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Le marche plurazionali in prospettiva interlinguistica

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 3 (pagine 163-178)

Simone Mattiola

5. Le marche plurazionali in prospettiva interlinguistica

Da ciò che è stato mostrato nei paragrafi precedenti, risulta evidente come le marche plurazionali presentino un grado di varietà piuttosto elevato a livello tipologico. Questo avviene sia a livello funzionale sia a livello formale, ma anche da un punto di vista diacronico. Bisogna notare che questa grande diversità non è una caratteristica propria solo della plurazionalità, ma risulta essere un qualcosa di comune a molti fenomeni, come mostrato negli studi interlinguistici. Al contempo, però, la plurazionalità sembra mostrare un’eterogenità piuttosto marcata anche rispetto ad altri tipi di fenomeni. Questa eterogeneità delle marche plurazionali ha creato difficoltà a chi ha cercato di classificare dal punto di vista grammaticale questo fenomeno. In letteratura, possiamo trovare almeno tre diverse proposte di classificazione della plurazionalità: (i) esiste chi definisce la plurazionalità (o alcune delle sue funzioni) come un caso di aspetto verbale (cfr. Comrie 1976, Corbett 2000, Shluinsky 2009 e Bertinetto & Lenci 2010); (ii) altri autori la descrivono come un caso di aspetto lessicale (Dressler 1968, Cusic 1981, Xrakovskij 1997 e Wood 2007); ed infine, (iii) c’è anche chi la considera come una categoria/fenomeno indipendente (nuovamente Corbett 2000, il quale ha alcuni dubbi e perplessità su come classificarla).

La questione è particolarmente complessa, soprattutto se si considera che gli autori citati sopra colgono tutti una qualche caratteristica reale delle marche plurazionali. In un certo senso, tutte le proposte sono parzialmente corrette e parzialmente sbagliate allo stesso tempo. La spiegazione a questa apparente contraddizione va ricercata nel fatto che le marche plurazionali possano realmente avere statuto grammaticale diverso in lingue diverse. Quindi, la domanda da porsi è la seguente: come possiamo classificare queste marche (formalmente, funzionalmente e diacronicamente diverse) come

appartenenti a una stessa e singola categoria grammaticale? Matthew Dryer, in una risposta a un lungo dibattito sulle categorie all’interno della mailing list dell’Association

for Linguistic Typology, giustamente nota quanto segue:

classificare le lingue dal punto di vista tipologico non significa che i termini utilizzati nella classificazione tipologica corrispondano a categorie nella lingua (Matthew Dryer, discussione su LingTyp, 19 Gennaio 2016)12

Quindi, possiamo comprendere meglio la situazione delle marche plurazionali solo se consideriamo le categorie grammaticali come entità che trovano un’effettiva realizzazione solamente in singole lingue e non come entità interlinguisticamente valide. Di solito, le categorie vengono definite come “una classe di elementi che mostrano proprietà sovrapponibili almeno parzialmente” (Cristofaro 2009: 441).13

Haspelmath (2007) sottolinea quanto segue:

È importante rendersi conto che le somiglianze non implicano un’identità: è molto difficile trovare categorie che hanno proprietà totalmente identiche in due lingue diverse, a meno che queste lingue non siano strattamente imparentate. […] Bisogna partire con la consapevolezza che ciascuna lingua possa avere categorie completamente nuove. (Haspelmath 2007: 126)14

Spesso, i linguisti tendono a dare maggior attenzione alle similarità dando meno rilievo alle differenze che esistono tra le strutture linguistiche, anche se tali strutture sono sostanzialmente diverse. Questa situazione rende particolarmente complicato classificare fenomeni di lingue diverse come realizzazioni di una stessa categoria interlinguistica. A maggior ragione, se pensiamo che strutture di singole lingue vengono definite in relazione alla distribuzione che le stesse strutture hanno all’interno del discorso della suddetta lingua (cfr. la distributional analysis in Croft 2001), diventa ancor più complicato sostenere che le categorie (per quanto simili) di lingue diverse siano da ricondursi a una categoria unica e reale valida a livello interlinguistico.

Ovviamente, questo non significa che la comparazione interlinguistica sia impraticabile. Bisogna però tenere a mente che, a livello tipologico, le categorie grammaticali sono solamente etichette classificatorie che permettono di raggruppare assieme una serie di fenomeni che si somigliano, ma che sono diversi tra loro. La somiglianza tra questi fenomeni non è sufficiente per poterli classificare come categoria unica.

La conseguenza più importante della non esistenza delle categorie prestabilite per la linguistica tipologica è che la comparazione interlinguistica non può basarsi sulle categorie, ma deve basarsi sulla sostanza, perché la sostanza (al contrario delle categorie) è universale. In fonologia, questo significa che la comparazione deve

12Testo originale: “classifying languages typologically does not entail that the terms employed in the

typological classification correspond to categories in the language”.

13Testo originale: “a class of elements that display at least partially overlapping properties”.

14Testo originale: “it is important to realize that similarities do not imply identity: It is very hard to find

categories that have fully identical properties in two languages, unless these languages are very closely related. […] [O]ne has to start with the awareness that each language may have totally new categories.”

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essere basata sulla fonetica; in morfosintassi, questo significa che la comparazione deve essere basata sulla semantica. (Haspelmath 2007: 124)15

La ‘sostanza’ (substance) di cui si parla nella citazione di Haspelmath viene esplicitata

a priori dalla definizione che i tipologi adottano per la propria ricerca, e corrisponde a

ciò che in letteratura viene chiamato comparative concept (cfr. Haspelmath 2010). Di conseguenza, in singole lingue i fenomeni linguistici non istanziano alcun tipo di categoria interlinguistica, anche se apparentemente sembrano farlo, ma corrispondono (cfr. inglese match) a un concetto comparativo definito sulla base di valori semantici/funzionali/pragmatici o su universali (macro-)strutturali (cfr. Haspelmath 2010: 666). Ancora Haspelmath correttamente nota quanto segue:

Il punto è che non c’è altro modo di fare tipologia in maniera rigorosa se non tramite concetti comparativi separati, i.e. dobbiamo rinunciare alla speranza che le categorie che troviamo in singole lingue alla fine convergano in qualcosa di universale. (Martin Haspelmath, discussione su LingTyp, 20 Gennaio 2016)16

Tutto ciò che è stato discusso in questo paragrafo spiega le difficoltà degli studiosi nel classificare tipologicamente la plurazionalità: hanno tutti cercato di applicare un’etichetta preesistente, individuata per una certa famiglia di lingue, ma considerata valida interlinguisticamente, a fenomeni che non sono omogenei. A livello interlinguistico, le categorie grammaticali non sono entità universali, ma entità che trovano vera applicazione in singole lingue o addirittura in singole costruzioni (cfr. Dryer 1997; Croft 2001; Haspelmath 2007, 2010; Cristofaro 2009). Solo adottando questa prospettiva possiamo riconoscere la plurazionalità come un insieme di costruzioni realizzate da categorie diverse in lingue diverse che condividono la medesima funzione di indicare una pluralità delle situazioni codificate dal verbo.

6. Conclusioni

In questo contributo ho fornito una panoramica delle caratteristiche principali proprie delle marche plurazionali all’interno delle lingue del mondo. Ho proceduto nel presentare e definire le funzioni che queste marche codificano nelle lingue del campione in esame cercando di comprendere le relazioni che intercorrono tra esse attraverso il metodo delle mappe semantiche. Successivamente, ho descritto le principali strategie di marcatura che le lingue adottano per esprimere le funzioni plurazionali. Mi sono poi soffermato brevemente a discutere un problema teorico legato alla strategia dell’alternanza lessicale e sul perché è meglio tenerla separata dal fenomeno del suppletivismo. Ho quindi proceduto nel presentare le sorgenti diacroniche che ho identificato nelle lingue del campione e ho poi concluso discutendo lo statuto grammaticale che queste marche hanno in prospettiva interlinguistica giungendo alla

15Testo originale: “The most important consequence of the non-existence of pre-established categories

for language typology is that cross-linguistic comparison cannot be category-based, but must be substance-based, because substance (unlike categories) is universal. In phonology, this means that comparison must be phonetically based; in morphosyntax, it means that comparison must be semantically based.”

16Testo originale: “The broader point is that there is no other way of doing rigorous typology than via

separate comparative concepts, i.e. that we need to give up the hope that the categories that we find in individual languages will in the end converge on something universal.”

consapevolezza del fatto che le categorie linguistiche non rappresentano un qualcosa di univoco in tipologia, ma sono piuttosto da considerarsi come concetti creati ad hoc dai tipologi per il solo scopo comparativo.

Appendice

Nella tabella che segue sono riportate le lingue del mondo che compongono il campione tipologico utilizzato in questo contributo. Per ciascuna lingua è segnalato il nome (tra parentesi è riportato il nome adottato dal progetto Glottolog, se diverso) e la classificazione genealogica primaria e secondaria (famiglia e genus). La classificazione segue quella proposta dal progetto Glottolog (Hammarström et al. 2018, cfr.

https://glottolog.org/). I nomi delle lingue e delle famiglie linguistiche sono in inglese per semplicità.

Classificazione Lingue

Abkhaz-Adyge Abkhaz-Abaza Abkhaz (Abkhazian) Afro-Asiatic Berber Tamasheq

Chadic Hausa Lele Masa (Masana) Mupun (Mwaghavul) Pero Wandala Cushitic Beja

Harar Oromo (Eastern Oromo) Iraqw

Semitic Amharic

Arabic, Egyptian Hebrew, Modern Maltese

Ainu Hokkaido-Kuril Ainu (Hokkaido) Ainu

Algic Yurok

Algonquian Maliseet-Passamaquoddy (Malecite-Passamaquoddy) Plains Cree

Angan Nuclear Angan Kapau (Hamtai)

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Arawakan Northern Maipuran Warekena (Baniva de Maroa) Southern Maipuran Apurinã

Arawan Madi-Madiha Jarawara (Madi) Athabaskan-Eyak- Tlingit Tlingit Athabaskan Hupa Navajo/Navaho Sarcee (Sarsi) Slave (North Slavey) Atlantic-Congo North-Central Atlantic Bijogo (Kangaki-Kagbaaga

Kajoko Bidyogo) Jóola Karon (Karon) Wolof

Volta-Congo Dadjriwalé (Godié) Eton (Eton-Mengisa) Ewe Ha Igbo Kisikongo (South-Central Kikongo) Koromfe (Koromfé) Lunda Makonde Mambay (Mambai) Mono Sango

Supyire (Supyire Senoufo) Swahili

Yoruba Austro-Asiatic Aslian Semelai

Khasi-Palaung Khasi

Khmeric Cambodian/Khmer (Central Khmer)

Mundaic Mundari Vietic Vietnamese

Austronesian Paiwan

Malayo-Polynesian Boumaa Fijian (Fijian) Chamorro

Dehu/Drehu

Kiribatese (Gilbertese) Indonesian

Karo Batak (Batak Karo) Kilivila/Kiriwina

Maori Mokilese

Paamese (Paama) Rapanui/Rapa Nui

Sakalava (Antankarana Malagasy) Samoan

Taba (East Makian) Tagalog

Tukang Besi (Tukang Besi North) Aymaran Central-Southern Aymara Aymara (Central Aymara)

Barbacoan Unclassified Barbacoan Awa Pit (Awa-Cuaiquer)

Border Warisic Imonda

Bunaban Bunuba (Bunaba)

Gooniyandi

Caddoan Caddo

Northern Caddoan Wichita

Cariban Guianan Carib (Galibi Carib) Parukotoan Hixkaryana

Venezuelan Cariban Macushi Panare Central Sudanic Lenduic Ngiti

Sara-Bongo-Bagirmi Mbay Chapacuran Moreic-Waric Wari' Chibchan Core-Chibchan Bribri

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Ika (Arhuaco) Chonan Insular Chonan Selknam (Selk’nam) Chukotko-Kamchatkan Chukotian Chukchi

Cochimi-Yuman Yuman Maricopa

Mojave (Mohave)

Coosan Coos (Hanis)

Dagan Daga

Dogon Plains Dogon Jamsay (Jamsay Dogon) Dravidian North Dravidian Brahui

South Dravidian Kannada

Eskimo-Aleut Eskimo Central Alaskan Yupik

West Greenlandic (Kalaallisut) East Bird's Head Meax Meyah

Furan Fur

Gumuz Daats’iin-Southern Gumuz/Northern Gumuz

Gumuz, Northern/Southern Gunwinyguan Gunwinyguan Bak Nunggubuyu (Wubuy)

Haida Haida, Northern/Southern

Heibanic West-Central Heibanic Koalib (Koalib-Rere) Hmong-Mien Hmongic Hmong Njua

Huitotoan Nuclear Witotoan Huitoto (Minica Huitoto) Indo-European Armenic Armenian, Modern Eastern

Balto-Slavic Latvian Russian Serbian(-Croatian-Bosnian) Celtic Irish Germanic German English Greek Greek, Modern Indo-Iranian Bengali

Hindi

Pashto (Northern Pashto) Persian (Western Farsi)

Spanish Iroquoian Northern Iroquoian Oneida

Seneca

Iwaidjan Proper Maung (Mawng)

Japonic Japanesic Japanese

Kartvelian Georgian-Zan Georgian Kadugli-Krongo Central-Western Kadugli-

Krongo

Krongo

Katla-Tima Tima

Kawesqar North Central Alacufan Qawasqar/Kawésqar

Keresan Acoma (Western Keres)

Khoe-Kwadi Khoe Khwe (Kxoe)

Kiowa-Tanoan Kiowa

Koreanic Korean

Kxa ǂHoan (Amkoe)

Lower Sepik-Ramu Lower Sepik Yimas

Maban Mabang Masalit

Mande Eastern Mande Beng

Western Mande Jalonke (Yalunka) Mangarrayi-Maran Mangarayi (Mangarrayi)

Maran Mara (Marra)

Matacoan Mataguayo II Wichí (Wichí Lhmatés Nocten) Mayan Core Mayan Jacaltec (Popti’)

Miwok-Costanoan Miwokan Lake Miwok

Mixe-Zoque Zoque San Miguel Chimalapa Zoque (Chimalapa Zoque)

Mongolic Eastern Mongolic Mongolian (Halh Mongolian)

Muskogean Creek

Alabaman-Koasati Koasati Western Muskogean Chickasaw Nakh-Daghestanian Daghestanian Hunzib

Icari Dargwa (Southwestern Dargwa)

170

Nakh Chechen

Ingush Nilotic Eastern Nilotic Turkana

Western Nilotic Lango

Nuclear Macro-Je Je Canela-Krahô Nuclear Torricelli Kombio-Arapesh-Urat Bukiyip Nuclear Trans New

Guinea

Asmat-Awyu-Ok Asmat (Central Asmat)

Dani Western Dani

Enga-Kewa-Huli Kewa (East/West)/ Kewapi Greater Binanderean Suena

Madang Amele

Kobon Usan

Mek Una

Otomanguean Eastern Otomanguean Chalcatongo Mixtec (San Miguel El Grande Mixtec)

Western Otomanguean Otomí (Mezquital Otomi) Pama-Nyungan Desert Nyungic Pitjantjatjara

Karnic Arabana/Wangkangurru (Arabana/Wangganguru)

Paman Kugu Nganhcara (Kuku-Uwanh) Southeastern Pama-

Nyungan

Ngiyamba (Ngiyambaa) South-West Pama-Nyungan Martuthunira

Yimidhirr-Yalanji-Yidinic Djabugay (Dyaabugay) Yidiɲ (Yidiñ)

Yuulngu Djapu/Dhuwal

Pano-Tacanan Panoan Shipibo-Konibo (Shipibo-Conibo)

Tacanan Araona

Peba-Yagua Yagua

Pomoan Russian River and Eastern Eastern Pomo

Quechuan Quechua I Huallaga Huánuco Quechua

Saharan Eastern Saharan Beria

Western Saharan Kanuri (Central Kanuri)

Salishan Bella Coola

Central Salish Skwxwú7mesh (Squamish) Interior Salish Nxaʔamxcin/Moses-Columbian

(Columbia-Wenatchi) Sentanic Nuclear Sentanic Sentani

Sepik Sepik Hill Alamblak

Sino-Tibetan Bodic Ladakhi (Leh-Kenhat) Brahmaputran Garo

Burmo-Qiangic Burmese Himalayish Lepcha

Karenic Eastern Kayah Li (Eastern Kayah) Kuki-Chin-Naga Bawm (Bawm Chin)

Meithei (Manipuri) Sinitic Cantonese (Yue Chinese)

Mandarin Chinese Siouan Core Siouan Lakhota (Lakota)

Songhay Northwest Songhay Koyra Chiini (Koyra Chiini Songhay)

South Omotic Dime

Surmic South Surmic Murle

Tai-Kadai Kam-Tai Thai

Ta-Ne-Omotic Ometo Wolaytta

Tangkic Southern Tangkic Kayardild

Tsimshian Nishga-Gitxsan Nisgha/Nass Tsimshian (Nisga’a) Southern-Coastal

Tsimshian

Coast Tsimshian (Southern- Coastal Tsimshian)

Tucanoan Eastern Tucanoan Barasano (Barasana-Eduria) Tungusic Northern Tungusic Evenki

Tupian Maweti-Guarani Kokama-Kokamilla (Cocama- Cocamilla)

Guaraní (Paraguayan Guaraní) Turkic Common Turkic Turkish

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Uralic Hungarian

Finnic Finnish

Samoyedic Tundra Nenets Uto-Aztecan Northern Uto-Aztecan Cahuilla

Comanche Hopi

Ute (Ute-Southern Paiute) Southern Uto-Aztecan Huichol

Northern Tepehuan Sonora Yaqui (Yaqui) Wakashan Southern Wakashan Southern Wakashan/Nootkan

(Nuu-chah-nulth)

Western Daly Maranunggu-Ame-Manda Maranungku (Maranunggu)

Worrorran Ungarinjin (Ngarinyin)

Yangmanic Wardaman

Yanomamic Sanuma (Sanumá)

Yeniseian Northern Yeniseian Ket

Yukaghir Kolymic Kolyma Yukaghir (Southern Yukaghir)

Isolate Africa Kunama

Sandawe

Asia Burushaski

Nivkh Australia Tiwi

Europe Basque

North America Coahuilteco Euchee (Yuchi) Karok Klamath (Klamath-Modoc) Kutenai Tunica Zuni Papunesia Kuot Lavukaleve

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