I.2. La nascita e l’infanzia dei diritti dell’uomo: i nonni e i padri
I.2.3. Gli indios fra eguaglianza e inconsapevole “cristianità” (Las Ca-
(Las Casas)
L’incapacità di considerare la religione cristiana una meta-
fisica fra le tante o, perlomeno, di scindere religione e altre sfe-
re (in primis quella del diritto naturale) è ancora più evidente
in Bartolomé de Las Casas.
Il vescovo difensore degli indios proclama l’eguaglianza fra
tutte le persone umane, al di là della loro appartenenza nazio-
nale («tutte le nazioni del mondo sono uomini … così che tut-
ta la stirpe degli uomini è una»)
114e riconoscendo l’esistenza di
una comune natura degli uomini («di tutti gli uomini e di cia-
scuno di essi vi è una sola definizione, ed essa è che sono razio-
nali: tutti hanno il loro intelletto e la loro volontà e il loro libe-
ro arbitrio…; hanno i loro cinque sensi esterni e i loro quattro
interni…; hanno i principi naturali o semi per apprendere e sa-
pere le scienze…; tutti si rallegrano del bene… e tutti respin-
gono e aborrono il male…»)
115. Tale eguaglianza – che attiene
alla sfera fisica dell’uomo, ma anche a quella riguardante la
comprensione e la percezione delle cose (sia nel senso che gli
uomini sono tutti esseri razionali sia nel senso che hanno una
comune concezione del bene e del male) – viene proclamata in
astratto, ma anche riconosciuta in concreto nei confronti degli
indios
116o, ad esempio, con riferimenti ai mori o ai turchi
117.
114Cfr. B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., p. 64. 115B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., p. 64.
116Vedi quel passo già ricordato nel quale Las Casas riconosce che «tutti gli indiani… devono essere considerati liberi: perché in verità lo sono, in base allo stesso diritto per cui io stesso sono libero» (Lettera al principe Filippo, 20 aprile 1544) [citato da T. TODOROV, La conquista, cit., p. 196].
Vi è però nelle appassionate parole di Las Casas in difesa
dell’eguaglianza naturale degli indios una costante – a volte
sottintesa, a volte affermata esplicitamente – che inficia l’uni-
versalità e l’astrattezza del suo discorso: quando si disserta di
comune natura umana si intende in realtà la comune natura
umana “cristiana”. Gli uomini sono tutti razionali e dotati di li-
bero arbitrio, in quanto sono «formati a immagine e somiglian-
za di Dio»
118e non esiste una «intera nazione» che «non possa
essere indotta, attratta e istruita in qualche buona dottrina mo-
rale, e specialmente istruita nelle cose della fede e imbevuta
nella religione cristiana»
119.
Degli indios si mettono in luce le virtù
120, nell’intento di di-
mostrare che non sono esseri inferiori, ma con ciò si prova an-
che, in primo luogo, che hanno «grandissima attitudine a rice-
vere la nostra santa fede cattolica e ad acquisire costumi virtuo-
si»
121: sono, in sostanza, inconsapevolmente, dei buoni cristia-
ni
122o, quanto meno, sono atti ad esserlo.
118B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., p. 64.
119B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., p. 66; vedi anche i passi ricor- dati in T. TODOROV, La conquista, cit., pp. 197-198, il quale osserva come in un primo tempo «Las Casas constata che, dal punto di vista dottrinale, la reli- gione cristiana può essere adottata da tutti», per affermare però poi che «tutte le nazioni sono destinate alla religione cristiana».
120Gli indios sono «senza malvagità né doppiezze», «non sono superbi, né avidi o ambiziosi», «sono d’intendimento chiaro, libero e vivace», etc. (cfr. B. DELASCASAS, Brevissima Relación de la Detruición de las Indias (1552), trad.
it., Brevissima relazione della distruzione delle Indie, Mondadori, Milano, 1996, pp. 29-30); vedi anche, B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., IV. Elogio degli
indi, pp. 30 ss.
121B. DELASCASAS, Brevissima relazione, cit., p. 30. Qui, come in altri pas- si, Las Casas riprende il pensiero espresso nella Bolla di papa Paolo III del 1537, laddove, ad esempio, si afferma: «chiunque possiede la natura umana ha anche l’attitudine a ricevere la medesima fede; … ogni uomo è capace di ricevere l’inse- gnamento della fede» (citato da F. COMPAGNONI, I diritti dell’uomo, cit., p. 16).
122Sono vari i passi in cui Las Casas valorizza gli indios insistendo, in par- ticolare, sulla loro somiglianza con i cristiani, sulla loro vicinanza alla morale
Las Casas mostra una grande apertura verso gli «altri», sì
da non rifiutare, ma “accettare” – ed anche valorizzare – costu-
mi e usanze differenti, ma senza mettere in discussione il valo-
re assoluto della propria cultura
123; è capace di identificare i
propri connazionali con i lupi e gli indios con le pecorelle
124,
ma non prescinde, nel confrontarsi con l’“altro”, non solo,
comprensibilmente, dalle proprie categorie concettuali e di
schematizzazione, ma anche dalla convinzione radicata dell’esi-
stenza di una verità, una concezione del mondo
125.
Il vescovo degli indios – per concludere – è colui che scrive
di «come tutte le nazioni possono essere condotte alla civiltà»,
postulando così al contempo l’eguaglianza di tutti i popoli, ma
cristiana; a titolo di esempio: gli indios sono poveri e la loro povertà è volonta- ria («non vogliono avere né possedere più di quanto considerino necessario per passare e sostentare la vita») ed è «dottrina di Gesù Cristo che gli uomini non tesaurizzino né siano preoccupati del superfluo, …» (B. DELASCASAS, Laleggenda nera, cit., p. 63), oppure, «il loro mangiare e bere quotidiano è come
quello dei Santi Padri nel deserto» (ibidem, p. 43), o, infine, in generale, gli in- dios sono mansueti, dolci e umili come i buoni cristiani.
123Cfr. F. COMPAGNONI, I diritti dell’uomo, cit., che osserva come «Las Casas si presenta come il precursore dell’accettazione di un pluralismo di raz- ze, religioni e culture, che cerca di indagare quanto ci sia di positivo e sia conforme alla dottrina e morale cristiana in questa diversità» (p. 25).
124«Tra questi agnelli mansueti, dotati dal loro Creatore e Fattore di tutte le qualità di cui sono andato parlando entrarono gli spagnoli, non appena eb- bero notizia della loro esistenza, come lupi, come tigri e leoni crudelissimi, che fossero stati tenuti affamati per diversi giorni» (B. DELASCASAS, Brevissima
relazione, cit., p. 30); altrove gli spagnoli sono paragonati anche a Satana: «si
chiedano se a tali cristiani non s’addica veramente il nome di diavoli, e se dare gli indiani in affidamento ai diavoli dell’inferno sarebbe peggio che metterli nelle mani dei cristiani delle Indie» (ibidem, p. 133).
125 Cfr. T. TODOROV, La conquista, cit., il quale osserva come il pen- siero di Las Casas sia originale laddove «egli identifica il polo del valore (fedele) con l’«altro», e quello del disvalore con «noi», gli spagnoli», ma anche come «questa distribuzione rovesciata dei valori, prova inconfutabi- le della sua generosità d’animo, non attenua lo schematismo della [sua] vi- sione» (pp. 200-201).
anche l’esistenza di una sola civiltà (quella basata sulla religio-
ne cristiana)
126.
La “civiltà” non è un’esclusiva degli Spagnoli
127: non vi so-
no «nazioni nel mondo, per rozze e incolte, selvagge e barbare,
grossolane, feroci o crudeli e quasi bestiali che siano [n.d.r.: e,
questo non è comunque, per Las Casas, il caso degli indios],
che non possano essere persuase, guidate e condotte a tutto
buon ordine e civiltà»
128; la distinzione fra la «terra non colti-
vata, che produce facilmente erbacce e spini inutili» e quella
coltivata, che «dà frutti commestibili, sani e utili», è superabile
(la terra incolta «ha dentro di sé tanta virtù naturale che, lavo-
randola e coltivandola» può arrivare ai frutti sani e utili)
129, ma
i frutti sani e utili sono dei valori assoluti e dati.
Las Casas, dunque, difende i diritti
130di tutte le persone
umane – e, in particolare, di quelle “diverse”, degli “altri”, an-
che in contrapposizione agli appartenenti ai “suoi” – e non di-
126Come sottolinea T. TODOROV(La conquista, cit., pp. 202-203), Las Ca- sas «si rifiuta di disprezzare gli altri solo perché sono diversi. Ma, subito dopo, egli fa ancora un passo e aggiunge: d’altra parte, non sono (o non saranno) di- versi. Il postulato d’eguaglianza sbocca in un’affermazione di identità».
127Las Casas, fra l’altro, segue una concezione storica evolutiva e in que- st’ottica osserva come «noi stessi fummo molto peggiori al tempo dei nostri an- tenati» (citato da T. TODOROV, La conquista, cit., p. 202) e, inoltre, non manca – come già ricordato – di condannare il comportamento “incivile” degli Spa- gnoli contemporanei, elogiando, al contrario, quello dei “selvaggi” abitanti delle Indie.
128B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., pp. 63-64. 129B. DELASCASAS, La leggenda nera, cit., p. 64.
130Tra i diritti individuati da Las Casas, si possono citare – come ricorda F. COMPAGNONI, I diritti dell’uomo, cit., pp. 33-34 – quelli che il vescovo spa-
gnolo elabora a partire dalla bolla di Paolo III del 1537: la proibizione dei trat- tamenti inumani e dello sfruttamento del lavoro; l’uguaglianza di tutte le razze umane in capacità essenziali (dignità); la condanna del genocidio e delle guer- re di conquista a causa della diversità di religione; l’ammissione della propa- ganda religiosa, ma non dell’assoggettamento ideologico; la reintegrazione di ciò che è stato ottenuto con mezzi antiumanitari.