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Innovazione sociale e trasformazione sociale, quale legame?

Capitolo I: L’innovazione sociale: concetti e teorie

5. Dalle origini al mutamento sociale: come nasce, come si diffonde e come…muore

5.3 Innovazione sociale e trasformazione sociale, quale legame?

Innovazione sociale e trasformazione sociale non sono dei concetti interscambiabili. La trasformazione sociale può essere considerata un eventuale esito del processo innovativo, un risultato possibile ma non necessariamente consequenziale. Se non si è in presenza di

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determinate condizioni, infatti, l’innovazione sociale non può nemmeno diffondersi, figuriamoci se essa può portare a del mutamento sociale.

Eppure l’innovazione sociale, se sviluppata secondo un percorso di apprendimento collettivo e se legata alle specificità di un territorio, può condurre alla trasformazione sociale. Come ci ricorda Laville (2016), infatti, la presenza di alcune condizioni, permetterebbe la trasformazione dell’innovazione sociale in mutamento sociale e creerebbe le basi per una funzione trasformatrice – e non solo riparatrice - della stessa. Secondo gli approcci regolazionisti, le innovazioni sociali sorgono in momenti di crisi, durante i quali i grandi meccanismi istituzionali vengono messi in discussione e si aprono dei nuovi spazi per la negoziazione e per nuovi arrangiamenti sociali. In questo caso, un processo di apprendimento collettivo, incentrato sulla condivisione di una coscienza territoriale e sull’accettazione dell’innovazione sociale a livello organizzativo e\o istituzionale, potrebbe creare le basi per un vero e proprio cambiamento sociale a livello locale, per poi diffondersi su scale socio-spaziali maggiori.

Ma in che modo e sotto quali manifestazioni l’innovazione sociale può divenire trasformazione sociale? In altre parole, in che modo pratiche e processi innovativi dal punto di vista sociale possono interessare l’intera società a partire da dei bisogni della collettività locale? Qui, una premessa è doverosa. Il tema del legame tra trasformazione sociale e innovazione sociale rappresenta un argomento di discussione estremamente attuale all’interno della comunità scientifica internazionale che si occupa di processi innovativi. I ricercatori, più volte citati, che afferiscono ad un approccio di tipo territoriale, concordano sul fatto che, come abbiamo precedentemente spiegato, l’innovazione sociale non sempre porti a degli esiti di mutamento. Tuttavia, essi identificano nel mutamento organizzativo e nel mutamento istituzionale due valide premesse affinché l’innovazione sociale possa portare a dei cambiamenti più ampi e condivisi.

Il mutamento organizzativo riguarda, principalmente, il mutamento delle relazioni di coordinamento tra gli attori sociali all’interno di un’organizzazione31, mentre il mutamento istituzionale riguarda il mutamento delle relazioni di regolazione e del potere (Lévesque, 2006, in Lévesque, 2014). Questi due processi possono condurre, rispettivamente, a dinamiche di co-

31 Per organizzazione si intende un artefatto sociale, campo e prodotto dell’interazione sociale più o meno

intenzionale e coordinata. Essa può rappresentare una unità analitica utile al fine di osservare le dinamiche, i vincoli e le opportunità dell’azione collettiva. Come vedremo, nel caso delle organizzazioni che creano innovazione sociale, esse si trovano in una condizione particolare, cercando di presentarsi come soggetto identificabile da parte della società da una parte, e dall’altra cercando di mantenere un certo grado di flessibilità e possibilità di azione (Bifulco, 2009).

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produzione dei servizi e di co-progettazione delle politiche pubbliche – come abbiamo visto nel paragrafo 4.7. Quando il contesto istituzionale viene modificato dalle dinamiche innovative, gli attori sociali decostruiscono gli arrangiamenti esistenti per adottare delle nuove pratiche e dei nuovi processi (Klein, Laville, Moulaert, 2014). Ciò avviene grazie ad una negoziazione costante tra attori sociali, e in particolare tra gli attori promotori dell’innovazione e il settore pubblico (Bucolo, Eynaud, Laville, 2014). Talvolta, infatti, le organizzazioni della società civile possono “transform the institutional governance framework, changing values and norms to generate new policies and practices” (Vicari Haddock, Tornaghi, 2014, p.265). Ricordiamo, inoltre, come per le autrici il processo di istituzionalizzazione rappresentasse proprio il “motore” stesso dell’innovazione sociale: “per poter parlare di innovazione sociale non basta, quindi, che un’iniziativa o un’organizzazione siano creative sul piano sociale, capaci di sperimentare nuovi servizi veicolando una concezione più equa del rapporto politica-società e un’idea partecipativa della regolazione. Occorre anche che ci sia un cambiamento dei rapporti di forza e un mutamento nei modi della governance e nei processi di accountability” (Vicari Haddock, 2009, p.189). A questo proposito, vengono identificati quattro processi non consequenziali centrali per le dinamiche di istituzionalizzazione: la creazione di effetti di aggregazione (si creano nuove modalità comunicative e collaborative tra gli attori e viene stabilito un obiettivo comune), la produzione di una forma di rappresentazione (si condividono le rappresentazioni della realtà sociale e della tematica in oggetto), la costruzione di alleanze con i decisori pubblici (a più livelli di governance territoriale), l’induzione di una forma di traduzione accettabile dalla pubblica amministrazione (traduzione della problematica in termini politici e miglioramento dell’accountability).

Come ci si può aspettare, il processo di istituzionalizzazione non sempre costituisce un esito positivo per la dinamica innovativa. Esso viene descritto come un “processus controversé, car il intègre les pratiques citoyennes à la lourde machine bureaucratique de l’État et les attire dans la piège de l’inefficacité du marché” (Mingione, 2016, p.44). Riprendendo, quindi, quanto detto nelle parti precedenti di questo lavoro, è necessario che lo Stato mantenga un ruolo di facilitatore all’interno di questo processo, e che le imprese non considerino le loro ricadute sociali solamente in termini di efficienza organizzativa, ma anche in termini di benessere collettivo e di responsabilità sociale condivisa.

In merito all’istituzionalizzazione, ad esempio, ricordiamo che alcune delle innovazioni sociali apparse verso la fine del Novecento abbiano comportato dei cambiamenti radicali nel tessuto sociale. Citiamo, a questo proposito, l’introduzione degli asili nido popolari o dei fondi dei lavoratori nel caso del Québec (Alberio, Mbaye, 2015) e delle cooperative sociali nel caso

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dell’Italia. O, ancora, il caso del progetto Light Residential in Lombardia, avente lo scopo di guidare le persone con disturbi psichiatrici verso una maggiore autonomia, facendole vivere in appartamenti condivisi e assistendoli quotidianamente. Questo progetto, di notevole successo, si è espanso grazie ad un mutamento della legge regionale sulla tematica, che ha permesso ai soggetti interessati di vivere al di fuori degli istituti psichiatrici, andando quindi a modificare il contesto istituzionale locale (Bucolo, Eynaud, Laville, 2014, p.165-166). In alcuni casi, quindi, “les innovations sociales transforment l’environnement institutionnel. Les acteurs déconstruisent les arrangements précédents et adoptent de nouvelles pratiques qui rompent avec les arrangements institutionnels antérieurs” (Klein, Laville, Moulaert, 2014, p.20). Ma, come già ricordato, l’innovazione sociale di per sé è un processo in continuo mutamento, che varia a seconda dell’emergere di nuovi bisogni e di nuove aspirazioni sociali.

Come sottolineano Richez-Battesti e Petrella (2016, p.370), dunque, l’innovazione sociale può presentarsi come un “processus de transformation des règles, d’introduction de coopérations renouvelées et de mise en lien sur les territoire”. La capacità creativa delle collettività locali diventa una risorsa fondamentale nella diffusione dell’innovazione sociale e nella sua capacità di influire sulle dinamiche di sviluppo e di trasformazione sociale. In questo modo il concetto di innovazione sociale assume un ruolo centrale all’interno della teoria sociale (Mangabeira Unger, 2015), andando a costituire una valida alternativa ad un paradigma sociale ed economico che da qualche decennio sta dimostrato la sua inadeguatezza. Questa prospettiva permetterebbe pertanto di superare una concettualizzazione di tipo funzionalista dell’innovazione sociale (Bucolo, Eynaud, Laville, 2014).

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