• Non ci sono risultati.

INGRESSO IN ITALIA, FORMAZIONE DEL REGNO E IL SUO SVILUPPO

Capitolo Secondo I LONGOBARD

2.1 ORIGINE DELLA GENS, MIGRAZIONI, FORMAZIONE DEL REGNO IN ITALIA

2.1.3 INGRESSO IN ITALIA, FORMAZIONE DEL REGNO E IL SUO SVILUPPO

Dalla Pannonia, nella primavera del 568/569 d.C. Alboino fece penetrare i Longobardi in Italia, dilaniata ancora dalla guerra fra impero Bizantino e Goti, che si era conclusa pochi anni prima. La penisola rappresentava sempre una meta più ricca della Pannonia e degli altri territori che la popolazione longobarda si lasciava alle spalle.

La stirpe dei Longobardi che valicò le Alpi sotto il comando di Alboino ammontava ad un totale di circa 100000-150000 individui, comprendenti anche donne, bambini ed altri individui non combattenti (fra cui vecchi, gli individui non liberi, e altri) . Solo nei primi tre anni l’offensiva longobarda 90

dovette avere un carattere strutturato e organizzato, che culminò nella presa di Pavia.

All’uccisione di Alboino nel 572 d.C. per intervento indiretto dei Bizantini, i Longobardi rallentarono, e la loro espansione non fu omogenea sotto il comando di un unico sovrano, ma definita piuttosto una “guerra per bande” . 91

Per questi dati mi rifaccio ad C. Azzara, I Longobardi, Bologna 2015, p. 19, mentre altri

90

autori, come ad esempio S. Gasparri, Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il papato, Roma- Bari, 2016 N. Christie The Lombard, Oxford, 1998 e altri sono più inclini a non fornire numeri data l’estrema incertezza delle fonti a riguardo.

S. Gasparri, Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il papato, Roma-Bari, 2016, p. 8

Infatti per circa un decennio (dal 574 al 584 d.C., dopo la morte di re Clefi, per la quale si pensa sempre ad un altro coinvolgimento da parte di Bisanzio) i Longobardi non elessero nessun re, ma i guerrieri seguirono i principali capi militari del loro popolo, che le fonti chiamano duces (duchi), utilizzando un titolo militare romano.

I diversi capi militari guidarono i loro guerrieri sempre più in profondità del territorio italiano verso ovest (Torino, Asti) e oltrepassarono gli Appennini giungendo in Toscana. Altre bande, in modo del tutto autonomo dai gruppi che si espandevano nel nord, avevano creato due capisaldi a Spoleto e a Benevento, centri dai quali si svilupperà la conquista del centro- sud Italia . 92

I duchi, che erano esponenti dell’aristocrazia longobarda, erano abituati per tradizione a esercitare un potere fortemente autonomo e diretto sui propri guerrieri, e mal sopportavano la rigida disciplina regia e il subordinarsi ad un monarca . Il popolo-esercito, attraverso i proprio comandanti, si 93

ritrovava nella condizione di eleggere un capo unico al comando di tutta la

La storia di questi due ducati è ancora più avvolta nel mistero data la scarsità di fonti

92

pervenute. La nostra fonte più importante, l’Historia di Paolo Diacono, non tratta in alcun modo l’origine e lo sviluppo dei due ducati centro-meridionali.

Alcuni duchi operarono nel corso delle varie conquiste per bande nel centro e sud

93

Italia come foederati, secondo un vecchio uso delle popolazione barbariche, le quali preferivano ricevere un tributo dai territori dell’impero piuttosto che sottometterli e gestirli direttamente. L’elezione del re era considerata una pratica arcaica che discendeva dall’antico costume politico dei Longobardi, presso i quali la figura del re non era abituale

stirpe solo al presentarsi di una situazione drammatica, o di svolta, per tutta la popolazione, come una migrazione o una guerra .94

Di fatto la prima parte della conquista della penisola, come si evince attraverso le varie fonti documentarie e storiografiche, non comportò una vera e propria appropriazione delle proprietà fondiarie, ma vengono utilizzati termini che rimandano a costumi e consuetudini già in vigore molto tempo prima, come hospites o come foederati . 95 96

Quando nel 584 d.C. i Longobardi elessero di nuovo un re, Autari, buona parte della penisola italiana era ormai nelle loro mani, anche se erano presenti territori ancora sotto il controllo dell'impero bizantino e sotto il controllo pontificio.

La figura del re verrà sottolineata successivamente nel paragrafo 2.3

94

«Il sistema dell’hospitalitas è riconducibile ad un sistema ordinato di stanziamento

95

delle truppe barbariche, che aveva le sue origini nel mondo tardo romano, e si fondava sul godimento in forma diretta o indiretta di una parte delle risorse delle proprietà fondiarie nelle province dove esse erano stanziate.[…] I Longobardi potrebbero dunque aver utilizzato nei confronti della popolazione romana regole di comportamento che erano romane,[…] anche se le circostanze dell'invasione mi portarono probabilmente rafforzare contenuti ad accompagnarli con la violenza propria di ogni conquista militare» S. Gasparri,  Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il

papato, Roma-Bari, 2016, p. 14;

Papa Gregorio Magno, nelle sue lettere ci fornisce indicazione di come alcuni duchi

96

longobardi avessero assunto il ruolo di federati facendosi mantenere tramite stipendi pagati dall'impero bizantino, portando come esempio il duca di Spoleto Ariulfo, il quale da federato dell'impero chiese addirittura al Papa di assicurare il pagamento di uno stipendio ai guerrieri. Gregorio Magno, Registrum Epistolarum, in MGH, Epistolae, I-II, Berolini 1891-1899, t. I, II, 45 per Ariulfo e Arechi I (luglio 592), ripreso da S. Gasparri, Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il papato, Roma-Bari, 2016, p. 15, nota 19

La tribù germanica si era appropriata di vari territori a nord, fino alla Toscana, però restavano loro precluse la Liguria e l’arco costiero altoadriatico, dalla Venezia Giulia fino alla Romagna. Inoltre molte città erano ancora validamente difese, pur essendo dentro il territorio conquistato dai Longobardi. All'impero oltre alle coste del settentrione rimaneva Roma, un corridoio fortificato che la collegava a Ravenna e molte fasce costiere dell'Italia meridionale.

Autari (584-590 d.C.) e il suo successore Agilulfo (591-615 d.C.) si impegnarono a garantire un'uniformità territoriale del regno rafforzando i confini esterni, cercando di strappare città e castelli ancora in mano ai Bizantini e sottomettendo con patti o con la forza i duchi refrattari all'autorità del monarca (come quelli di Treviso, Cividale, Trento e altri) .97

Inoltre questi due re si sforzarono di contenere i Franchi, motivo che spinse Autari a prendere in sposa la principessa Teodolinda, la quale, una volta rimasta vedova, trasferì la dignità regia al nuovo marito Agilulfo.

S. Gasparri,  Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il papato, Roma-Bari, 2016, p. 8; C.

97

La figura di Teodolinda fu molto importante per i rapporti che essa intraprese con il Papa Gregorio Magno (590-604 d.C.), poiché contribuì a portare il credo religioso longobardo verso il cattolicesimo romano . 98

In mancanza sia di documenti che di resoconti precisi, l'Italia longobarda del VII secolo ci è nota solo a grandi linee, ma in questo contesto due sono i re che spiccano più di altri, e cioè il già citato Agilulfo e il successivo Rotari. Mentre il primo come abbiamo già detto si impegnò a stabilizzare le frontiere, il secondo, duca di Brescia prima di salire al trono, ebbe un ruolo importantissimo perché a lui si deve il primo codice, l’Editto, promulgato nel 643 d.C .99

A Rotari si deve la creazione in Italia di una società e di una regalità specificatamente longobarde, attraverso il suo Editto . Questo venne 100

utilizzato dai suoi successori, e servì a fare leva sull'immaginario e sul diritto longobardo per consolidare e solidificare il regno, che comunque aveva dei grandi debiti nei confronti dell'impero romano e delle sue

Infatti il figlio e futuro re Adaloaldo venne battezzato, mentre il padre Agilulfo non

98

sappiamo dire se fosse ariano o addirittura pagano. «I Longobardi annoveravano seguaci di tutte tre le religioni e da Agilulfo in avanti non vi è segno che l'adesione religiosa individuale avesse un significativo risvolto politico» C. Wickham, The

Inheritance of Rome. A History of Europe from 400 to 1000, Penguin Books, London 2010, tr.

it. L’eredità di Roma. Storia d’Europa dal 400 al 1000 d.C., Laterza, Bari 2014, p.144.

L’Editto di Rotari e il corpus delle leggi longobarde verranno delineate

99

maggiormente nel prossimo capitolo della tesi.

C. Wickham, The Inheritance of Rome. A History of Europe from 400 to 1000, Penguin

100

Books, London 2010, tr. it. L’eredità di Roma. Storia d’Europa dal 400 al 1000 d.C., Laterza, Bari 2014, p.144

strutture amministrative . Conseguenti meriti di Rotari furono quelli di 101

dare una capitale stabile al regno, Pavia, e affidarsi ad una rete di gastaldi e duchi per tenere sotto controllo i territori dell’Italia settentrionale .102

Per il loro ruolo nell’evoluzione del regno, ebbero una figura di rilievo anche i vescovi, specialemente per quanto riguardava la politica cittadina. In particolare sotto il regno di Agilulfo vengono presentati come personaggi presenti nella cerchia dei consiglieri regi, ma nessuno assunse una posizione politica rilevante e indipendente, rispetto a quello che invece succedeva nel regno dei Franchi e in Spagna con i Visigoti.

I successivi cinquant’anni del regno furono segnati dalle lotte interne per consolidare e mantenere il potere. Dal punto di vista religioso si registrarono alcuni eventi significativi: si definì in maniera decisiva la conversione al cattolicesimo (653-661 d.C.), si tennero il sinodo di Roma con la condanna del monotelismo (680 d.C.) e il sinodo di Pavia e la fine dello scisma dei Tre Capitoli (698 d.C.) .103

Liutprando, re dal 712 al 744 d.C., fu il più potente dei re longobardi, pur non avendo legami genealogici con i suoi predecessori, e sembrò

C. Wickham, The Inheritance of Rome, London 2010, tr. it. L’eredità di Roma. Storia

101

d’Europa dal 400 al 1000 d.C., Laterza, Bari 2014, p.145

I duchi e i gastaldi, in questo periodo, possono essere accostati come ruolo e

102

importanza politica ai conti franchi; C. Wickham, The Inheritance of Rome, London 2010, tr. it. L’eredità di Roma. Storia d’Europa dal 400 al 1000 d.C., Laterza, Bari 2014, p.145

S. Gasparri, Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il papato, Roma-Bari, 2016, pp. 76-86

rappresentare un nuovo inizio per il regno longobardo. Fondamentale fu la sua attività legislativa, che servì a completare e aggiornare l’Editto di Rotari, contribuì a consolidare le varie conquiste avvenute in un secolo, e regolamentò i rapporti con la Chiesa di Roma . 104

Costanti furono anche le sue guerre contro i bizantini e i duchi longobardi del meridione; Spoleto dal 740-50 d.C. era ormai nell'orbita della capitale, mentre Benevento, più lontana e ricca, rimase più autonoma e distaccata dal potere centrale, ma Liutprando e i suoi successori riuscirono a scegliere alcuni dei suoi duchi .105

Alla sua morte, il re longobardo esercitava la propria egemonia su tutta la penisola e per la prima volta dal 568/569 d.C. fu possibile pensare che l'Italia potesse ridivenire un'unica entità politica.

Successivi a Liutprando furono i fratelli Ratchis (744-749 d.C.) e Astolfo (749-756 d.C), duchi del Friuli . Entrambi legiferarono, e il secondo seguì 106

le politiche territoriali nel solco tracciato da Liutprando, arrivando ad

Infatti attraverso uno dei suoi primi decreti rese legali le pie donazioni alla chiesa, e

104

i documenti relativi a questa e ad altre transazioni fondiarie iniziarono più o meno in questo periodo, producendo molte fonti che delineano in maniera più approfondita l’Italia dell’VIII secolo rispetto ai dati scarni che possediamo per quella del VII secolo, cfr. C. Wickham, The Inheritance of Rome. A History of Europe from 400 to 1000, Penguin Books, London 2010, tr. it. L’eredità di Roma. Storia d’Europa dal 400 al 1000 d.C., Laterza, Bari 2014, p.145

Il ducato di Benevento era riuscito a intromettersi nella lotta al potere per il trono nel

105

decennio 660-670 d.C. nel quale il duca di Benevento, Grimoaldo, aveva conquistato il regno uccidendo Godeperto, fratello di Pertarito.

Ratchis, dopo aver proseguito nella stesura e nell’aggiornamento dell’editto, abdicò

106

occupare Ravenna (751 d.C.) e addirittura a chiedere un tributo a Roma (752 d.C.), ma dovette scontrarsi con un potere ben più forte e saldo rispetto a quello longobardo, quello di Pipino III re dei Franchi, il quale doveva la legittimazione della sua posizione proprio grazie al pontefice romano .107

Pipino invase l'Italia per ben due volte e costrinse Astolfo a lasciare Roma e a consegnare Ravenna al Papa . Il successivo re, Desiderio (757-774 d.C.) 108

ereditò sia le aspirazioni di Astolfo che i vincoli nei quali questo era costretto: il progetto di assoggettare Roma e le parti mancanti del meridione, e il timore di essere attaccato al nord dei Franchi.

Interferì nella politica romana e anche in quella del ducato di Benevento, di cui fece duca Arechi II, invase la Pentapoli e si rifiutò di restituire i territori bizantini occupati al papa; cercò di ottenere una qualche alleanza con il regno franco attraverso matrimoni combinati, successivamente decise di attaccare Roma nel 772 d.C.

Queste azioni, soprattutto l’ultima, costrinsero Carlo Magno ad attuare una strategia diversa nei confronti del regno longobardo e del suo re, cioè lo portò a ripudiare la figlia di Desiderio, ad invadere l’Italia nel 773-774 d.C.. Così venne rovesciato il regno longobardo e inglobato in quello franco, con

«… essi dovettero piegarsi ad una forza superiore, in quel caso il più forte esercito

107

dell’Europa occidentale» C. Wickham, The Inheritance of Rome, London 2010, tr. it.

L’eredità di Roma, Laterza, Bari 2014, p.145

754-756 d.C. dietro richiesta di papa Stefano II.

la sola eccezione del ducato di Benevento, del quale Arechi si autonominò principe indipendente.

2.2 LA CONFIGURAZIONE SOCIALE ALL’INTERNO DEL