Simone Mattiola
5. Le marche plurazionali in prospettiva interlinguistica
Da ciò che è stato mostrato nei paragrafi precedenti, risulta evidente come le marche plurazionali presentino un grado di varietà piuttosto elevato a livello tipologico. Questo avviene sia a livello funzionale sia a livello formale, ma anche da un punto di vista diacronico. Bisogna notare che questa grande diversità non è una caratteristica propria solo della plurazionalità, ma risulta essere un qualcosa di comune a molti fenomeni, come mostrato negli studi interlinguistici. Al contempo, però, la plurazionalità sembra mostrare un’eterogenità piuttosto marcata anche rispetto ad altri tipi di fenomeni. Questa eterogeneità delle marche plurazionali ha creato difficoltà a chi ha cercato di classificare dal punto di vista grammaticale questo fenomeno. In letteratura, possiamo trovare almeno tre diverse proposte di classificazione della plurazionalità: (i) esiste chi definisce la plurazionalità (o alcune delle sue funzioni) come un caso di aspetto verbale (cfr. Comrie 1976, Corbett 2000, Shluinsky 2009 e Bertinetto & Lenci 2010); (ii) altri autori la descrivono come un caso di aspetto lessicale (Dressler 1968, Cusic 1981, Xrakovskij 1997 e Wood 2007); ed infine, (iii) c’è anche chi la considera come una categoria/fenomeno indipendente (nuovamente Corbett 2000, il quale ha alcuni dubbi e perplessità su come classificarla).
La questione è particolarmente complessa, soprattutto se si considera che gli autori citati sopra colgono tutti una qualche caratteristica reale delle marche plurazionali. In un certo senso, tutte le proposte sono parzialmente corrette e parzialmente sbagliate allo stesso tempo. La spiegazione a questa apparente contraddizione va ricercata nel fatto che le marche plurazionali possano realmente avere statuto grammaticale diverso in lingue diverse. Quindi, la domanda da porsi è la seguente: come possiamo classificare queste marche (formalmente, funzionalmente e diacronicamente diverse) come
appartenenti a una stessa e singola categoria grammaticale? Matthew Dryer, in una risposta a un lungo dibattito sulle categorie all’interno della mailing list dell’Association
for Linguistic Typology, giustamente nota quanto segue:
classificare le lingue dal punto di vista tipologico non significa che i termini utilizzati nella classificazione tipologica corrispondano a categorie nella lingua (Matthew Dryer, discussione su LingTyp, 19 Gennaio 2016)12
Quindi, possiamo comprendere meglio la situazione delle marche plurazionali solo se consideriamo le categorie grammaticali come entità che trovano un’effettiva realizzazione solamente in singole lingue e non come entità interlinguisticamente valide. Di solito, le categorie vengono definite come “una classe di elementi che mostrano proprietà sovrapponibili almeno parzialmente” (Cristofaro 2009: 441).13
Haspelmath (2007) sottolinea quanto segue:
È importante rendersi conto che le somiglianze non implicano un’identità: è molto difficile trovare categorie che hanno proprietà totalmente identiche in due lingue diverse, a meno che queste lingue non siano strattamente imparentate. […] Bisogna partire con la consapevolezza che ciascuna lingua possa avere categorie completamente nuove. (Haspelmath 2007: 126)14
Spesso, i linguisti tendono a dare maggior attenzione alle similarità dando meno rilievo alle differenze che esistono tra le strutture linguistiche, anche se tali strutture sono sostanzialmente diverse. Questa situazione rende particolarmente complicato classificare fenomeni di lingue diverse come realizzazioni di una stessa categoria interlinguistica. A maggior ragione, se pensiamo che strutture di singole lingue vengono definite in relazione alla distribuzione che le stesse strutture hanno all’interno del discorso della suddetta lingua (cfr. la distributional analysis in Croft 2001), diventa ancor più complicato sostenere che le categorie (per quanto simili) di lingue diverse siano da ricondursi a una categoria unica e reale valida a livello interlinguistico.
Ovviamente, questo non significa che la comparazione interlinguistica sia impraticabile. Bisogna però tenere a mente che, a livello tipologico, le categorie grammaticali sono solamente etichette classificatorie che permettono di raggruppare assieme una serie di fenomeni che si somigliano, ma che sono diversi tra loro. La somiglianza tra questi fenomeni non è sufficiente per poterli classificare come categoria unica.
La conseguenza più importante della non esistenza delle categorie prestabilite per la linguistica tipologica è che la comparazione interlinguistica non può basarsi sulle categorie, ma deve basarsi sulla sostanza, perché la sostanza (al contrario delle categorie) è universale. In fonologia, questo significa che la comparazione deve
12Testo originale: “classifying languages typologically does not entail that the terms employed in the
typological classification correspond to categories in the language”.
13Testo originale: “a class of elements that display at least partially overlapping properties”.
14Testo originale: “it is important to realize that similarities do not imply identity: It is very hard to find
categories that have fully identical properties in two languages, unless these languages are very closely related. […] [O]ne has to start with the awareness that each language may have totally new categories.”
164
essere basata sulla fonetica; in morfosintassi, questo significa che la comparazione deve essere basata sulla semantica. (Haspelmath 2007: 124)15
La ‘sostanza’ (substance) di cui si parla nella citazione di Haspelmath viene esplicitata
a priori dalla definizione che i tipologi adottano per la propria ricerca, e corrisponde a
ciò che in letteratura viene chiamato comparative concept (cfr. Haspelmath 2010). Di conseguenza, in singole lingue i fenomeni linguistici non istanziano alcun tipo di categoria interlinguistica, anche se apparentemente sembrano farlo, ma corrispondono (cfr. inglese match) a un concetto comparativo definito sulla base di valori semantici/funzionali/pragmatici o su universali (macro-)strutturali (cfr. Haspelmath 2010: 666). Ancora Haspelmath correttamente nota quanto segue:
Il punto è che non c’è altro modo di fare tipologia in maniera rigorosa se non tramite concetti comparativi separati, i.e. dobbiamo rinunciare alla speranza che le categorie che troviamo in singole lingue alla fine convergano in qualcosa di universale. (Martin Haspelmath, discussione su LingTyp, 20 Gennaio 2016)16
Tutto ciò che è stato discusso in questo paragrafo spiega le difficoltà degli studiosi nel classificare tipologicamente la plurazionalità: hanno tutti cercato di applicare un’etichetta preesistente, individuata per una certa famiglia di lingue, ma considerata valida interlinguisticamente, a fenomeni che non sono omogenei. A livello interlinguistico, le categorie grammaticali non sono entità universali, ma entità che trovano vera applicazione in singole lingue o addirittura in singole costruzioni (cfr. Dryer 1997; Croft 2001; Haspelmath 2007, 2010; Cristofaro 2009). Solo adottando questa prospettiva possiamo riconoscere la plurazionalità come un insieme di costruzioni realizzate da categorie diverse in lingue diverse che condividono la medesima funzione di indicare una pluralità delle situazioni codificate dal verbo.
6. Conclusioni
In questo contributo ho fornito una panoramica delle caratteristiche principali proprie delle marche plurazionali all’interno delle lingue del mondo. Ho proceduto nel presentare e definire le funzioni che queste marche codificano nelle lingue del campione in esame cercando di comprendere le relazioni che intercorrono tra esse attraverso il metodo delle mappe semantiche. Successivamente, ho descritto le principali strategie di marcatura che le lingue adottano per esprimere le funzioni plurazionali. Mi sono poi soffermato brevemente a discutere un problema teorico legato alla strategia dell’alternanza lessicale e sul perché è meglio tenerla separata dal fenomeno del suppletivismo. Ho quindi proceduto nel presentare le sorgenti diacroniche che ho identificato nelle lingue del campione e ho poi concluso discutendo lo statuto grammaticale che queste marche hanno in prospettiva interlinguistica giungendo alla
15Testo originale: “The most important consequence of the non-existence of pre-established categories
for language typology is that cross-linguistic comparison cannot be category-based, but must be substance-based, because substance (unlike categories) is universal. In phonology, this means that comparison must be phonetically based; in morphosyntax, it means that comparison must be semantically based.”
16Testo originale: “The broader point is that there is no other way of doing rigorous typology than via
separate comparative concepts, i.e. that we need to give up the hope that the categories that we find in individual languages will in the end converge on something universal.”
consapevolezza del fatto che le categorie linguistiche non rappresentano un qualcosa di univoco in tipologia, ma sono piuttosto da considerarsi come concetti creati ad hoc dai tipologi per il solo scopo comparativo.
Appendice
Nella tabella che segue sono riportate le lingue del mondo che compongono il campione tipologico utilizzato in questo contributo. Per ciascuna lingua è segnalato il nome (tra parentesi è riportato il nome adottato dal progetto Glottolog, se diverso) e la classificazione genealogica primaria e secondaria (famiglia e genus). La classificazione segue quella proposta dal progetto Glottolog (Hammarström et al. 2018, cfr.
https://glottolog.org/). I nomi delle lingue e delle famiglie linguistiche sono in inglese per semplicità.
Classificazione Lingue
Abkhaz-Adyge Abkhaz-Abaza Abkhaz (Abkhazian) Afro-Asiatic Berber Tamasheq
Chadic Hausa Lele Masa (Masana) Mupun (Mwaghavul) Pero Wandala Cushitic Beja
Harar Oromo (Eastern Oromo) Iraqw
Semitic Amharic
Arabic, Egyptian Hebrew, Modern Maltese
Ainu Hokkaido-Kuril Ainu (Hokkaido) Ainu
Algic Yurok
Algonquian Maliseet-Passamaquoddy (Malecite-Passamaquoddy) Plains Cree
Angan Nuclear Angan Kapau (Hamtai)
166
Arawakan Northern Maipuran Warekena (Baniva de Maroa) Southern Maipuran Apurinã
Arawan Madi-Madiha Jarawara (Madi) Athabaskan-Eyak- Tlingit Tlingit Athabaskan Hupa Navajo/Navaho Sarcee (Sarsi) Slave (North Slavey) Atlantic-Congo North-Central Atlantic Bijogo (Kangaki-Kagbaaga
Kajoko Bidyogo) Jóola Karon (Karon) Wolof
Volta-Congo Dadjriwalé (Godié) Eton (Eton-Mengisa) Ewe Ha Igbo Kisikongo (South-Central Kikongo) Koromfe (Koromfé) Lunda Makonde Mambay (Mambai) Mono Sango
Supyire (Supyire Senoufo) Swahili
Yoruba Austro-Asiatic Aslian Semelai
Khasi-Palaung Khasi
Khmeric Cambodian/Khmer (Central Khmer)
Mundaic Mundari Vietic Vietnamese
Austronesian Paiwan
Malayo-Polynesian Boumaa Fijian (Fijian) Chamorro
Dehu/Drehu
Kiribatese (Gilbertese) Indonesian
Karo Batak (Batak Karo) Kilivila/Kiriwina
Maori Mokilese
Paamese (Paama) Rapanui/Rapa Nui
Sakalava (Antankarana Malagasy) Samoan
Taba (East Makian) Tagalog
Tukang Besi (Tukang Besi North) Aymaran Central-Southern Aymara Aymara (Central Aymara)
Barbacoan Unclassified Barbacoan Awa Pit (Awa-Cuaiquer)
Border Warisic Imonda
Bunaban Bunuba (Bunaba)
Gooniyandi
Caddoan Caddo
Northern Caddoan Wichita
Cariban Guianan Carib (Galibi Carib) Parukotoan Hixkaryana
Venezuelan Cariban Macushi Panare Central Sudanic Lenduic Ngiti
Sara-Bongo-Bagirmi Mbay Chapacuran Moreic-Waric Wari' Chibchan Core-Chibchan Bribri
168
Ika (Arhuaco) Chonan Insular Chonan Selknam (Selk’nam) Chukotko-Kamchatkan Chukotian Chukchi
Cochimi-Yuman Yuman Maricopa
Mojave (Mohave)
Coosan Coos (Hanis)
Dagan Daga
Dogon Plains Dogon Jamsay (Jamsay Dogon) Dravidian North Dravidian Brahui
South Dravidian Kannada
Eskimo-Aleut Eskimo Central Alaskan Yupik
West Greenlandic (Kalaallisut) East Bird's Head Meax Meyah
Furan Fur
Gumuz Daats’iin-Southern Gumuz/Northern Gumuz
Gumuz, Northern/Southern Gunwinyguan Gunwinyguan Bak Nunggubuyu (Wubuy)
Haida Haida, Northern/Southern
Heibanic West-Central Heibanic Koalib (Koalib-Rere) Hmong-Mien Hmongic Hmong Njua
Huitotoan Nuclear Witotoan Huitoto (Minica Huitoto) Indo-European Armenic Armenian, Modern Eastern
Balto-Slavic Latvian Russian Serbian(-Croatian-Bosnian) Celtic Irish Germanic German English Greek Greek, Modern Indo-Iranian Bengali
Hindi
Pashto (Northern Pashto) Persian (Western Farsi)
Spanish Iroquoian Northern Iroquoian Oneida
Seneca
Iwaidjan Proper Maung (Mawng)
Japonic Japanesic Japanese
Kartvelian Georgian-Zan Georgian Kadugli-Krongo Central-Western Kadugli-
Krongo
Krongo
Katla-Tima Tima
Kawesqar North Central Alacufan Qawasqar/Kawésqar
Keresan Acoma (Western Keres)
Khoe-Kwadi Khoe Khwe (Kxoe)
Kiowa-Tanoan Kiowa
Koreanic Korean
Kxa ǂHoan (Amkoe)
Lower Sepik-Ramu Lower Sepik Yimas
Maban Mabang Masalit
Mande Eastern Mande Beng
Western Mande Jalonke (Yalunka) Mangarrayi-Maran Mangarayi (Mangarrayi)
Maran Mara (Marra)
Matacoan Mataguayo II Wichí (Wichí Lhmatés Nocten) Mayan Core Mayan Jacaltec (Popti’)
Miwok-Costanoan Miwokan Lake Miwok
Mixe-Zoque Zoque San Miguel Chimalapa Zoque (Chimalapa Zoque)
Mongolic Eastern Mongolic Mongolian (Halh Mongolian)
Muskogean Creek
Alabaman-Koasati Koasati Western Muskogean Chickasaw Nakh-Daghestanian Daghestanian Hunzib
Icari Dargwa (Southwestern Dargwa)
170
Nakh Chechen
Ingush Nilotic Eastern Nilotic Turkana
Western Nilotic Lango
Nuclear Macro-Je Je Canela-Krahô Nuclear Torricelli Kombio-Arapesh-Urat Bukiyip Nuclear Trans New
Guinea
Asmat-Awyu-Ok Asmat (Central Asmat)
Dani Western Dani
Enga-Kewa-Huli Kewa (East/West)/ Kewapi Greater Binanderean Suena
Madang Amele
Kobon Usan
Mek Una
Otomanguean Eastern Otomanguean Chalcatongo Mixtec (San Miguel El Grande Mixtec)
Western Otomanguean Otomí (Mezquital Otomi) Pama-Nyungan Desert Nyungic Pitjantjatjara
Karnic Arabana/Wangkangurru (Arabana/Wangganguru)
Paman Kugu Nganhcara (Kuku-Uwanh) Southeastern Pama-
Nyungan
Ngiyamba (Ngiyambaa) South-West Pama-Nyungan Martuthunira
Yimidhirr-Yalanji-Yidinic Djabugay (Dyaabugay) Yidiɲ (Yidiñ)
Yuulngu Djapu/Dhuwal
Pano-Tacanan Panoan Shipibo-Konibo (Shipibo-Conibo)
Tacanan Araona
Peba-Yagua Yagua
Pomoan Russian River and Eastern Eastern Pomo
Quechuan Quechua I Huallaga Huánuco Quechua
Saharan Eastern Saharan Beria
Western Saharan Kanuri (Central Kanuri)
Salishan Bella Coola
Central Salish Skwxwú7mesh (Squamish) Interior Salish Nxaʔamxcin/Moses-Columbian
(Columbia-Wenatchi) Sentanic Nuclear Sentanic Sentani
Sepik Sepik Hill Alamblak
Sino-Tibetan Bodic Ladakhi (Leh-Kenhat) Brahmaputran Garo
Burmo-Qiangic Burmese Himalayish Lepcha
Karenic Eastern Kayah Li (Eastern Kayah) Kuki-Chin-Naga Bawm (Bawm Chin)
Meithei (Manipuri) Sinitic Cantonese (Yue Chinese)
Mandarin Chinese Siouan Core Siouan Lakhota (Lakota)
Songhay Northwest Songhay Koyra Chiini (Koyra Chiini Songhay)
South Omotic Dime
Surmic South Surmic Murle
Tai-Kadai Kam-Tai Thai
Ta-Ne-Omotic Ometo Wolaytta
Tangkic Southern Tangkic Kayardild
Tsimshian Nishga-Gitxsan Nisgha/Nass Tsimshian (Nisga’a) Southern-Coastal
Tsimshian
Coast Tsimshian (Southern- Coastal Tsimshian)
Tucanoan Eastern Tucanoan Barasano (Barasana-Eduria) Tungusic Northern Tungusic Evenki
Tupian Maweti-Guarani Kokama-Kokamilla (Cocama- Cocamilla)
Guaraní (Paraguayan Guaraní) Turkic Common Turkic Turkish
172
Uralic Hungarian
Finnic Finnish
Samoyedic Tundra Nenets Uto-Aztecan Northern Uto-Aztecan Cahuilla
Comanche Hopi
Ute (Ute-Southern Paiute) Southern Uto-Aztecan Huichol
Northern Tepehuan Sonora Yaqui (Yaqui) Wakashan Southern Wakashan Southern Wakashan/Nootkan
(Nuu-chah-nulth)
Western Daly Maranunggu-Ame-Manda Maranungku (Maranunggu)
Worrorran Ungarinjin (Ngarinyin)
Yangmanic Wardaman
Yanomamic Sanuma (Sanumá)
Yeniseian Northern Yeniseian Ket
Yukaghir Kolymic Kolyma Yukaghir (Southern Yukaghir)
Isolate Africa Kunama
Sandawe
Asia Burushaski
Nivkh Australia Tiwi
Europe Basque
North America Coahuilteco Euchee (Yuchi) Karok Klamath (Klamath-Modoc) Kutenai Tunica Zuni Papunesia Kuot Lavukaleve
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