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Informazione e Formazione

rivolto ai Datori di lavoro

2. Informazione e Formazione

Decisamente meno schierata l’opinione sull’avvenuta esecuzione di momenti di informazione/formazione nelle aziende assistite dai con-sulenti e RSPP intervistati. Si riscontra, infatti, una distribuzione del 38,7% (24 risposte) che ha confermato l’informazione avvenuta nella

“maggioranza” di aziende, contro un 43,5% (27 r.) “solo per alcune” e un 16,1% (10 r.) “Si, per tutte”. L’1,6% (1 unità) ha, invece, risposto nega-tivamente nel senso che non sono stati eseguiti momenti di illustrazione e/o formazione sul rischio Covid-19 e sulla gestione dei protocolli.

Da ciò emerge l’esigenza di raff orzare il canale informativo e del-la comunicazione nelle varie aziende: nonostante, infatti, il dato in com-mento potrebbe giustifi carsi alla luce della “eccezionalità”, nonché della

“drammaticità” della situazione pandemica, risulta ancora piuttosto bas-sa la percentuale di aziende in cui si svolgono, con costanza, momenti di

“illustrazione/formazione” sul rischio Covid-19.

La domanda successiva aff ronta il ruolo dei Consulenti/RSPP negli incontri dedicati alla informazione o formazione: il valore più alto (45,2%, pari a 28 tecnici) conferma il coinvolgimento “solo per alcune” aziende, a fronte di 37,1% (23 t.) “per la maggioranza” delle organizzazioni di lavoro elettive, mentre solo 12,9% (8 t.) ha dichiarato di aver partecipato attiva-mente nella formazione rivolta ai propri assistiti (“Si per tutte”).

Non è stata eff ettuata, volutamente, alcuna distinzione tra forma-zione “in presenza” o “webinar” perché questa è senz’altro dipesa dal tipo di realtà, dalla possibilità di garantire il distanziamento sociale, non-ché dal momento storico in esame ove l’attività di formazione ha subito restrizioni su base nazionale e regionale.

Va altresì qui aggiunto che le percentuali esposte non trovano una rappresentazione proporzionale agli incarichi del singolo intervistato;

motivo per cui non è possibile sapere se la risposta favorevole “Sì, per tut-te” è da associarsi ad un numero ampio o esiguo di imprese. Si

conside-ri, infatti, che alcuni RSPP potrebbero essere mono-mandatari (in specie per RSPP dipendenti), mentre i consulenti tecnici in libera professione hanno volumi d’aff ari diff erenti in base a vari fattori che non sono ogget-to di questa ricerca.

Si tratta comunque di un risultato che non sorprende più di tanto perché ogni intervistato avrà dovuto tenere conto del numero di incarichi gestiti, con impossibilità di assistere materialmente tutte le aziende median-te incontri a distanza o, addirittura, in presenza. Inoltre, si deve considerare che parte della formazione sarà stata a pagamento, vuoi all’interno di corsi di aggiornamento in materia di sicurezza sul lavoro (art. 37 del d.lgs. n. 81 del 2008 e accordo Stato-Regioni 21.12.2011) o vuoi nell’ambito di con-sulenza presumibilmente onerosa come previsto dal codice civile. Ovvia-mente, non è nota l’eventuale percentuale di formazione a titolo gratuito o ricompresa in sistemi di assistenza in regime di abbonamento.

Peraltro, non tutte le aziende potranno aver sentito l’esigenza con-creta di confronto sul rischio di contagio del nuovo coronavirus, ancor-ché si potrebbe dimostrare come l’esecuzione di attività didattica ben progettata e realizzata possa esser risultata fortemente utile per compren-dere in concreto le modalità e i canali di trasmissione del virus, nonché tutte le misure di prevenzione e protezione adottabili e anche le buone prassi igieniche.

Sempre in merito all’informazione/formazione, il successivo quesito ha cercato di indagare quanto detta attività sia stata documentata. Circa la metà delle risposte è stata positiva (48,4%), cui si aggiunge la quota a sostegno di parziale documentazione (25,5%), ed infi ne una netta con-ferma per il 19,4% contro al 6,5% negativo (assenza probatoria).

come modifi cato dalla legge n. 123 del 2007).

3. Partecipazione

Un discorso a parte merita la partecipazione dei lavoratori per il tra-mite del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS): il paniere è diviso circa a metà tra soggetti attivamente coinvolti e soggetti passivi, ovvero non partecipativi.

tale dato potrebbe essere letto anche alla luce del fatto che sono molte le aziende prive di un RLS e che sono diversi i settori in cui la c.d.

“bilateralità contrattuale” non trova applicazione, ergo non è costituito alcun organismo paritetico entro cui designare i rappresentanti territoria-li a norma dell’art. 48 del d.lgs. n. 81 del 2008.

tali grafi ci andranno comunque confrontati con quelli derivanti dal questionari per RLS dove, contrariamente a quanto sopra, emerge una partecipazione attiva per n. 61 RLS aziendali e RLS territoriali (per-lopiù i primi, soprattutto eletti tra quelli che già ricoprono funzioni sin-dacali come dispone, in tono non tassativo, l’art. 47, comma 3, d.lgs. n.

81 del 2008 per le aziende con meno di 15 lavoratori, e in termini più rigorosi il comma 4 per le aziende ricadenti nella stabilità reale di cui alla legge n. 300 del 1970).

A conferma delle osservazioni appena espresse, sempre sotto il pro-fi lo della partecipazione, emerge come nella stesura dei Protocolli Anti-contagio abbia assunto un ruolo determinante il Responsabile del Servi-zio di PrevenServi-zione e ProteServi-zione (RSPP: 93,5%) o comunque del consu-lente tecnico per la sicurezza sul lavoro (77,4%). In minoranza si pongo-no gli altri attori della sicurezza quali, ad esempio, il rappresentante dei lavoratori (RLS-Aziendale: 17,7%, RLS-territoriale: 1,6%, RLS di sito produttivo: 0%), il medico competente (27,4%). Residuale, infi ne, la partecipazione di altre fi gure attestate sotto la soglia del 2% (HSE Mana-ger, Uffi cio contratti, direttore sanitario o delle risorse umane). tuttavia, un richiamo è da farsi a soggetti apicali quali Dirigenti e Preposti che, ove presenti, sono stati dichiarati come coinvolti per quanto competenza (rispettivamente 12,9% e 8,1%).

Per inciso, la domanda formulata atteneva non solo la consapevo-lezza, bensì anche l’attuazione dei protocolli; ciò lascia intendere che con oltre i 2/3 di risposte favorevoli le aziende abbiano operato “a favore di sicurezza”.

Nelle direttive impartite dal Protocollo d’intesa del 14 marzo 2020 si prevedeva, d’altronde, l’istituzione di un Comitato per la verifica dell’applicazione delle misure anti-contagio. Pertanto, in assenza di un riscontro fattuale da parte dei Comitati – di cui non vi è ancora traccia sul territorio, ma si ipotizza che ogni azienda l’abbia istituito quantome-no al proprio interquantome-no 1 –, questa domanda funge da indice di controllo sulla concreta attuazione delle misure (indipendentemente che si tratti di impressione del consulente e non già di un accertamento del Comitato).

1 Al punto 13 del Protocollo d’intesa 14.03.2020, posto in Allegato 6 al d.P.C.m.

26.04.2020, è specificato che “è costituito in azienda un Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione con la partecipazione delle rap-presentanze sindacali aziendali e del RLS”. Inoltre, è precisato che “laddove, per la par-ticolare tipologia di impresa e per il sistema delle relazioni sindacali, non si desse luogo alla costituzione di comitati aziendali, verrà istituito, un Comitato territoriale composto dagli Organismi Paritetici per la salute e la sicurezza, laddove costituiti, con il coinvolgi-mento degli RLSt e dei rappresentanti delle parti sociali”. Si consideri però che il comi-tato territoriale non è scomi-tato agevolmente istituito in tutti i territori, sovente per l’inattua-zione degli organismi paritetici di emanal’inattua-zione della bilateralità prevista nella contrattazio-ne collettiva. Inoltre, in mancanza di rappresentanza sindacale e di RLS, si segnala sul ter-ritorio l’istituzione di Comitati con composizione esclusivamente aziendale che si auspi-ca siano sempre collegiali pur non potendo escludere l’eccezione monocratiauspi-ca (es. azien-de molto piccole con Datore di lavoro auto-referenziato nei compiti azien-del SPP, prive di medico competente e senza RLS eletto internamente o rintracciato a livello territoriale).

Ancora con riferimento alla consapevolezza, il quesito successivo ha commentato il ruolo del medico competente nella “gestione” dei pro-tocolli: oltre la metà ha dato una risposta di incertezza (51,6%: “Dipen-de…”), con apprezzamento al 21% (“Utile”) contrastato dalla “scarsa uti-lità” dichiarata dal 14,5% dei dichiaranti. 7 Consulenti/RSPP hanno però, dichiarato “Cruciale” il ruolo del medico C. (11,3%), mentre 1 ha espresso opinione negativa (1,6%).