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GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE SERVIZI TERRITORIAL

TAVOLI TEMATICI SCUOLA

3.4 La valutazione dei risultat

I dati che ho raccolto sullo sviluppo di comunità hanno principalmente un carattere descrittivo più che valutativo, hanno validità solo all’interno dello specifico contesto culturale della Lunigiana e non hanno un’evidenza tale da essere generalizzati ad altri contesti.

Mi preme sottolineare, come ho già fatto in precedenza, che svolgo la mia attività lavorativa nel contesto valutato, pertanto, la mia osservazione è influenzata da percezioni sull’argomento trattato precedenti al lavoro di osservazione che ho svolto, nonostante la mia consapevolezza di poter influire sull’osservazione e la mia attenzione ad essere il più obiettiva possibile. Consapevole di questo, ritengo però che la mia esperienza sia stata utile nell’approfondire il tema della mia tesi.

Nello scrivere la valutazione dei risultati ho cercato di tenere a mente quanto sostiene Giovanni Semi: ricerca sul campo, analisi e scrittura non sono tre pratiche differenti anche vengono fatte in momenti differenti. Mentre siamo sul campo osserviamo e partecipiamo con la nostra soggettività e il nostro corpo e stiamo già scegliendo delle interpretazioni rispetto ad infinite altre, stiamo già, infatti, scrivendo annotazioni e note di campo che tutto sono fuorché esaustive e obiettive. Mentre scriviamo scegliamo, più o meno consapevolmente, delle interpretazioni che abbiamo dato nel passato e sopra le quali operiamo delle nuove e spesso fruttuose operazioni mentali, cioè ulteriori interpretazioni.333

Analizzare i dati significa far emergere alcune interpretazioni e costruire intorno ad esse un corpus più o meno coerente di argomentazioni che ne giustificano la scelta. Più che di verità, secondo Giovanni Semi scegliamo argomentazioni che trovano più umilmente un riscontro empirico nelle nostre esperienze di ricerca. Non esiste un’unica maniera per interpretare il materiale empirico, quella che viene scelta è solo una delle possibili, il processo va inteso in senso non burocratico, ma partecipato e creativo.334 Il compito è quello di mostrare ad altri ciò che abbiamo fatto sul campo, dando una forma scritta ad un’esperienza osservativa che consenta agli altri di vedere, leggendo, le nostre interpretazioni del mondo.335

Ma veniamo ora alla valutazione di quanto osservato.

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Semi G. (2015), L’osservazione partecipante, Il Mulino, Bologna

334

ibid

335

177 La partecipazione è suffragata da un buon numero di partecipanti, anche se va sottolineato che sono principalmente enti istituzionali, associazioni di volontariato strutturate e appartenenti alla Consulta e al Comitato, minore è la partecipazioni delle associazioni di volontariato non appartenenti agli organi di partecipazione della Società della Salute.

La partecipazione dei cittadini è stata decisamente scarsa, questo è sicuramente un aspetto da non trascurare visto che gli incontri erano indirizzati alla cittadinanza.

Si ritiene, comunque, che questo aspetto negativo non sia solo imputabile alla mancanza di partecipazione del territorio Lunigiana, ma che sia riconducibile anche alla generale sfiducia della popolazione nei confronti delle Amministrazioni Pubbliche. Questo è suffragato dal fatto che più associazioni, così come i Sindaci, si sono rammaricati della poca affluenza della popolazione, ritenendo che la motivazione sia legata al non aver mai sperimentato certe esperienze, certi che il loro esempio possa influire positivamente e si sono impegnati a fare da “cassa di risonanza” verso i singoli cittadini. Va tenuto conto, così come sostiene Martini che la comunità, per crescere, ha bisogno di tempi lunghi, i risultati si vedono più nel lungo periodo che nell’immediato, pertanto, ciò che posso aver rilevato oggi, potrebbe migliorare nel tempo, inoltre, collaborare costa in termini di fatica, di rischio di perdere la propria immagine per confondersi con gli altri, in termini di inefficienza, i tempi diventano spesso talmente lunghi che non sempre si guadagna in efficacia quanto si perde in efficienza.336 La comunicazione efficace facilita i percorsi di partecipazione, e, come è stato rilevato, le istituzioni prestano particolare attenzione nella divulgazione di dati, in maniera semplice e facilmente comprensibile, offrendo anche spunti di critica. Elemento anche questo che facilita la partecipazione. I partecipanti sentendosi liberi di fare critica, sentono di poter contare, di poter influenzare le decisioni e, così come è emerso dall’osservazione, la programmazione partecipata non è percepita come controllo sociale.

La partecipazione può essere definita di tipo collaborativo negoziale, che prevede una condivisione di responsabilità e significa anche impegno per concorrere alla ricerca e all’attuazione delle soluzioni.

Si colgono, però, differenze sia nella partecipazione che nella collaborazione fra le associazioni che sono parte attiva della Consulta e del Comitato e le associazioni che lavorano solo sul loro territorio. Le prime lavorano in sinergia, condividendo responsabilità per la

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178 soluzione di problemi legati all’intera comunità Lunigiana, possono essere definite una coalizione, hanno formalizzato la collaborazione su obiettivi comuni, con un’organizzazione interna funzionale a prendere le decisioni, si muovono in modo unitario nella progettazione e nella realizzazione, pur tenendo conto delle specificità di ciascuna per quanto riguarda le risorse, le competenze, le funzioni e le esperienze. Si percepisce che sono abituate a lavorare in sinergia, su progetti comuni. Le altre associazioni possono essere definite una rete, sono ancora abituate a lavorare sul singolo territorio, orientate al partecipare per risolvere un problema comune, ma contingente e limitato.

La motivazione alla collaborazione e alla partecipazione, colta durante la mia osservazione, è alta, istituzioni e associazioni sentono di poter contare, di poter influire sulle scelte politiche, consapevoli che gli insuccessi sono imputabili alla carenza di risorse, motivo ulteriore per mettere insieme quante più risorse per migliorare i servizi sul territorio.

La forma di coordinamento è decisamente gerarchica, diretta dallo staff della Società della Salute, e sembra da tutti ben accettata e funzionale alla pianificazione e azione coordinata. Da quanto è emerso, ritengo che si possa parlare di un buon livello di partecipazione e di collaborazione della comunità Lunigiana, anche se, come si è evidenziato in precedenza, si colgono alcune accezioni negative come la scarsa partecipazione dei cittadini, la differente modalità di partecipazione e di collaborazione delle associazioni appartenenti agli organi di partecipazione della Società della Salute e quelle che ne rimangono escluse, e il coordinamento gerarchico, che per certi aspetti è decisamente funzionale, ma per altri può essere interpretato come una scarsa autonomia e capacità di autodeterminazione delle associazioni di volontariato presenti sul territorio.

Nel delineare il percorso di costruzione del Profilo di Salute, e nel raccontare il tessuto associativo della Lunigiana, ho ritrovato alcune delle attività concrete con cui Martini descrive il servizio sociale di comunità: responsabilizzazione collettiva, sostegno alla collaborazione tra gli attori, facilitazione della partecipazione al coordinamento del sistema comunità, sviluppo delle relazioni e delle competenze.337 Secondo l’autore questo lavoro è complesso, e il tempo per svilupparlo è variabile, ma è utile procedere lentamente per poter garantire un risultato positivo. Il compito dell’assistente sociale è quello di facilitatore, rispettando così il principio di autodeterminazione della comunità nel suo insieme; la forza

337 ibid

179 dello sviluppo di comunità sta, infatti, nel “fare assieme” e soprattutto nel senso che i partecipanti danno a questo, al fine di motivarsi a proseguire l’azione comune. Mi sento, quindi, di poter affermare che il lavoro svolto in questi anni, di politica concertata per l’elaborazione del Profilo di Salute e dei conseguenti Piani Integrati di Salute ha contribuito a sviluppare il senso di comunità in Lunigiana, territorio comunque da sempre particolarmente attivo e sensibile a livello di comunità, con una sua tradizione di solidarietà, associazionismo e valorizzazione del terzo settore.

180

Conclusioni

Il Profilo di Salute della Lunigiana corrisponde ad una sorta di fotografia dello stato di salute della popolazione, nel quale vengono messi in evidenza alcuni determinanti di salute (analisi della popolazione, socio-economiche ambientali, stili di vita, stato di salute) la cui correlazione contribuisce a costruire il benessere o a determinare fattori di rischio per le persone. Con la costruzione del Profilo di Salute si è aperto un laboratorio permanente,338 indagando un’area importante, che spesso rimane esclusa che è quella della “salute percepita”. Al di là dei dati oggettivi, che ci dicono quali sono gli elementi di rischio che caratterizzano una comunità, quali sono le patologie più frequenti, quali servizi sono maggiormente utilizzati, diventa importante e innovativo avere conoscenza di quali problemi di salute percepiscono le persone che vivono nella comunità.

Per un buon governo della comunità locale, diventa indispensabile un processo di programmazione partecipato e condiviso, che si sviluppa e si adatta in base a come procedono gli interventi, alle difficoltà che emergono, alle disponibilità del mondo del volontariato, ai progressi ottenuti e quindi a nuovi bisogni, sempre in un ottica di miglioramento della qualità della vita delle persone fragili.

Il risultato di un lavoro comune e condiviso consente, quindi, di trovare la motivazione, anche per il singolo individuo, di esistere, di non sentirsi più isolato da un contesto sociale generalizzante, ma un soggetto che relaziona e si "conferma" con il gruppo, con la famiglia, con il paese e le sue risorse.

Il lavoro di messa in rete delle risorse presenti nella comunità serve proprio per capire ed individuare i problemi presenti sul territorio, offrire servizi diversificati, risposte certe ed in tempi stretti, auto responsabilizzare i cittadini, stimolandone le proprie potenzialità.

L’esempio della costruzione del Profilo di Salute, rappresenta, in modo chiaro ed efficace, come la comunità può realmente diventare agente principale di cambiamento, di benessere collettivo ed individuale, facendosi carico direttamente di alcuni tipi di bisogni.339 Questo sottolinea la necessità di ritenere il cittadino, i suoi bisogni, i suoi diritti al centro del sistema, e impone l’esigenza di recuperare il significato di comunità locale territoriale, riconoscendole, altresì, una caratterizzazione diversa. Da qui il progressivo recupero, nell’azione dei servizi pubblici, in particolare di quelli territoriali, della necessità di promuovere relazioni sociali in

338

SdS (2009), Immagine di Salute

339

181 grado di dare maggiore significato alla convivenza, di sviluppare ulteriori risorse per la presa in carico di rilevanti problemi individuali e collettivi, di accrescere l’interesse e la partecipazione nei confronti degli interventi di pubblico interesse.

Per far fronte alla crescente complessità e diversificazione delle domande, non è più percorribile rispondere con una dilatazione quantitativa e qualitativa delle prestazioni e dei servizi professionali specialistici, ma occorre che i servizi pubblici assumano sempre più il ruolo di attivatori di processi che mettono in gioco le risorse personali e le reti associative presenti sul territorio, nel quadro di progetti sostenibili ed integrati.

In questo senso il volontariato non rappresenta una risorsa umana a buon mercato e non si va a sostituire all’erogazione di servizi da parte dell’ente pubblico, ma rappresenta il modo in cui il servizio pubblico si avvicina all’utente finale, in un’ottica di solidarietà reciproca e di rapporto educativo tra pari.

La mia esperienza professionale, sommata all’analisi qualitativa attraverso l’osservazione partecipante degli incontri pubblici rivolti alla cittadinanza, promossi dalla Società della Salute, mi hanno permesso di rilevare un buon livello di partecipazione e di collaborazione della comunità Lunigiana. Ripartendo dalla domanda iniziale da cui ha preso avvio la mia tesi, “Il processo di costruzione del Profilo di Salute di una zona, come si evince dalle argomentazioni di Elena Allegri, Elvio Raffaello Martini e Franco Vernò, può veramente migliorare il servizio sociale di comunità e sviluppare il senso di comunità?” si può affermare che il processo di costruzione del Profilo di Salute della Lunigiana, così come l’organizzazione della Società della Salute con la partecipazione attiva della Consulta del terzo settore e del Comitato di partecipazione hanno contribuito a migliorare il senso di comunità ed il tessuto sociale della Lunigiana, territorio, comunque, da sempre particolarmente attivo e sensibile a livello di comunità, con una sua tradizione di solidarietà, associazionismo e valorizzazione del terzo settore.

Al termine di questo percorso non posso che concordare con quanto sostiene Elena Allegri: per gli assistenti sociali risulta indispensabile un cambiamento di prospettiva, che oltrepassi le tradizionali politiche sociali e di welfare. Il servizio sociale non si declina più solo nei confronti di un individuo, ma su tutti coloro che vivono un territorio, si deve abbandonare l’ottica riparativa per lasciare il posto all’intervento preventivo ed inclusivo.340

Il futuro del servizio sociale non può che essere il servizio sociale di comunità.

340

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