Le emissioni di gas serra
SDG 14.5.1 Percentuale di aree marine protette
Le aree naturali protette sono una parte di territorio sottoposta a uno speciale regime di tutela e di gestione, in cui siano presenti formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche o gruppi di esse, che hanno rilevante valore naturalistico e ambientale. In tali aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili. La legge quadro sulle aree protette n. 394/1991 definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l’Elenco ufficiale delle aree protette (Euap), nel quale vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai criteri stabiliti, a suo tempo, dal Comitato nazionale per le aree protette. L’elenco è stilato e periodicamente aggiornato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e raccoglie tutte le aree naturali protette, marine e terrestri, ufficialmente riconosciute. L’elenco attualmente in vigore è quello relati-vo al 6° aggiornamento, approvato il 27 aprile 2010, rivisto nel 2013.
Nel 2013, in Italia, la superficie delle aree marine protette è pari complessivamente a 3.020,5 chilometri quadrati; i tre quarti delle aree protette si trovano in tre regioni: Sarde-gna (848,3 Km2), Sicilia (793,1 Km2), Toscana (661,4 Km2). Minore è la superficie presente in Calabria (147,2 Km2), Campania (226,6 Km2), Puglia (203,5 Km2) (Figura 14.1).
Rispetto al precedente monitoraggio del 2010, si osserva un aumento di 62,7 Km2,
mentre il confronto col dato di 15 anni fa rileva un aumento delle aree marine protette di 386 Km2. La gran parte di questo incremento è da attribuire alla Campania, che ha istituito tra il 2004 e il 2009 nuovi parchi marini per complessivi ulteriori 209 Km2.
A integrare l’informazione sulle acque marino-costiere, l’indicatore di balneabilità valuta la qualità complessiva dell’acqua e dell’ambiente marino nell’ottica della fruizione. La quota non balneabile include, non solo le zone che presentano rischi di natura igienico-sanitaria o di
0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 Sardegna Sicilia Calabria Puglia Campania Abruzzo Lazio Toscana Friuli-Venezia Giulia Liguria
Figura 14.1 - Aree marine protette - Anno 2013 (km2)
sicurezza, ma anche le aree militari, i porti, le foci di fiumi e le aree soggette a tutela naturale. Nel 2016, in Italia, la quota di acque balneabili è pari al 67,2%; questa misura tiene conto delle acque che sono state interdette per tutta la stagione balneare a causa dei livelli di conta-minanti oltre le soglie di rischio per la salute. A livello regionale, la quota di costa balneabile è sempre superiore alla metà, ad eccezione del Friuli Venezia Giulia, dove è pari al 42,2%. In Basilicata il 90,8% della costa è balneabile, in Calabria l’86,6%. Seguono Abruzzo, Marche, Puglia, Toscana, Molise, Lazio e Campania, tutte con valori superiori al 70% (Figura 14.2).
Rispetto agli anni precedenti, si rileva un lieve aumento nel complesso del Paese, seb-bene il miglioramento della balneabilità si verifichi in sole tre regioni - Emilia-Romagna, Marche e Sardegna - mentre nelle altre regioni il dato è stabile o anche in diminuzione.
Le acque di balneazione sono definite ai sensi della “Direttiva Balneazione” (Direttiva 2006/7/CE), recepita nel nostro Paese con il Decreto legislativo 116/2008, seguito a sua volta dal Decreto attuativo del 30 marzo 2010. Secondo la Direttiva, rientra nelle acque di balneazione “qualsiasi parte di acque superficiali nella quale l’autorità competente prevede che un congruo numero di persone pratichi la balneazione e non ha imposto un divieto permanente di balneazione, né emesso un avviso che sconsiglia permanentemente la bal-neazione”. Rientrano nella definizione le acque marino-costiere, di transizione e interne superficiali. Le aree di balneazione sono soggette a monitoraggi volti alla valutazione della “presenza di contaminazione microbiologica o di altri organismi o di rifiuti che influiscono sulla qualità delle acque di balneazione e comportano un rischio per la salute dei bagnanti”3. Il tema della qualità delle acque è presente anche nel Goal 6, focalizzato sulla disponibilità e gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie (cfr 6.3.2).
3 I parametri microbiologici ricercati sono, secondo la normativa vigente, enterococchi intestinali ed escherichia coli. È prevista anche l’osservazione costante di altri fattori di interesse sanitario che, seppur non esaminati ai fini della classificazione, può determinare misure di prevenzione nel caso in cui vengano rilevati valori considerati a rischio per la salute. 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Friuli-Venezia Giulia Sicilia Liguria Emilia-Romagna Veneto Sardegna Campania Lazio Molise Toscana Puglia Marche Abruzzo Calabria Basilicata
Figura 14.2 - Percentuale di coste balneabili - Anno 2016 (%)
In sintesi
In Italia, la superficie delle aree marine protette è pari complessivamente a 3.020,5 chilometri quadrati. I tre quarti delle aree protette si trovano in Sardegna, Sicilia e Toscana. La percentuale di coste balneabili sul totale della linea litoranea è pari al 67,2%. La
quota di costa non balneabile comprende le zone che presentano rischi di natura igienico-sanitaria o di sicurezza, ma anche le aree militari, i porti, le foci di fiumi e le aree soggette a tutela naturale.
Le variazioni nel corso degli anni sia della estensione delle aree marine protette, sia della percentuale di costa balneabile sono molto lievi, soprattutto se valutate come
media nazionale. Si evidenziano variazioni di segno diverso a livello regionale. Rif.
SDG Indicatori lungo termine medio termineVARIAZIONI breve termine
2006-2016 2006-2011 2011-2016 2015-2016
14.5.1
Aree marine protette (a) a b c
Qualità delle acque costiere marine: percentuale di coste balneabili d
LEGENDA NOTE
Netto miglioramento (a) 2003-2013 (b) 2003-2010 (c) 2010-2013 (d) 2013-2016 Lieve miglioramento Stabilità Lieve peggioramento Netto peggioramento
GOAL 15 - PROTEGGERE, RIPRISTINARE E FAVORIRE UN
USO SOSTENIBILE DEGLI ECOSISTEMI TERRESTRI, GESTIRE
IN MODO SOSTENIBILE LE FORESTE, COMBATTERE LA
DESERTIFICAZIONE, ARRESTARE E INVERTIRE IL DEGRADO
DEL TERRITORIO E ARRESTARE LA PERDITA DI BIODIVERSITÀ
1Presentazione del Goal
2Il Goal 15 punta alla salvaguardia degli ecosistemi terrestri e della loro biodiversità. La strategia non è infatti circoscritta ai superstiti ambienti naturali o alle grandi riserve della biosfera, ma investe l’intero pianeta, interessato in ogni sua parte da diverse forme di degrado dell’ambiente e del territorio. Particolare enfasi è posta sui problemi della de-forestazione e della desertificazione: macro-fenomeni connessi alle attività dell’uomo e al cambiamento climatico, che mettono a repentaglio i mezzi di sostentamento di milioni di persone in lotta contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo. L’altro elemento-chiave è la perdita di biodiversità, da contrastare attraverso politiche di conservazione e di risanamen-to ambientale, la promozione di un uso sostenibile e condiviso delle risorse genetiche e la lotta all’estinzione delle specie minacciate.
Nel contesto italiano, i progressi verso questo obiettivo possono essere monitorati principalmente nel campo della protezione degli ambienti naturali, e nel contrasto al degra-do del territorio e alla perdita di biodiversità.
Target
Il Goal 2 è declinato in dodici target.
Due sono riferiti alla protezione degli ecosistemi terrestri, e in particolare delle foreste: 15.1 Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli
ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra nonché dei loro servizi, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali.
15.2 Entro il 2020, promuovere una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, arrestare la deforestazione, ripristinare le foreste degradate e aumentare ovunque, in modo significativo, la riforestazione e il rimboschimento.
Uno è riferito alla lotta al degrado del suolo e alla desertificazione:
15.3 Entro il 2030, combattere la desertificazione, ripristinare le terre degradate, comprese quelle colpite da desertificazione, siccità e inondazioni, e battersi per ottenere un mondo privo di degrado del suolo.
1 Goal 15 - Protect, restore and promote sustainable use of terrestrial ecosystems, sustainably manage forests, combat desertification, and halt and reverse land degradation and halt biodiversity loss.
Uno è riferito ai problemi specifici dei territori montani:
15.4 Entro il 2030, garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, incluse le loro biodiversità, al fine di migliorarne la capacità di produrre benefici essenziali per uno sviluppo sostenibile.
Quattro target sono riferiti ai problemi del degrado degli ambienti naturali e della perdita di biodiversità, considerati sotto diversi aspetti:
15.5 Intraprendere azioni efficaci ed immediate per ridurre il degrado degli ambienti naturali, arrestare la distruzione della biodiversità e, entro il 2020, proteggere le specie a rischio di estinzione.
15.6 Promuovere una distribuzione equa e giusta dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e promuovere un equo accesso a tali risorse, come concordato a livello internazionale.
15.7 Agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna e combattere il commercio illegale di specie selvatiche.
15.8 Entro il 2020, introdurre misure per prevenire l’introduzione di specie alloctone ed invasive nonché ridurre in maniera sostanziale il loro impatto sugli ecosistemi terrestri e acquatici e controllare o debellare le specie prioritarie.
Un target punta all’affermazione di un approccio ecologico al problema della povertà: 15.9 Entro il 2020, integrare i principi di ecosistema e biodiversità nei progetti nazionali
e locali, nei processi di sviluppo e nelle strategie e nei resoconti per la riduzione della povertà.
Altri tre target, infine, riferiti agli strumenti di attuazione, riguardano le politiche di conservazione della biodiversità, gestione forestale e contrasto al traffico di specie protette: 15.a Mobilitare e incrementare in maniera significativa le risorse economiche da ogni
fonte, per preservare e usare in maniera sostenibile la biodiversità e gli ecosistemi. 15.b Mobilitare risorse significative da ogni fonte e a tutti i livelli per finanziare la gestione
sostenibile delle foreste e fornire incentivi adeguati ai paesi in via di sviluppo perché possano migliorare tale gestione e per la conservazione e la riforestazione.
15.c Rafforzare il sostegno globale per combattere il bracconaggio e il traffico illegale delle specie protette, anche incrementando la capacità delle comunità locali ad utilizzare mezzi di sussistenza sostenibili.