DALLA COSTRUZIONE DEL PROFILO DI SALUTE ALLO SVILUPPO DELLA COMUNITA’ IN LUNIGIANA
3.1 La mia indagine e i risultati attes
La mia esperienza professionale e l’analisi del Profilo di Salute, dell’Immagine di Salute e del Piano Integrato di Salute mi hanno permesso di fare una valutazione precisa del territorio, delle caratteristiche della popolazione, delle dinamiche relazionali e culturali, dei bisogni e delle risorse formali e informali presenti, ho potuto fare un’analisi complessiva, funzionale ad individuare le aree critiche e problematiche studiando azioni mirate al benessere e al miglioramento della qualità della vita. Ho potuto approfondire ed analizzare alcuni fattori di rischio e criticità emergenti sul territorio, tra le quali: progressivo invecchiamento della popolazione, la crisi economica e l’isolamento ambientale. Negli anni ho osservato un progressivo aumento delle problematiche di carattere sociale, nonché il determinarsi di una tipologia di bisogno sempre più complesso al quale i servizi devono rispondere a fronte di una diminuzione delle risorse. Da qui la crescente esigenza di elaborare nuove progettazioni e di ottimizzare le risorse presenti a livello territoriale. Il Territorio della Lunigiana, come descritto nelle pagine precedenti, è da sempre particolarmente attivo e sensibile a livello di comunità, la sua storia è legata ad una tradizione di solidarietà, associazionismo e valorizzazione del terzo settore. In tale ottica la mia professione sempre di più sta incrementando il lavoro di rete e di collaborazione inter-istituzionale, di servizio sociale di comunità, spesso in sordina, senza che nessuno se ne accorga, senza chiamarlo con il suo vero nome e spesso senza nemmeno la consapevolezza di farlo, dando spesso per scontato tutti quegli aspetti tecnici e professionali che hanno determinato un’azione, con il rischio di non dare la giusta importanza ai caratteri di specificità e scientificità che sono alla base del lavoro sociale.
Per questo motivo, dopo un’accurata riflessione sulla mia esperienza professionale, quello che mi sono prefissata di indagare in questa tesi è il servizio sociale di comunità in Lunigiana ed in particolare la costruzione del Profilo di comunità come tecnica di sviluppo della comunità
129 stessa, così come ho potuto apprendere dalle trattazioni di Elena Allegri, Elvio Raffaello Martini e Franco Vernò. La mia indagine vuole, quindi, verificare se la costruzione del Profilo di Salute della Lunigiana ha veramente migliorato il servizio sociale di comunità e sviluppato il senso di comunità. Nelle pagine che seguono cercherò di ricostruire il processo che ha portato alla costruzione del Profilo di Salute della Lunigiana, attraverso l’analisi dei verbali delle riunioni, dei tavoli di concertazione, dei focus group, archiviati presso la segreteria della Società della Salute e l’analisi del Profilo di Salute, dell’Immagine di Salute e del Piano Integrato di Salute della Lunigiana, consapevole di poter documentare solo come è avvenuto il processo di costruzione e non le sensazioni, le preoccupazioni, i sentimenti, le critiche, le rivalità, gli scontri, non rilevabili senza un’osservazione diretta e partecipata. La letteratura che ho approfondito nella prima parte della tesi mi ha aiutato a focalizzare gli elementi su cui concentrare la mia osservazione, in particolare la tecnica di costruzione del Profilo di comunità viene ben descritta da Elena Allegri, che lo definisce un modo di osservare e studiare la comunità, mettendo assieme diversi dati provenienti dalle diverse fonti di coloro che conoscono il territorio, un buon modo per prendere contatti stabili con la comunità e di attivare processi di cambiamento.265 Rispetto al metodo, questi profili vengono creati da gruppi di professionisti che s’incontrano facendo interviste a persone significative della comunità, focus group, analisi dei dati statistici e confronto con i cittadini. La logica sottesa a tutte le proposte che l’autrice presenta prevede l’adozione di un approccio collaborativo fra i diversi attori, basato sulla partecipazione di rappresentanti della comunità in tutte le fasi, l’uso di dati primari e secondari, diversi step di confronto con la popolazione sui risultati ottenuti, anche parziali. Secondo l’autrice, due domande possono guidare la scelta di dare avvio al processo: quali caratteristiche presenta la comunità con cui si vorrebbe collaborare? Quale cambiamento si vorrebbe perseguire, con quali obiettivi, a quale livello?266 La prof.ssa Allegri sottolinea che è importante creare un gruppo di coordinamento che faccia da centro organizzativo delle iniziative da intraprendere, nominando rappresentanti. È inoltre importante conoscere le caratteristiche della comunità, creare momenti di conoscenza tra i diversi attori per aumentare la possibilità di far girare le informazioni, le competenze e le conoscenze, conoscere esperienze già maturate in altri territori, curare i processi e le relazioni organizzando sistematicamente occasioni di confronto fra partecipanti. In questo modo ciò
265
Allegri E. (2015), Il servizio sociale di comunità, Carocci Faber, Roma
266
130 che si è già sperimentato in altri luoghi può essere argomento di confronto, sia sui punti di forza sia sui punti di debolezza. 267
Lo strumento che ho scelto di utilizzare per verificare se il processo di costruzione del Profilo di Salute ha migliorato il senso di comunità è l’osservazione partecipante268 di incontri pubblici promossi dalla Società della Salute della Lunigiana dal titolo: “La Società della Salute: i cittadini e i servizi”. Questi incontri vengono promossi in ogni Comune della Lunigiana e avranno compimento nell’Agorà della Salute, un istituto di partecipazione, previsto nella Società della Salute, insieme al Comitato di Partecipazione e alla Consulta del terzo settore, per favorire la partecipazione dei cittadini attraverso uno scambio diretto di esigenze, opinioni e critiche.
Ciò che mi prefiggo di osservare, quale risultato atteso della costruzione del Profilo di Salute è il senso di comunità, così come viene definito da Elvio Raffaello Martini, basato sull’idea di base che nelle comunità stesse ci sono risorse individuali e territoriali non sufficientemente valorizzate.269 Secondo l’autore, il senso di comunità è l’insieme dei sentimenti, convinzioni e percezioni che mantengono il legame affettivo e permettono alle persone di sentirsi parte di un tutto e di avere la convinzione di essere affettivamente importanti gli uni per gli altri e di prevedere che i propri bisogni potranno esser soddisfatti in virtù di tale appartenenza.270 La comunità viene, quindi, considerata soggetto politico271 nel momento in cui partecipa, attraverso le istituzioni e i meccanismi democratici, alla formazione delle scelte che influiscono sulla sua vita. Essere soggetto politico vuol dire partecipare al gioco decisionale in modo esplicito e stabile
In particolare, l’autore definisce il governo di una comunità come il risultato di più o meno intenzionali processi di collaborazione e di partecipazione che si verificano nella comunità stessa e fuori di essa, sono molti e diversi gli attori che concorrono a determinare le scelte, in una pluralità di giochi e percorsi che si intrecciano, sovrappongono, rinforzano e ostacolano reciprocamente. Partecipazione, collaborazione e leadership sono i principali processi che assicurano la governabilità di un sistema. 272
267
ibid
268
Semi G. (2015) , L’osservazione partecipante, Il Mulino, Bologna 269
Martini E. R., Torti A. ( 2003) , Fare lavoro di comunità. Riferimenti teorici e strumenti operativi, Carocci Faber, Roma
270
Martini E R,. Sequi R. (1995), La comunità locale. Approcci teorici e criteri di intervento, NIS, Roma
271
Martini E. R., Torti A. ( 2003) , Fare lavoro di comunità. Riferimenti teorici e strumenti operativi, Carocci Faber, Roma
272
131 Sulla base della definizione di questi concetti, i risultati attesi della mia indagine sono il miglioramento del senso di comunità attraverso:
- Buona partecipazione - Buona collaborazione
alla soluzione/gestione dei problemi indicati dalla comunità stessa.
Al fine di poter valutare se il percorso studiato ha prodotto i risultati attesi, ho costruito degli indicatori di risultato scomponendo i concetti che lo esprimono nelle sue proprietà, ossia nei suoi elementi costitutivi che ne definiscono l’essenza.
Una volta identificati gli indicatori, passerò poi alla loro operazionalizzazione, attraverso lo strumento dell’osservazione partecipante.
Riprendendo il concetto di partecipazione definito da Elvio Raffaello Martini e da Franco Vernò, intendo partecipazione come il processo attraverso il quale i normali cittadini possono contribuire alla formazione delle decisioni rispetto a questioni che riguardano la comunità e, di conseguenza, poter esercitare un’influenza sui fattori che condizionano la propria vita.273 Nonché una strategia che serve a migliorare le risposte che le politiche sviluppano nei confronti dei cittadini, grazie a un processo di sintesi di conoscenze, di significati, di punti di vista, di interessi, guidato dalla volontà di definire obiettivi comuni e di operare scelte e azioni in modo integrato e cooperativo.274 In particolare Vernò identifica numerose forme e modalità di partecipazione che vanno dal livello basilare dell’ascolto alla possibilità di controllo diretto sulle scelte da parte dei cittadini. Se la partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni è considerata un processo in cui i soggetti prendono parte in modo attivo alle diverse fasi decisionali delle istituzioni, alla definizione e realizzazione di programmi in funzione delle caratteristiche dei contesti e degli ambienti che vivono, allora l’azione partecipativa va considerata come indissolubilmente legata allo sviluppo del senso di appartenenza a una comunità.275
Gli indicatori di risultato individuati per la partecipazione sono: 1. Numero presenti all’incontro
- presenza rappresentanti istituzioni - presenza terzo settore
273
Ibid, pp.58-59
274
Vernò F. (2007), Lo sviluppo del welfare di comunità. Dalle coordinate concettuali al lavoro di gruppo, Carocci, Roma, pp.48
275
132 - presenza cittadini
È significativo il numero di persone che parteciperanno agli incontri e la loro differente appartenenza: rappresentanti delle istituzioni, appartenenti al terzo settore oppure semplici cittadini;
2. Comunicazione efficace: - livello di ascolto
- comunicazioni chiare/non chiare - troppe/poche informazioni
La comunicazione, durante gli incontri, è un buon veicolo di trasmissione delle informazioni necessarie ad instaurare una buona partecipazione, verrà valutato quindi il livello di ascolto, la chiarezza delle informazioni e la quantità delle informazioni fornite; tenendo conto che il maggiore livello di ascolto, la maggiore chiarezza delle informazioni e la giusta dose di informazioni facilitano la partecipazione. Secondo Vernò se le istituzioni operano in modo più aperto, curando l’informazione, spiegando in modo chiaro cosa si fa, come, come si adottano le decisioni, riescono a favorire il coinvolgimento continuo di tutti i soggetti del sistema, ad evitare disuguaglianze, a favorire percorsi equi e ad aumentare la fiducia nel rapporto tra istituzioni e cittadini.276
3. Modo di porsi di fronte ad un problema emergente: - Rivendicare un diritto
- Organizzare una domanda e aspettare una risposta
- Condividere le responsabilità nel concorrere alla soluzione del problema 4. Clima durante gli incontri
- rivendicativo - conflittuale - di fiducia
Questi due indicatori mi aiuteranno a definire il tipo di partecipazione. Secondo Martini le forme in cui si esprime la partecipazione sono di tre tipi:277
- la modalità rivendicativa, che si mette in atto per rivendicare il rispetto di ciò che è ritenuto un proprio diritto o per impedire azioni che potrebbero danneggiare i propri diritti;
276
ibid
277
133 - la partecipazione come organizzazione della domanda, che ha una valenza consultiva e mantiene la separazione netta tra chi avanza richieste e chi si attiva per fornire risposte;
- la modalità collaborativa negoziale, che prevede una condivisione di responsabilità e significa anche impegno per concorrere alla ricerca e all’attuazione delle soluzioni. 5. Sentirsi libero di fare critica:
- atteggiamenti produttivi
- atteggiamenti di accondiscendenza - atteggiamenti di contro-dipendenza
Un aspetto importante da valutare è la critica, la sua legittimità e possibilità di espressione sono indicatori di garanzia alla partecipazione.
6. Autostima partecipanti - sentire di contare
- sentire di poter influenzare le decisioni - controllo sociale
- conflitto
La partecipazione ha effetti sugli individui,278 partecipare fa bene, rinforza l’autostima e diminuisce il senso di impotenza; ha effetti sulle relazioni sociali e sul senso di comunità, per partecipare la gente deve uscire di casa, incontrarsi, comunicare e ciò rinforza le relazioni, si alimentano e si ampliano le reti sociali attorno alle persone e ai gruppi, si creano nuovi legami. I rischi279 che la partecipazione comporta per gli individui riguardano il controllo sociale: aumentando le relazioni aumentano anche il controllo sociale che finisce per limitare la libertà individuale, ma sta alla scelta individuale trovare il giusto equilibrio fra sostegno sociale e controllo sociale. Altro rischio è il conflitto: la partecipazione può aumentare il conflitto ed il conflitto può attivare la partecipazione. Naturalmente, così come aumenta il conflitto aumenta anche la possibilità negoziale. La partecipazione è un’azione libera, non obbligatoria, che può solo essere facilitata, sostenuta, promossa, incentivata. Riprendendo il concetto di collaborazione definito da Martini, collaborazione significa progettare, valutare, decidere, risolvere problemi, scambiarsi idee e informazioni, realizzare
278
ibid
279
134 iniziative, coordinarsi nell’impiego di risorse, riguarda tutti i soggetti e tutti gli attori sociali.280 In alcuni casi le intese nascono spontaneamente fra alcuni soggetti del territorio, altre volte devono essere avviati veri e propri percorsi di avvicinamento. La collaborazione nella comunità avviene fra vari soggetti: fra la comunità e le istituzioni pubbliche locali, fra gli attori della società civile (associazioni di volontariato, associazioni sportive, culturali), fra i servizi pubblici del territorio e gli stessi operatori, fra le diverse istituzioni del territorio (scuola, aziende sanitarie, comune, polizia,…) fra istituzioni dello stesso tipo (le scuole di un territorio, i comuni di una zona,..) Sempre più spesso è compito dell’ente locale attivare e sostenere processi di collaborazione.
La scelta della forma da dare alla collaborazione dipende dagli obiettivi per i quali si collabora e dalle caratteristiche dei soggetti coinvolti, i loro desideri e la loro disponibilità ad accettare vincoli.
Gli indicatori di risultato individuati per la collaborazione sono: 1. Legami fra associazioni:
- Semplice scambio di informazioni
- Segnalazione di un problema (segnalare un problema a chi è in grado di soddisfarlo) - Collaborare su un caso (definire insieme obiettivi, interventi e verifiche)
- Collaborare su un problema specifico - Progetto comune rispetto ad un territorio
Secondo Martini la collaborazione fra gli attori della comunità può essere rappresentata su un continuum che va dallo scambio di informazioni (minimo) alla realizzazione continua di progetti partecipati (massimo). Man mano che aumenta la collaborazione, aumentano anche le difficoltà e sono sempre più necessari accorgimenti per prevenire e gestire eventuali problemi. Dal livello minimo, in crescendo, sono esempi di attività che riempiono di significati diversi la parola collaborazione: lo scambio di informazioni (le reti si tengono informate), la segnalazione di un problema (un soggetto segnala un problema ad un altro che è in grado di soddisfarlo), la collaborazione su un caso (diversi attori collaborano alla gestione di un caso), la collaborazione su un problema specifico (tutti insieme affrontano un problema), il progetto comune rispetto a un territorio (massimo livello di collaborazione).281
280
ibid
281
135 2. Organizzazione associazioni
- Rete - Coalizione
Martini colloca le forme organizzative della collaborazione lungo un continuum che va da un minimo di complessità (la rete) a un massimo (la coalizione). La rete indica legami poco strutturati tra gruppi e organizzazioni dello stesso tipo o diverse che condividono l’impegno rispetto a un particolare problema della comunità.282 In una rete non esiste una struttura formale di leadership. Una coalizione è un’alleanza formale tra organizzazioni che hanno deciso di collaborare su un obiettivo comune.283 Sviluppa un’organizzazione interna funzionale a prendere decisioni e gestire la leadership. I gruppi e le organizzazioni che formano la coalizione devono potersi muovere in modo unitario, impegnarsi nella progettazione e nella realizzazione di attività comuni, ma che tengano conto delle specificità di ciascuna per quanto riguarda le risorse, le competenze, le funzioni e le esperienze.
3. Motivazioni /perdita motivazioni:
- Consapevolezza che un insuccesso è causa delle persone
- Consapevolezza che un insuccesso è causa della mancanza di risorse
Un fenomeno ricorrente è la perdita di interesse e di motivazione, specialmente se i soggetti non sono abili nel riconoscere che la difficoltà non è legata alle persone, ma alla scarsità di risorse o alla cattiva organizzazione, si possono produrre fenomeni di “colpevolizzazione” reciproca che mina ogni altra futura possibilità di collaborare.
4. Coordinamento: - Gerarchico - Negoziale - Informale
Secondo Martini, una rete, per funzionare bene, deve disporre di un qualche meccanismo di coordinamento.284 Lo scopo finale è quello di ottenere un impatto maggiore delle attività delle organizzazioni coinvolte, attraverso la pianificazione e l’azione coordinata. La difficoltà maggiore è superare l’individualismo, la sfiducia, la competizione. Il ruolo di coordinamento deve essere in carico ad un ente che sia efficace e legittimato in questa funzione dai membri
282 ibid 283 ibid 284 ibid
136 della rete. Spesso è un ruolo svolto dal servizio pubblico. Possiamo ricondurre le forme di coordinamento a tre strutture:285
- gerarchico: si realizza all’interno di una stessa organizzazione, quando una persona ne è incaricata, la richiesta è formalizzata e sono possibili sanzioni per chi non si coordina; fra chi coordina e chi partecipa al coordinamento c’è una relazione gerarchica;
- negoziale: il coordinamento è gestito in modo formale, attraverso un comitato di coordinamento o un gruppo guida;
- informale: basato sull’influenzamento reciproco: le organizzazioni si riuniscono quando lo ritengono opportuno, si informano reciprocamente, non ci sono accordi scritti e non esiste nessuna forma di obbligo formalizzata.
5. Rispetto setting
- Orari di inizio e di chiusura
- Presenza di elementi di disturbo durante la riunione - Strutture non adeguate alle riunioni
La tabella sotto riportata, riassume il percorso della mia indagine:
CASO STUDIO RISULTATI ATTESI
PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL PROFILO DI SALUTE DELLA LUNIGIANA
Miglioramento del senso di comunità attraverso:
- Buona partecipazione - Buona collaborazione
alla soluzione/gestione dei problemi indicati dalla comunità stessa
STRUMENTO UTILIZZATO Osservazione partecipante di
incontri pubblici per promuovere cittadinanza
“ La Società della Salute: i cittadini e i servizi”
285
137 INDICATORI DI RISULTATO
PARTECIPAZIONE 1. Numero presenti all’incontro
- presenza rappresentanti istituzioni - presenza terzo settore
- presenza cittadini
2. Comunicazione efficace: - livello di ascolto
- comunicazioni chiare/non chiare - troppe/poche informazioni 3. Modo di porsi di fronte ad un problema emergente:
- Rivendicare un diritto - Organizzare una domanda e
aspettare una risposta
- Condividere le responsabilità nel concorrere alla soluzione del problema
4. Clima durante gli incontri - rivendicativo
- conflittuale - di fiducia
5. Sentirsi libero di fare critica: - atteggiamenti produttivi - atteggiamenti di accondiscendenza - atteggiamenti di contro- dipendenza 6. Autostima partecipanti - sentire di contare
138 - sentire di poter influenzare le decisioni
- controllo sociale - conflitto
COLLABORAZIONE 1. Legami fra associazioni:
- semplice scambio di informazioni - Segnalazione di un problema
(segnalare un problema a chi è in grado di soddisfarlo)
- Collaborare su un caso (definire insieme obiettivi, interventi e verifiche)
- Collaborare su un problema specifico
- Progetto comune rispetto ad un territorio
2. Organizzazione associazioni - Rete
- Coalizione
3. Motivazioni /perdita motivazioni: - Consapevolezza che un insuccesso
è causa delle persone
- Consapevolezza che un insuccesso è causa della mancanza di risorse 4. Coordinamento:
- Gerarchico - Negoziale - Informale 5. Rispetto setting
- Orari di inizio e di chiusura - Presenza di elementi di disturbo
durante la riunione
139