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Capitolo II: Verso un paradigma alternativo di sviluppo

1. I diversi approcci allo sviluppo: da crescita economica a concetto complesso e

1.1 Come si misura lo sviluppo?

Nel 1990 il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo ha introdotto il concetto di ‘Sviluppo Umano’, un nuovo criterio di valutazione delle condizioni di sviluppo e benessere. Esso viene inteso come “un processo di ampliamento delle scelte delle persone, un processo di continua eliminazione dei vincoli che impediscono loro di agire liberamente e di operare per realizzare stili di vita che rispecchiamo la loro natura e i loro valori profondi” (Human Development Report 1990). Lo Sviluppo Umano viene misurato attraverso un nuovo indicatore: l’ISU (‘Indice di Sviluppo Umano’). Tale indicatore affianca agli indicatori legati al reddito altri tipi di indicatori aggregati come la speranza di vita alla nascita ed il livello di istruzione, che rappresentano le tre principali dimensioni dello sviluppo umano: l’accesso alle risorse, la conoscenza e la longevità. A partire dal 1990, ogni anno l’United Nations Human

Development Report Office dell’UNDP (United Report Development Programme)33 pubblica

32 Molto interessante risulta l’analisi di Sachs, il quale considera il discorso al Congresso del presidente Truman

del 20 gennaio 1949, come il momento in cui due miliardi di persone hanno iniziato a percepirsi come “sotto- sviluppati” (in Mowforth, Munt, 2001, p.31).

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un report in cui vengono presentati dei dati aggiornati sullo sviluppo umano nel mondo. In Europa, nel 2009 la Commissione Sarkozy ha adottato questa misurazione dello sviluppo al fine di calcolare il rendimento economico e il progresso sociale come misurazione della qualità della vita.34

L’Indice di Sviluppo Umano costituisce uno dei primi importanti tentativi di riconoscere la complessità e la multidimensionalità dei processi di sviluppo. Negli anni sono stati poi ideati altri indici che condividono gli stessi obiettivi di superamento o completamento degli indicatori statistici tradizionali. Tra questi, i più noti sono il FIL (‘Felicità Interna Lorda’) ed il BLI (‘Better Life Index’). Il FIL è un indice promosso dal re del Buthan già a partire dagli anni Settanta. Questo indice si basa su quattro pilastri: sviluppo socio-economico equo e sostenibile, conservazione dell’ambiente, promozione e preservazione della cultura e promozione di un buon governo (Gross National Happiness Commission)35. Il BLI, invece, è stato sviluppato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) dopo un lungo percorso di riflessione culminato nell’organizzazione di diversi Forum mondiali e nella creazione di WikiProgress, una piattaforma internazionale36 contenente gli aggiornamenti sul tema dello sviluppo e del progresso socio-economico. Il Better Life Index ha la particolarità di essere un indice interattivo, “creato per coinvolgere le persone nel dibattito sul benessere, permettendole di esprimere la loro idea di qualità di vita” (OCSE, 2015). In Italia, invece, l’Istat e il Cnel hanno creato l’indice BES (‘Benessere Equo e Sostenibile’), basato su dodici tematiche fondamentali. Esso “si inquadra nel dibattito internazionale sul ‘superamento del Pil’, alimentato dalla consapevolezza che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico, ma debbano tenere conto anche delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere, corredate da misure di diseguaglianza e sostenibilità”37.

La varietà degli indicatori che sono stati predisposti per misurare lo sviluppo ci mostra chiaramente che esso è un fenomeno complesso e multidimensionale. L’approccio dello sviluppo umano rimane, ad oggi, l’unica alternativa alla misurazione dello sviluppo tramite il solo PIL condivisa da diversi paesi al mondo. Nussbaum (2012, p.52-55) elenca in modo chiaro i vantaggi e gli svantaggi dell’approccio del PIL. Tra gli aspetti positivi, la filosofa include la facilità e la trasparenza della misurazione. Ma i limiti di tale approccio sono più numerosi e 34http://www.comitatoscientifico.org/temi%20SD/documents/Il%20Rapporto%20Stiglitz.pdf, visitato il 13\12\2016. 35http://www.grossnationalhappiness.com/, visitato il 13\12\2016. 36 http://wikiprogress.org/, visitato il 13\12\2016. 37 www.misuredelbenessere.it, visitato il 13\12\2016.

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consistenti. Come mostrato da diverse ricerche38, infatti, la sola crescita economica non porta automaticamente al miglioramento di aspetti quali la sanità e l’istruzione, per cui il PIL non basta come indicatore della qualità della vita di una nazione. Esso inoltre, rappresentando una media, non fornisce delle indicazioni relative alle questioni distributive. Paesi con il PIL piuttosto alto possono essere anche caratterizzati da una forte polarizzazione sociale ed economica, e avere al loro interno gruppi sociali, religiosi o etnici che vivono sotto la soglia di povertà. Infine, il PIL non tiene conto di elementi molto importanti quali la qualità della pubblica istruzione e dell’assistenza sanitaria. Per cui, “non riuscendo a dare risalto al problema della distribuzione, all’importanza della libertà politica, all’eventuale subordinazione di minoranze e agli altri aspetti dell’esistenza umana meritevoli di considerazione, l’approccio del PIL distrae l’attenzione da tutte queste problematiche urgenti, sostenendo che se una nazione migliora il suo PIL medio, allora si sta ‘sviluppando’ bene” (Nussbaum, 2012, p.55).

La misurazione dello sviluppo tramite l’ISU appare più adeguata in quanto “insiste sull’eterogeneità e l’incommensurabilità di tutte le più importanti opportunità e capacità, sulla rilevanza della distribuzione e sull’inaffidabilità delle preferenze come indici di ciò che merita veramente di essere perseguito” (Ivi, p.63). Uno dei maggiori vantaggi della misurazione dello sviluppo tramite ISU riguarda la sua immediatezza nonostante la sua natura di indicatore aggregato. Tenendo ben presente l’importanza centrale dei dati disaggregati che vengono raccolti, l’ISU rappresenta una valida alternativa al PIL perché immediato e comparabile. L’ISU è al centro di una teoria dello sviluppo che nel corso degli ultimi vent’anni è stata fonte di discussioni scientifiche e dibattiti politici internazionali. Questa teoria, definita ‘capabilities approach’, verrà spiegata nel paragrafo successivo.