• Non ci sono risultati.

Intensità energetica misurata in termini di energia primaria e Pil

Indicatore 5.6.1 - Proporzione di donne (di età tra 15 e 49 anni) che prendono decisioni informate su relazioni sessuali, uso degli anticoncezionali e assistenza alla salute riproduttiva

SDG 7.3.1 Intensità energetica misurata in termini di energia primaria e Pil

L’Agenda 2030 prevede, tra gli obiettivi del Goal 7, il raddoppio del tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica, adottando l’intensità energetica (data dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo; CIL/Pil) come indicato-re del consumo di energia di un’economia e della sua efficienza energetica complessiva. L’indicatore misura l’efficienza con cui un’economia è in grado di utilizzare l’energia per ge-nerare output produttivi, tenendo conto anche dell’efficienza con cui il settore residenziale consuma energia. L’incremento di efficienza energetica, finalizzato alla riduzione dei con-sumi di energia e delle relative emissioni, rappresenta un obiettivo di estrema rilevanza per la sostenibilità energetica e ambientale e un importante mezzo di contrasto della povertà energetica a livello sociale, offrendo al contempo elevati vantaggi per le attività produttive.

Anche in questo caso, la variabilità geografica risulta molto pronunciata, sia a livello globale sia europeo. Le aree geografiche a più elevata intensità energetica sono l’Asia cen-trale e l’Africa sub-sahariana: fatta pari a 100 l’intensità energetica mondiale, la prima si caratterizza per un valore pari a 167; la seconda per un valore di 133 (Figura 7.4). Intensità energetiche inferiori alla media globale caratterizzano invece l’Africa del Nord, l’America latina e i Caraibi (per entrambe 71) e l’Asia sud-orientale (76).

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180

Figura 7.4 - Intensità energetica dell’economia per area geografica (fatta pari a 100 quella mondiale) - Anno 2014

Fonte: https://unstats.un.org/sdgs/indicators/database/ (a) Escluse Australia e Nuova Zelanda

In termini di tendenze, rispetto al 2000 l’intensità energetica globale è diminuita com-plessivamente del 18%, mentre il miglioramento rispetto al 2010 è pari a quasi il 7% (Figura 7.5). Le aree geografiche che hanno beneficiato, in termini relativi, dei maggiori progressi sono quelle a maggiore intensità energetica rispetto al livello medio globale: l’Asia Centrale, che ha registrato, rispetto al 2000, un quasi dimezzamento dell’intensità energetica (-47%) ed un decremento del 10%, rispetto al 2010, e l’Africa sub-sahariana (rispettivamente, -28,2% e -6%). Più contenuti miglioramenti, quando non peggioramenti, caratterizzano, all’opposto, le aree a minore intensità energetica. Tra il 2000 e il 2014, il Nord-Africa e l’America latina hanno visto decrescere l’indicatore in maniera sensibilmente inferiore alla media (rispettivamente, -0,5% e -6,0%), laddove l’Asia Occidentale si è distinta per un incremento dell’intensità energetica pari a +1,3%.

L’efficienza energetica rappresenta un’importante priorità per l’Unione Europea, come testimoniato dalla definizione di obiettivi al 2020 (incremento del 20% dell’efficienza ener-getica) e 2030 (incremento del 27%). Il “Clean Energy for all Europeans package”, un pacchetto di misure approvato dalla Commissione Europea nel 2016 in vista degli impegni in materia di cambiamento climatico assunti nell’ambito della COP-21 del 2015, ribadi-sce l’investimento dell’Ue, proponendo un modello di governance dell’energia focalizzata sull’efficienza energetica (“putting energy effiency first”), in quanto mezzo di promozione economica e occupazionale, oltre che di sostenibilità.

Nel confronto europeo, l’Italia si caratterizza storicamente per una contenuta intensità energetica: fatto pari a 100 il valore medio dell’Ue, l’intensità energetica italiana assume un valore pari a 83 (Figura 7.6), collocando il nostro paese al sesto posto della graduatoria internazionale dopo l’Irlanda (50), la Danimarca (56), Malta (70), il Lussemburgo (74) e il Regno Unito (77). Contribuiscono invece consistentemente a innalzare il livello medio i paesi dell’Europa dell’est, quali la Bulgaria, con un valore di intensità energetica pari a oltre 3,5 volte la media Ue, l’Estonia (292), ma anche la Repubblica Ceca (202), l’Ungheria e la Polonia (195 per entrambe).

-50 -40 -30 -20 -10 0 10

Asia Occidentale Nord Africa America Latina e Caraibi Oceania (a) Asia Orientale Mondo Asia Sud-orientale Asia Meridionale Australia e Nuova Zelanda Europa e Nord America Africa Sub-Sahariana Asia Centrale

var % 2014/2000 var % 2014/2010

Figura 7.5 - Intensità energetica dell’economia per area geografica (variazione percentuale 2014 rispetto al 2000 e al 2010)

-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 Austria Finlandia Portogallo Italia Grecia Paesi Bassi Francia Cipro Croazia Spagna Belgio Slovenia Ue Germania Danimarca Estonia Lussemburgo Ungheria Svezia Repubblica Ceca Lettonia Polonia Regno Unito Bulgaria Malta Lituania Irlanda Romania Slovacchia var % 2016/2000 var % 2016/2010

Figura 7.7 - Intensità energetica dell’economia per paese (variazione percentuale 2016 rispetto al 2000 e al 2010)

Fonte: http://ec.europa.eu/eurostat 0 50 100 150 200 250 300 350 400

Figura 7.6 - Intensità energetica dell’economia per Paese (fatta pari a 100 la media Ue) - Anno 2016

L’intensità energetica media europea è diminuita del 23% rispetto al 2000 e del 12% dal 2010 (Figura 7.7). Guardando all’intero arco temporale considerato, i paesi che registrano progressi più consistenti nel corso del tempo sono Slovacchia, Romania e Irlanda (-50% circa), Lituania (-47%), Malta e Bulgaria (-44%). Malta e Irlanda si distinguono anche per le buone performance registrate negli ultimi anni, avendo diminuito la loro intensità ener-getica, rispettivamente, del 40 e del 27% rispetto al 2010, in ciò accumunandosi al Lus-semburgo (-23%). I paesi che invece presentano minori avanzamenti rispetto al 2000 sono l’Austria (-6%), la Finlandia (-11%) e Portogallo, Italia e Grecia (-12%).

Il decremento dell’intensità energetica italiana si deve perlopiù al contributo delle poli-tiche di incentivazione dell’efficienza energetica portate avanti nel nostro Paese, che hanno dato luogo ad un risparmio di energia finale, nel 2016, di poco più di 6,4 Mtep/anno, pari al 40% dell’obiettivo nazionale al 2020 previsto dal Piano nazionale di Azione per l’Efficienza Energetica 2014 e confermato nel PAEE 2017 (ENEA, “Rapporto Annuale Efficienza energe-tica” 2017). Malgrado un livello di intensità energetica mediamente basso, però, l’Italia ha manifestato nel corso del tempo una traiettoria di sviluppo caratterizzata da minor dinami-smo e performance inferiori rispetto alla media Ue, che invece ha mostrato livelli iniziali più alti e risparmi più consistenti (Figura 7.8). Rispetto al 2010, l’intensità energetica italiana è diminuita da 112 a 98,4 chilogrammi equivalenti petrolio per 1000 Euro di Pil, laddove quella media europea è scesa da 154,6 a 118,6. Margini elevati di risparmio permangono, infatti, in particolar modo nei settori residenziale, terziario e trasporti.

154,6 154,7 152,6 153,7 151,5 149,0 145,0 138,4 137,4 135,3 137,5 130,3 129,8 128,1 121,3 120,1 118,6 112,0 110,5 111,2 116,7 115,3 116,6 113,2 111,5 111,6 110,1 110,9 106,9 105,7 103,5 97,9 100,2 98,4 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Ue Italia

Figura 7.8 - Intensità energetica dell’Ue e dell’Italia - Anni 2000-2016 (chilogrammi equivalenti petrolio per 1.000 Euro)

Altri indicatori