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2. Gli impatti della Digital Transformation sulla realtà aziendale

2.2 Impatti sui sistemi

2.2.4 Internet Of Things

Il termine venne introdotto durante una presentazione presso Procter & Gamble nel 1999 da Kevin Ashton, co-fondatore e direttore esecutivo di Auto-ID Center (consorzio di ricerca con sede al Massachusetts Institute Of Technology a Cambridge). La traduzione canonica di Internet Of Things è Internet degli oggetti, i quali interagiscono tra loro tramite un software che permette il dialogo e lo scambio di dati con altri oggetti connessi sulla medesima rete. Gli oggetti in questione sono device (come lo sono, ad esempio, elettrodomestici, automobili, telecamere, radio, etc.).

Lo scopo principale dell’IoT è quello di migliorare la qualità della vita, agevolando chi lo utilizza nelle mansioni quotidiane. L’obiettivo dell’IoT è che il mondo elettronico ed informatico possa sovrapporsi a quello reale, in cui gli oggetti possano avere una identità elettronica correlata all’ambiente fisico; gli oggetti e i luoghi muniti di etichette Identificazione a Radio frequenza (Rfid) o Codici QR comunicano informazioni in rete o a dispositivi mobili, come ad esempio i telefoni cellulari.

Nonostante il termine sia in voga soprattutto in quest’ultimo decennio, la nozione IoT non sembra essere così familiare all’utente medio, ossia colui che utilizza i device di cui si è precedentemente detto. A sottolineare questa mancanza di familiarità con l’argomento in questione vi è una ricerca di Acquity Group (agenzia parte di Accenture): secondo tale studio svolto su 2000 soggetti, la quasi totalità degli stessi (87%) pare non abbia mai sentito il termine IoT. Infatti, nonostante

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circa un terzo degli intervistati (30%) sia in possesso di un device appartenente alla categoria IoT, i consumatori non sanno neppure di possedere un dispositivo IoT.

I campi di applicazione dell’IoT sono pressoché infiniti. Importanti società di consulenza prevedono che i dispositivi intelligenti potrebbero arrivare a circa 25 miliardi entro il 2020. Secondo l’agenzia Research and Markets, infatti, il Market Value del trend IoT entro il 2021 potrebbe valere oltre 650 miliardi di dollari. Secondo la società di consulenza Gartner, nel 2020 ci saranno oltre 25 miliardi di oggetti connessi a livello globale. ABI Research stima addirittura che saranno più di 30 miliardi. Altri istituti parlano di 100 miliardi. Questi dati mostrano come il fenomeno IoT sia un evidente opportunità di business per le aziende di tutti i settori che hanno un’impronta basata sull’innovazione.

Le aziende che hanno avviato investimenti in IoT stanno già ottenendo risultati quantificabili, soprattutto in termini di soddisfazione del cliente. A dimostrazione di questa affermazione vi è lo studio svolto da Verizon in collaborazione con l’Harvard Business Review, che ha evidenziato come più della metà degli intervistati (62%) dichiari che la propria capacità di risposta al cliente sia aumentata (per alcuni in maniera moderata, per altri in maniera significativa) a seguito dell’adozione dell’IoT. Nonostante i risultati dello studio sembrino confortanti, la strada da percorrere per l’affermazione dell’IoT è ancora molta. Questo perché esistono ancora diversi ostacoli che ne riducono il pieno sviluppo, come ad esempio tutte le problematiche dichiarate dagli intervistati riguardanti privacy, conformità e sicurezza dei dati. Un altro dato emerso dalla ricerca riguarda la necessità futura di un aiuto esterno per ottenere un ROI sull’investimento in IoT, soprattutto per quanto riguarda le competenze necessarie per trasformare la ricchezza dei dati generati dai progetti IoT in informazioni utilizzabili (39%) e nella gestione di crescenti volumi di dati (35%). Mentre la maggior parte degli esperti di tecnologia ritengono che l'IoT sia un passo verso un mondo migliore, studiosi e sociologi rimangono dubbiosi circa gli sviluppi di questo macro-trend. Le maggiori critiche fatte sino ad ora all'IoT riguardano i seguenti aspetti: sicurezza, privacy, crescita troppo rapida e affaticamento digitale.

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1. Sicurezza: una delle preoccupazioni maggiori è dovuta al fatto che l’IoT si sia sviluppato in maniera così rapida da non considerare le questioni inerenti la sicurezza dei dati. Secondo il Business Insider Intelligence Survey del 2014, il 39% degli intervistati considera la sicurezza l’elemento su cui volgere maggiore attenzione nell'adozione dell'IoT.È, infatti, molto probabile che gli attacchi cibernetici diventino una minaccia reale;

2. Privacy, Autonomia e Controllo: un altro problema da tenere in considerazione riguarda il fatto che, data la natura dei dispositivi IoT (ossia la capacità di catturare i dati degli utenti), questi possano essere utilizzati per spiare e/o scoprire le abitudini di chi utilizza questi device.

3. Affaticamento digitale: la costante connessione cui siamo esposti, se da un lato comporta diversi benefici, tra cui la costante reperibilità piuttosto che l’opportunità di reperire qualsiasi genere di informazioni in rete, d’altro canto presenta alcune criticità. Al di là dei rischi legati alla sicurezza e privacy dei propri dati, infatti, c’è da considerare che l’utilizzo costante di dispositivi IoT può portare a quello che in gergo tecnico viene chiamato "affaticamento digitale", un affaticamento sia mentale che fisico.

Possiamo classificare i domini operativi dell’IoT sulla base del loro gradi di maturità; in particolare si parla di applicazioni consolidate, sperimentali o embrionali. L’Italia in questi ambiti procede a rilento rispetto ad altri paesi e generalmente accade che:

- si tende ad identificare le solution consolidate con solution semplici e immediate (ad es. videosorveglianza, sicurezza nelle Smart Home, tracciabilità/ geolocalizzazione degli oggetti smarriti);

- le applicazioni sperimentali, che in Italia non hanno ancora avuto grandi sviluppi, vengono associate a solutions per la Supply Chain supportate da RFId technologies;

- le applicazioni in stato embrionale, in fase di studio/sviluppo in realtà quali quelle dei settori energetico (Smart Grid), Smart Mobility e Smart Manufacturing, piuttosto che Smart Car e Smart Building.

Il lento e timido slancio dell’Italia verso le applicazioni IoT non è preoccupante se si considera che l’orizzonte temporale di riferimento sia lungo periodo, nel quale

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ci si aspetta un recupero rapido. Ma sarà senz’altro necessario un nuovo atteggiamento e approccio delle aziende verso le strategie di comunicazione con potenziali clienti. Sarà altresì necessaria la collaborazione di tutti i soggetti, in primis del soggetto pubblico, dal quale sarebbe prezioso un supporto anche finanziario.