Le responsabilità professionali dell’assistente sociale nei confronti della società sono contenute nel titolo IV del Codice Deontologico dell’assistente sociale dall’art. 33 all’art. 40. Il Codice Deontologico è costituito dai principi e dalle regole che i professionisti devono osservare e far osservare nello svolgimento della loro attività. Ne rappresenta l’identità ed è lo strumento attraverso il quale l’assistente sociale si presenta ai cittadini, alla società e alle istituzioni. Il primo Codice Deontologico fu pubblicato nel 1998, venne revisionato nel 2002 per adattarsi alle importanti modifiche introdotte in Italia dalla legge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e alle riforme universitarie di quegli anni. Il Codice attualmente in vigore, approvato il 17 luglio 2009, è il risultato di un importante lavoro di revisione attivato dalla commissione etica del Consiglio nazionale dell’ordine, che per due anni lavorò in stretta integrazione con gli ordini regionali.
In particolare, il titolo IV approfondisce le responsabilità da assumere per favorire lo sviluppo di processi partecipativi, al fine di promuovere benessere sociale, evidenzia il ruolo propositivo all’interno della società che l’assistente sociale deve svolgere, sostenendo i cittadini nella conoscenza e nell’esercizio dei propri diritti, ponendo all’attenzione delle istituzioni che ne hanno la responsabilità situazioni di deprivazione o disagio, promuovendo il lavoro di comunità fino all’intervento in caso di calamità naturali.
Veniamo ora al dettaglio degli articoli del Codice.
Art 33 : L’assistente sociale deve contribuire a promuovere una cultura della solidarietà e della sussidiarietà, favorendo o promuovendo iniziative di partecipazione volte a costruire un tessuto sociale accogliente e rispettoso dei diritti di tutti; in particolare riconosce la famiglia nelle sue diverse forme ed espressioni come luogo privilegiato di relazioni stabili e significative per la persona e la sostiene quale risorsa primaria.211
L’art. 33, evidenzia la marcata funzione sociale e politica che il Codice attribuisce all’assistente sociale, soffermandosi sullo sviluppo di comunità e sulla famiglia. La sollecitazione a promuovere iniziative che contribuiscano a costruire un tessuto sociale
211
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
89 solidale e accogliente, rappresenta, infatti, un importante indirizzo per il professionista, invitato esplicitamente a operare senza timore in quel ruolo di coordinamento delle azioni rivolte alla costruzione della polis di cui le istituzioni dovrebbero primariamente farsi carico, mettendo a sistema tutte le risorse individuali e collettive disponibili sul territorio.212 Tutto questo riporta al lavoro di comunità, quel processo tramite cui si aiutano le persone a migliorare la loro comunità di appartenenza attraverso iniziative collegiali.213 Il ruolo degli operatori sociali, all’interno delle più disparate comunità, consiste nell’aiutare persone che vivono nella stessa zona o che condividono un medesimo problema esistenziale a collegarsi tra loro e a intraprendere azioni comuni per il proprio benessere. Fare lavoro sociale di comunità significa perseguire l’empowerment di quel gruppo, promuovere iniziative orientate alla collettività anziché ai singoli utenti: da progetti di animazione del tempo libero, a interventi di sensibilizzazione, dall’avvio di gruppi di mutuo-aiuto all’organizzazione di tavoli di lavoro per una programmazione partecipata dei servizi, ad azioni per far crescere il senso di comunità, in particolare fra persone di culture diverse.
Al centro della comunità, il Codice riconosce, attribuendole un valore molto importante, la famiglia. Il concetto di famiglia ha subito nel corso degli anni diverse trasformazioni legate ai mutamenti sociali e culturali. Le diverse forme di famiglia sono viste nel codice non come sfondo di riferimento per attivare interventi rivolti a singoli portatori di problemi specifici, ma come contesti di vita e di relazione che vanno riconosciuti, salvaguardati e attivati nelle loro funzioni e potenzialità. L’input proveniente dal Codice sollecita gli assistenti sociali a considerare che l’organizzazione dei servizi deve essere articolata in modo tale da produrre un efficace sostegno alla famiglia, pena il rischio di sovraccaricare i nuclei numericamente sempre più ristretti e distanti da reti di sostegno.
Art. 34: L’assistente sociale deve contribuire a sviluppare negli utenti e nei clienti la conoscenza e l’esercizio dei propri diritti doveri nell’ambito della collettività e favorire percorsi di crescita anche collettivi che sviluppino sinergie e aiutino singoli e gruppi, soprattutto in situazione di svantaggio.214
Questo articolo individua due ambiti di responsabilità tra loro interconnessi: quello del contributo per lo sviluppo della conoscenza e della possibilità di esercizio di diritti e doveri per utenti e clienti, e quello del sostegno a percorsi di crescita collettivi, in particolare di
212
Bianchi E. Filippini S. ( 2013), Le responsabilità professionali dell’assistente sociale Carrocci Faber, Roma, pp.67 - 87 213
Martini E. R., Torti A. ( 2003), Fare lavoro di comunità. Riferimenti teorici e strumenti operativi, Carocci Faber, Roma pp. 214
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
90 soggetti in situazione di svantaggio. Il Codice introduce un forte livello di responsabilizzazione dell’assistente sociale, attribuendogli il compito di facilitatore dei processi individuali e collettivi di autodeterminazione dell’utenza, tanto nella progressiva presa di coscienza dei termini di cittadinanza attiva, quanto nelle opportunità di auto- organizzazione in forma collettiva finalizzata al mutuo – aiuto e al sostegno di comunità.215 Gli assistenti sociali, dunque, debbono sentirsi investiti di un duplice mandato, che ne rafforza responsabilità e autorevolezza: quello professionale e quello istituzionale. L’impegno è volto naturalmente anche a richiamare singoli e gruppi ai propri doveri, parte altrettanto fondante della loro cittadinanza attiva. Il presupposto di fondo di tutti gli interventi rimane quello di intervenire con i poveri di diritti e non semplicemente per la loro difesa. Sviluppare interventi insieme alle persone più fragili e in povertà di diritti, potenziandone il valore e le capacità di autodeterminazione, rappresenta un approccio imprescindibile nel contesto attuale. Il Codice incoraggia ad attivare tali processi attraverso la mobilitazione di tutte le energie vitali collettive di un territorio. Qui il richiamo è ancora fortemente al lavoro di comunità.
Art. 35 : Nelle diverse forme dell’esercizio della professione, l’assistente sociale non può prescindere da una precisa conoscenza della realtà socio-territoriale in cui opera e da un’adeguata considerazione del contesto culturale e di valori, identificando le diversità e la molteplicità come una ricchezza da salvaguardare e da difendere, contrastando ogni tipo di discriminazione.216
La dimensione comunitaria del servizio sociale richiede la conoscenza del territorio, delle domande individuali e collettive che esso esprime, del tessuto sociale organizzato e delle sue espressioni associative, più o meno attive e radicate, come condizione indispensabile per individuare le coordinate quantitative e qualitative dell’ambito in cui operare. Per l’assistente sociale è importante saper riconoscere i cambiamenti del contesto in cui è coinvolto, mantenendo elevato il livello della capacità riflessiva. Si tratta di un lavoro che il professionista deve compiere in prima persona, in stretta relazione con il territorio, raccogliendone segnali espliciti e decodificandoli; individuando i nodi critici che la popolazione in varie forme manifesta e intercettando i soggetti già operativi localmente su queste e altre criticità. La prima parte dell’art 38 specifica che “l’assistente sociale debba conoscere i soggetti attivi in campo sociale, sia privati che pubblici, e ricercarne la collaborazione”. Quanto più articolata e ricca si presenterà la realtà territoriale, tanto più sarà
215
Bianchi E. Filippini S. ( 2013), Le responsabilità professionali dell’assistente sociale Carrocci Faber, Roma , pp.67 - 87 216
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
91 possibile attivare nuove relazioni, valorizzare competenze ed esperienze, innescare meccanismi virtuosi di mutuo sostegno, estendere collaborazioni. A tal fine diventa rilevante saper costruire una mappa del territorio, dei suoi bisogni, delle sue risorse, che l’operatore dovrebbe successivamente coltivare e aggiornare con costanza. Gli strumenti utilizzabili per implementare una buona conoscenza dell’ambiente sono rintracciabili negli studi sul lavoro di comunità, dove vengono proposti diversi livelli e profili di conoscenza.217
Art. 36: L’assistente sociale deve contribuire alla promozione, allo sviluppo e al sostegno di politiche sociali integrate favorevoli alla maturazione, emancipazione e responsabilizzazione sociale e civica di comunità e gruppi marginali e di programmi finalizzati al miglioramento della loro qualità di vita favorendo, ove necessario, pratiche di mediazione e di integrazione.218
Art. 38 L’assistente sociale deve conoscere i soggetti attivi in campo sociale, sia privati che pubblici e ricercarne la collaborazione per obiettivi e azioni comuni che rispondano in maniera articolata e differenziata a bisogni espressi, superando la logica della risposta assistenzialistica e contribuendo alla promozione di un sistema di rete integrato.219
L’art. 36 fa riferimento a una delle funzioni da sempre attribuita al servizio sociale: quella di programmazione, progettazione, organizzazione e gestione dei servizi. La conoscenza della propria realtà di riferimento appare, infatti, indispensabile per rendere il processo di programmazione concretamente aderente ai bisogni delle persone. Tra le attività che possono essere praticate in quest’ottica le più significative sono:
- Progettare servizi e attività in risposta a situazioni di bisogno e di disagio a favore di utenti, famiglie, gruppi i, anche in ottica preventiva;
- Partecipare alla realizzazione dei processi derivanti dalla programmazione locale, principalmente attraverso i pani di zona;
- Partecipare alla definizione di protocolli d’intesa e convenzioni per la gestione di specifici progetti tra servizi, enti pubblici e privati;
- Promuovere e sperimentare soluzioni e modelli innovativi di servizi e di strumenti di lavoro.220
217
Bianchi E. Filippini S. ( 2013), Le responsabilità professionali dell’assistente sociale Carrocci Faber, Roma, pp.67 - 87 218
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
219
ibid
220
92 In particolare, lo strumento che consente un approccio alla comunità per la costruzione partecipata del welfare è il piano di zona (art.19 legge 328/2000), con cui i Comuni associati insieme alle Aziende sanitarie e altri soggetti del terzo e quarto settore avviano processi di conoscenza della realtà locale, definiscono obiettivi condivisi di progettualità partecipate e di decisionalità diffusa per l’integrazione, la partecipazione e la condivisione di un sistema di politica sociale locale. Lo spazio di elaborazione del piano di zona può essere un’occasione preziosa per promuovere la responsabilizzazione sociale dei cittadini, l’elaborazione dei linguaggi comuni e la comprensione delle ragioni e degli altrui punti di vista. I compiti di gestione e programmazione richiedono competenze articolate che attengono alla lettura dei mutamenti sociali, alla capacità di mettere in rete i diversi attori presenti sul territorio.
Art. 37 L’assistente sociale ha il dovere di porre all’attenzione delle istituzioni che ne hanno la responsabilità e della stessa opinione pubblica situazioni di deprivazione e gravi stati di disagio non sufficientemente tutelati, o di iniquità e ineguaglianza.221
Tra i molti doveri che il Codice attribuisce all’assistente sociale, quello dell’art. 37 è sicuramente uno dei più delicati, per le numerose compatibilità cui deve farsi carico, per le interconnessioni istituzionali che attraversa, per i seguiti giuridici che comporta ogni forma di segnalazione a un’autorità, a un’istituzione e in particolare all’opinione pubblica. Quest’articolo sottolinea la responsabilità dell’assistente sociale nel portare all’attenzione della propria organizzazione, degli amministratori e dell’opinione pubblica in generale situazioni di grave disagio , in cui emergono condizioni oppressive, inique o dannose nei confronti di singoli o di gruppi sociali, per le quali si renda necessario un tempestivo intervento di carattere sociale.222 All’assistente sociale viene, dunque, attribuito il delicato compito di sollecitare le istituzioni a esercitare il proprio mandato di tutela e assistenza verso i cittadini in difficoltà. Spesso questo compito è definito di advocacy,223 ossia la tutela delle fasce deboli di popolazione e si definisce come l’insieme di azioni di difesa e promozione dei diritti collettivi, tutela di coloro che non hanno voce, perché non in grado di essere presenti o perché del tutto assenti dai tavoli di lavoro. L’advocacy mira a influenzare le decisioni politiche locali o nazionali in materia di sviluppo, lotta alla povertà, promozione dei diritti umani e della giustizia economica e sociale. Accanto a questa fondamentale attività di permanente monitoraggio del territorio, l’operatore sociale deve mantenere un costante
221
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
222
Bianchi E. Filippini S. ( 2013), Le responsabilità professionali dell’assistente sociale Carrocci Faber, Roma, pp.67 - 87
223
93 rapporto con le istituzioni, primariamente con quella di appartenenza, contribuendo, con le proprie segnalazioni, a indirizzarne le politiche, orientarne gli investimenti e influire sui processi decisionali. Questa importante attività si sviluppa sul delicato confine tra ruolo tecnico e ruolo politico dell’assistente sociale. Di fronte a cambiamenti politici e sociali che rendono la pratica professionale sempre più complessa, uno dei rischi è quello dell’acquiescenza, cioè dell’adattarsi agli orientamenti politici anche quando sono contrari ai valori e ai principi fondanti della professione.224 Per mantenere l’impegno intrinseco del servizio sociale alla realizzazione dei diritti, è opportuno recuperare in questo momento storico una posizione netta, orientata alla concretizzazione del mandato sociale e professionale e che sviluppi la propria azione non solo nella dimensione interpersonale, ma pure nella presa di posizione pubblica e nella ricerca di alleanze possibili per un cambiamento sostanziale delle dinamiche e dell’equilibrio dei poteri anche a livello strutturale.
Art. 39: L’assistente sociale deve contribuire a una corretta e diffusa informazione sui servizi e le prestazioni per favorire l’accesso e l’uso responsabile delle risorse, a vantaggio di tutte le persone, contribuendo altresì alla promozione delle pari opportunità.225
Il servizio sociale possiede una lunga tradizione di operatività nel settore dell’informazione. Il segretariato sociale, infatti, nato nell’ambito del servizio sociale professionale per coprire un’area di bisogno rivelatasi nel tempo molto importante, costituisce un livello informativo e di orientamento indispensabile per evitare che le persone esauriscano le loro energie nel procedere, per tentativi ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni. Da una delle ricerche sulla figura dell’assistente sociale, promossa nel 2010 da quattro università italiane e coordinata da Facchini,226 emerge, invece, lo scarso interesse dichiarato dagli operatori per le attività di segretariato sociale. L’evoluzione del quadro normativo ha viceversa, negli ultimi anni, promosso fortemente questa funzione attraverso la legge 328/2000 che indica, tra i livelli essenziali da garantire in ogni territorio, il segretariato sociale, con funzioni di “informazione e consulenza al singolo e alle famiglie”227 la legge sottolinea, inoltre, il diritto di tutti all’informazione e all’esigibilità dei servizi. Il segretariato sociale è, infatti, aperto a tutti i cittadini. A oggi è l’unico servizio senza condizioni di
224
Dal Pra Ponticelli M. (2010) , Nuove prospettive per il servizio sociale, Carrocci, Roma 225
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
226
Facchini C. (2010) , Tra impegno e professione. Gli assistenti sociali come soggetti del welfare, Il Mulino, Bologna
227
94 accesso, non essendo richieste caratteristiche speciali per usufruire di questo intervento, ed è per questo motivo che, in questo luogo, per i servizi sembra cruciale mettere in campo un ascolto non tanto finalizzato a decidere erogazioni di prestazioni, quanto rivolto a costruire fiducia, a stabilire interazioni e relazioni significative e ad accrescere relazionalità.228
Art 40: In caso di calamità naturali o di gravi emergenze sociali, l’assistente sociale si mette a disposizione dell’amministrazione per cui opera o dell’autorità competente, contribuendo per la propria competenza a programmi e interventi diretti al superamento dello stato di crisi.229
L’ultimo articolo del capo IV del Codice evidenzia un dovere dell’assistente sociale che trova modo di esprimersi in condizioni di particolare ed eccezionale disagio. L’articolo richiama, infatti, la responsabilità nel contribuire a fronteggiare situazioni di crisi, conseguenti a gravi emergenze e calamità pubbliche. Questo articolo sollecita il professionista a contribuire, per la sua competenza, a programmi e interventi diretti al superamento della crisi. Le peculiari competenze, capacità ed esperienze dell’assistente sociale possono e devono essere utilizzate dall’istituzione per progettare interventi di fronteggiamento della difficoltà e strutturare programmi di sostegno alla popolazione, prima ancora che per prestare diretto aiuto ai cittadini in situazione di disagio. L’assistente sociale è addestrato più di altri alla gestione dell’emergenza e della difficoltà, abituato a riconoscerle e a offrire soluzioni e risposte alla domanda di aiuto.230 Appare evidente come la conoscenza in possesso degli operatori dei servizi, del territorio e delle risorse umane disponibili possa risultare preziosa ed efficace allo scopo di stimolare la collaborazione, il mutuo – aiuto, la costruzione di specifiche reti di sostegno, supportando fattivamente il ruolo di regia che le istituzioni sono chiamate a svolgere in tali frangenti.
Il Codice riconosce la necessità di un ruolo attivo e fortemente propulsivo all’interno della società da parte dell’assistente sociale, chiamato a molti doveri deontologici, ma anche ad altrettante importanti funzioni: dal porre all’attenzione delle istituzioni situazioni di deprivazione o disagio, al contribuire a una corretta e diffusa informazione sui servizi e sulle
228
Bianchi E. Filippini S. ( 2013), Le responsabilità professionali dell’assistente sociale Carrocci Faber, Roma , pp.67 - 87 229
Codice deontologico dell’Assistente Sociale (2009), Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 17 luglio
230
95 prestazioni disponibili, dal favorire lo sviluppo del lavoro di comunità, al mettersi a disposizione e a contribuire, in base alle proprie competenze, nei casi di calamità pubblica.231 L’analisi degli articoli del Codice mostra come, di fronte ai profondi mutamenti nei sistemi di welfare, sia sempre più necessario che gli operatori nei servizi tornino a marcare in modo più esplicito il proprio ruolo sociale e politico, supportando le amministrazioni ma anche analizzando in modo critico il rapporto instaurato con le politiche sociali e utilizzando gli spazi discrezionali disponibili nella loro implementazione sui vari livelli operativi.
231
96