Capitolo I: L’innovazione sociale: concetti e teorie
4. Definizioni e dimensioni: verso un’epistemologia dell’innovazione sociale
4.4 Il territorio come elemento centrale per l’analisi dell’innovazione sociale: dalla
L’approccio territoriale costituisce la prospettiva analitica scelta all’intero di questo lavoro per analizzare l’innovazione sociale. Esso pone al centro il territorio, inteso sia come campo d’azione (Trembaly, Klein, Fontan, 2009), sia come concetto analitico per osservare le relazioni tra innovazione e sviluppo (Van Dyck, Van den Broeck, 2013). Secondo questo approccio, quindi, l’innovazione sociale riguarda le relazioni sociali che sono “context and spatially specific, spatially negotiated and spatially embedded” (Moulaert 2009, in Van Dyck, Van den Broeck, 2013, p.133).
La centralità dello spazio per lo studio dei fenomeni sociali era già stata approfondita da urbanisti e geografi culturali, come nel caso di Massey (2005) e la sua rilevanza ha raggiunto dei livelli tali per i quali si può parlare di ‘spatial turrn’ (Thrift, 2002). Capire le relazioni spaziali tra i soggetti di un territorio e le modalità con cui lo spazio influisce sui fenomeni sociali e politici, risulta fondamentale anche nell’analisi dell’innovazione sociale. È, infatti, tramite lo spazio che gli attori rivendicano i propri bisogni e le proprie aspettative (Bellamare, Klein, 2011). Come affermano Van Dyck e Van den Broeck (2013, p.137), “the territorialized perspective of social innovation particularly allows the explanations of relationships between the satisfaction of human needs on the one hand and social empowerment on the other through the reproduction of community social relations”. Inoltre, Richez-Battesti e Petrella (2016) ricordano come la dimensione territoriale sia stata introdotta nello studio dell’innovazione sociale per analizzare in modo più complesso e completo i processi di partecipazione, di esclusione e di integrazione sociale, di accesso alle risorse e di governance a livello urbano o di quartiere. Perché l’innovazione sociale si incroci con i processi di sviluppo, infatti, servono dei cambiamenti a livello di arrangiamenti sociali e di rapporti istituzionali.
L’innovazione sociale sarebbe quindi ‘path-dependent’, dipenderebbe dal sentiero che ha percorso nel passato un determinato territorio e dal sentiero presente. Tutti i soggetti del territorio sono coinvolti all’intero di questa logica; anzi, sono proprio le relazioni tra i soggetti del territorio che condizionano l’innovazione sociale ed il rapporto tra quest’ultima e lo sviluppo territoriale (Alberio, 2016), come vedremo nel secondo capitolo. Le innovazioni sociali provengono spesso da azioni locali “territorializzate”, non da grandi organizzazioni o
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istituzioni (Klein, Laville, Moulaert, 2014). Che gli attori coinvolti siano pubblici, privati o individui\organizzazioni della società civile, i processi di innovazione sociale avvengono localmente, per poi espandersi su varie scale, da quella locale fino a quella internazionale. La dipendenza dal contesto territoriale ci mostra inoltre che l’innovazione sociale scaturisce da un contesto sociale e politico favorevole: determinati modelli di governance territoriale, nonché determinate configurazioni delle relazioni tra gli attori del territorio, possono rappresentare un limite o una possibilità di espansione per l’innovazione sociale. Come già nel 2004 sostenettero Hillier, Moulaert e Nussbaumer, le conseguenze della considerazione della path-dependency sarebbero quattro: il carattere specifico di ogni strategia di innovazione sociale, la mobilizzazione realista delle risorse, l’influenza dell’heritage storico-culturale che spesso fa sì che l’innovazione sociale non si qualcosa di nuovo ma qualcosa già presente nel retaggio culturale del passato e, infine, la traduzione concreta dell’innovazione al fine di superare i limiti imposti dal contesto di riferimento.
L’innovazione sociale, infatti, necessita di un contesto istituzionale favorevole, che sia in grado di valorizzare le azioni che vengono messe in pratica dagli attori sociali e di veicolarle in processi trasformativi utili alla collettività, in risposta a delle aspirazioni o a dei bisogni condivisi20. Klein, Laville e Moulaert (2014) indicano tre elementi che determinano le modalità secondo cui il sistema istituzionale possa interessare il processo innovativo: il sistema regolatore, che si esprime in un insieme di leggi e regole amministrative e condiziona i margini d’azione di individui e gruppi, il sistema normativo, che rappresenta delle obbligazioni interiorizzate dagli attori, e il sistema cognitivo, ossia una particolare visione della società. Gli stessi autori (2014, p.19), evidenziano, quindi, che il contesto istituzionale agisca “come un insieme di barriere (path-dependency), ma possa a pari modo favorire l’innovazione quando gli attori creano delle nuove norme e delle nuove regole”. Quando l’innovazione sociale si origina proprio a partire da specificità del contesto territoriale e su di esso ha le proprie conseguenze, si parla di path-building (Fontan et al., 2008). Naturalmente, il contesto istituzionale non deve essere analizzato come qualcosa di coerente, ma spesso presenta anche dei sotto-sistemi che includono degli elementi talvolta in contrasto tra loro. Per riassumere, l’approccio territoriale “means that social innovation involves, among others, the transformation of social relations in
20 L’innovazione sociale, infatti, può generarsi anche a partire da un singolo individuo, o un gruppo informale, ma
per espandersi e perché si trasformi in mutamento sociale, ha bisogno del supporto istituzionale. Questo aspetto verrà affrontato sia nel paragrafo riguardante il ciclo dell’innovazione sociale (fase della diffusione), sia in quello riguardante il legame tra innovazione sociale e trasformazione sociale.
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space, the reproduction of place-bound and spatially exchanged identities, and the establishment of place-based and scale-related governance structures (Moulaert, 2009).
Assieme al concetto di “territorio”, l’analisi del contesto istituzionale coinvolge il concetto di cultura, centrale per lo studio dell’innovazione sociale. Come abbiamo visto, infatti, le norme, i valori e i concetti che caratterizzano un determinato territorio su scala locale risultano influenti nello studio dell’innovazione sociale (Hillier, Moulaert, Nussbaumer, 2004). Accanto all’analisi del territorio, del contesto istituzionale e delle relazioni tra gli attori, l’innovazione sociale deve confrontarsi con un determinato tipo di comunità (Moulaert, Nussbaumer, 2014), poiché, come vedremo, l’innovazione sociale può espandersi solo a partire da un senso di identità territoriale condiviso ed interiorizzato. L’innovazione sociale si presenta, quindi, come un concetto fortemente legato ad una visione culturalista del processo innovativo, includendo delle riflessioni sui concetti di cittadinanza, identità, reti sociali, emancipazione, capacity building etc. (MacCallum et al., 2009).
Di particolare interesse risulta, ad esempio, l’analisi fornita da Moulaert e Nussbuamer (2014), a partire dalla concettualizzazione di capitale proposta da O’Hara (1997). L’accento è posto in particolar modo sulle relazioni tra i diversi tipi di capitale: capitale ambientale, capitale socio-istituzionale, capitale culturale, capitale umano e capitale economico.21 L’analisi ci mostra come i diversi tipi di capitale non dovrebbero essere pensati separatamente, ma all’interno di percorsi sinergici volti alla valorizzazione delle combinazioni possibili. Un approccio di tipo territoriale per lo studio dell’innovazione sociale dovrebbe quindi tenere conto sia delle combinazioni tra le varie forme di capitale, sia del contesto istituzionale e culturale di riferimento, in un’ottica di path-dependency e di path-building. Anzi, secondo l’approccio territoriale, l’innovazione sociale, in relazione ai processi di sviluppo, potrebbe essere analizzata come una “forma di apprendimento che permette l’emergere di istituzioni il cui obiettivo riguarda la rivelazione e il soddisfacimento dei bisogni che si relazionano con la presa in considerazione del capitale sociale, ambientale o istituzionale”, a tal punto che l’innovazione stessa può essere letta come un “rinnovamento del capitale sociale e istituzionale” (Hillier, Moulaert, Nussbaumer, 2004, p.142).
21 Il capitale sociale viene definito come un insieme di relazioni tra gli individui, il capitale umano come delle
capacità detenute da parte degli individui, il capitale ecologico si riferisce alle risorse naturali disponibili, il capitale economico riguarda le forme di scambio sul territorio, mentre il capitale culturale riguarda i valori e le norme presenti (Hillier, Moulaert, Nussbaumer, 2004).
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