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LA SCANDINAVIA E I PAESI DEL NORD

Le prime fonti che attestano la presenza di assemblee per la Scandinavia ci provengono dalla Vita Askarii (o Ansgarii) scritta da Rimberto attorno all’860 d.C.

Questo testo parla di come il vescovo Anscario (o Ansgario), dirigendosi in Svezia con l’intento di convertire gli abitanti al cristianesimo, si incontrò con il re Olef a Birka, dopo che questo aveva assistito ad un’assemblea con rituali pagani (conventus deorum) .64

Il re, prima di prendere in considerazione ciò che il vescovo gli proponeva, doveva confrontarsi con il popolo, poiché era consuetudine che per qualunque negotium publicum il re dovesse chiedere la volontà popolare, considerata di gran lunga più importante del potere del re . 65

Nel proseguo del racconto, durante la discussione sulla proposta fatta dal vescovo Anscario, venne menzionato un fatto singolare: durante il placitum,

S. Brink, Legal Assemblies and Judicial Structure in Early Scandinavia, in P. S. Barnwell,

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M. Mostert (eds.), Political Assemblies in the Earlier Middle Ages, Turnhout 2003, pp. 62; C. Wickham, Consensus and Assemblies in the Romano-Germanic Kingdoms, in Epp V., Meyer C. (eds), Recht und Konsens im frühen Mittelalter, Ostfildern 2017, p. 418-419

C. Wickham, Consensus and Assemblies in the Romano-Germanic Kingdoms, in Epp V.,

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un vecchio, alzandosi in piedi in mezzo alla folla (in medio plebis), prese la parola.

Parlando in modo autorevole sia al re che al resto dell’assemblea, il vecchio dichiarò che il popolo scandinavo avrebbe tratto beneficio dall’avere un’altro dio che li proteggesse contro il mare avverso .66

Il re allora si decise a convocare altre assemblee all’interno del regno, per sapere cosa il suo popolo pensasse della questione. Anche se questa missione non finì come il vescovo si era proposto, il racconto mostra la presenza di un’assemblea costituita da un largo numero di persone, non controllate dal re e dal gruppo ristretto che lo seguiva, che autonomamente partecipavano alle decisioni importanti riguardanti la collettività.

Questa immagine di un placitum autonomo (chiamato nei testi scandinavi con il nome di thing) dove persone ordinarie possono partecipare alle decisioni, magari anche impressionare per la loro eloquenza o persuadere i partecipanti, venne descritta in uno dei primi testi in volgare norvegesi, l’Hávamál, che in alcuni suoi passi cita il thing come luogo di aggregazione, in cui recarsi con abiti puliti anche se si è in condizioni disagiate, oppure di

C. Wickham, Consensus and Assemblies in the Romano-Germanic Kingdoms, in Epp V.,

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come non fidarsi di nessuno se non dopo aver sostenuto le proprie idee durante l’assemblea e aver constatato i reali sostenitori . 67

Altro caso singolare, anche se molto successivo rispetto a quelli presi in esame adesso, è quello dell’Islanda. In questa regione e in tutta la penisola scandinava, specie in Norvegia, il thing è attestato in maniera più continuativa dopo il XIII sec.

In Norvegia addirittura non esisteva un codice di leggi promulgate dal re o dalla sua ristretta cerchia, ma il Gulathing, cioè le leggi del thing, leggi che venivano discusse ed emanate durante queste assemblee tenute alla presenza di tutti gli uomini armati .68

L’Islanda, d’altro canto, non aveva un re, quindi le assemblee erano condotte in maniera autonoma, e una volta all’anno si riuniva l’assemblea più importante di tutte, l’Althing, che comprendeva tutti gli uomini dell’isola, dove i capi tribù delle famiglie più rappresentative discutevano le leggi oppure fungeva da tribunale per le controversie più importanti.

L’Hávamál, o “i detti dell’Eccelso”, sono un testo volgare norvegese datato nel X sec.

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d.C. di 164 strofe nei quali si danno consigli utili alla vita quotidina. In questo caso, sia alla strofa 25 che 61 si parla dell’assmblea e del ruolo da tenervi dentro þá þat finnr er at

þingi kømr, at hann á formælendr fá (n°25), Þveginn ok mettr ríði maðr þingi at, þótt hann sét væddr til vel (n°61) testo su

http://thule-italia.org/Nordica/Havamal-Il%20discorso%20di%20Harr.pdf? lbisphpreq=1; C. Wickham, Consensus and Assemblies in the Romano-Germanic Kingdoms, in Epp V., Meyer C. (eds), Recht und Konsens im frühen Mittelalter, Ostfildern 2017, p. 419

S. Brink, Legal Assemblies and Judicial Structure in Early Scandinavia, in P. S. Barnwell,

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Le fonti narrative parlano molto di questa tipologia di assemblea, ma dato il netto contrasto con le assemblee tenute nei regni continentali, è difficile fare dei confronti credibili. Per la Norvegia, anche se decisamente più avanti nel tempo, questi confronti possono essere eseguiti.

Come testimoniato nella già citata Vita Askarii (o Ansgarii), i bœndr, cioè gli uomini liberi, si riunivano per eleggere i loro rappresentanti per parlare alla presenza del re, ed ogni distretto aveva il proprio thing, con il quale il re doveva confrontarsi. Nei racconti di Rimberto, due re sono descritti come i più spietati ed astuti, Óláf Tryggvason e Óláf Haraldsson, che durante i tentativi di cristianizzazione della regione, furono costretti ad affrontare le varie assemblee, che si opponevano in maniera serrata, addirittura minacciando l’utilizzo di armi contro il loro re . 69

Persino lo storico norvegese Snorri Sturluson, nei suoi scritti sui re norvegesi, l’Heimskringla, narra di queste assemblee in modo molto dettagliato e variopinto, lasciando trasparire l’autonomia di queste, del modo in cui il consenso fosse ricercato dai sovrani mediante l’utilizzo della forza o dell’astuzia, in modo da accaparrarsi più persone possibili, non solo dei membri dell’aristocrazia, ma anche personaggi dal profilo più umile.

C. Wickham, Consensus and Assemblies in the Romano-Germanic Kingdoms, in Epp V.,

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