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Testi persuasivi e contenuti implicit

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 3 (pagine 112-117)

Università Roma Tre

2. Testi persuasivi e contenuti implicit

Quando un contenuto non può essere espresso da un'immagine, ma è troppo discutibile, per cui dichiarandolo espressamente verrebbe sottoposto dai destinatari a un vaglio critico e probabilmente rigettato, esiste una terza via: codificarlo sì linguisticamente, ma in modo

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implicito. Mostreremo qui alcuni esempi di sfruttamento degli impliciti nella comunicazione persuasiva.

Altrove (ad es. in Lombardi Vallauri 2016 e 2019, a cui rimandiamo) abbiamo sostenuto l'utilità di distinguere fra impliciti del contenuto e impliciti della responsabilità. I primi, di cui fanno parte le implicature, lasciano inespresso un contenuto, che il destinatario recupera servendosi di informazone contestuale e di ipotesi sulle intenzioni dell'emittente (Grice 1975, Sperber & Wilson 1986). I secondi, di cui parleremo più avanti e di cui fanno parte le presupposizioni, codificano il loro contenuto ma lasciano inespresso l'atto di assunzione di responsabilità dell'emittente nel comunicarlo. Il contenuto presupposto è presentato come se non fosse l'emittente a comunicarlo al destinatario, ma il destinatario lo ammettesse già nel common ground (Stalnaker 2002).

Come abbiamo detto, il contenuto di un'implicatura è implicito; cioè, è sì trasmesso dall'enunciato, ma non vi è codificato espressamente. Ad esempio in (1) non ci sono parole che esprimano l'idea che sotto la giunta PD Cuneo sia priva di identità; ma questo è fatto implicare ai destinatari:

(1) Siete in tanti, mi riprometto di tornare a Cuneo per vincere le elezioni comunali e

dare finalmente un’identità a questa splendida, a questa splendida città. E…e

adesso tocca a voi. (Matteo Salvini a Cuneo il 26 novembre 2016)

Questo assume una particolare importanza quando il contenuto dell'implicatura è qualcosa di discutibile o addirittura di falso. In questo caso, il vantaggio a fini persuasivi è che l’emittente non si espone del tutto come la fonte di contenuti che, se asseriti esplicitamente, sarebbero facilmente riconosciuti poco veritieri; è invece il destinatario che li integra “di sua iniziativa”, e quindi è meno portato a metterli in discussione. Se Salvini avesse detto: “sotto questa giunta PD la città di Cuneo non ha un'identità!”, molti vi avrebbero visto un'esagerazione e sarebbero stati portati a sviluppare un'opinione opposta. In forma di implicatura costruita autonomamente, invece, è probabile che gli stessi destinatari abbiano assorbito questo contenuto senza discuterlo.

Vedremo ora alcuni altri esempi di sfruttamento delle implicature nella propaganda politica. I cartelloni di Forza Italia nella campagna elettorale per le elezioni politiche nazionali del 2006 (figure 3, 4 e 5) sfruttavano sistematicamente questa strategia.

Figura 3. DI NUOVO LA TASSA DI SUCCESSIONE? NO, GRAZIE. I "NO GLOBAL" AL GOVERNO? NO, GRAZIE.

Figura 4. FERMIAMO LE GRANDI OPERE? NO, GRAZIE. PIÙ TASSE SUI TUOI RISPARMI? NO, GRAZIE.

Figura 5. PIÙ TASSE SULLA TUA CASA? NO, GRAZIE. IMMIGRATI CLANDESTINI A VOLONTÀ? NO, GRAZIE.

Ciascuno dei messaggi, esplicitamente, prendeva una posizione negativa su ipotesi impopolari o comunque presentate in modo da suonare indesiderabili: tasse sui risparmi e sulla casa, abbandono indiscriminato di lavori pubblici, atteggiamenti pressappochistici nei confronti di immigrati irregolari o nuclei rivoltosi. Apparentemente ed esplicitamente, dunque, Forza Italia si limitava a dichiararsi contro queste eventualità. Ma ciascun messaggio veicolava in maniera implicita un altro contenuto ben più importante, e cioè che lo schieramento avversario, se avesse vinto, avrebbe perpetrato proprio quei provvedimenti. Esattamente come il dichiarare: “no grazie, non mi serve l’ombrello” avverte chi ci ascolta che qualcuno ci ha offerto un ombrello, così in regime di campagna elettorale il dire “no, non vogliamo di nuovo la tassa di successione” induce l’elettore a implicare che vi sia il “pericolo” che la tassa venga reintrodotta. E – con il contributo di ovvi stereotipi2 – il potenziale autore di questo provvedimento viene identificato nello

schieramento di sinistra.

In tutti questi casi, l'implicatura che la Sinistra potrebbe adottare un provvedimento indesiderabile sorge perché altrimenti il messaggio mancherebbe di pertinenza con il contesto, e quindi violerebbe il Principio di Cooperazione (Grice 1975). Perché non sia violata la Massima di Relazione, bisogna immaginare un contesto in cui vi sia il rischio

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che si realizzi il provvedimento menzionato. Questo meccanismo pragmatico può schematizzarsi così: asserzione (della Destra) percorso griceano implicatura (tratta dal destinatario)

siamo contro la tassa di successione Non avrebbe senso menzionare questa minaccia, se non ci fosse il pericolo che si realizzi. Se ne implica che: la Sinistra introdurrà la tassa di successione siamo contro i “no

global” al governo

la Sinistra farà entrare i “no global”

nel governo siamo contro

l'immigrazione senza regole

la Sinistra accetterà gli immigrati senza

regole siamo contro più tasse

sui tuoi risparmi

la Sinistra aumenterà le tasse

sui miei risparmi siamo contro più tasse

sulla tua casa

la Sinistra aumenterà le tasse

sulla mia casa siamo contro il fermo

alle grandi opere

la Sinistra fermerà le grandi opere

Non sarebbe stato possibile asserire esplicitamente: “La sinistra reintrodurrà la tassa di successione” o “La sinistra fermerà le grandi opere, porterà i no global al governo e favorirà una smodata immigrazione clandestina”, senza apparire come minimo meschini (quindi antipatici), e probabilmente anche senza incorrere in sanzioni. Insomma, asserirlo sarebbe stato controproducente. Ma sotto forma di implicatura ricavata autonomamente dal destinatario, questi contenuti sostanzialmente diffamatori potevano risultare abbastanza convincenti. Il lavoro sporco, consistente nel gettare accuse approssimative sull’altra parte politica, veniva compiuto proprio dall’elettore che traeva l’implicatura, e che quindi era assai poco indotto a mettere quel contenuto in discussione, o ad accorgersi degli elementi di falsità o di esagerazione che vi erano associati.

La sinistra adottava la stessa strategia. Le tre affermazioni facilmente condivisibili sugli asili nido, sulla sanità e sul lavoro precario in figure 6 e 7 non avevano veramente lo scopo di informare del contenuto piuttosto ovvio che asserivano in maniera esplicita; invece, servivano a persuadere gli elettori di ciò che rimaneva implicito e che gli elettori stessi avrebbero integrato per implicatura (anche qui aiutati da facili stereotipi): che la destra, se avesse vinto le elezioni, avrebbe tagliato sul welfare (asili nido e sanità) e avrebbe favorito le aziende a danno dei lavoratori.

Figura 6. SENZA ASILI NIDO LE FAMIGLIE NON CRESCONO. UNA SANITÀ CHE FUNZIONA RENDE TUTTI PIÙ LIBERI.

Figura 7. IL LAVORO PRECARIO CHIUDE LA SPERANZA

Insomma, i truismi asseriti in questi annunci possono risultare informativamente utili, cioè cooperativi perché non contrari alla Massima di Relazione, solo se il contesto in cui vengono trasmessi contiene il pericolo che qualcuno danneggi gli asili nido, la sanità e i lavoratori: questo è dunque ciò che fanno implicare. Il processo griceano è lo stesso che per la campagna della destra:

asserzione (della Sinistra) percorso griceano implicatura (tratta dal destinatario)

Senza asili nido le famiglie non crescono

Non avrebbe senso formulare questa ovvietà, se non ci fosse un pericolo connesso. Se ne implica che: La Destra taglierà i fondi per gli asili

nido Una sanità che

funziona rende tutti più liberi

La Destra taglierà i fondi per la sanità

Il lavoro precario chiude la speranza

La Destra favorirà il realizzarsi di forme

di precariato

Non si pensi che questo tipo di strategie abbia caratterizzato la competizione elettorale solo nel 2006, anno da cui abbiamo scelto di trarre i casi precedenti. In politica possono cambiare i contenuti, ma le strategie persuasive sono molto costanti. Nella campagna per le elezioni politiche 2018, ad esempio, la Lega di Matteo Salvini, esattamente con la

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stessa formula di Berlusconi nel 2006, accusava implicitamente gli avversari politici di voler ridurre il Paese in schiavitù dell'Unione Europea (figura 8):

Figura 8. SCHIAVI DELL'EUROPA? NO, GRAZIE!

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