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L’interpretazione dell’illuminismo (1966, 1969): «nuovo paganesimo» e

PER UNA DISCUSSIONE SUL CONCETTO DI ENLIGHTENMENT E SULLA SUA PERIODIZZAZIONE*

5. L’interpretazione dell’illuminismo (1966, 1969): «nuovo paganesimo» e

«scienza della libertà»

Pubblicando, nel 1966 e nel 1969, i due grandi volumi di The Enligh­

tenment: an interpretation (con i sottotitoli The rise of modem paganism e The science of freedom) lo storico proponeva una ricostruzione sintetica delle matrici intellettuali e della diffusione delle Lumières (in Europa e ol­ treoceano, fino ai «Federalist papers»), offrendone un’interpretazione complessa. E il progetto dell’opera risulta ancora più ambizioso se lo si guarda oggi, dal momento che è stata una delle ultime e più vaste riletture globali del fenomeno dell’illuminismo.53

Come sviluppo di un filone d’indagine che si può far risalire a Cassirer, a pochi anni di distanza Ira O. Wade avrebbe dato un ulteriore contributo: un ponderoso saggio intitolato The intellectual origins of the French Enligh­

tenment (1971) e i due volumi di The structure and form of the French En­ lightenment (1977).54 Si sarebbe trattato di una sorta di atto conclusivo, di

un bilancio sulle possibilità di impostare sinteticamente lo studio dell ’esprit illuministico da parte di uno storico delle idee. Recuperando innanzitutto (nel saggio del 1971) il meglio della storiografia fra Otto e Novecento (da Saint-Beuve a Taine, da Brunetière a Lanson, Hazard, Busson, Lenoble, Pintard, Stephenson Spink), selezionando rigorosamente ogni categoria al­

si veda il saggio di Barbara Maffiodo contenuto in questo volume, alle pp. 89-125, mentre su

Talmon cfr. la voce di B. Bongiovanniin L ’albero d ella Rivoluzione. Le interpretazioni d ella R i­

voluzione francese, a cura di B. Bongiovanni e L. Guerci, Torino, Einaudi, 1989, pp. 619-624.

Quanto alla figura di Cobban, si può rinviare alla voce di A. M. Rao sempre in L ’albero della

Rivoluzione cit., pp. 122-131.

53 La dottissima «cavalcata» fortemente sintetica (per usare un’espressione di Furio Diaz), e

cioè capace di attenuare le differenze fra le Lum ières di Paesi diversi riconducendo le varie ma­

trici illuministiche ad alcune idee di fondo (soprattutto alla tensione antireligiosa e anticristiana),

era quanto colpì subito i primi recensori. Cfr. le recensioni di R. R. Palmer, in «The Journal of

modem history», XXXIX, n. 2, June 1967, pp. 164-166; F. Diaz, in «R.S.I.», LXXX, 1968, fase.

2, pp. 400-406; L. Franklin Ford, in «The American historical review», LXXIII, n. 3, February

1968, pp. 768-769; K. M. Baker, in «The American historical review», LXXV, n. 5, June 1970,

pp. 410-414.

54 I. O. Wade, The in tellectu al origins o f thè French Enlightenm ent, Princeton, Princeton

University Press, 1971; Id., The structure and form o f thè French E nlightenm ent, voi. I, Esprit

phi-losophique, voi. II, Esprit révolutionnaire, Princeton, Princeton University Press, 1977. A partire

dallo stesso anno della pubblicazione di The rise o f modem paganism, alla ricerca della dimen­

sione complessiva dell’uomo dei Lumi è stata dedicata un’interessante serie di studi, ispirati alla

scuola fenomenologica: G . Gusdorf, Les Sciences hum aines et la pensée occidentale, Paris, Payot,

1966-1985,12 voli, (sul XVIII secolo: IV, Les principes de la pensée au sied e des Lum ières, 1971;

V, Dieu, la nature, l’homme au siècle des Lum ières, 1972; VI, L ’avénem ent des Sciences hum aines au siècle des Lum ières, 1973; VII, Naissance de la conscience rom antique au siècle des Lum ières,

1976; V ili, L a consdence révolutionnaire. Les idéologues, 1978).

la luce di una «structural history» (articolata cioè a più livelli: religione, po­ litica, economia, estetica, morale, scienze, sino a includere una categoria complessa come quella di «io »),55 Wade avrebbe individuato le radici dei Lumi risalendo assai più indietro nel tempo rispetto ai termini della «crisi della coscienza europea» quale era stata delineata da Hazard nel 1935. A partire dal XIV secolo (dalla fioritura del razionalismo aristotelico padovano) egli avrebbe ripercorso le forme di pensiero nei cui confronti gli illuministi si poterono dire debitori: le formulazioni espresse dall’uomo del periodo rinascimentale, da quello dell’epoca barocca, dal classicismo fran­ cese, dai fre e -th in k e rs ,e infine da filosofi come Malebranche, Leibniz, Loc­ ke, Newton, Bayle. E in modo affine a Gay lo storico avrebbe evidenziato 1 autentica sfida costituita dalla civiltà del rinascimento, sottolineando, del resto, un lungo e multiforme processo di secolarizzazione (l’umanesimo co- me raggiungimento di uno stile di vita razionale, motivato da un profondo senso etico). Anche secondo Wade (nell’ambito però di un discorso limita­ to all’area francese) i p h ilo so p h es- davanti al protrarsi di una crisi dei valori religiosi ed etici, dei principi politici e dei criteri scientifici - furono capaci di elaborare una «soluzione intellettuale».56

Tornando a Gay, si può dire che la sua impresa si collocava in una sorta di spartiacque. A sei mesi dall’edizione di The Scien ce o f freed o m usciva a Parigi il secondo volume della miscellanea, a cura della sesta sezione dell’É- cole Pratique des Hautes Études, L iv re e t so ciété.Era indicativo il fatto che né Gay menzionasse tale lavoro (avviato nel 1965) né gli storici francesi fa­ cessero cenno alcuno alle sue sintesi.57 I due filoni di ricerca, diversi per

55 Sulla nozione di se lf nell’illuminismo si vedano anche J. A. Perckins, The concept o f self

in the French E nlightenm ent, Genève, Droz, 1969 (dove tale categoria è studiata sia come «in- sieme di processi psicologici che governano il comportamento» sia come «immagine che si ha

di se stessi»), e, in riferimento a Rousseau, M. Raymond, Jean Jacques Rousseau et le pmblème

de la connaissance de soi, in Jean Jacques Rousseau: la quète de soi et la reverie, Paris Corti 1962, pp. 187-219.

56 Va detto che la nascita del movimento dei philosophes non viene ricondotta da Wade ad

un’unica fase, ma scomposta in una serie di svolte intrecciate fra loro («Every system of philoso­ phy seems to create within itself or from itself a contradictory “system” to itself [...]. One mo­ vement has to conform to the influences of innumerable other movements. Cartesianism has to conform to Newtonianism, Jansenism has to conform to Lockean psychology, Newtonianism has to adjust to Leibnizianism. The philosophers of the seventeenth century have to “reform” them­

selves into the philosophes of the eighteenth», The structure and form cit., voi. I, p. 8). Quanto

alla nozione di «organic unity» utilizzata da Wade, si deve precisare che il modello cui egli si ri­

chiamava non era tout court quello strutturalistico, bensì la categoria di «total effect» presente

nella critica letteraria da almeno una cinquantina d’anni (cfr. iv i, voi. II, p. 5).

57 Cfr. G . Bolleme - A. Dupront - J. Ehrard - F. Furet - D. Roche - J. Roger, Livre et soctété dans la France du XV1IT sied e, I tomo, Paris-La Haye, Mouton, 1965. M. T. Bouyssi- J Brancolimi - J. L. e M. Flandrin - A. Fontana- D. Roche- F. Furet, Livre et sodété [...], Il

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metodi e propositi, parevano ignorarsi reciprocamente. La divergenza delle premesse e dei risultati è sorprendente, in ogni caso, se si guarda anche ad altre sintesi scritte intorno agli anni sessanta. Diaz (Filosofia e politica nel

Settecento francese, 1962) ha ricostruito in chiave tutta politica la battaglia d’opinione condotta dal parti philosophique, stabilendo un serrato contrap­ punto tra i conflitti di idee e la storia degli eventi, e ricavandone, quale con­ clusione, il fallimento pratico (se non ideologico) del moto riformatore in Francia. Una contrapposizione quasi perfetta distingue, come si è visto, le interpretazioni di Gay da quelle offerte da Crocker in An age of crisis (interpretazioni pur ispirate entrambe ad indagini di tipo psicologico e let­ terario). Attenendosi all’immagine positiva dell’illuminismo francese ed eu­ ropeo (tracciandone un quadro solare dal punto di vista della rinascita del­ l’etica pagana, della liberazione dal mito religioso, della preparazione alla democrazia liberale), Gay non ha ignorato il sovvertimento della tradizione ad opera di scrittori radicali come Sade o La Mettrie, ma ha posto tali fi­ gure ai margini della tipologia del philosophe.ss

Se lo scopo dello storico era definire e periodizzare, lo schema dia­ lettico hegeliano gli consentiva di dare una solida struttura portante al testo: alla tesi (The appeal to antiquity) e all’antitesi (The tension with

christianity) egli dedicava il primo libro; alla sintesi (The pursuit of mo-

dernity) il secondo. La lotta degli illuministi per la conquista di una propria autonomia veniva cioè scomposta in tre fasi: la risposta al mes­ saggio demistificante dei classici, l’attacco condotto contro il cristiane­ simo, e infine l ’approdo alla modernità. Nel dispiegarsi delle Lumières, Gay coglieva innanzitutto (facendone la giustificazione delle sue rifles­ sioni) una coerenza più forte delle contraddizioni: un’unità armonica *

tomo, ivi, 1970. Su questo lavoro cfr. L. Braida, La storia sociale d el libro in Francia dopo «L ivre

et société». G li stud i su l Settecento, «R.S.I.», CI, II, 1989, pp. 412-467. Se la bibliografia riportata da Gay si estendeva, nei due volumi, in oltre 260 pagine, che coprivano una gamma enorme di settori di ricerca, gli storici francesi, eredi della tradizione delle «Annales» e degli esperimenti quantitativi di Daniel Mornet, tacevano, nel 1970, i riferimenti sia a Gay sia a Cassirer. In Fran­

cia, del resto, un fondamentale testo cassireriano come La filosofia d ell’illum inism o era stato tra­

dotto solo nel 1966, né l’edizione originale del 1932 aveva mai esercitato alcuna consistente in­ fluenza sugli studiosi francesi. Per un bilancio sui metodi ed i criteri nell’ambito della storia in­

tellettuale e socio-culturale cfr. R. Chartier, La rappresentazione d el sociale. Saggi d i storia cultu­

rale, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, in particolare il capitolo I, pp. 27-55 (già apparso come

ln tellectu al history or sociocultural history? The French trajectories, in M odem European intellec-tu al history. Reappraisals and new perspectives, edited by D. La Capra and S. L. Kaplan, Ithaca-

London, Cornell University Press, 1982, pp. 13-46, e come H istoire intellectuelle et histoire des

m entalités, «Revue de synthèse», Ille sèrie, 1983, pp. 277-307).

58 La polemica con Talmon e Crocker viene ripresa in The rise o f modem paganism cit., pp.

428-429.

rappresentata dalla «fam iglia» dei «philosophes».59 Già Cassirer aveva parlato dell’illuminismo come di un fenomeno scaturito, per «logico sviluppo», dal tentativo di risolvere problemi presi in considerazione a partire dal «cozzo» fra medioevo e rinascimento. E tuttavia, l ’equili­ brio delle pagine di Die Philosophie der Aufklärung aveva restituito una topografia del pensiero settecentesco nitida, ma olimpica. Protagonista del saggio cassireriano era stato lo spirito illuministico colto nel suo moto unitario, ma svincolato dalla realtà politica e sociale del tempo, in vista di una lettura complessiva nella quale XAufklärung era figurata di diritto.60

L ’esigenza (la scommessa) che Gay enunciava nell’ouverture (The En-

lightenment in its ivorld) della prima delle due sintesi era, piuttosto, quel­ la di misurare il rapporto fra idee (il piccolo gruppo dei philosophes) e contesto (la società e le istituzioni dell’epoca). Egli delimitava dunque un «international type» (i Lumi), inscrivendolo in una più estesa «age of thè Enlightenment»: gli intellettuali venivano ritratti in contatto con un mondo in cui avevano, insieme, formulato astrazioni e adottato strate­ gie d’azione.61 Lo studioso si asteneva, oltre che dall’etichetta (più recen­ te) di «età di crisi», da un cliché consunto come quello di «età della ra­ gione». Nelle speculazioni, nell’etica, nell’impegno attivo dei philosophes erano confluiti fattori che si sarebbero potuti percepire - secondo Gay - escludendo la scelta di costringerli in una sola linea. Del concetto di «criticismo» lo storico faceva qualcosa di più che l ’espressione dello spi­ rito antireligioso e della tensione verso il cristianesimo e le sue istituzioni- ne faceva il segno di un’essenziale caratteristica positiva, di un profondo cambiamento di prospettiva nell’approccio alla conoscenza e all’uso della ragione. E ripudio della metafisica produsse - scrive Gay - una «rivolta contro il razionalismo» che implicava: a) che la ragione non venisse con­ siderata più come l’unico o il predominante fattore dell’agire umano, b) che non ci si illudesse di poter afferrare con essa ciò che nel mondo era comunque destinato a restare sconosciuto. L’estensione del concetto di

59 Non a caso Gay, ricordando la celebre voce che a questo termine era stata dedicata dal-

VEncyclopédie, usa la parola in tondo, anziché in corsivo: egli vuole indicare gli illuministi in ge­

nere, anche se non membri della coterie francese, fino a Lessing e a Kant, per arrivare a Hume.

60 E. Cassirer, La filo so fia d e ll’illum inism o cit. Per una lettura affine, si confronti E. Garin,

D al Rinascim ento a ll’Illum inism o, Pisa, Nistri-Lischi, 1970.

61 «Pbilosopbe is a French word for an international type», «The narrow Enlightenment of the philosophes was embedded in a wider, more comprehensive atmosphere, the atmosphere of

the eighteenth century [...], the Age of the Enlightenment», The rise o f modem paganism cit., p.

10, The science o f freedom cit., p. x.

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«criticismo» diventava, pertanto, cosa assolutamente altra rispetto a una professione di onnipotenza della ragione.62

Non a caso il bibliographical essay di The rise of modem paganism si apre con una riflessione dedicata ai saggi di Cassirer sulle «forme simboli­ che».63 Alle ricerche cassireriane occorre risalire per comprendere sì l’in­ tenzione da parte dello storico di individuare le fonti d’ispirazione delle Lu­

mières, ma anche il suo tentativo di offrirne una lettura più orgogliosa.64

Ciò che interessa Gay non è recuperare tanto un percorso di secolarizzazio­ ne all’insegna della continuità (dal rinascimento all’illuminismo) quanto, piuttosto, evidenziare la carica di novità scaturita dal sorgere del «pagane­ simo» settecentesco (una categoria, quella del «paganesimo», che consente di cogliere nel «little flock of philosophes» una forte coerenza). Nessun’al- tra espressione - chiarisce Gay - tradurrebbe meglio l’affinità delle Lumiè­

res con il pensiero classico: non il termine «augusteo» (che propriamente si

riferisce alla Gran Bretagna della prima metà del diciottesimo secolo, indi­ cando i contatti fra due epoche vicine non solo per il gusto letterario e la raffinatezza manierata, ma per la corruzione politica), né il termine «classi­ co» (che rievoca l’immagine della gravitas ciceroniana e dei miti greci, tra­ sposti, soprattutto in letteratura, nella predilezione per soggetti tratti dal­ l’antichità), né infine il termine «umanista» (che marcherebbe soprattutto

62 The rise o f modem paganism cit., p. 141. Sottolineando la natura eminentemente critica

della philosophie e disgiungendo i Lumi da un puro razionalismo metafisico, Gay proponeva, per

esempio, alcuni interessanti temi d’approfondimento: la morale operante come tratto essenziale

di Diderot, morale che aveva fatto chiaramente comprendere al philosophe il senso militante della

storiografia di Voltaire (p. 188); l’aspirazione degli illuministi alla vita a d iv a, che Diderot aveva

strenuamente affermato nel suo contrasto con Rousseau (p. 195); la visione del mondo secondo leggi naturali e ricavata dall’esperienza, contro l’«atrophy of mythical thinking» (pp. 148-149); il valore del dialogo come genere letterario (pp. 172-173); il pensiero come «form of action», che

ebbe il suo capolavoro letterario nel Candide e le sue manifestazioni più efficaci nelle campagne

voltairiane contro le «sentenze infami» e nell’implacabile distruzione di errori e superstizioni da

parte dell’Encyclopédie (pp. 178-183, 197-203). Per la critica delle tesi espresse nel 1925 da Whi-

tehead (in Science and thè modern w orld, dove si era negato che i philosophes fossero stati degli

autentici pensatori) cfr. ivi, p. 482.

63 Nel volume, ad una prima sezione suddivisa in tre capitoli (The useful and beloved past,

The first E nlightenm ent, T he clim ate o f criticism ) segue una seconda parte, relativa allo scontro dei philosophes con la cristianità (The retreat from reason, sulle critiche degli illuministi all’«adul-

terazione» dello spirito pagano compiuta nel medioevo, The era o f pagan christianity sul rinasci­

mento e sul procedere, nel Seicento, della querelle fra «antichi» e «moderni», In duhious hattle

sulla secolarizzazione nel Settecento, e infine Beyond thè holy circle, sul rapporto illuminismo-éra-

dits, sul deismo, sul materialismo e sull’utilitarismo).

64 Se Cassirer aveva identificato l’evoluzione intellettuale dell’uomo europeo (a partire dai Greci) con una crescente capacità di «simbolizzare» (e cioè di usare procedimenti astratti e for­ mali), egli aveva anche studiato esperienze ed espressioni del mito, dell’arte e del linguaggio: te­ matiche e chiavi interpretative che hanno conosciuto, negli Stati Uniti, una notevole fortuna.

il debito dell’illuminismo verso la Rinascenza e le correnti filosofiche che avevano posto l’uomo al centro dell’universo). L’illuminismo (tanto le ope­ re di Diderot, i saggi di Voltaire e i trattati di Hume quanto gli scritti po­ lemici di Lessing e le Critiche di Kant) dimostrò una ricchezza e una carica di radicalismo che va al di là di ognuna di queste categorie, essendosi fon­ dato su un paganesimo ben lontano dal «parochialism» e dall’«anemia of thè emotions» propri dell’«età augustea», del «classicismo» e delT«umane- simo».65 The search for paganismi from identification to identity. così Gay introduce il discorso dedicato alla ricezione dell’antichità nell’età dei Lumi (da Platone ad Helvétius; dallo stoicismo ed epicureismo all’ateismo e ma­ terialismo di Diderot e d’Holbach; da Cicerone, Ovidio, Orazio, Virgilio - attraverso Agostino e Pier Damiani, Machiavelli e Guicciardini, Hobbes e Cartesio - a Montesquieu, Voltaire, d’Alembert, Lessing, Hume), analiz­ zando tanto la produzione storiografica (in primo luogo Decline and fa ll

of thè Roman Empire di Gibbon e l’Essai sur les règnes de Claude et de Né-

ron di Diderot) quanto le opere filosofiche, letterarie e la pubblicistica set­ tecentesche. In quello che Gay chiama «il primo illuminismo» (da Socrate a Marco Aurelio) si era assistito - grazie ai Greci - alla codificazione di un criticismo sistematico («criticai mind») che, solo con il tramite dei latini e degli ellenisti, sarebbe stato diffuso nella cultura occidentale. In partico­ lare Cicerone, Lucrezio, Seneca, Tacito, e inoltre gli stoici, gli epicurei, gli eclettici latini si erano fatti portavoce di un «realismo morale» congeniale alle Lumières (a Hume, ai deisti e ai materialisti, a Diderot e Rousseau, a Gibbon e ai philosophes in genere). Al di là delle affinità, delineate puntual­ mente caso per caso, Gay traccia alcune nette differenziazioni: il relativi­ smo ed il cosmopolitismo condivisi dagli illuministi, ispirati all’idea di tol­ leranza presente nella cultura greco-romana, contro lo spirito d’intolleranza della civiltà cristiana (nel paragrafo The hospitable Pantheon); il contrasto fra la visione misticheggiante del «millennio cristiano» e l’articolazione cri­ tica del pensiero dei Lumi (The rehabilitation of myth)\ la portata innova­ trice dell’età rinascimentale, non assimilabile, tuttavia, alla rottura rappre­ sentata dalle Lumières (The purification of thè sources)\ il criticismo scien­ tifico e le polemiche contro la superstizione e contro la fiducia nei miracoli come elementi centrali della trahison des clercs tra fine Seicento e prima metà del Settecento ( The treason of thè clercks)\ il tradursi della demolizio­ ne dei miti e dei pregiudizi in una filosofia operante grazie alla parabola del

Candide (Candide: thè epicurean as stoic)\ infine il rilievo dato alle scelte for­

65 The rise o f modem paganism cit., pp. 9-10.

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temente neo-pagane di Diderot e di Hume (il secondo dei quali figura, nel­ l’ultimo capitolo, come un autentico «pagano moderno»).

Rispetto all’antichità classica, i philosophes - osserva lo storico - erano consapevoli del fatto che la propria epoca fosse la «second age of criti­ cism», e cioè qualcosa di più che una mera ripetizione della prima. Né la loro fu una passiva ripresa del classicismo rinascimentale.

I see the philosophes’ rebellion succeeding in both of its aims: theirs was a pagan­ ism directed against their Christian inheritance and dependent upon the paganism o f classical antiquity, but it was also a m o d ern paganism, emancipated from clas­ sical thought as much as from Christian dogma.

In questo passo si rivela la distanza che separava la lettura di Gay dal punto di vista esclusivamente retrospettivo assunto dagli storici che, prima di lui, avevano affrontato il tema del contatto e dello scambio fra antichi e Settecento. Negando che i philosophes fossero stati semplici discepoli dei classici e dei pensatori rinascimentali, lo studioso riusciva a distinguere i contributi delle singole fasi storiche. Mentre il paganesimo classico aveva fornito l’arma preziosa del criticismo, gli scienziati, i filosofi, i letterati del rinascimento (da Machiavelli a Bayle, l’età in cui «the prehistory of the Enlightenment» era entrata in «its decisive phase») avevano insegnato come appropriarsi del passato senza perdere la propria individualità, come innestare cioè, propriamente, il ramo della modernità sul ceppo dell’anti­ chità. Nelle biblioteche di Voltaire, Rousseau, Diderot, Hume, Lessing, Wieland occupavano un posto di rilievo - nota Gay - le opere di Bodin e di Pascal, di Harrington e di Spinoza, degli arminiani olandesi e dei pla­ tonici di Cambridge, dei poeti neo-epicurei e dei migliori commentatori