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6 Esempi di impianto possono essere appunto gli impianti elettrici, le cabine di trasformazione, mentre le attrezzature sono le biblioteche, i centri sociali (G. Abbate, “Enciclopedia dell‟Urbanistica” Vol. VIII - Rappresentazioni, Franco Angeli Editore, 1957)

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soluzioni che sono esplicate nella relazione e nelle tavole grafiche del progetto. Se non è possibile riportare il cimitero dentro la città, la città nel cimitero organizza una parte di se stessa facendogli assolvere una funzione di interesse pubblico e collettivo. Se tendenzialmente gli amministratori volevano prima di tutto dare una risposta al bisogno di reperire spazi per le inumazioni e le tumulazioni, gli architetti incaricati, tenuto conto di questa necessità impellente, impostano il loro progetto in maniera innovativa rispetto al vecchio Cimitero urbano e più in generale rispetto all‟idea di cimitero conseguente all‟editto napoleonico. La volontà di realizzare il cimitero come luogo della memoria collettiva della popolazione lega questa attrezzatura alla cultura del luogo, alla sua storia, alla sua organizzazione sociale, dando risposta sia al mondo laico che religioso. Le intenzioni degli architetti sono state accolte dall‟amministrazione comunale che le ha fatte proprie, quindi le ha discusse in vari consigli comunali, con numerosi interventi dei diversi schieramenti politici e di religiosi, rifiutandosi tuttavia di avviare un dibattito con la cittadinanza. In quegli stessi anni Arnaldo Pomodoro progettava la costruzione del nuovo cimitero di Urbino che non fu mai realizzato. Si trattava di una proposta che coinvolgeva la comunità intera, che voleva rompere con il concetto del luogo di sepoltura come ancora oggi è inteso, e come lo definisce lo stesso scultore “quell‟orrendo spazio che arriva ancora oggi ai giorni nostri, retaggio di una cultura ottocentesca”.

(Il progetto sarà realizzato negli Stati Uniti, esattamente a Gran Rapids, nel Michigan; si chiamerà “Il luogo del silenzio” e verrà realizzato all‟interno di un orto botanico; in questo spazio verranno ospitate opere d‟arte e forse in futuro anche un cimitero.)

L‟iniziale esigenza pratica, unita alle idee progettuali, ha portato alla realizzazione ancora parziale, del Cimitero dell‟Ulivo. Con qualche difficoltà, la costruzione continua nel suo

“farsi”con realizzazioni parziali, per cui l‟idea globale dei progettisti ancora oggi non si evidenzia in modo completo. Gli architetti incaricati della progettazione sono partiti dalla idea forte di proporre un progetto che fosse parte integrante della città, un luogo che non sia da considerarsi come una zona “specializzata” ed espulsa dalla città. Per zona specializzata si intende un posto ove abbia luogo solo ed esclusivamente la sepoltura dei morti; certo quando pensiamo al cimitero sappiamo che è così, ma è possibile rendere questi spazi non solo luoghi di sepoltura dei propri cari, ma anche luoghi in cui poter ritrovare la propria storia, le proprie radici, luogo cioè della memoria collettiva.

Questo intendimento è espresso proprio nella relazione progettuale degli architetti. Essi

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affermano l‟importanza che ha avuto nella progettazione il riferimento storico culturale a tutto quello che ha rappresentato il modello di comportamento nei confronti della morte e della conservazione dei cadaveri, sia per quanto concerne la cultura dei vari popoli nel corso dei secoli sia per la situazione locale. Riconoscono quindi il forte ed inevitabile condizionamento nella situazione attuale del decreto napoleonico del 1804 che pose la struttura cimiteriale sotto una regolamentazione molto rigida, che se da un lato risolvette i problemi igienico-sanitari, dall‟altro impose una pesante trasformazione dello schema cimiteriale, relegandola al di fuori della struttura urbana con un ruolo di impianto e non di attrezzatura come si è chiarito precedentemente.

In pratica il camposanto che sorgeva intorno alla chiesa come alternativa alla deposizione dei cadaveri dentro la struttura stessa della chiesa, si trasforma da struttura integrata a struttura relegata: recinto fuori del contesto della comunità.

I progettisti si sono trovati ad operare in un‟epoca, quella in cui viviamo, che indica prioritari nella scala dei valori l‟efficientismo e il consumismo e rifiuta il confronto con la morte, in fase progettuale hanno quindi cercato di porsi una serie di domande a cui poi hanno tentato di dare delle risposte.

“Costruzione per i vivi o per i morti?

Strade, viottoli, piazze “metafisiche” che ripropongono una mimesi della città dei vivi?

Deposito di una materia ormai fuori della vita, o vera infrastruttura civica?

La risposta è stata quella di intendere il Cimitero come luogo in cui i vivi hanno bisogno di collocare le spoglie dei loro cari facendo sì che tale struttura non sia solo in chiave negativa (deposito), ma come per le altre strutture di servizio della comunità si ponga in chiave attiva e feconda. È importante leggere in questa posizione il valore sociale di una struttura così intesa. Il Cimitero si pone così come luogo per i morti in cui i vivi ritrovino la loro storia, la loro radice: luogo della memoria collettiva. Struttura attiva, quindi, di servizio comunitario, luogo di istruzione collettiva e di proclamazione dei valori della vita. Sede materializzata del concetto di

“morte alla morte”, luogo non della disperazione ma segno della speranza e della continuità”.7

Quindi il Cimitero non è più luogo di disperazione, ma di celebrazione della vita attraverso la memoria, la storia, la natura, il paesaggio. Accanto all‟area destinata alle sepolture infatti dovrà (secondo il progetto) sorgere un Museo Archeologico, luogo della storia della comunità, dove portare e conservare eventualmente anche i reperti trovati durante gli scavi per la costruzione del Cimitero, non da Cimitero urbano, Relazione progettuale, Comune di Fano.

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mortali di tante storie vissute, danno vita, insieme, al concetto di cimitero come luogo di memoria collettiva.

“Il servizio archeologico ripropone la storia del luogo attraverso il costruito ritrovato e conservato; le tombe dei morti, ripropongono, ognuno con la sua storia, una storia collettiva, una storia di più generazioni: la storia della comunità.”8

Il cimitero dovrebbe essere il luogo ove il susseguirsi delle generazioni segni l‟evolversi dello sviluppo della microstoria locale e soprattutto dovrebbe essere luogo di speranza e di catechesi per i credenti e luogo della memoria collettiva per i laici. Non più famedio per riproporre soltanto la storia di alcuni personaggi, ma il cammino fecondo della popolazione nelle tombe di tutti.

Dignità di sepoltura, solidarietà e speranza per i vivi: questi i temi principali del progetto che si traducono nella possibilità di ritrovare i segni della Resurrezione per il credente cristiano, la possibilità di seppellire i morti secondo i propri riti per il credente di altra religione, l‟approfondimento della memoria e della consapevolezza nel potersi stringere davvero in un gesto di solidarietà per il laico. Le affermazioni degli architetti sono necessarie per poter capire sotto quali influenze sono state

8 Arch. M. Cantarini, C. Francioni, G.

Lamedica, Progetto generale di massima del nuovo Cimitero urbano, Relazione progettuale, Comune di Fano.

compiute le scelte urbanistiche e architettoniche, partendo proprio dal concetto che la morte è il massimo dell‟inefficienza e che viene rifiutata dal contesto sociale che vede appunto i cimiteri esclusivamente come luoghi della custodia dei cadaveri. Questo riuscire ad andare oltre alla sepoltura della materia e a fare emergere il valore esistenziale e sociale del luogo, è stato l‟intendimento progettuale. Gli architetti hanno fatto un‟analisi che mira a cogliere la ricerca di valori forti, si sono posti interrogativi esistenziali e culturali, proponendosi come portavoce delle ansie, dei dubbi che scaturiscono dalla collettività. La loro affermazione “morte alla morte”, è il punto di arrivo, è la conseguenza naturale e spontanea di tali riferimenti.

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3.4 L’integrazione con il paesaggio e