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S TRATEGIE DI CONTENIMENTO DELLO SPRAWL URBANO E DELL ’ URBANIZZAZIONE DIFFUSA

E) I L “F INGER P LAN ” DI C OPENHAGEN

(Primdahl, et al., 2009) (Vejre, et al., 2007)

In Danimarca, in particolare nella città di Copenhagen, è stata da tempo avviata una politica di sviluppo urbanistico volta a limitare la dispersione insediativa. Tale modello è chiamato “FingerPlan” di cui, di seguito, vengono descritte l’evoluzione e gli obiettivi di pianificazione.

La città di Copenhagen, localizzata nella costa orientale dell’isola di Zealand, conta circa 1.8 milioni di abitanti (circa un terzo dell’intera popolazione danese) e viene considerata una città fortemente diffusa in quanto i differenti centri abitati che costituiscono l’area della Great Copenhagen sono caratterizzati da una bassa densità abitativa, e ciò viene riportato anche negli studi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA, 2006b).

Negli anni ’20, grazie alla posizione strategica per il commercio marittimo incentivato dalla neutralità danese durante la prima guerra mondiale, la città fu sottoposta a forte pressione edilizia (caratterizzata per lo più da “country house” lungo la costa) e di conseguenza il sistema urbano della Capitale si espanse raggiungendo e inglobando le municipalità circostanti, fu per questo motivo che nel 1928 fu costituita una Commissione per la Pianificazione di quella che venne chiamata la “Copenhagen Region” che aveva il compito di analizzare la situazione degli spazi verdi e le dinamiche del processo di urbanizzazione. I risultati furono illustrati nel Report on the Green Space of Copenhagen Region del 1936, più comunemente conosciuto come Green Network Plan.

Il piano poneva la sua attenzione soprattutto sulle aree verdi del settore nord- occidentale della Regione di Copenhagen e prevedeva una chiara distinzione fra spazi aperti e aree urbane.

L’idea di Forchhammer, che presentò il piano, era quella di creare un sistema di spazi aperti collegati fra di loro che potesse permettere un accesso diretto allo spazio rurale alla crescente popolazione (gli spazi aperti erano già in parte protetti dall’inizio del XIX secolo dal Forest Protection Act, il quale risulta essere una delle

19 Il modello di sviluppo della città di Copenhagen e il sistema di pianificazione danese (paragrafo 2.3) sono stati

oggetto di approfondimenti durante il periodo formativo presso il Danish Center for Forest and Landscape svolto nei mesi di Settembre-Dicembre 2011 nell’ambito delle attività previste dal Dottorato di Ricerca. Supervisore prof. Henrik Vejre.

più efficaci forme di protezione del paesaggio finora implementate in Danimarca). Tale sistema aveva anche l’obiettivo di contenere il crescente fenomeno dello sprawl urbano.

Gli effetti del Green Network Plan sono visibili nel paesaggio attuale nel quale tutti gli spazi aperti sono sottoposti a vincoli di protezione.

Analizzando la struttura attuale dei cunei è chiaro come la loro tutela sia stata fortemente connessa al grado di centralizzazione dell’autorità, nel senso che i cunei che hanno subito minor pressione e sono stati oggetto di maggiore tutela sono quelli che sono stati interessati da interventi dove lo Stato ha avuto un ruolo da attore principale.

Nel 1947 fu elaborata la prima Fingerplan, un progetto generale di pianificazione del territorio dell’area metropolitana di Copenhagen ispirata al modello di pianificazione britannico, che aveva come scopo principale un equilibrato sviluppo delle aree urbane e la salvaguardia delle aree verdi alla periferia della Capitale oltre che una visione di livello regionale sul problema dello sprawl urbano.

Figura 32: L’idea di Fingerplan

Il piano fu presentato da Peter Bredsdoff e Sten Eiler Rasmussen. Nella loro idea la nuova Copenhagen doveva avere la forma di una mano (Figura 32 e figura 36) il cui palmo si trovava sulla vecchia Copenhagen, le “dita” (Køge, Rosklifr,

Frederikssund, Farum e Hillerød Finger) rappresentavano le possibili direzioni di

espansione del sistema urbano lungo le principali vie di comunicazione, mentre gli spazi fra le dita stesse, “i cunei”, sarebbero dovuti rimanere aree verdi agricole e forestali in cui sviluppare attività ricreative al servizio della città. In realtà vi erano idee molto chiare su quanto sarebbe accaduto alle “dita” ma non vi erano certezze e indicazioni sul futuro dei cunei verdi che oltre ad essere viste come aree ricreative ebbero anche la funzione di “riserve di terreno” per future infrastrutture.

Il piano del 1947 non fu mai approvato dalle autorità ma costituì comunque una base metodologica per la pianificazione di Copenhagen degli anni successivi come la Legge di Pianificazione urbana del 1949.

Nel 1950 fu approvato il primo piano di zonizzazione di Copenhagen che individuava tre differenti zone, una interna destinata allo sviluppo urbano già esistente o previsto, quella intermedia, costituita dagli spazi destinati al futuro sviluppo urbano e una zona esterna dove era vietata ogni forma di sviluppo urbano.

Durante la seconda guerra mondiale gli eventi bellici portarono all’abbandono del piano e la successiva ricostruzione al termine del conflitto e il forte sviluppo economico degli anni ‘50-‘60 comportarono un’espansione incontrollata della città. Le conseguenze furono un progressivo inspessimento delle “dita” e una drastica riduzione dei cunei verdi.

Inoltre fino al 1970 la “Fingerplan”, come strumento per il contenimento dello sprawl urbano, non fu molto efficace comparato, ad esempio, ad altri strumenti contemporanei come la Green Belt inglese.

Il punto debole principale del piano fu la prospettiva di funzionalità urbana con cui fu pensato, la quale non attribuiva agli spazi esterni all’area urbana (di matrice naturale e agricola) un valore intrinseco ma li considerava elementi che acquisivano una identità solo in funzione del sistema urbano.

Furono comunque attuate politiche di mantenimento degli spazi verdi, in particolare il Governo nel 1966 approvò un disegno di legge per la creazione di 1500 ha di foresta statale nel cuneo di Vestskoven convertendo più di 150 aziende a pascolo e bosco. Nei cunei di Vallensbæk e Hjortespring i comuni crearono parchi con l’intento di fornire spazi di ricreazione (parchi faunistici, campi da golf,

fattorie aperte). Tali elementi rimasero però poco connessi fra di loro a causa della mancanza di infrastrutture e di una vera visione comprensoriale delle potenzialità degli spazi aperti e ciò li resi deboli davanti all’espansione urbanistica (come nel cuneo Hjortespring).

Nel 1974 fu approvato il primo piano regionale area di Copenhagen il Greater

Copenhagen Plan, la cui attuazione e controllo fu affidato al Grater Copenhagen

Council.

Tale piano condusse all’instaurarsi di due “città”, la “Città di Copenhagen” dove non erano permesse nuove edificazioni, e la “Finger City” individuata dai nuovi centri abitati lungo le “dita”.

Inizialmente furono previsti nuovi insediamenti nelle “fingers” sud-occidentali e alcune aree esterne (lungo la costa) a scopo ricreativo nelle quali era prevista l’edificazione di seconde case. Non era però prevista una vera zonizzazione delle aree del comparto rurale.

Nel 1989 il Greater Copenhagen Council fu abolito e vi fu la perdita della visione a larga scala della “FingerPlan” il cui sviluppo fu affidato alle singole municipalità fino all’istituzione di un nuovo organo sovraordinato. Tale organo fu il

Metropolitan Development Council, istituito nel 2000, che aveva come

orientamenti principali l’attuazione di politiche economiche e territoriali di livello regionale. Lo strumento utilizzato fu un nuovo progetto di FingerPlan nel 2005 che fu, in sostanza, un aggiornamento del primo progetto del 1947. In aggiunta alla struttura originaria, fu prevista anche una Green Belt all’esterno dell’intera area di Copenhagen e nei nuovi cunei verdi individuati furono previste solo funzioni di tipo ricreativo.

Nel 2007, a seguito della riforma amministrativa danese, le competenze in materia di pianificazione furono suddivise fra Stato e Comuni e per completare la nuova visione amministrativa fu approvato un nuovo piano per la città di Copenhagen, il “Fingerplan 2007” (Danish Minister of Environment, 2007b) che si basava su quanto previsto nel 2005 limitando però la propria azione all’interno di un semicerchio di 30-40 Km dal centro di Copenhagen.

Lo Stato nel piano attualmente vigente, acquista maggiore potere in quanto è un piano di competenza ministeriale (Ministero dell’Ambiente) ed è vincolante per i livelli amministrativi inferiori.

Secondo la “Fingerplan 2007” l’intera area metropolitana di Copenhagen è suddivisa in 4 zone (Figura 33 e Figura 34):

a. L’area metropolitana interna (det indre storbyområde) che costituisce il palmo della mano.

b. Le aree metropolitane esterne (det ydre storbyområde – “byfingrene” ) che costituiscono le dita della mano.

c. I cunei verdi (det grønne kiler)

d. Restante area metropolitana (det øvrige hovedstadsområde):destinata all’espansione delle dita

Figura 33: le zone previste dal “Fingerplan 2007”

L’espansione urbana è permessa solo all’interno delle “dita (byfingrene)” la cui pianificazione di dettaglio è definita dal Comune, il più basso livello di amministrazione territoriale, il quale deve rispettare alcuni vincoli legati alla funzionalità del centro abitato.

Punto di forza nella gestione dei nuovi centri abitati è la presenza di un sistema di infrastrutture radiali e in particolare da una stazione ferroviaria in ognuno, il che permette un corretto utilizzo delle infrastrutture evitando un carico eccessivo delle reti stradali. Le aree per servizi e le zone residenziali sono individuate secondo uno schema di “buffer funzionali” che hanno il proprio centro nella stazione ferroviaria mentre i cunei verdi dovrebbero garantire la funzione ricreativa e paesaggistica culturale.

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Figura 34: Fingerplan 2007

Le infrastrutture all’interno dei centri urbani seguono invece uno sviluppo “circolare” (Figura 35) piuttosto che radiale al fine di contenere lo sviluppo disperso. Ciò però porta a problemi di accessibilità fra le “fingers” e i “wedges”.

I piccoli centri rurali posti nei cunei verdi non hanno la possibilità di aumentare le proprie dimensioni per cui diventano una sorta di “museo”, uno spazio dove è bello vivere ma dove l’agricoltura non è più vitale, o meglio, non è più vitale la comunità agricola locale.

La “Fingerplan 2007” attualmente è in fase di revisione e i lavori verranno presentate nel piano “Fingerplan 2012”