• Non ci sono risultati.

2. LA DIMENSIONE NON VERBALE

2.4 LA DIMENSIONE CINESICA

2.4.5 LO SGUARDO

“Lo sguardo è un potente segnale non verbale”, sostiene Anolli (2012, p.175). Richmond et al. (1987, p.75) sono della stessa idea quando scrivono che “tra tutte le caratteristiche del volto, gli occhi sono probabilmente la parte più importante nel processo della comunicazione umana”222. Dal punto di vista neurobiologico Anolli (2012, p.175) spiega che:

“l’occhio costituisce una struttura nervosa molto più importante se si pensa che circa i due terzi delle fibre sensoriali (sono circa tre milioni) provengono dall’occhio e che fra i dodici nervi cranici sei sono coinvolti nell’attività oculare. A loro volta, i muscoli extraoculari, che sono più innervati dell’organismo, possono contrarsi centomila volte al giorno senza affaticamento. L’eccitazione della fovea, che ha la dimensione di un millimetro e mezzo, si propaga in una regione cerebrale diecimila volte più estesa. Unica fra i primati, l’orbita dell’occhio umano si è evoluta per mostrare la sclera (o il

220 “The term face may be defined as the positive social value a person effectively claims for himself by the line others assume he has taken during a particular contact. Face is an image of self delineated in terms of approved social attribute – albeit an image that others may share, as when person makes a good showing for his profession or religion by making a good showing for himself”

221 “knowing what facial activity does will help us to understand what facial activity is. New developments that involve the implementation of human like artificial systems will impact the study of facial behavior dramatically like no other development in recent decades”

222 “of all the features of the face, the eyes are probably the most important in the human communication process”

bianco), in base alla quale siamo in grado di discernere la direzione dello sguardo altrui a distanza senza possibilità di camuffamento (Kobayashi e Kohshima 2001)”

Dei sei muscoli citati da Anolli, “ci sono quattro muscoli retti che controllano i movimenti da destra a sinistra e dall’alto verso il basso e due muscoli obliqui che, quando combinati, forniscono informazioni sui movimenti diagonali. Attraverso questi semplici movimenti, lo sguardo comunica eccezionali informazioni e funzioni sociali”223 (Adams et. Al in: Hall, Knapp 2013, p.232). Ricci Bitti e Cortesi (1977, pp.57-58) descrivono le funzioni principali dello sguardo, qui riassunte: in primis viene menzionato il ruolo dello sguardo nel comunicare atteggiamenti interpersonali e nell’instaurare relazioni; viene poi accentuato il suo ruolo in concomitanza con la comunicazione verbale, durante la quale viene utilizzato per ottenere informazioni di ritorno o ulteriori informazioni; per sincronizzare il dialogo e infine per avviare conversazioni, sostenerle (cfr. Ricci Bitti, Cortesi 1977, p.57). Finnegan (2002, p.98) aggiunge che lo sguardo può essere usato anche per “reject”, rifiutare un’interazione.

Gli approcci agli studi sullo sguardo potrebbero essere riassunti sulla base di due citazioni. La prima è tratta da un detto popolare secondo cui “the eyes are the window of the soul” (gli occhi sono lo specchio dell’anima) recuperato da Hans e Hans (2015, p.48)224 e Adams et. al (in Hall, Knapp 2013, p.229). Secondo questo detto, gli occhi sarebbero il dispositivo attraverso cui è possibile venire a conoscenza dello stato emotivo di una persona, come confermano Adams et al. (in Hall, Knapp 2013, p.229): “Per gli uomini gli occhi sono particolarmente utili per determinare gli stati mentali ed emozionali degli altri”225. Ad esempio, “il cambio di direzione dello sguardo può essere un valido moderatore di sofferenza emozionale”226 (Adams et. al in Hall, Knapp 2013, p.232). Quando un individuo si trova di fronte ad uno stimolo negativo gli viene spontaneo togliere lo sguardo da esso e guardare altrove. I medesimi autori affermano che “è stato trovato che la sola regione oculare è tanto informativa quanto l’intero volto”227 (Adams et. al in Hall, Knapp 2013, p.230), motivo per cui molta ricerca sulla comunicazione non verbale si è concentrata in modo critico su di essi. Esattamente come le espressioni

223 “there are four rectus muscles that control left to right and up and down movement, and two oblique muscles that when combined with the others account for diagonal movement of the eyes. With these simple movements, eye gaze conveys tremendous social information and functions”

224 http://www.iosrjournals.org/iosr-jhss/papers/Vol20-issue2/Version-4/H020244752.pdf Data ultima consultazione: 13/09/2018

225 “For humans, the eyes are particularly useful in ascertaining mental and emotional states of others” 226 “shifting of eye gaze can be a powerful moderator of emotional distress” (traduzione nostra) 227 “the eye region alone has been found to be as informative as the whole face” (traduzione nostra)

facciali, “lo sguardo assolve una funzione espressiva ove esprime stati emotivi”228 (Bohle 2007, p.143), ma diversamente da esse lo sguardo viene definito come più genuino: “Si pensa che gli occhi e la loro regione circostante comunichino espressioni più genuine degli stati interiori rispetto ad altri aspetti del volto”229, dichiarano Adams et. Al (in Hall, Knapp 2013, p.230) riferendosi a degli studi compiuti da Buck (1988); Fridlund, Ekman e Oster (1987) e Rinn (1984). Tessaro (in Padoan 2014, p.131) introduce e dà una spiegazione della cosiddetta “Programmazione Neurolinguistica” elaborata da Bandler et. al (1982) e Dilts (2011), che si occupa dell’analisi del “movimento degli occhi in quanto rivelatore dell’attività mentale del soggetto”. A tal proposito è stata elaborata una mappa che suddivide il volto in sei parti (tre a destra e tre a sinistra) e che simboleggia il sistema rappresentazionale indicato dalla posizione degli occhi. Ad esempio, se una persona “volge gli occhi in basso a destra è perché accede alla percezione del corpo, di sensazioni o di emozioni che prova o che rievoca in quel momento” (Tessaro 2014, p.132).

Passiamo ora alla seconda citazione che sposta il discorso da una dimensione prevalentemente individuale e interiore ad una dimensione sociale interattiva. Si tratta di una citazione tratta da Argyle e Dean (in: Laver e Hutcheson 1972, p.301), i quali nell’introduzione al loro contributo intitolato Eye Contact, Distance and Affiliation citano Simmel (1921), filosofo e sociologo tedesco: “Il contatto visivo è un’unione completamente nuova e unica tra due persone …. Esso rappresenta la reciprocità più perfetta nell’intero ambito delle relazioni umane”230. Come sottolinea Schilbach (2015, p.130)231, infatti: “Le persone non usano lo sguardo solo per acquisire informazioni su altri, ma anche per fornire loro delle risposte …. Recenti sviluppi dello studio sullo sguardo sociale e corrispettive scoperte empiriche rimarcano che alcuni fenomeni collegati allo sguardo sono fondati interattivamente, ciò sta a significare che dipendono dalla partecipazione nell’interazione sociale piuttosto che dall’osservazione”232. Tale tendenza viene confermata anche da Bohle (2007, p.146) che afferma: “der Blick ist als

228 “der Blick erfüllt eine expressive Funktion, sofern er emotionale Zustände ausdrückt” (traduzione nostra)

229 “The eyes and their surrounding region … are thought to convey more genuine expressions of internal states than other aspects of the face” (traduzione nostra)

230 “Eye contact is a wholly new and unique union between two people …. It represents the most perfect reciprocity in the entire field of human relationship”

231https://pdfs.semanticscholar.org/2d18/1f58e3ffc59dce43cb99ed859351df1098ce.pdf Data ultima consultazione: 13/09/2018

232 “People do not only use gaze to acquire information about others, but also use it to signal back to them …. Recent developments of the study of social gaze and related empirical findings emphasize that certain gaze-related phenomena are interactively constituted, that is depend upon participation in social interaction rather than observation”

Signal der Turnübernahme und -übergabe an der Organisation des Sprecherwechsels beteiligt”233. Richmond et al. (1987, p.75), citando i contributi di Cranach (1971) e Harper et. al (1978), spiegano che esistono diversi tipi di sguardo. Nel contesto di interazione da noi appena descritto il concetto di “mutual gaze”, o sguardo reciproco, riveste un ruolo importante, in quanto ha un profondo impatto a livello cognitivo ed emozionale. Ciò viene sintetizzato dal concetto di “eye contact effect” (Schilbach 2015, p.131)234, causato da un percorso subcorticale tramite l’amigdala. Schilbach (2015, p.131)235, spiega che lo sguardo diretto “velocizza l’identificazione dei volti e delle espressioni facciali, ha un effetto positivo sul giudizio di attrattività e gradevolezza di altri e degli oggetti a loro associati. Più importante è il fatto che uno sguardo iniziale verso qualcuno aumenta la probabilità di una conseguente conversazione”236. Una caratteristica di tale contatto visivo è la sua intermittenza, come rilevano Müller et. al (2013, p.103): “I destinatari del messaggio volgono lo sguardo verso il mittente come segnale di attenzione verso il discorso e i mittenti dirigono il loro sguardo verso i destinatari per mostrargli che il discorso è rivolto a loro; i destinatari guardano tipicamente per più tempo i loro mittenti e i mittenti i loro destinatari per una durata minore”237.

Durante un processo d’interazione, lo sguardo in combinazione con la postura e con la posizione della testa, può darci informazioni sulla personalità o sullo status di un individuo. Un recente studio di Toscano, Schubert e Giessner (2018, pp.1-25), esplora il modo in cui le inferenze sullo status sociale derivanti dall’analisi del volto possono cambiare in base allo sguardo e alla posizione della testa. Toscano, Schubert e Giessner (2018, p.21) riassumono in questo modo il risultato del loro studio, nonostante le limitazioni dichiarate derivanti dal software utilizzato per rilevare i risultati: “Sia la testa sollevata, sia inclinata, danno l’impressione di dominanza e forza, specialmente quando lo sguardo è diretto e la persona di sesso maschile. La dominanza inferita da una testa maschile inclinata con uno sguardo diretto potrebbe verificarsi per il motivo che tale postura è percepita come indicazione di rabbia. L’interazione dinamica tra sguardo e

233 “Lo sguardo concorre all’organizzazione dello scambio tra interlocutori come segnale dell’assunzione e del passaggio del turno di parola” (traduzione nostra)

234https://pdfs.semanticscholar.org/2d18/1f58e3ffc59dce43cb99ed859351df1098ce.pdf Data ultima consultazione: 13/09/2018

235https://pdfs.semanticscholar.org/2d18/1f58e3ffc59dce43cb99ed859351df1098ce.pdf Data ultima consultazione: 13/09/2018

236 “speeds up the identification of faces and facial expressions, has a positive effect on our judgment of the attractiveness and likeability of others and the likeability of objects associated with them. Most importantly, an initial look toward someone increases the probability of an ensuing conversation”

237 “Recipients gaze toward speakers as an indication of their attentiveness to talk, and speakers direct their gaze to recipients to show that talk is being addressed to them; recipients typically gaze for a longer duration at speakers, and speakers for shorter duration”

posizione della testa influisce sull’impressione di dominanza in modo maggiore della forza fisica, presumibilmente perché comunica intenzionalità e carattere”238. Inoltre, continuando sull’aspetto della dominanza e dello status sociale, Bohle (2007, p.144) osserva che “le persone dominanti guardano l’interlocutore mentre parlano molto più spesso di quelle non dominanti, in modo tale che la frequenza del loro sguardo nell’atto del parlare si distingue appena dall’atto dell’ascoltare. Al contrario la frequenza dello sguardo di individui non dominanti aumenta significativamente durante l’ascolto di colui che detiene il turno di parola”239.

Si può inoltre individuare un punto di raccordo tra sguardo e prossemica tramite la cosiddetta “equilibrium theory” elaborata da Argyle e Dean nel 1965. Secondo questa teoria “lo spazio prossemico e lo sguardo reciproco potrebbero essere entrambi usati per indicare confidenza, intimità”240 (Tanenbaum et al. 2014, p.19)241. Le persone, dunque, raggiungerebbero un equilibrio che comprende una distanza rassicurante e un incontro di sguardi che varia in base al comfort interpersonale. Nel caso in uno di questi fattori dovesse variare o alterarsi, gli interagenti tendono a variare uno dei due fattori per ristabilire e preservare l’equilibrio. Tanenbaum et al. (2014, p.19)242 affermano: “Uno degli esperimenti di Argyle e Dean ha rilevato che i soggetti tendevano a stare più vicini ad un’altra persona se gli occhi di quest’ultima erano chiusi, e più distanti se gli occhi di questa persona erano aperti”243.

A questo punto è necessario specificare che lo sguardo e il suo comportamento sono soggetti a differenze di natura di genere, di età, di personalità e di cultura. A titolo esemplificativo, Adams et. al (in Hall, Knapp 2013, p.234) riportano uno studio di Vassallo et al. (2009), dal quale è emerso che “Durante il riconoscimento facciale delle emozioni, gli uomini guardano di più il naso e la bocca rispetto alle donne. Di converso,

238 “Both raised and bowed heads give the impression of dominance and strength, especially when the eye gaze is direct and the person is male. The dominance inferred from a bowed (male) head with a direct eye gaze may come about because this posture is seen as indicating anger. The dynamic interplay between eye gaze and head posture impacts the impression of dominance stronger than physical strength, presumably because it communicates intention and attitude”

239 “dominante Personen blicken während des Sprechens ihr Gegenüber öfter als an als nichtdominante, so dass sich ihre Blickfrequenz während des Sprechens und während des Zuhörens kaum unterscheidet. Dagegen nimmt die Blickfrequenz nichtdominanter Personen während des Zuhörens gegenüber dem Sprecher deutlich zu”

240 “proxemic spacing and mutual gaze may both be used to indicate intimacy”

241https://pdfs.semanticscholar.org/0f1f/dc6e7d2978f94b90c03a335bd7cc76dea6d2.pdf#page=37 Data ultima consultazione: 13/09/2018

242https://pdfs.semanticscholar.org/0f1f/dc6e7d2978f94b90c03a335bd7cc76dea6d2.pdf#page=37 Data ultima consultazione: 13/09/2018

243One of Argyle and Dean’s experiments determined that subjects would stand closer to another person if that person’s eyes were closed than they would if the person’s eyes were open”

le donne guardano di più gli occhi”244. Anolli (2012, p.177) ci spiega che “le donne dimostrano una migliore competenza nella comprensione del significato dello sguardo altrui, riuscendo a cogliere sfumatrue che di solito sfuggono agli uomini”. In merito ai tratti personali Ricci Bitti e Cortesi (1977, p.60) affermano che “le persone estroverse fanno maggiore uso dello sguardo e usano occhiate più lunghe degli introversi”. Per quanto riguarda invece le differenze culturali, è stato rilevato che in culture interdipendenti (come quella giapponese) i soggetti sono portati a mascherare le loro emozioni, diversamente dagli americani i quali esprimono le loro emozioni molto più liberamente (cfr. Adams et. al in: Hall, Knapp 2013, p.234). Finnegan (2002, p.99), citando E. Hall, ci riferisce di un contesto simile: “L’abitudine di mostrare rispetto guardando verso il basso, caratteristica dei bambini americani dalla pelle nera, era percepita dagli insegnanti di pelle bianca come una mancanza di attenzione”245. In sostanza, ci interessa evidenziare che “è generalmente necessario considerare influenze di personalità, genere, cultura e contesto nella valutazione dell’attività dello sguardo di altre persone. Rifiutare queste influenze potrebbe portare a fraintendimenti interpersonali”246 (Richmond 1987, p.84).

In questo capitolo abbiamo delineato le caratteristiche salienti della dimensione cinesica. La presenza di numerose definizioni di tale disciplina ha messo in luce la sua natura interdisciplinare e gli innumerevoli aspetti del movimento del corpo che essa prende in analisi. Ci è parso opportuno iniziare il nostro discorso con la descrizione di quello che è stato il contributo pionieristico del fondatore Ray Birdwhistell che, nonostante le carenze e i difetti rilevati al suo sistema, ha comunque rappresentato il punto di partenza per studi successivi e approfondimenti sul tema del corpo e dei suoi movimenti. In secondo luogo, abbiamo approfondito lo studio della dimensione cinesica applicato al volto, estremamente importante in relazione alla comunicazione interpersonale. Il volto, infatti, non è un mero canale di comunicazione dei nostri stati emotivi, ma riveste un ruolo di primaria importanza nelle relazioni e nelle interazioni, fin dalla prima infanzia. Abbiamo dunque spiegato il significato e l’evoluzione dello studio

244 “during facial emotion recognition, men look more at the nose and mouth than females. Conversely, women look at eyes more”

245 “The habit of showing respect by looking down, said to be characteristic of American black children, was taken as lack of attention by their white teachers”

246 “It is generally necessary to consider personality, gender, cultural, and contextual influences in evaluating the gazing activity of other people. Neglecting these influences may lead to interpersonal misunderstandings”

delle espressioni facciali sulla base di due approcci, quello emotivo e quello comunicativo, oggi prevalente. Infine, ci siamo concentrati sullo sguardo, sulle sue funzioni e le sue caratteristiche uniche che, similmente alle espressioni facciali e in relazione con altre componenti extralinguistiche, come la prossemica, e varianti personali come l’età, il genere, la cultura forniscono indicazioni essenziali circa lo status emotivo di una persona, la sua personalità e la sua predisposizione alla comunicazione.