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Le sorgenti diacroniche delle marche plurazional

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 3 (pagine 160-163)

Simone Mattiola

4. Le sorgenti diacroniche delle marche plurazional

All’interno delle lingue del mio campione, non sono riuscito a trovare molte informazioni circa la diacronia delle marche plurazionali. Nonostante ciò, almeno quattro possibili sorgenti sono attestate a livello tipologico. Si tratta delle seguenti: (i) dimostrativi, (ii) verbi di emozione, (iii) verbi di posizione, e (iv) verbi di moto.

Frajzyngier (1997) ha dimostrato come gli affissi di numero nominale e verbale delle lingue ciadiche si siano originati a partire dai dimostrativi.9 La proposta si basa

principalmente su somiglianze fonetiche e sulla condivisione e vicinanza di alcune funzioni espresse da entrambi i tipi di marche. In particolare, vengono proposti sei diversi percorsi di grammaticalizzazione che prevedono diverse possibili fasi funzionali. (21) Percorsi di grammaticalizzazione degli affissi di numero nelle lingue ciadiche

(Frajzyngier 1997: 217)

i. DIMOSTRATIVO → ANAFORA DELL’OGGETTO → OGGETTO PLURALE

ii. DIMOSTRATIVO → ANAFORA DELL’OGGETTO → MARCA CATAFORICA

DELL’OGGETTO DETERMINATO → OGGETTO PLURALE

iii. DIMOSTRATIVO → ANAFORA DELL’OGGETTO → MARCA CATAFORICA DELL’OGGETTO DETERMINATO → MARCA CHE CODIFICA LA DEFINITEZZA DELL’OGGETTO → OGGETTO PLURALE

iv. DIMOSTRATIVO → ANAFORA DELL’OGGETTO → SOGGETTO PLURALE DI VERBI INTRANSITIVI

v. DIMOSTRATIVO → ANAFORA DELL’OGGETTO → SOGGETTO PLURALE DI VERBI TRANSITIVI

9 Frajzyngier in questo caso usa il termine ‘dimostrativi’ in senso lato comprendendo marche

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vi. DIMOSTRATIVO → ANAFORA DELL’OGGETTO → SOGGETTO PLURALE DI VERBI TRANSITIVI →PLURALITÀ DEGLI EVENTI

Una seconda possibile sorgente è rappresentata dai verbi di emozione, in particolare, quelli con significato lessicale di ‘amare’. Ad esempio, in eton (lingua atlantic-congo del Camerun) esiste un verbo dal significato di ‘amare, piacere’ che può essere utilizzato sia con il suo valore lessicale (cfr. (22a)) sia come quasi-ausiliare con valore plurazionale (cfr. (22b)).

(22) Eton (atlantic-congo, Africa; Van de Velde 2008: 340, 332)

a. à-Ltɛ́ L-bùl H L-dìŋ H k͡pɛ̀m

I-PRS INF-essere_molto LT INF-amare LT [9]foglie_di_cassava

‘A lei piacciono molto le foglie di cassava.’ b. à-mɛ́ L-dìŋ-gì L-kɔ́zì

I-YIMPF INF-HAB-G INF-tossire

‘Lui ha tossito molto.’

Un’evoluzione che potrebbe spiegare come mai un verbo con significato di ‘amare’ diventi una marca di pluralità è data da contesti del tipo ‘mi piace fare una cosa, la faccio spesso’. Bisogna tenere in considerazione che questo percorso diacronico è frutto solamente di un’analisi semantica a posteriori e non è supportata da dati empirici. Nonostante ciò, questa ipotesi sembra essere plausibile, almeno da un punto di vista funzionale.

I verbi di posizione sono la terza sorgente diacronica. Con verbi di posizione intendo quei verbi con valore lessicale di ‘essere/stare/seder(si)’. In lango (lingua nilotica parlata in Uganda) il verbo bèdò ‘seder(si)/stare’ può essere usato con il suo valore lessicale (cfr. (23a)), ma anche per segnalare situazioni iterative (cfr. (23b)).

(23) Lango (nilotica, Africa; Noonan 1992: 160, 140)

a. àjanà ò-bedò ɪ̀ kòm lócə̀

gatto 3SG-seder(si).PFV su corpo uomo

‘Il gatto si mise in braccio all’uomo.’

b. à-bédò lwòŋ-ŋò lócəə̀

1SG.SBJ-stare.PFV chiamare-INF uomo

‘Ho continuato a chiamare l’uomo.’

Troviamo uno scenario simile anche in khwe (lingua khoe-kwadi parlata in Zambia al confine con l’Angola) in cui il suffisso plurazionale -t , che abbiamo già visto in (3), ha probabilmente origine dal verbo con significato ‘stare’ attraverso una fase avverbiale:

L’origine di questo suffiso non è chiara, ma è degno di nota che in Khwe ci sia un avverbio, tĩ (‘spesso’), il quale si trova all’inizio della frase, e altri due avverbi, -tĩ̀-

tá e -tĩ̀-yá (‘spesso’), i quali molto probabilmente sono forme finite lessicalizzate

del verbo tĩ̀ĩ (‘stare’). (Kilian-Hatz 2008: 146)10

10Testo originale: “The origin of this suffix is unclear, but it is noteworthy to add that Khwe has an

adverb, tĩ (‘often’), which is placed clause initially, and two other adverbs, -tĩ̀-tá and -tĩ̀-yá (‘often’), which are most likely frozen finite verb forms of the verb tĩ̀ĩ”

In questo caso, è molto più semplice spiegare la possibile connessione semantica. I verbi stativi, tra cui quelli di posizione, hanno un valore intrinseco di uno stato che dura per un determinato periodo di tempo (transitorio o permanente). Di conseguenza, è molto plausibile che questo tipo di verbo evolva in marche di pluralità (cfr. tra gli altri Heine 1993: 45–48).

Infine, anche i verbi di moto rappresentano possibili sorgenti per le marche plurazionali. Ad esempio, in rapanui il verbo oho ‘andare’ è utilizzato come ausiliare per codificare funzioni plurazionali (cfr. anche (7)).

(24) Rapanui (austronesiana, Oceania; Du Feu 1996: 162)

e, koroitikoroiti I kai I oho mai

EXC lento∼ADV PST mangiare PST andare TOW

ai.

PHO

‘Beh, continuarono a mangiarlo e lentamente si sono abituati a questo.’

In ute (lingua uto-azteca parlata tra lo Utah e il Colorado negli Stati Uniti d’America), invece, esiste un suffisso -mi che esprime valori frequentativi e abituali.

(24) Ute (uto-azteca, America del Nord; Givón 2011: 145)

navutigi-mi súuva-tu-mu-aa-ni ‘uni-kya-na,

imitare-HAB altro-NOM-PL-OBJ-come fare-PL-REL

‘lui era solito imitare ciò che gli altri facevano,’

Da un punto di vista diacronico, questo suffisso deriva indubbiamente dal verbo miya- ‘camminare/andare’.

La sorgente verbale del suffisso -mi, il verbo miya- ‘camminare’, ‘andare’, è sufficientemente trasparente, visto che si può ancora trovare nei testi usato come una forma piena dell’aspetto abituale, in particolare quando è seguito da un altro suffisso. (Givón 2011: 132)11

Come per i verbi di posizione, anche per i verbi di moto la connessione con la plurazionalità è piuttosto evidente. I verbi di moto codificano processi che sono di per sé complessi e ‘continuati’. Questa semantica assomiglia molto a quella di alcune funzioni che abbiamo identificato come proprie delle marche plurazionali.

In conclusione di questo paragrafo, è interessante notare anche il fatto che le marche plurazionali a loro volta sembrano essere sorgente anche per altri tipi di marche, nello specifico, di marche di numero nominale. Questo fenomeno è osservabile ad esempio in cayuga (lingua irochese parlata nello stato di New York):

(25) Cayuga (irochese, America del Nord; Mithun 1988: 228–229) a. e̹hsyé̹:thoʔ e̹hsyé̹thwahso̹:̹ʔ

‘pianterai’ ‘pianterai molte cose diverse’ b. eksá:ʔah kaeksʔashó̹: ʔo̹h

‘bambina/ragazza’ ‘bambine’

11Testo originale: “The verbal source of the suffix -mi, the verb miya- ‘walk about’, ‘go’, is sufficiently

transparent, given that one may still find it in text as the full form of the habitual aspect, especially when followed by another suffix.”

162

c. haké̹htsih haeke̹htsíhsho̹ʔ

‘anziano’ ‘anziani’

Per analizzare il passaggio di questi suffissi dalla categoria dei verbi a quella dei nomi, bisogna però tenere in considerazione che la distinzione tra nomi e verbi in molte lingue dei nativi nordamericani è particolarmente complessa: spesso i nomi sono verbi nominalizzati (Mithun 2000). Troviamo, però, un caso simile anche in chukchi (lingua chukotko-kamchatkan della Siberia orientale) in cui il suffisso plurazionale -tku può essere applicato a nomi per dare un valore collettivo.

(24) Chukchi (chukotko-kamchatkan, Asia; Dunn 1999: 156)

ənqorə ŋan tʔe-ce ɣiwi-kine-k=ʔm /

poi DEICT alcuni-ADV anno-REL-LOC=EM

ŋəra-ca ɣiwi-kine-k / emelke ləɣen=ʔm

quattro-ADV anno-RELT-LOC probabilmente davvero=EM

cawcəwa-tko-n ɣənu-lʔ-ə-n itək-ewən

pastore_di_renne-COLL-3SG.ABS rimanere-PTCP-EP-3SG.ABS così-INTS

n-ə-mk-ə-qin ɣe-ɣnu-lin=ʔm

ADJ-EP-molti-3SG PF-rimanere-3SG=EM

‘Poi dopo molti anni, circa quattro, rimanendo il popolo di renne, alcuni rimasero’

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 3 (pagine 160-163)