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Indagini approvate nel corso del 2016

Nel documento C ORTE CONTI (pagine 53-57)

La Sezione ha esaminato, nel corso del 2016, molteplici gestioni incentrate su programmi in corso di realizzazione, per le quali sono state individuate e analizzate anomalie e disfunzioni e sono stati prospettati, ove necessario, i relativi processi di autocorrezione. Risultano depositate 22 deliberazioni, di cui 17 relative a indagini, mentre per altre 36 indagini è prevista la conclusione nei primi mesi del 2017.

Si offre, qui di seguito, una sintetica rassegna degli aspetti di maggior interesse evidenziati dalle indagini concluse, per ambiti di intervento delle politiche pubbliche. Controlli in materia di iniziative di solidarietà sociale

Nella vasta area degli interventi di solidarietà sociale, la Sezione ha approfondito la gestione delle risorse destinate all’assistenza e al sostegno delle donne vittime di violenza e dei loro figli (deliberazione n. 9/2016/G); ai tirocini formativi nel settore dei beni culturali (deliberazione n. 10/2016/G); al fondo per le non autosufficienze (deliberazione n. 18/2016/G) e al sistema dei servizi per la seconda accoglienza in favore di stranieri-Sprar (deliberazione n. 19/2016/G).

Prendendo le mosse dai tirocini formativi, si rileva che le verifiche effettuate sulla realizzazione del “Progetto 500 giovani per la cultura” e del “Fondo mille giovani per la cultura” (previsti, rispettivamente, dal d.l. n. 91/2013 e dal d.l. n. 76/2013) e sui risultati dagli stessi conseguiti hanno evidenziato, al di là dei ritardi e delle anomalie, anche contabili, che hanno connotato le relative gestioni, l’assenza in tutti i tirocini di un progetto concretamente finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro, tenuto conto, per il settore pubblico, del divieto costituzionale di assunzioni al di fuori di procedure concorsuali. Nel caso del “Progetto 500 giovani” risulta, inoltre, allo stato carente (considerata anche l’assenza di accordi con le regioni) la prospettiva occupazionale nel lavoro privato, finalità auspicata dalla Strategia europea 2020 anche nella prospettiva della mobilità geografica dei giovani.

Profili di gravi criticità sono emersi nella gestione delle risorse assegnate dal d.l. n. 93/2013 al Dipartimento per le pari opportunità, per la realizzazione del Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e per il potenziamento delle forme di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, gestite a livello regionale. La relazione, dopo un attento esame delle disfunzioni e delle anomalie che hanno connotato l’attività amministrativa, ha invitato il Dipartimento a esercitare i poteri di

coordinamento e di direzione ad esso spettanti per imprimere un’accelerazione all’intero sistema e, per quanto riguarda le risorse trasferite alle regioni, a recuperare il ruolo di amministrazione vigilante sull’impiego delle risorse statali a queste trasferite per legge.

Sostanzialmente analoghe sono, mutatis mutandis, le raccomandazioni formulate nei confronti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell’interno, per quanto riguarda, rispettivamente, la gestione del “Fondo per le non autosufficienze” e il sistema degli Sprar.

Entrambe le amministrazioni sono state, infatti, sollecitate a vigilare in modo più attento e sistematico sull’effettivo impiego delle risorse messe a disposizione dello Stato da parte dei soggetti attuatori (regioni ed enti locali).

Al Ministero dell’interno è stato, inoltre, richiesto di promuovere soluzioni che consentano di affrontare in modo sistematico le situazioni emergenziali che periodicamente si presentano, di attivarsi per meglio finalizzare e selezionare l’erogazione delle risorse pubbliche e, nel contempo, per tenere sotto controllo l’evoluzione della spesa in modo da ovviare alle gravi disfunzioni evidenziate dalla Corte.

Controlli in materia di interventi a sostegno all’economia

Per quanto concerne le iniziative a sostegno dell’economia, si richiamano le indagini che hanno esaminato il finanziamento delle azioni a sostegno dell’editoria di competenza dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria (v. deliberazione n. 7/2016/G) e gli interventi infrastrutturali per la c.d. banda larga (v. deliberazione n. 21/2016/G).

Quanto ai primi, la Sezione ha segnalato la necessità di riformare il sistema della contribuzione diretta, oggi basato su una congerie di disposizioni sedimentate in oltre un trentennio, grazie ad interventi spesso episodici e disorganici, che andrebbero sostituiti con un quadro di regole semplici e coerenti. Ha ritenuto, inoltre, che una riflessione sarebbe opportuna anche in ordine all’entità delle risorse destinate ai contratti con le agenzie di stampa, pressoché stabili in un quadro di generale progressiva contrazione delle risorse destinate al settore.

Problematiche differenti ha presentato la realizzazione degli interventi per la c.d. banda larga, la cui gestione è intestata a Infratel sotto la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico. Nonostante i risultati di cui l’amministrazione ha dato atto, si è, infatti, evidenziata l’esistenza di talune problematiche in ordine al rispetto della tempistica e all’incidenza dei costi di funzionamento della società rispetto agli investimenti. Individuate le relative cause, la relazione conclude sollecitando il Ministero a promuovere le misure opportune al fine di rimuovere gli ostacoli alla celerità delle opere e ridurre i predetti costi.

Controlli in materia di risorse destinate alla tutela dell’ambiente

Rientrano in tale contesto le indagini che hanno esaminato “Il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri)” (deliberazione n. 4/2016/G) e “Il Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica” (deliberazione n. 15/2016/G).

Per il Sistri, in esito ad una complessa e articolata istruttoria che è stata estesa a tutte le amministrazioni, statali e non, coinvolte nella gestione del sistema, e alle associazioni di categoria, l’indagine ha appurato una serie di anomalie e di criticità, analiticamente descritte nella relazione, per ovviare alle quali sono state formulate molteplici raccomandazioni al Ministero dell’ambiente, invitato a perseguire con maggiore linearità e fermezza l'obiettivo di controllare nella sua globalità il fenomeno.

Quanto al Piano per la ricarica dei veicoli, la Corte, avendo preso atto dei significativi ritardi che ne hanno connotato l’avvio, ha formalmente richiesto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, cui spetta la governance del sistema, di attivarsi per imprimere la massima accelerazione alla realizzazione del Piano e provvedere al costante monitoraggio dell’avanzamento dei progetti appena avviati. Controlli in materia di risorse destinate alla realizzazione di infrastrutture strategiche

Con riguardo alla realizzazione delle infrastrutture strategiche, si segnala la deliberazione n. 17/2016/G, che ha approfondito “La ridefinizione dei rapporti contrattuali della società Stretto di Messina”. Al riguardo, la Sezione ha segnalato la necessità di iniziative volte alla rapida liquidazione della concessionaria, dal momento che, prevedibilmente, le pendenze giudiziarie con le parti private si protrarranno ancora per un lungo periodo e la sopravvivenza della società comporta una dannosa e costosa conflittualità fra entità che dovrebbero, al contrario, agire all’unisono nel superiore interesse del buon andamento dell’agire amministrativo. Si è ritenuto, altresì, necessario che, data l’assenza di attività rilevanti, si provveda a ridimensionare, per quanto possibile, i costi della società, inclusi quelli degli organi sociali, che la legge, originariamente, limitava implicitamente all’anno previsto per la liquidazione.

Controlli sull’organizzazione amministrativa e sulle autorità amministrative indipendenti In tema di organizzazione amministrativa va richiamata l’indagine su “Lo stato di attuazione dei poli logistici del welfare” (deliberazione n. 12/2016/G). Al riguardo, la Sezione, pur pervenendo alla constatazione che il progetto non ha trovato compiuta attuazione, almeno nei termini originariamente indicati dal legislatore, anche a causa dell’entrata in vigore di norme che si sono sovrapposte al disegno iniziale, ha ritenuto che il Ministero del lavoro debba, comunque, prestare un’attenzione specifica ai fini del completamento dell’iter per l’attuazione delle sedi di sinergie avviate e non pervenute a conclusione.

Passando ai controlli effettuati sugli ambiti di azione di competenza di Autority, rilevano le indagini che hanno approfondito “La gestione amministrativa e finanziaria del Garante per la protezione dei dati personali (2012-2015)” (deliberazione n. 2/2016/G) e “L’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l’attività dell’Agenzia nazionale (ANBSC)” (deliberazione n. 5/2016/G).

Per il Garante per la protezione dei dati personali, le raccomandazioni formulate tengono conto delle diverse problematiche rilevate sul piano del trattamento economico del personale; sulle modalità di reclutamento e, più in generale, in materia di personale; sul sistema di controllo interno e, infine, sul monitoraggio dei risparmi derivati dall’attuazione misure introdotte dal d.l. n. 90/2014.

Particolarmente articolata l’indagine sull’Agenzia nazionale dei beni sequestrati, che ha approfondito non solo gli aspetti relativi all’assetto amministrativo e contabile dell’Autority, ma anche la gestione dei beni confiscati, in relazione ai quali l’istruttoria è stata estesa ai Ministeri dell’interno e della giustizia, coinvolti, anch’essi, in tale gestione. Dall’attività di controllo sono emerse rilevanti criticità ed anomalie gestionali, soprattutto con riferimento alla lunghezza dei procedimenti ablatori e ai vistosi ritardi. L’analisi ha, inoltre, evidenziato una serie di problemi relativamente agli immobili e alle aziende, alle carenze strutturali e di organico dell’Agenzia, oltre che all’inadeguatezza dei sistemi informativi e alla mancanza di efficaci meccanismi di monitoraggio e verifica della destinazione dei compendi confiscati e del corretto utilizzo dei finanziamenti previsti nei programmi operativi regionali (Poin e Por) di riutilizzo e valorizzazione degli stessi beni.

Per superare le numerose criticità riscontrate, la Sezione ha richiamato tutti i soggetti istituzionali, individuando, per ognuno, le iniziative da definire e/o promuovere, a legislazione vigente.

Controlli sulla gestione delle risorse destinate ai beni culturali

Rilevano, al riguardo, le indagini relative a “Lo stato di attuazione di tre interventi urgenti su beni culturali: Nuovi Uffizi di Firenze, Museo nazionale della Shoah di Ferrara e Mausoleo di Augusto a Roma” (deliberazione n. 6/2016/G) e “Le iniziative di partenariato pubblico-privato nei processi di valorizzazione dei beni culturali” (deliberazione n. 8/2016/G).

Non positivo è il giudizio finale cui pervengono le relazioni che hanno approfondito queste tematiche.

Quanto alla prima, concernente gli interventi indicati nei primi tre commi dell’art. 5 d.l. n. 93/2013, convertito dalla l. n. 112/2013, la Sezione, dopo aver rimarcato che l’entità dei lavori realizzati e delle spese sostenute contraddice il ricorso allo strumento del decreto legge, ha richiamato il Ministero competente al rispetto del principio generale che impone di procedere ad una rendicontazione analitica, accompagnata da una relazione sulle dinamiche di entrata e di spesa, da predisporre non solo alla chiusura della contabilità speciale, ma anche periodicamente, con cadenza almeno annuale. Tale principio – è stato puntualizzato – vale anche per i fondi attribuiti ad enti diversi dall’amministrazione ministeriale, tanto più in presenza di un vincolo assoluto di destinazione.

Con riferimento alle iniziative di partenariato, la relazione, dopo aver constatato lo scarso numero di interventi di sponsorizzazione (pura e tecnica) realizzati o in corso di realizzazione, si sofferma sulle problematiche e sui limiti di applicazione dell’istituto nel settore dei beni culturali, riconducendoli, in estrema sintesi, alla carenza dei contenuti contrattuali (in particolare sotto il profilo della valutazione economica della controprestazione offerta dall’amministrazione) e alla posizione di debolezza a contrattare della parte pubblica, risultata non in possesso degli strumenti necessari per verificare e ottimizzare il valore derivante dall’abbinamento del nome, del marchio, dell’immagine o del prodotto di un’impresa a un bene o a un’iniziativa culturale, siccome dimostra l’esperienza della sponsorizzazione dei lavori di restauro del Colosseo.

Controlli sulle entrate

In tema di entrate, vanno segnalate le indagini che hanno esaminato “Il sistema di riscossione dei tributi erariali” (deliberazione n. 11/2016/G) e “I residui di versamento nel rendiconto generale dello Stato: i resti da versare nell’Allegato n. 23 al conto consuntivo dell’entrata”.

Per la prima, i dati emersi in sede istruttoria hanno indotto la Sezione a ritenere urgente la revisione del sistema, considerato che gran parte del carico affidato a Equitalia è, di fatto, non riscuotibile per vari motivi. Sono state, inoltre, evidenziate delicate problematiche attinenti ai riflessi sul bilancio dello Stato degli esiti della mancata riscossione, con valutazioni di scarso realismo in ordine alla riscuotibilità dei residui finali iscritti a bilancio.

Con specifico riferimento alla seconda, va posto in risalto come, già nel corso dell’indagine e per effetto delle osservazioni di volta in volta formulate, le amministrazioni responsabili della gestione dell’ “Allegato 23” abbiano apportato progressivamente puntuali modifiche alle procedure di rilevazione e contabilizzazione dei flussi finanziari segnalati nel documento. Le innovazioni hanno riordinato e stabilizzato il sistema tanto da consentire, nel corso del 2016, con riferimento al

rendiconto entrate 2015, la pronuncia, per la prima volta, di un giudizio di regolarità di assetto da parte della Corte dei conti, e, quindi, una decisione di parifica per le componenti maggiormente rilevanti del documento di bilancio. A tale effetto, si aggiungerà, in sede di analisi e commento del rendiconto entrate 2016 da parte della Ragioneria generale dello Stato – - in armonia con le specifiche “raccomandazioni” inserite nella relazione conclusiva e quale conseguenza degli impegni responsabilmente assunti dalla Ragioneria – un ulteriore intervento ricostruttivo del fenomeno, volto alla completa chiarificazione di ogni altro aspetto dell’ “Allegato 23” ancora non compiutamente illustrato; l’intervento potrà favorire la totale parificazione del documento di bilancio in questione.

In merito, si ritiene opportuno porre in evidenza come le dette risultanze realizzino compiutamente il concetto di “controllo collaborativo”, funzione che è a fondamento – e costituisce l’obiettivo prevalente – dell’attività istruttoria della Sezione. L’azione sviluppata, infatti, ha originato la soluzione di un problema pluriennale a seguito di una costruttiva collaborazione, in sede di controllo di gestione, intercorsa tra i soggetti direttamente gestori dell’ “Allegato 23” e questa Sezione.

Nel documento C ORTE CONTI (pagine 53-57)