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L’utilizzo delle piante palustri Tradizione locale

Le attività tradizionali connesse all’utilizzo delle piante palustri, praticate nella zona umida del Lago di Porta fino al secondo dopoguerra, consiste- vano nella raccolta di alcune delle specie vegetali per rivestire i fiaschi, riempire materassi, impagliare sedie, fare scopini, cesti ecc.

Queste attività di notevole importanza culturale e di memoria storica sono state riprese grazie ai corsi iniziati nel 2005 che hanno lo scopo di diffondere la conoscenza e l’arte di queste lavorazioni.

Di seguito sono illustrate le specie vegetali utilizzate, le loro caratteristi- che e i loro utilizzi in Toscana e a livello locale.

I prati umidi a carici: Nel Lago di Porta le carici, piante appartenenti al

genere Carex della famiglia delle Cyperacee, si trovano nelle zone umide in cui il substrato è intriso di acqua. Le specie di questa famiglia, tra le più frequenti sono il sarello (Carex elata), il carice di sponda (Carex riparia) e il carice maggiore (Carex pendula), assomigliano alle Graminacee ma hanno un fusto generalmente triangolare e senza nodi, appartengono alle zone umide e la loro impollinazione avviene tramite il vento. Le loro fo- glie, emerse, formano dei ciuffi caratteristici.

Nei prati umidi, insieme alle carici sono presenti la mazza d’oro, l’Iris giallo o giaggiolo palustre, l’altea e il caglio delle paludi. Fino agli settan- ta, le carici, erano raccolte in diverse paludi della Toscana settentrionale, tagliate e successivamente trasportate in luoghi adatti per l’essiccazione. Nell’inverno erano poi utilizzate per i rivestimenti di damigiane e fiaschi, nella produzione di borse, per la realizzazione di trecce con cui legare agli e cipolle e per l’impagliatura delle sedie.

A Montignoso, le carici venivano tagliate una volta all’anno, nel periodo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.

Le foglie, una volta seccate all’ombra, venivano vendute a peso; spesso per ragioni economiche le foglie venivano fatte seccare per pochi giorni in modo da pesare di più all’atto della vendita. In dialetto Montignosino le carici sono chiamate pagchjetta, pagchjeton a seconda della larghezza delle foglie.

Di seguito sono analizzate le varie tipologie di carici.

1. Carex elata (carice di sponda): Pianta perenne che può formare cespi cilindrici, robusti e densi; presenta foglie lunghe e strette, circa 5 mm, con margini che sono taglienti per la silice accumulata. I fusti sono esili con foglie lineari e una lunga guaina chiusa, dove per guaina è intesa la parte della foglia che avvolge il fusto alla base per la sua protezione. Le spighe sono erette e portate da fusti rigidi e triangolari: quelle inferiori sono femminili, quelle superiori sono maschili carat- terizzate da una forma più lunga e stretta rispetto alle prime. Questa tipologia cresce prevalentemente lungo le sponde dei fossi e dei canali e lungo i bordi dei chiari.

2. Carex riparia (carice di sponda): Pianta erbacea perenne e robusta che forma grossi cespi alti che raggiungono il metro e mezzo di al- tezza. Ha un fusto triangolare con guaine basali generalmente intere senza nervi reticolati. Le foglie hanno una larghezza che varia tra i 6 – 15 mm e spesso superano il fusto. Sulla sommità si trovano 2 – 3 spighe di tipo maschile e 3 – 4 spighe di tipo femminile. Questa tipo- logia è caratteristica delle sponde dei canali e dei corsi d’acqua e delle rive degli stagni.

3. Carex pendula (Carice maggiore): Pianta con cespi alti che raggiun- gono il metro e mezzo di altezza con una base avvolta da guaine di colore bruno – rossastre, reticolate. Le foglie sono più corte rispetto al fusto, sono di colore verde scuro, lucide e presentano tre nerva- ture ben visibili; le foglie che si trovano alla base sono larghe circa due centimetri e sono ricurve nella parte terminale. È una tipologia con fusto triangolare, robusto e tagliente, avvolto fino alla spiga dalle foglie. Nella parte apicale di ogni fusto è si trova una sola spighetta maschile generalmente eretta. Le spighe femminili si trovano al di sotto di quella maschile, in un numero che va da due a sei e con una lunghezza che arriva fino a quindici centimetri.

61 L’importanza naturalistica

Carex pendula

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L’importanza naturalistica

Tifa a foglie larghe (Typha latifolia):Tipologia di pianta caratterizzata da

infiorescenza cilindrica vellutata, simbolo degli ambienti umidi di acqua dolce. I suoi fusti sono eretti e raggiungono un’altezza compresa tra uno e tre metri; le foglie sono dotate di una ampia guaina basale, sono spesse e larghe dagli 8 ai 25 mm, lunghe fino a molti decimetri con terminazio- ne a punta. L’infiorescenza è formata da due spighe con asse ingrossato (spadici) che sono sovrapposte e posizionate all’apice del fusto: quella più grande è di tipo femminile, con forma cilindrica e involucro con setole, sotto ad ogni fiore, che contribuisce all’ aspetto cotonoso dell’infiorescen- za; quella maschile al contrario è più piccola e conica, collocata in posi- zione superiore. La sua propagazione avviene per seme attraverso un fusto sotterraneo perenne (rizoma), che ha sviluppo in senso orizzontale. Questa tipologia di pianta veniva utilizzata in diverse zone della Toscana, le foglie venivano seccate e intrecciate per il rivestimento dei fiaschi e delle damigiane oppure utilizzate per la riparazione delle sedie, per con- fezionare sottopentole ed altri manufatti domestici, per legare le piante orticole ai sostegni e per fissare gli innesti agli alberi da frutta.

A Montignoso le foglie utilizzate erano quelle delle piante che non fiori- vano, con le quali venivano rivestiti i fiaschi: queste piante erano chiama- te femmine mentre quelle con l’infiorescenza erano dette maschi per la presenza di due spighe che ricordano l’apparato sessuale maschile.

Per il loro aspetto cotonoso, le infiorescenze, venivano fatte seccare ed utilizzate per riempire i materassi.

Simile a questa tipologia è il coltellaccio, nome derivato dalla somiglian- za delle foglie ad un coltello, che ha un portamento analogo ma presenta delle infiorescenze differenti. Se le piante non sono fiorite le due specie possono essere confuse. La loro distinzione può essere fatta attraverso la forma, il colore, la dimensione delle foglie e la base del busto.

Nel coltellaccio le foglie sono a sezione triangolare, hanno un colore ver- de e generalmente non superano un metro di lunghezza; le foglie della tifa hanno una sezione a forma di lente, sono di colore verde bluastro e possono raggiungere fino i 2,5 metri. La base del fusto nel coltellaccio è rosa, mentre quella della tifa è biancastra.

Cannuccia di palude (Phragmites australis): È una pianta rustica, vigo-

rosa che si adatta bene a diversi ambienti. La sua propagazione avviene attraverso i semi e/o attraverso un fusto sotterraneo (rizoma) e crea densi popolamenti che riducono lo sviluppo di altre specie. Ha un fusto eretto e robusto, le foglie presentano una forma a lancia e sono larghe fino a 2 – 3 cm. Le infiorescenze sono pannocchie che si trovano nella parte apicale del fusto. In Toscana, la cannuccia, è stata per molto tempo raccolta al fine di realizzare stuoie, cannicci, di alimentare gli animali e di creare let- tiere nelle stalle. A Montignoso le pannocchie terminali erano utilizzate come scopini per i mobili mentre le cannicciate erano utilizzate per la costruzione di capanne. La cannuccia veniva raccolta in estate e venduta oppure falciata in primavera per farne foraggio fresco per il bestiame.

Salici (Salix sp.pl): Diverse specie di salici venivano utilizzate nelle attività

tradizionali; a Montignoso i rami venivano tagliati e messi a seccare dopo aver tolto la corteccia. Durante l’utilizzo venivano immersi nell’acqua in modo da poterli piegare meglio. Ancora oggi i salici vengono utilizzati per la realizzazione di cesti, bareje (sorta di barella per trasportare il letame ecc), capagne (grandi cesti utilizzati per il fieno), per legare viti, pomodo- ri e altre piante. Tra le specie utilizzate troviamo il torchio, il salice bianco e il salice da ceste che localmente è chiamato vimini. Il Torchio (Salix

alba subsp. Vitellina) è riconoscibile dai rami per il loro colore giallo; è

una specie di salice bianco che è frequentemente coltivata ai bordi dei campi e dei fossi e allevata a capitozza. Prima del getto primaverile i suoi rami vengono recisi. È un albero di media grandezza che cresce su suoli umidi e posizioni assolate, molto frequente dei nostri ambienti d’acqua dolce. Presenta delle foglie a forma di lancia con breve picciolo, di colore chiaro nella pagina inferiore che consentono una rapida riconoscibilità anche a distanza. I fiori, maschili e femminili, sono riuniti a formare delle spighe con asse flessibile e si formano prima della comparsa delle foglie. I salici arborei crescono in maniera rapida ma hanno una vita breve. I rami giovani sono utilizzati come materiale da intreccio per la creazione di cestini e oggetti simili e per rivestire damigiane e fiaschi da vino.

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