• Non ci sono risultati.

2. LA DIMENSIONE NON VERBALE

2.1 LITERATURÜBERSICHT

2.3.3.4 Influenza dell’ambiente fisico

Argyle (1992, p.181) parte dal presupposto che “tutti i comportamenti sociali hanno luogo in un ambiente fisico”. Egli ci fa osservare che questi spazi possono essere organizzati in modo intenzionale da chi li utilizza, oppure possono essere organizzati da arredatori, architetti o designers. Infatti “In discipline come l’architettura e l’interior design, il sapere sulla prossemica è utilizzato da decenni per modellare l’uso dello spazio nelle interazioni faccia a faccia, la progettazione urbana e il design ambientale”132 (Greenberg, Hornbæck, Quigley, Reiterer 2014 p.30)133.

Rilevante per il nostro discorso è che “le caratteristiche fisiche dell'ambiente e degli edifici possono influenzare la nostra percezione di sovraffollamento e l'entità degli spazi personali” (Costa, Ricci Bitti 2003, p.34)134. Costa e Ricci Bitti (2003, p.34)135 alludono ai soffitti, che quando sono più bassi spingono le persone ad aver bisogno di uno spazio personale maggiore. Un ulteriore esempio che portano è quello della discoteca, in cui il fattore oscurità permette alle persone una maggiore vicinanza fisica; non appena però le luci si accendono, viene istintivo allontanarsi l’uno dall’altro, come se le persone si sentissero “nude”.

Argyle (1992, p.181-182) sostiene che l’arredamento, le decorazioni e le disposizioni architettoniche influenzino anch’essi il comportamento spaziale. La disposizione dei mobili può incoraggiare e favorire l’interazione: “Due poltrone davanti

132 “in disciplines like architecture and interior design, knowledge about proxemics has been used for decades to model use of space for face-to-face interactions, urban planning, and environmental design” 133https://www.researchgate.net/publication/300948403_Proxemics_in_Human-Computer_Interaction Data ultima consultazione: 16/07/2018

134http://www.cfmt.it/sites/default/files/af/materiali/Prossemica-Messaggi_dallo_spazio_personale.pdf Data ultima consultazione: 13/09/2018

135http://www.cfmt.it/sites/default/files/af/materiali/Prossemica-Messaggi_dallo_spazio_personale.pdf Data ultima consultazione: 13/09/2018

al caminetto rappresentano la posizione preferita”, afferma Argyle (1992, p.182) citando uno studio di Canter (1967). Si pensi inoltre alla disposizione dei banchi a scuola, disposti tradizionalmente a file per la lezione frontale con l’insegnante, a semicerchio per le assemblee di gruppo (cfr. Argyle 1992, p.182). Un esperimento di Maslow e Mintz (1956) ha rilevato che, in presenza di tre stanze diverse (una bellissima, una di medio livello e una brutta e fatiscente), i soggetti hanno valutato più favorevolmente i volti delle persone viste nella camera più bella (cfr. Argyle 1992, p.182). Ancora, un recente studio nell’ambito della ristorazione conferma che “in generale, è stato rilevato che la disposizione dei posti a sedere, la location e la configurazione hanno un impatto profondo sul comportamento”136 (Gussago 2017)137. Riprendendo il contributo di Knapp (1992) in merito alla distinzione tra contact e noncontact culture, l’autrice propone due possibili soluzioni per soddisfare clienti di culture differenti che si trovano a condividere lo spazio in un ristorante. La prima soluzione è la flessibilità dei tavoli e delle sedie: “In un ristorante dove i clienti possono stabilire la distanza tra loro e altri clienti, il problema della prossemica sarebbe ampiamente risolto”138 (Gussago 2017)139. Nel caso in cui non fosse possibile garantire la mobilità di sedie e tavoli, allora i “designers dovrebbero prendere in considerazione la prospettiva visuale dei clienti da seduti”140 (Gussago 2017)141.

Finnegan infine (2002, p.108) ci fa notare un aspetto che si ricollega alla percezione dell’ambiente fisico, ovvero l’appropriazione fisica di uno spazio: “Lo spostamento verso uno spazio particolare può segnalare l’inizio o lo sviluppo di una fase comunicativa particolare”142. Si riferisce ad esempio in casi significativi in cui ad esempio un adolescente prende il posto del padre a tavola, un nuovo arrivato si posiziona in ufficio sulla migliore postazione con vista o un violinista delle file retrostanti si sposta

136 “in general, seat spacing, location and configuration have all been found to have a profound impact on behavior”

137https://www.researchgate.net/publication/319954502_CUSTOMERS%27_EXPERIENCE_IN_RESTA

URANTS%27_ENVIRONMENTS_PROXEMICS_EMOTIONS_AND_PERCEPTION_OF_SPACE_A S_DESIGN_ISSUESData ultima consultazione: 20/06/2018

138 “In a restaurant where customers can decide the distance among themselves and others, the issue of proxemics would be largely solved”

139https://www.researchgate.net/publication/319954502_CUSTOMERS%27_EXPERIENCE_IN_RESTA

URANTS%27_ENVIRONMENTS_PROXEMICS_EMOTIONS_AND_PERCEPTION_OF_SPACE_A S_DESIGN_ISSUESData ultima consultazione: 20/06/2018

140 “designers should take into account customers’ visual perspective while seated”

141https://www.researchgate.net/publication/319954502_CUSTOMERS%27_EXPERIENCE_IN_RESTA

URANTS%27_ENVIRONMENTS_PROXEMICS_EMOTIONS_AND_PERCEPTION_OF_SPACE_A S_DESIGN_ISSUESData ultima consultazione: 20/06/2018

inaspettatamente su quelle antistanti (cfr. Finnegan 2002, p.108). Vi è in questo caso un riferimento evidente alla violazione di gerarchie implicite.

Per concludere, in questo paragrafo abbiamo definito il campo di studio della prossemica basandoci sull’opera pionieristica di Hall La dimensione nascosta, pubblicato in lingua originale nel 1966, espandendo la sua ricerca con riferimenti a contributi successivi e più recenti. La questione sulle distanze interpersonali trae le sue origini da studi etologici sul comportamento animale e il concetto di territorialità, che consente agli animali di assicurarsi una porzione di spazio atta alla loro difesa, al predominio e soprattutto alla conservazione della specie in un determinato habitat. Tale concetto si estende naturalmente al contesto umano e rinvia al concetto di privacy, ovvero sta a significare che l’uomo ha bisogno di un territorio e di uno spazio personale che gli permetta un certo livello di protezione fisica come anche emotiva dagli agenti esterni. Il problema messo a fuoco da Hall consiste nel fatto che, sebbene gli apparati sensoriali e gli atteggiamenti alla base del comportamento prossemico sono universali, il loro utilizzo è invece fortemente culturale. Dalla definizione di tre tipi di spazio abbiamo descritto le quattro distanze fisiche secondo Hall, analizzando infine le principali variabili che influenzano il comportamento spaziale, tra cui la vicinanza e la distanza, l’orientazione del corpo, la postura e l’influenza dell’ambiente fisico, con opportuni riferimenti a studi svolti.