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L‟integrazione con il paesaggio e la dignità della sepoltura

Una terra tagliata a terrazze, a gironi, dove si scende e risale per i camminamenti, insieme ad altri al riparo dei sacchetti di sabbia dei morti.

Camminando per questi camminamenti soleggiati, pare di venire osservati dal nemico, ma non c‟è alcun nemico.

Soltanto un vento luminoso e colline verdi colloquiali azzurrine, che hanno tempi più lunghi.

La poesia di Marco Ferri sul Cimitero dell‟Ulivo ci introduce nel cuore dell‟idea progettuale dei tre architetti-progettisti.

Leggendo questi versi ci è infatti subito chiara l‟intenzione forte che ha guidato la mano degli architetti, ossia quella di realizzare un luogo che non sia solo disperata sosta del dolore, ma uno spazio verde, un “giardino silenzioso” in cui sia possibile anche una meditazione, un‟incontro piacevole, l‟immersione in un paesaggio collinare di grande bellezza.

L‟intenzione era quella di dare un senso nuovo allo spazio cimiteriale, in cui domini la natura ed il paesaggio, con un‟attenzione umana e serena verso la scelta di un dignitoso e rassicurante luogo di sepoltura, che accolga poi anche altre funzioni, in forte contrapposizione con il severo e lugubre impianto dei cimiteri ottocenteschi.

L‟ambiente è stato vero punto di riferimento.

L‟intervento cimiteriale segue le curve di livello; dal paesaggio si vede l‟andamento del crinale, che rimane; le curve di livello sono le stesse che poi troviamo nel costruito, che non si impone come una costruzione massiccia e massiva riconoscibile come spazio cimiteriale nella pendenza del terreno, ma che lascia il paesaggio quasi intatto sottoforma di unghiate, scalfitture del terreno.

In questo si avverte l‟influenza del progetto del Cimitero di A. Pomodoro a Urbino, che aveva pensato la collina di S. Bernardino come se fosse una sua scultura, la modellazione della grande sfera rappresentata dalla collina al cui interno erano scavati cunicoli.

La situazione arborea e la rotazione nella coltivazione e nella lavorazione dei campi propongono un disegno specifico al territorio, che ha condizionato l‟intervento architettonico progettato in dialogo sia con il circostante, sia con il territorio più vasto, con il quale la struttura di servizio cimiteriale cerca integrazione nella comunità.

Il paesaggio collinare marchigiano agricolo è protagonista: entrando nel cimitero dell‟Ulivo non si percepisce uno spazio cimiteriale pesante,

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ma vince il paesaggio della vita, della cultura agraria, della quotidianità del lavoro dei campi.

In questo modo i progettisti hanno voluto avvicinarsi alla serenità dei grandi cimiteri del Nord-Europa.

Tutto l‟insieme dei loculi è stato pensato e realizzato in modo che fosse rispettato l‟andamento sinuoso del terreno collinare. In questo modo è stata anche rispettata l‟identità del luogo che non ha subito interventi pesanti, anzi è stata valorizzata. Dal paesaggio si nota soltanto il terreno, il pendio della collina, non si vede la sistemazione dei loculi.

Il luogo dove sorge il Cimitero dell‟Ulivo è fortemente caratterizzato dall‟ambiente agricolo tipico delle colline marchigiane: i poderi sono di media grandezza e vengono curati con grande attenzione. Le grandi querce sottolineano i confini poderali, le radure cambiano di aspetto nel corso dell‟anno per cui è possibile osservare l‟alternarsi di una colorazione sul marrone - ocra tipica dei campi arati d‟inverno sarchiati e pronti per la semina, del verde nei primi mesi dell‟anno, quando il grano comincia a crescere e del colore giallo oro del grano di giugno e luglio. Le variazioni del ciclo agreste annuale, i vigneti, gli orti, i sistemi di irrigazione rappresentano la vita che procede, che si ripete in maniera ciclica: ora il campo arato passa la mano alla semina, poi il grano comincia a crescere e viene tagliato ed il campo è già pronto per un nuovo ciclo. La serenità che viene dalla collina, dai campi, dal paesaggio vivo, è possibile percepirla non solo in questa ciclicità, ma anche nel suono che caratterizza queste attività, come il rumore

dell‟aratro. È possibile sentire il lavoro che non solo si sta svolgendo, ma che le varie generazioni hanno svolto e che costituisce il paesaggio così come noi lo vediamo; il paesaggio è la sintesi del lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto, e il Cimitero è in rapporto col paesaggio.

Il Cimitero dell‟Ulivo è fortemente caratterizzato non solo dalla quasi totale mancanza del costruito, ma anche dal fatto che non si è voluto “violare” il luogo circostante; lo stesso recinto, obbligatorio per legge, è fortemente dilatato nel paesaggio, lo percepiamo non in maniera fastidiosa, violenta, e questo è importante in quanto entrando non si ha la sensazione del concluso, ma quella di appartenere al territorio e alla attività lavorativa, con i suoi rumori e colori, insomma di stare ancora nella vita, sebbene siamo assolutamente certi di essere in un Cimitero.

“Il luogo, qui, nel nuovo cimitero, non è oppresso dal poderoso recinto, come quello giù in città, ma si integra ai segni del lavoro del paesaggio agrario… Il recinto è gentile giacché contiene, ma non esclude, protegge e non

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nasconde e non opprime chi sta dentro in preghiera, già provato dal dolore.” 9

È chiaro il tentativo degli architetti di dare risposta ad un concetto quasi paradossale e cioè che il Cimitero debba essere un luogo per i vivi e dove i morti abbiano una sepoltura degna.

Morte alla morte quindi, laddove un Cimitero dia serenità e sia in questo parte della storia della comunità, dove si è cercato di dare un segno universale della vita attraverso questa integrazione con la vita agricola e che, non debba essere soltanto il luogo del pianto e della disperazione, ma che faccia anche emergere nei momenti più tristi la bellezza della vita.

Eliminare allora qualsiasi elemento che non si possa integrare nel paesaggio diventa fondamentale, ad esempio nel Cimitero dell‟Ulivo le cappelle di famiglia, non previste nel progetto originario, sono state poi realizzate in un secondo momento, ma non secondo la loro forma stereotipa.

9 Arch. M. Cantarini, C. Francioni, G.

Lamedica, Progetto generale di massima del nuovo Cimitero urbano, Relazione progettuale, Comune di Fano.

Assumono infatti la forma di tombe interrate in cui raggruppare i familiari sottoterra al di sotto di una grande lastra tombale. I loculi disposti all‟interno dei “solchi” disegnati nel terreno sono al massimo tre sovrapposti affinché si possa arrivare a depositare un fiore alzando solo un braccio senza l‟ausilio di scale e altro; è stata inoltre progettata anche una struttura di vivaio-serra per raccogliere l‟impianto arboreo e floristico locale, patrimonio della collettività.

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3.5 Descrizione architettonica del