Angela Ferruzza*, Barbara Baldazzi*, Luigi Costanzo*, Paola Patteri*, Giovanna Tagliacozzo*, Paola Ungaro*
Sommario
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile si basa sul bilanciamento delle fondamen- tali dimensioni dello sviluppo sostenibile: economica, sociale e ambientale e istituzio- nale. Un elemento cruciale è rivolto all’analisi delle diseguaglianze che possono essere declinate in termini di diversità territoriali e, quindi, regionali. Attualmente sono dispo- nibili 175 misure statistiche (delle 303 complessive) a livello regionale. Si presentano, quindi gli indicatori di sviluppo sostenibile nelle regioni italiane, e le loro implicazioni in termini di possibili politiche regionali. La geografia dello sviluppo sostenibile viene, quindi, analizzata utilizzando un’articolazione che considera i Goals in sottogruppi: 1) Povertà, disuguaglianze e istruzione, 2) Lavoro e imprese, 3) Risorse idriche, ambiente e clima, 4) Difesa della biodiversità e degrado del suolo, 5) Energia e consumo respon- sabile, 6) Agricoltura e lotta alla malnutrizione, 7) Città sostenibili, 8) Istituzioni forti, 9) disuguaglianze di genere, 10) Buona salute. Ulteriori sviluppi in termini di analisi di interconnessioni socioeconomiche e regionali possono essere ipotizzati.
1. L’Agenda 2030 e il monitoraggio degli indicatori di sviluppo
sostenibile
1Proseguire in uno sviluppo economico e sociale che assicuri “il soddisfaci- mento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità di soddisfare quelli delle generazioni future” è la definizione generalmente condivisa di “sviluppo sostenibile”, che fa riferimento alle compatibilità tra * Istat, Roma, Italia, e-mail: [email protected]; [email protected] (corresponding author); luco- [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected].
1. Il lavoro è frutto di una collaborazione tra gli autori: nello specifico è possibile attribuire a Ferruzza A. i paragrafi 1, 3 e 4; a Baldazzi B. i paragrafi 3.1 e 3.1.1; a Costanzo L. i paragrafi, 3.2.2 e 3.2.4; a Patteri P. il paragrafo 2; a Tagliacozzo G. i paragrafi 3.2.1, 3.3.1, 3.3.2, 3.3.3, 3.3.4; a Ungaro P. i paragrafi 3.1.2 e 3.2.3.
crescita economica, salvaguardia dell’ambiente e inclusione sociale, secondo il principio “leaving no one behind” (World Commission on Environment and Development, 1987). Il 25 settembre 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta da 193 paesi tra cui l’Italia: l’Agenda rappresenta un piano di azione globale e si pone 17 obiettivi da conseguire entro il 2030 (UN, 2016). Gli obiettivi (Sustainable
Development Goals – SDGs) sono integrati e indivisibili, si basano sul bilanci-
amento delle fondamentali dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale e ambientale e istituzionale – e sull’attivazione dei principi catalizzatori della Partnership, Integrazione e Universalità.
Per il monitoraggio dei 169 Target in ci si articolano gli SDGs, sono stati definiti dallo UN-IAEG-SDGs 244 indicatori (di cui 232 diversi) (UN, 2017). A partire dal 2016, l’Istat ha messo a disposizione, con cadenza semestrale, una piattaforma informativa dedicata alle misure nazionali degli indicatori richiesti da UN-IAEG-SDGs, integrata da ulteriori misure che descrivono le specificità del contesto italiano, arrivando a fornire 303 misure statistiche nazionali (di cui 273 diverse) prodotte in collaborazione con altri soggetti del Sistan1 per garantire l’informazione statistica relativa a 123 indicatori statistici proposti da UN-IAEG- SDGs. Sono stati, inoltre, prodotti due Report annuali (Istat, 2018b; 2019).
In occasione dell’ultimo Rapporto, in applicazione del principio “leaving
no one behind”, è stata dedicata particolare attenzione all’ampliamento delle
possibili disaggregazioni per genere, cittadinanza, presenza di limitazioni (dis- abilità) e livello territoriale. In particolare, per 175 misure statistiche è stato possibile fornire in uno specifico capitolo anche le disaggregazioni region- ali. Un elemento cruciale dell’Agenda 2030 è, infatti, rivolto all’analisi delle diseguaglianze che possono essere declinate in termini di differenze di genere, generazionali, per disabilità, livelli di povertà, inclusione, diversità territoriali, regionali o tra periferie, centri urbani o aree rurali. Le misure statistiche arti- colate in base alle diverse disaggregazioni, sono rilevanti per lo studio delle diseguaglianze.
La sostenibilità è intrinsecamente complessa e non vi è solo un modo per definire percorsi di sostenibilità.
Sono necessarie strategie interconnesse per le regioni, le città, i cittadini, le comunità, le imprese e la società civile: il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare, al fine di riutilizzare le risorse, diminuire il ricorso al capitale naturale del pianeta e nel contempo le emissioni di gas serra; la garanzia della sostenibilità dal produttore al consumatore; le questioni inerenti l’energia e la mobilità; l’evoluzione tecnologica, strutturale e demografica in un mondo più interconnesso che garantisca un’eguaglianza sostenibile.
Per questo motivo l’approccio sistemico e integrato sembra essere quello più adatto, declinato considerando lo sviluppo urbano sostenibile, i cambiamenti climatici, i fattori di crescita economica e di sviluppo sociale e ambientale, le questioni connesse all’uguaglianza sostenibile.
Spiegare, evidenziare, analizzare le interconnessioni tra indicatori può facil- itare le comprensione delle dimensioni e della complessità dello sviluppo sostenibile, delle sinergie e dei trade-off tra strategie ed azioni magari in com- petizione. E questo risulta evidente anche considerando l’analisi degli indicatori SDGs per le regioni.
Peraltro, sottoscrivendo l’Agenda 2030, l’Italia si è impegnata a declinarne gli obiettivi nell’ambito della propria programmazione economica, sociale e ambi- entale. La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentata al Consiglio dei Ministri e approvata con una delibera del CIPE il 22 dicembre del 2017, costituisce lo strumento cardine, volto alla attuazione in Italia dello Svi- luppo Sostenibile2. Anche le regioni si devono dotare di una complessiva strategia di sviluppo sostenibile, che sia coerente e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi della strategia nazionale. Da marzo 2018 il Tavolo di lavoro sugli Indicatori per l’attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, che ha visto la partecipazione di rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di Ispra e Istat, ha considerato le problematiche metodologiche connesse alla individu- azione di un sottoinsieme di indicatori per la misurazione dei progressi verso la realizzazione dell’Agenda 2030. Secondo l’approccio metodologico individu- ato la scelta del sottoinsieme di indicatori deve essere effettuata tra quelli della piattaforma dedicata SDGs Istat. Sono, quindi, stati adottati i seguenti criteri generali, non gerarchici: Parsimonia, Fattibilità, Tempestività, Estensione e Fre- quenza delle serie temporali, Sensibilità alle politiche pubbliche, Dimensione territoriale. In particolare con riferimento a quest’ultimo criterio, considerata la necessità di costruire un insieme di indicatori che consenta un “dialogo” tra SNSvS e strategie regionali, gli indicatori selezionati devono, per quanto pos- sibile, essere disponibili, attualmente o in traiettoria potenziale, almeno per il livello territoriale regionale. Ulteriori disaggregazioni territoriali (urbane e non solo) sono necessarie e da considerare in prospettiva, al fine di garantire il prin- cipio internazionale UN-IAEG-SDGs del “leaving no one behind”.
Sulla base di questi criteri è stata quindi effettuata una prima selezione speri- mentale di 44 indicatori, declinabili a livello regionale (Figura 1).
Il livello di analisi regionale che si considera di seguito è, quindi, essenziale per lo sviluppo degli Indicatori SDGs.
2. L’impegno costante per una lettura più dettagliata
In applicazione del principio “leave no one behind” sono state rese disponibili (Figura 2), con particolare attenzione all’ampliamento delle possibili disaggre- gazioni, serie storiche per genere (82 misure), per cittadinanza e/o nazionalità (54 misure), per presenza di limitazioni (17 misure) e per livello territoriale, con variabili come il grado di urbanizzazione e la tipologia comunale (51 misure).
Per 175 misure statistiche è stato possibile fornire anche le disaggregazioni regionali, con un capitolo specifico nel rapporto SDG 2019 dedicato alle Regioni (Figura 3).
3. Lo sviluppo sostenibile nelle regioni italiane
Una valutazione complessiva dei livelli di sviluppo sostenibile nelle Regioni può essere graficamente rappresentata attraverso la distribuzione dei quintili degli indicatori dell’ultimo anno disponibile3. Non si tratta di una misura di sintesi di
3. Dopo aver ordinato la distribuzione regionale dei valori di ciascun indicatore in maniera tale da ottenere 5 gruppi con lo stesso numero di unità, si considera per ogni regione la percentuale di