincia di Lodi con la quale veniva segnalato il “con- ferimento di terreno contaminato da diossine all’impianto sito in località Porta adibito a discarica”.

Questi materiali furono trasportati da soggetti indagati per illeciti sulla bonifica di Cornigliano (Genova) e segnalati dalla Direzione investigativa Antimafia.

Anche la società Programma Ambiente Apuane, nel 2014, ricevette una informativa antimafia interdittiva che comportò l’annullamento di un contratto con l’Emilia Romagna per lo smaltimento delle macerie del terremoto.

A Giugno dello stesso anno i gestori della cava chiesero il permesso di realizzare un depuratore per il percolato, prodotto dai rifiuti, che sarebbe stato riversato nella Fossa Fiorentina (canale che alimenta il Lago di Por- ta, che a sua volta riversandosi nel Versilia sbocca in mare).

Questo progetto non venne approvato e nel 2016 la ditta ha presentato domanda alla Regione per una “Richiesta di Variante non sostanziale” con la quale veniva richiesto di modificare gli argini della discarica, in- stallare pompe per l’estrazione del percolato, abolire il vincolo di con- ferire il 70% di marmettola e inerti ed il 30% di altri rifiuti speciali non pericolosi e RCA (Rifiuti Contenenti Amianto), modificare la gestione a trincea dell’amianto, smaltire manufatti con codice CER 170605, annul- lare l’esclusione dei fanghi di dragaggio di provenienza marina, avere una deroga per lo scarico in fognatura dei solfati in quantità 10 volte superiore rispetto al limite.

Inoltre nel 2016 sono state conferite in questa discarica tonnellate di terre

dell’area ex Farmoplant di Massa contenenti una concentrazione di idro- carburi superiore alla soglia.

Per quanto riguarda l’amianto il suo conferimento proveniente dalle co- perture dei territori limitrofi alla cava non è necessario per il nostro ter- ritorio in quanto, secondo osservazioni delle Autorità competenti, quello proveniente dalla Provincia di Massa Carrara durante il 2014 era circa il 7% del totale conferito mentre quello proveniente dalla Provincia di Luc- ca era del 4%. Il resto era stato stoccato da altre 34 Province.

Le negligenze attuate poi nella progettazione della discarica stessa riguar- dano il fondo di impermeabilizzazione in HDPE e argille che non tiene conto delle eventuali reazioni chimiche esotermiche che potrebbero svi- lupparsi tra i diversi composti chimici e che la sua garanzia è di circa 30 anni e non illimitata nel tempo.

Inoltre secondo quanto riportato dai Professori del Dipartimento di Scien- ze della Terra dell’Università di Pisa, chiamati dal comitato cittadino, “nell’area in esame il substrato è rappresentato da formazioni caratteriz- zate da elevata permeabilità e da cattive caratteristiche geomeccaniche, dovute alla presenza di numerose discontinuità di origine tettonica, come fratture e faglie, che rappresentano oggettive linee di debolezza”.

“È quindi plausibile che, in presenza di un terremoto, si possa verificare una rottura dello strato impermeabilizzante con infiltrazione di percolato nel substrato che, in base alle evidenze degli studi condotti, potrebbe en- trare in diretto contatto con la falda sia superficiale che profonda. Questo inquinamento potrebbe colpire una zona particolarmente vulnerabile dal punto di vista ambientale e fortemente antropizzata”.

L’area della discarica sorge quindi su una zona vulnerabile dal punto di vi- sta sismico, geomeccanico, geologico e idrogeologico ed è al di sopra di 3 sorgenti, che attraverso la Fossa Fiorentina si riversano nel Lago di Porta, utilizzate come risorsa potabile (acquifero profondo) per i territori vicini. È evidente, da quanto detto, come la cava rappresenti un fattore di rischio altissimo non solo per l’inquinamento del Lago ma per un possibile inqui- namento irreversibile dell’intero territorio Versiliese.

Vista interna della discarica Rifiuti presenti in discarica tra cui l’amianto

Ingresso alla discarica di fronte all’area palustre Vista interna della discarica

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