Università di Bologna
2. Interferenza intralinguistica e interferenza interlinguistica
È stato rilevato come le difficoltà di scrittura degli studenti siano riconducibili talora a interferenza intralinguistica (Berretta 1973: 9) da parte di altre varietà: l’italiano aulico- burocratico e letterario (Berruto 1987: 166) mediato da quello scolastico (Revelli 2013),2
l’italiano popolare (Berruto 1983) e, sempre di più, le varietà diafasicamente molto ibridate e spesso indistinte dell’italiano dei media tradizionali e nuovi (Berruto 1993: 82- 84 e Bazzanella 2011: 71); in tutti i casi, con un meccanismo di perturbazione della produzione simile a quello dell’interferenza interlinguistica.
Quello che vorremmo discutere, qui, è dunque una situazione di interferenza3
osservabile in parallelo tra testi prodotti da italofoni nativi e non nativi: se nel caso dei
2 Valentini (2002) ha rilevato una lingua tendenzialmente conservativa rispetto ad alcuni tratti neostandard. 3 Discutendo di interferenza, ci riferiamo qui all’inibizione o alla perturbazione di una forma della L2 non
presente nella L1 (Gass & Selinker, 1983 e Yu & Odlin, 2016), più che all’accezione rigorosa di “crosslinguistic influence” (Pavlenko & Jarvis, 2008, pp. 27-60). In questo senso, definiamo quindi interferenza ogni devianza dalla varietà target (VT), anche se non immediatamente ricalcata su forme della L1, in prossimità però di strutture tipicamente differenti nella VT (L1 formale per i nativi o L2 per i non nativi) e nella lingua di background (L1 informale per i nativi e L1 per i non nativi).
nativi osserveremo infatti una interferenza intralinguistica, in cui la varietà diafasica bassa influenza la produzione in varietà diafasica alta, nel caso dei non nativi osserveremo invece una interferenza più classicamente interlinguistica, in cui la L1 influenza la produzione nella varietà di apprendimento in lingua seconda (Figura 1).
Figura 1. Interferenza interlinguistica e intralinguistica
La discussione sulla possibilità di considerare su di un parallelo acquisizionale, come quello ipotizzato nella Figura 1, i processi di apprendimento linguistico in L1 e in L2 occupa già da diverso tempo i molti fronti del dibattito critico e scientifico in ambito sociolinguistico, linguistico-educativo e linguistico-acquisizionale (Calleri et all. 2003, Guasti 2007, Solarino 2009 e 2010 e Berruto 1987, Banfi 1993).4 È importante specificare
subito e chiaramente che la natura degli errori, cioè delle forme di scostamento dalla varietà target (VT), presenti in testi di scriventi in L1 e in L2 è perlopiù differente. Tuttavia, anche alla luce di una vivace discussione sull’insufficienza di un’acquisizione non guidata per le varietà più alte di scrittura in L1 (Kutz 1998, Pugliese & Della Putta 2017, Moretti 2011, Andorno 2014, Martari in stampa), è stata spesso rilevata la necessità di percorsi di apprendimento esplicito di tali varietà anche per i nativi, in linea con quanto accade per un apprendente di L2. Proprio in quest’ottica, dunque, ci proponiamo qui di osservare alcune aree di scostamento dalla VT comuni tra produzioni in italiano L1 e in L2, e riconducibili a meccanismi di intereferenza: nel primo caso intralinguistica e nel secondo caso interlinguistica.
3. La ricerca
Presentiamo ora i risultati di una ricerca condotta attraverso lo spoglio e l’annotazione manuale di un corpus di 382 testi argomentativi (la prima ricognizione, pari a circa un quarto del campione complessivo, in Martari in stampa), scritti da studenti universitari
4 A riprova del fatto che il parallelo tra fenomeni interlinguistici e intralinguistici sia stato già preso in
considerazione su diversi fronti e in diversi momenti, ricordiamo che Banfi (1993: 71), specularmente – osservando cioè l’interlingua di non nativi –, ha rilevato fenomeni sia generali (testuali) sia particolari (morfosintattici) ascrivibili alla varietà bassa di nativi. In particolare “fenomeni paralleli presenti nei segmenti ‘bassi’ dell’architettura dell’italiano” a livello lessicale e morfologico.
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neo-immatricolati italofoni nativi (298, pari al 78% del campione) e non nativi (84, pari al 22% del campione).5
3.1. Presentazione
Tutti gli elaborati sono stati prodotti sulla base della stessa consegna (cfr. Appendice): scrivere un breve testo argomentativo (c. 150-200 parole) a partire da una lista di informazioni sintetiche (71 parole) e contenente una citazione puntuale, indicata tra virgolette. Tra le numerose tipologie di errore presenti nel corpus abbiamo rilevato problemi di carattere testuale (legati alla coerenza e alla coesione), sintattico (in ordine alla corretta pianificazione della consecutio, alle reggenze verbali, all’interpunzione etc.), lessicale (scelta non appropriata del registro, paronimie etc.), morfosintattico e morfologico. Abbiamo deciso tuttavia di concentrare la nostra osservazione soltanto sulle seguenti tipologie, comuni a studenti nativi e non-nativi.
i. Errori (morfo)sintattici: scelta di articolo e preposizione, crossing di strutture
coesive, accordo morfologico e reggenza preposizionale.
ii. Improprietà lessicali: scelta del registro, sovra-estensione semantica e ricorso
a paronimia.
iii. Errori di interpunzione: la sovra-estensione della virgola alle funzioni di
pausa forte e intermedia, omissione o uso improprio della virgola.
Prima di esporre i risultati, occorre fornire una sintetica spiegazione delle ragioni per cui abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione su questi punti anche come fenomeni di interferenza intralinguistica di scriventi nativi.
È innanzitutto significativo che Berruto (1983: 45-65) individui alcuni tra i principali tratti di substandard tipici dell’italiano popolare proprio negli errori di lessico e morfosintassi (i e ii): ovvero, la concordanza logica, la ridondanza e l’allargamento pronominale, l’uso errato delle proposizioni, la polivalenza del “che”, l’omissione dell’articolo nel sintagma nominale, i malapropismi e il lessico troppo generico e polisemico.6 È logico considerare dunque questi fenomeni, non attesi in varietà
sorvegliate di studenti universitari, come interferenze intralinguistiche da parte di una varietà più bassa.
Più in particolare, tuttavia, per ciò che concerne gli errori morfosintattici (i), è di Colombo (2011: 48) l’intuizione di considerare esplicitamente casi di reggenza verbale errata come esempi di interferenza intralinguistica. Inoltre, nella sterminata produzione di ricerche mirate allo studio di fenomeni morfosintattici come indicatori interlinguistici, basterà ricordare che Solarino (2010: 17) ha rilevato quanto gli errori morfosintattici segnalino “lo stadio a cui è pervenuto un apprendente e appaiono in una sequenza acquisizionale identica sostanzialmente per l’italiano L1 ed L2” e che Brando (2017: 248)
5 Gli intervistati sono immatricolati iscritti (A.A. 2017/18) ai corsi di studio afferenti alla Scuola di Lettere
e Beni Culturali dell’Università di Bologna e hanno redatto il testo al termine di un laboratorio di scrittura della durata complessiva di 18h. Gli intervistati non italofoni nativi, tutti con certificazione di livello B1 o B2 sono in prevalenza turcofoni, arabofoni e sinofoni (e in minoranza ispanofoni, francofoni e russofoni).
6 Specularmente, già per i livelli intermedi di interlingua, parlando di una sorta di “morfologia in
elaborazione”, Banfi (1993: 46) analizza testi redatti da apprendenti italiano L2 e rileva “casi di sovrestensione di preposizione” (in per con, con per di etc.).
ha registrato le carenze più ricorrenti di un corpus analogo a quello qui analizzato in “casi di reggenza errata, soprattutto con preposizioni inadatte alla costruzione sintattica”.
Con riferimento al lessico (ii), tra i numerosi studi che documentano una forte attenzione da parte della linguistica acquisizionale e la glottodidattica a questo livello di produzione linguistica (tra gli altri basti pensare ai lavori di Atzeni 2015, Villarini 2012, Banfi, Piccinini e Arcodia 2008, Corrà 2008, La Grassa 2012, Lewis 1997, Marello e Corda 2004, Cardona 2004 e 2009), ricordiamo che Biskup (1992), analizzando le interlingue, osserva fenmeni di interferenza nelle collocazioni lessicali e che anche Tenorio (2015) registra il mancato controllo delle collocazioni come indicatore interlinguistico in apprendenti di italiano L2. Ancora Brando (2017: 246), infine, evidenzia come significativo indice di scarsa padronanza linguistica – per gli scriventi in L1 – la presenza di lacune “nella gestione dei registri lessicali”.
Riguardo alla punteggiatura (iii), occorre invece rilevare che si tratta di una tipologia di errore difficilmente riconducibile a interferenza, sebbene non manchino studiosi che hanno rilevato alcuni punti significativi di transfer (dal serbo all’italiano Ceković- Rakonjac 2011) tra un sistema di interpunzione e un altro, motivo per cui abbiamo deciso di prendere in considerazione anche questo indicatore nella presente analisi, contrariamente a quanto fatto durante la prima fase della ricerca (Martari in stampa); oltretutto, nell’accezione in cui si discute qui, la punteggiatura rappresenta un’area di controllo linguistico tanto fondamentale per le varietà più sorvegliate quanto poco riconosciuta per le varietà più trascurate, talora anche di professionisti della scrittura (Fornara 2010: 69), e per questo pare che nella dimensione intralinguistica il meccanismo di interferenza (dalla varietà trascurata a quella sorvegliata) rappresenti – come negli altri casi – una possibile chiave di interpretazione. Ci è perciò sembrato utile osservare anche le devianze in corrispondenza delle regole di interpunzione obbligatorie per l’italiano, e proporre quindi qualche primo dato rispetto alla produzione di nativi e non nativi da affiancare agli studi di tipo storico-descrittivo (Fornara 2010) talora in chiave comparativa (Mortara Garavelli 2008) e alle poche indicazioni disponibili a livello linguistico e traduttologico (Merli 2017 e Brambilla 2018).
3.2. Sintesi dei risultati della ricerca
Trattandosi di una ricerca più ampia rispetto a Martari (in stampa) ma comunque in assoluto piuttosto ristretta, occorre ribadire che, anche a conclusione di questo spoglio, vorremmo soprattutto osservare un modello di errore e riportarlo al quadro teorico fin qui delineato, senza la presunzione di misurarne il peso statistico in termini di generalizzazione. Presentiamo comunque (Tabelle 1, 2 e 3) innanzitutto i dati quantitativi corrispondenti agli errori morfosintattici, lessicali e di punteggiatura, seguiti poi da alcune considerazioni di tipo qualitativo a partire da esempi.
Numero di elaborati
Percentuale sul numero totale (298)
Elaborati con errori di (morfo)sintassi e/o lessico 216 (72%)
Elaborati con errori di lessico 147 (49%)
Elaborati con errori di morfosintassi 126 (42%)
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Di seguito riportiamo ora alcuni esempi di errore lessicale e morfosintattico negli scritti di italofoni, per mostrare quale tipo di devianza dalla VT abbiamo ritenuto rapportabile a un modello interferenziale intralinguistico (delineato in 2 e 3.1.).
(1) PARONIMIA. a. “nuove scoperte sia in campo scientifico che meccanicistico”; b. “In campo letterale, uno dei movimenti più diffusi in quest’epoca fu di sicuro il romanticismo”.
(2) VIOLAZIONE DI COLLOCAZIONE. “le materie scientifiche … diedero il posto anche a materie umanistiche come la filosofia”.
(3) SOVRA-ESTENSIONE ENANTIOSEMICA. “Il XIX secolo fu un periodo abbastanza difficile e complesso come cita Bertrand Russel”.
(4) REGISTRO. “una consapevolezza filosofico politica che rimanda ai vecchi ma sempre attuali filosofi”.
(5) COESIONE GENERE/NUMERO. “L’apporto dato dalle teorie di Hegel e Darwin fu centrale ma produssero anche letture erronee”.
(6) REGGENZA PREPOSIZIONALE. “nuova consapevolezza filosofico-politica dovuta dalla presenza di varie correnti filosofiche”.
(7) ARTICOLO/PROPOSIZIONE. “periodo di grandi progressi in ambito scientifico e tecnico, di sviluppi industriali e del colonialismo”
Se osserviamo ora gli elaborati di non italofoni, troviamo invece una situazione come quella sintetizzata nella Tabella 2.
Numero di
elaborati Percentuale numero totale (84) sul
Elaborati con errori di morfosintassi e/o lessico 69 (82%)
Elaborati con errori di lessico 47 (56%)
Elaborati con errori di morfosintassi 52 (62%)
Tabella 2. Errori in testi di non nativi
Negli scritti di non italofoni (8-12), prevedibilmente troviamo una gamma molto più ampia oltre che una maggiore frequenza di errori; ma le stesse categorie di discostamento dalla VT riportate a esempio per gli scriventi in L1 sono molto significative anche per i testi in L2; con alcuni casi (9 e 10), oltretutto, di vera e propria identità tra i due campioni: (8) PARONIMIA. a. “perché c’erano molte novità alla mondo, non solo scientifiche ma anche letterali” (scrivente turcofono); b. “l’intervento allora è stato risoluto” (scrivente turcofono).
(9) VIOLAZIONE DI COLLOCAZIONE. “Bertnard Russel prende il discorso della vita intellettuale” (studente francofono).
(10) SOVRA-ESTENSIONE ENANTIOSEMICA. “Come cita anche Russell «la vita intellettuale del XIX secolo fu più complessa di quella di qualsiasi altra epoca»” (studente arabofono).
(11) REGISTRO. “L’uomo che cresce ed impara ogni giorno di piu, fa girare la ruota della conoscenza”.
(12) COESIONE GENERE/NUMERO. “grazie a qualche motivazione positive”.
(13) REGGENZA PREPOSIZIONALE. “una comunicazione tra America e Russia con Europa ha aiutato di allargare questa relazione mondiale” (scrivente arabofono). (14) ARTICOLO/PROPOSIZIONE. “a parte delle nuove scoperte scientifiche” (scrivente
arabofono).
Come si evince dalle percentuali indicate nella Tabella 1 e nella Tabella 2, il numero di errori riportabili al paradigma interferenziale che abbiamo delineato è dunque molto alto in entrambi i casi, e la coincidenza, come si vede dagli esempi, non è soltanto quantitativa, ma è anche qualitativa.
Osservando ora in parallelo (Tabella 3) i risultati di italofoni nativi e non nativi sulla punteggiatura, possiamo notare che la percentuale di testi in L2 con errori di punteggiatura è molto alta ed è quella con la maggiore differenza rispetto ai testi di nativi.
Numero di elaborati
Percentuale sul numero totale
Elaborati di nativi con errori di punteggiatura 81/298 (27%)
Elaborati di non nativi con errori di punteggiatura 71/84 (89%)
Tabella 3. Errori di punteggiatura
Queste percentuali, soprattutto in relazione a quelle precedenti, sottolineano un punto di grande rilevanza: dimostrano che, pur trattandosi di un’area trascurata nella lingua seconda, sarebbe opportuno proporre nuove, sistematiche indagini sull’interpunzione, dal momento che si tratta di un prezioso indicatore di competenza sintattica in cui le interlingue sembrano presentare diffuse e generalizzate lacune. Occorre anche notare che soprattutto la punteggiatura è un’area della competenza linguistica in cui possiamo ipotizzare un meccanismo di interferenza intralinguistica (ovvero di influenza negativa da parte di varietà bassa della lingua madre)7 che si riverbera poi anche nelle produzioni
in L2 e si somma alle difficoltà interlinguistiche: il che spiegherebbe la percentuale così alta di scritti con interpunzione scorretta nel nostro campione di non nativi.
7 Una tendenza allo scarso controllo dell’interpunzione nelle varietà meno sorvegliate è infatti segnalata
anche per altre lingue (si vedano ad esempio in saggi raccolti in Mortara Garavalli 2008 per il rumeno, il francese e lo spagnolo).
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Per la punteggiatura, gli errori tipologicamente più presenti nel campione sono i seguenti, di cui riportiamo qualche esempio sia per i nativi (15-17) sia per i non nativi (18-20):
(15) PAUSA FORTE O INTERMEDIA SOSTITUITA DA VIRGOLA O NON SEGNALATA. “Il XIX secolo occidentale fu caratterizzato da molti sviluppi, vediamo che l’Europa intreccio dei contatti con…”.
(16) VIRGOLA TRA VERBO E ARGOMENTI DIRETTI. a. “Il XIX secolo, è sicuramente il periodo…”.
(17) APERTURA O CHIUSURA NON SEGNALATA DI INCISO. “La storia come dimostrato, aiuta l’individuo a capire meglio…”.
(18) PAUSA FORTE O INTERMEDIA SOSTITUITA DA VIRGOLA O NON SEGNALATA. “l’America metteva nelle banche tedesche i loro capitali con la crisi non è stato più possibile”.
(19) VIRGOLA TRA VERBO E ARGOMENTI DIRETTI “Una grande spinta, è stato soprattutto la produzione di macchine”.
(20) APERTURA O CHIUSURA NON SEGNALATA DI INCISO. “però dice Bertrand Russell nel suo Storia della filosofia occidentale, “la vita intellettuale…”.
Come si vede, si tratta, sia per i nativi sia per i non nativi, di errori significativi e non di semplici refusi perché segnano sempre delle pause ma in modo scorretto: intonazionali e non logiche (16, 17, 19, 20) oppure in modo troppo debole rispetto a quanto richiesto dalla sintassi (15, 18).
Per fotografare la situazione nel complesso possiamo infine osservare i risultati nel Grafico 1:
Grafico 1. Valori percentuali di errori sugli elaborati
(i) Morfosintassi (ii) Lessico (iii) Punteggiatura 0 20 40 60 80 100 L1 L2
È utile a questo punto riportare – comparativamente rispetto a 1-20 – anche qualche caso (21-22) di errore di nativi che non abbiamo ritenuto riconducibile al modello interferenziale qui proposto, attingendo ai numerosi fenomeni di scostamento dalla VT presenti nei testi di italofoni dal punto di vista genericamente sintattico e testuale (soprattutto in ordine alla coerenza); e anche qualche esempio (23-24) di fenomeno lessicale e morfologico di interlingua di non italofoni nativi tipicamente riconducibile soltanto a varietà di apprendimento di italiano L2 (oppure a segmenti molto bassi dell’italiano popolare).
(21) INCOERENZA. “Le condizioni economiche, politiche e sociali danno uno spessore al secolo nascente, tutto sviluppatosi grazie a delle variabili che non erano presenti”. (22) POSIZIONE ERRATA DEL FOCALIZZATORE. “Le innovazioni non portarono
cambiamenti solo nell’industria ma anche a nuove scoperte”.
(23) MORFOLOGIA ERRATA DEL VERBO E DEL NOME. “Ogni secolo posessa le proprie caratteristiche diverse” (scrivente turcofono). La vita è diventata più rapida e questo ha dato la possibilità ai scientifici di concentrare sugli ricerchi (scrivente russofono).
(24) STORPIATURA LESSICALE. a. “ci sono alcune cause diverse per questo fenomento” (scrivente sinofono); b. “Quella comunicazione in fatti è una compettizione intelletuale” (scrivente sinofono).
Il raffronto tra i due campioni dovrebbe mettere in evidenza come si tratti di errori tipologicamente differenti rispetto a quelli visti precedentemente (1-20): nel primo caso (21 e 22) perché non sono riconducibili a interferenza – neppure nel senso ampio qui adottato – ma piuttosto a scarsa pianificazione del testo; nel secondo caso (23 e 24) perché, anche se forse riconducibili a interferenza dalla L1, sono troppo tipici di un modello interlinguistico di competenza morfologica e lessicale in costruzione per essere raffrontabili a quelli di italofoni nativi.
3.3. Conclusioni
Ci paiono sostanzialmente confermate le due conclusioni parziali avanzate in Martari (in stampa) sulle abitudini scrittorie di giovani scriventi italofoni nativi: la prima è che sembra possibile porre un parallelo tra interferenza intralinguistica (in L1) e interferenza interlinguistica (in L2), esaminando le produzioni scritte in italiano sorvegliato di italofoni scolarizzati, caratterizzate da perturbazioni raffrontabili a quelle osservabili nelle produzioni di un apprendente italiano L2 in fasi intermedie; la seconda è che l’incidenza di questi fenomeni sul campione è elevata ed è una possibile spia di una tendenza generalizzata.
Pur in attesa di ulteriori studi e quindi delle necessarie verifiche, pare rilevabile una certa continuità tra alcuni tratti di scostamento dalla VT nell’italiano di nativi e alcuni tratti di interlingua caratteristici di apprendenti non nativi, significativa anche per riflettere sulle esigenze comuni tra l’insegnamento delle varietà formali dell’italiano lingua madre e quelle dell’italiano L2.
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Infine, rispetto a Martari (in stampa) abbiamo non solo ampliato la base del campione, ma abbiamo anche aggiunto, come si è visto, un terzo punto di interesse (iii) che ci ha restituito, a confronto con i primi due punti (i e ii), un risultato differente e inatteso, ma piuttosto significativo per la discussione: il divario tra testi di nativi e testi di non nativi è più accentuato proprio in prossimità di fenomeni interpuntivi. L’osservazione del tratto della punteggiatura testimonia insomma una sostanziale e diffusa difficoltà negli scriventi in lingua seconda, quasi mai considerata negli studi acquisizionali ma invece di grande peso nella definizione del controllo testuale e sintattico nella produzione scritta, e tanto più rilevante quanto più proporzionalmente diffusa rispetto ad altri indicatori tipici e maggiormente indagati.
Appendice
A partire dai seguenti appunti (71 parole) scrivere un testo non schematico di almeno 150 parole, contenente la citazione indicata tra virgolette (3 ore di tempo).
Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale, Tea, Milano, 1991: 689sgg: “la vita intellettuale del XIX secolo fu più complessa di quella di qualsiasi altra epoca” Cause:
- Comunicazione tra culture americana, russa e europea - Nuove scoperte scientifiche (geologia, biologia, chimica) - Produzione di macchine
- Nuova consapevolezza filosofico-politica, sia romantica che razionalistica Caratteristiche:
- Predominio della Germania (grazie a Kant)
- Centralità di Darwin (teoria evoluzionistica modello per teoria liberale)
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