(Modalità di affidamento dei lavori di costruzione, completamento, adeguamento o ristrutturazione dei Centri di permanenza per i
1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche a media sismicità, zona 3 e
zona 2, quest'ultima limitatamente a valori del PGA compresi fra 0,15g e 0,20g, secondo quanto previsto con una modifica apportata dal Senato;
La norma originaria del decreto-legge reca al riguardo invece il riferimento agli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche a media sismicità (Zona 3). 2) le riparazioni e gli interventi locali sulle costruzioni esistenti;
3) le nuove costruzioni che non rientrano nella fattispecie di cui alla lettera a), n. 2), vale a dire le nuove costruzioni che non si discostino dalle usuali tipologie o che non richiedano più articolate calcolazioni e verifiche per la loro particolare complessità strutturale; Si valuti una specificazione della formulazione, con riferimento alla definizione di 'usuali tipologie' ovvero di 'particolare complessità strutturale', al fine di meglio definire la qualificazione dei suddetti interventi edilizi nell'ordinamento.
3-bis) in base a una modifica apportata dal Senato, viene aggiunta la categoria delle nuove costruzioni appartenenti alla classe di costruzioni con presenza solo occasionale di persone e edifici agricoli di cui al punto 2.4.2 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 17 gennaio 2018.
Il D.M. 17 gennaio 2018 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti recante Aggiornamento delle «Norme tecniche per le costruzioni» reca, al punto 2.4.2., le classi d'uso. Esso stabilisce, con riferimento alle conseguenze di una interruzione di operatività o di un eventuale collasso, che le costruzioni sono suddivise in classi d'uso così definite:
Classe I: Costruzioni con presenza solo occasionale di persone, edifici agricoli. Classe II: Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per l'ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose per l'ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, reti viarie
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non ricadenti in Classe d'uso III o in Classe d'uso IV, reti ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza. Dighe il cui collasso non provochi conseguenze rilevanti.
Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività pericolose per l'ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d'uso IV. Ponti e reti ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza. Dighe rilevanti per le conseguenze di un loro eventuale collasso.
Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento alla gestione della protezione civile in caso di calamità. Industrie con attività particolarmente pericolose per l'ambiente. Reti viarie di tipo A o B, di cui al DM 5/11/2001, n. 6792, "Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade", e di tipo C quando appartenenti ad itinerari di collegamento tra capoluoghi di provincia non altresì serviti da strade di tipo A o B. Ponti e reti ferroviarie di importanza critica per il mantenimento delle vie di comunicazione, particolarmente dopo un evento sismico. Dighe connesse al funzionamento di acquedotti e a impianti di produzione di energia elettrica.
Sono poi definiti, alla lettera c), interventi "privi di rilevanza" nei riguardi della pubblica incolumità gli interventi che, per loro caratteristiche che la norma definisce 'intrinseche' e per destinazione d'uso, non costituiscono pericolo per la pubblica incolumità.
Si valuti l'opportunità di chiarire la formulazione della norma, atteso che, sebbene la rubrica rechi il riferimento a zone sismiche, nell'elencazione specifica recata dalla nuova disposizione le zone sismiche sono indicate solo con riguardo ad alcune fattispecie.
In base al comma 2 della nuova norma, si demanda al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza Unificata di definire con linee guida l'individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi di cui al comma 1 - dunque rilevanti, di minore rilevanza, privi di rilevanza - nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all'articolo 93 (novellato dalla stessa disposizione in esame).
Si ricorda che la giurisprudenza ha chiarito che il reato di omessa denuncia lavori in zona sismica, previsto dall'art. 93 del TU edilizia è configurabile anche in caso di esecuzione di opere in zona inclusa tra quelle a basso indice sismico, atteso che l'art. 83, comma secondo, del TU stesso, non pone alcuna distinzione in merito alle categorie delle zone medesime (Cass. pen. Sez. III Sent., 20/12/2016, n. 30651).
Con una modifica apportata dal Senato, si propone di inserire nel comma 2 un termine per l'adozione di tali linee guida, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge.
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In base al testo originario del decreto-legge, nelle more dell'emanazione delle linee guida, le Regioni possono comunque dotarsi di specifiche elencazioni o confermare le disposizioni vigenti.
Con una modifica apportata dal Senato, si espunge la previsione circa la possibile adozione - da parte delle Regioni - di specifiche elencazioni, mentre resta la possibilità di confermare le disposizioni vigenti.
Con una ulteriore modifica apportata dal Senato, si è previsto che le elencazioni riconducibili alle categorie di interventi di minore rilevanza, ovvero privi di rilevanza, già deliberate dalle Regioni possono rientrare nelle medesime categorie di interventi di cui al comma 1, lettere b) e c).
A seguito dell'emanazione delle linee guida, si prevede che le Regioni adottino specifiche elencazioni di adeguamento alle stesse, come precisato dal Senato.
Si ricorda che, per costante giurisprudenza costituzionale, le disposizioni di leggi regionali che incidono sulla disciplina degli interventi edilizi in zone sismiche sono riconducibili all'ambito materiale del "governo del territorio" e a quello relativo alla "protezione civile" per i profili concernenti la tutela dell'incolumità pubblica.
Come ricordato di recente anche dalla Corte costituzionale (sentenza n. 282 del 21 dicembre 2016), "in entrambe le materie, di potestà legislativa concorrente, spetta allo Stato fissare i principi fondamentali e tali devono ritenersi le disposizioni contenute nel Capo IV della Parte II del TU edilizia, che prevedono adempimenti procedurali, quando questi ultimi rispondano a esigenze unitarie, particolarmente pregnanti di fronte al rischio sismico. La disciplina statale che rimette a decreti ministeriali l'approvazione delle norme tecniche per le costruzioni la cui sicurezza possa interessare la pubblica incolumità, da realizzarsi in zone dichiarate sismiche (artt. 83 e 84 del TU), costituisce chiara espressione di un principio fondamentale, come tale vincolante anche per le Regioni. Il legislatore statale ha inteso dettare una disciplina unitaria a tutela dell'incolumità pubblica, con l'obiettivo di garantire, per ragioni di sussidiarietà e di adeguatezza, un regime unico, valido per tutto il territorio nazionale, in un settore nel quale entrano in gioco valutazioni altamente tecniche".
Secondo la giurisprudenza costituzionale, anche l'art. 88 del TU edilizia - il quale riconosce soltanto al Ministro per le infrastrutture e i trasporti la possibilità di concedere deroghe all'osservanza delle norme tecniche di costruzione nelle zone considerate sismiche - esprime un principio fondamentale della materia. L'intera normativa riguardante le opere da realizzarsi in zone dichiarate sismiche ha, come punto di riferimento del proprio ambito applicativo, non il concetto di nuova costruzione, bensì quello - trasversale e omnicomprensivo - di "tutte le costruzioni la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità" (art. 83 del TU edilizia). La circostanza che l'opera da realizzare consista in interventi sul patrimonio edilizio esistente non esclude che possa trattarsi comunque di una costruzione da realizzarsi in zona sismica, e quindi ricompresa
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nell'ambito di applicazione degli artt. 84 e 88 del TUE e delle norme tecniche ministeriali ivi previste.
Nel testo originario del D.L. non è previsto un termine per l'adozione del D.M., che viene ad essere introdotto con la modifica approvata dal Senato.
Il comma 3 del nuovo articolo 94-bis stabilisce, fermo restando l'obbligo del titolo abilitativo all'intervento edilizio, il divieto di iniziare lavori relativi ad interventi "rilevanti", di cui al comma 1, lettera a), senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione, in conformità all'articolo 94.
Tuttavia, il successivo comma 4 della nuova norma prevede che, fermo restando l'obbligo del titolo abilitativo all'intervento edilizio, in deroga a quanto previsto all'articolo 94, comma 1, le disposizioni sull'obbligo di preventiva autorizzazione scritta non si applicano per lavori relativi ad interventi di "minore rilevanza" o "privi di rilevanza" così qualificati in norma stessa.
Il citato articolo 94 del TU, in materia di autorizzazione per l'inizio dei lavori, stabilisce che nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità all'uopo indicate nei decreti di cui all'articolo 83, non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione.
Nel dettaglio, l'articolo 94 prevede infatti che, fermo restando l'obbligo del titolo abilitativo all'intervento edilizio, nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità all'uopo indicate nei decreti di cui all'articolo 83, non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione. L'autorizzazione è rilasciata entro sessanta giorni dalla richiesta, ed entro quaranta giorni dalla stessa in riferimento ad interventi finalizzati all'installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga, e viene comunicata al comune, subito dopo il rilascio, per i provvedimenti di sua competenza. Avverso il provvedimento relativo alla domanda di autorizzazione, o nei confronti del mancato rilascio entro il termine, è ammesso ricorso al presidente della giunta regionale che decide con provvedimento definitivo.
I lavori devono essere diretti da un ingegnere, architetto, geometra o perito edile iscritto nell'albo, nei limiti delle rispettive competenze.
In base al comma 5, per tali interventi non soggetti ad autorizzazione preventiva, le Regioni possono istituire controlli anche con modalità a campione.
La norma stabilisce, al comma 6, che restano ferme le procedure di cui agli articoli 65 e 67 comma 1 del testo unico edilizia.
Si ricorda che tali disposizioni sono oggetto di novella con la disposizione in esame.
L'articolo 53 del TU, recante Definizioni, stabilisce che ai fini del testo unico si considerano:
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a) opere in conglomerato cementizio armato normale, quelle composte da un complesso di strutture in conglomerato cementizio ed armature che assolvono ad una funzione statica;
b) opere in conglomerato cementizio armato precompresso, quelle composte di strutture in conglomerato cementizio ed armature nelle quali si imprime artificialmente uno stato di sollecitazione addizionale di natura ed entità tali da assicurare permanentemente l'effetto statico voluto;
c) opere a struttura metallica quelle nelle quali la statica è assicurata in tutto o in parte da elementi strutturali in acciaio o in altri metalli.
Per una ricostruzione del quadro normativo in materia di gestione post-sisma, si veda il dossier del Senato "Ricostruire. L'Aquila, Pianura padana, Centro Italia: quali politiche e quante risorse per il dopo terremoto?" (aggiornamento 2018), in particolare la Parte Terza del documento, recante la ricostruzione della normativa adottata anche in materia di edilizia, con i relativi rilievi evidenziati con la lettera del Presidente della Repubblica in relazione a specifiche disposizioni introdotte, in sede di conversione, nel decreto-legge n. 55 del 2018 in materia edilizia.
Disposizioni sulla ricostruzione post sisma sono state altresì recate dal decreto-legge n. 109/2018, c.d. decreto-decreto-legge Genova, come convertito in decreto-legge, su cui si veda anche il tema web della Camera.
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Articolo 4
(Commissari straordinari, interventi sostitutivi
e responsabilità erariali)
L’articolo 4, modificato al Senato, prevede una serie di misure riguardanti: la nomina e le funzioni dei commissari straordinari per interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, la nomina di un Commissario straordinario per la rete viaria della Regione Siciliana, la conclusione dei programmi infrastrutturali “6000 Campanili” e “Nuovi Progetti di Intervento”, l’istituzione di un nuovo Programma di interventi infrastrutturali per piccoli Comuni fino a 3.500 abitanti, la chiusura di determinati interventi infrastrutturali collegati agli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, il completamento della infrastruttura viaria Lioni – Grottaminarda, l'impiantistica connessa alla gestione aerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) e dei rifiuti organici della regione Lazio e della città di Roma Capitale.
Durante l’esame al Senato, sono state introdotte le seguenti misure aggiuntive riguardanti: il completamento e la messa in esercizio del modulo sperimentale elettromeccanico per la tutela e la salvaguardia della laguna di Venezia (Sistema Mo.S.E.) (commi 6-bis e 6-ter), il Ponte di Parma “Nuovo Ponte Nord” (comma 6-quater), la realizzazione della Piattaforma Unica Nazionale (PUN) relativa ai punti di rifornimento per combustibili alternativi (commi 7-bis e 7-ter), la messa in sicurezza di edifici e territorio dei comuni per il 2020 (comma 12-bis), la cessazione anticipata di rapporti di concessione autostradale (comma 12-ter), la costituzione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) (comma 12-quater), gli eventi di Cortina d’Ampezzo (Finali di coppa del mondo e campionati mondiali di sci alpino per gli anni 2020 e 2021) (comma 12-quinquies), l'interporto di Trento, l'interporto ferroviario di Isola della Scala e del porto fluviale di Valdaro (comma 12-sexies), il Nodo ferroviario di Genova e il Terzo Valico dei Giovi (commi septies e 12-octies).
Nomina dei Commissari straordinari (commi 1 e 5)
Il comma 1 prevede la nomina, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell’economia e delle finanze, di uno o più Commissari straordinari per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari.
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Durante l’esame al Senato, è stata prevista l’individuazione dei predetti interventi con uno o più decreti del Presidente del consiglio dei ministri, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.
Con norma introdotta nel corso dell’esame al Senato è stata prevista inoltre la possibilità che entro il 31 dicembre 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri individui, con uno o più decreti successivi, ulteriori interventi prioritari per i quali disporre la nomina di Commissari straordinari.
Il Commissario straordinario del D.L. n. 67/1997
La figura del commissario straordinario è stata introdotta dall’articolo 13 del decreto-legge n. 67 del 1997, il quale prevedeva che lo stesso venisse nominato con D.P.C.M., al fine di attivare stanziamenti già esistenti, incagliati per diversi motivi, per opere appaltate o affidate a general contractor di rilevante interesse nazionale per le implicazioni occupazionali ed i connessi riflessi sociali.
I poteri del Commissario straordinario previsti dall’art. 13 del D.L. n. 67/1997, ai commi 4 - 4-quater riguardavano:
- l’adozione di provvedimenti con poteri sostitutivi, in deroga ad ogni disposizione vigente e nel rispetto comunque della normativa comunitaria sull'affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture, della normativa in materia di tutela ambientale e paesaggistica, di tutela del patrimonio storico, artistico e monumentale, e dei princìpi generali dell'ordinamento, con indicazione delle principali norme cui si intende derogare e con motivazione;
- l’assunzione diretta della qualità di stazione appaltante.
A partire dal 2015, è stata avviata una fase di revisione della programmazione delle infrastrutture strategiche attraverso una selezione di priorità, che sono state individuate negli allegati al DEF. Fino a quando non sarà approvato il primo Documento pluriennale di pianificazione (DPP), infatti, gli strumenti di pianificazione e di programmazione già approvati secondo le procedure vigenti alla data di entrata in vigore del Codice “valgono come programmazione degli investimenti in materia di infrastrutture e trasporti” (art. 201, comma 9, del Codice). In particolare, si ricorda che nell’allegato al DEF 2017 sono stati inclusi programmi e interventi prioritari invarianti (ossia con contratto approvato o oggetto di accordi internazionali), di cui fanno parte opere interventi rientranti precedentemente nella programmazione delle infrastrutture strategiche e ulteriori interventi prioritari non inclusi nella vecchia programmazione (prevalentemente contenuti nei contratti di programma ANAS e RFI e nel Piano operativo Infrastrutture, di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, finanziato con le risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione).
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Si valuti l’opportunità di chiarire se la disposizione in esame operi in deroga alla disciplina vigente in materia di programmazione delle infrastrutture prioritarie, attribuendo al Presidente del Consiglio dei ministri la facoltà di ritenere prioritari interventi infrastrutturali non classificati come tali dagli attuali strumenti di programmazione.
Il comma 5 prevede l’emanazione di uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, al fine di stabilire i termini, le modalità, le tempistiche, l’eventuale supporto tecnico, le attività connesse alla realizzazione dell’opera, il compenso per i Commissari straordinari, i cui oneri sono posti a carico dei quadri economici degli interventi da realizzare o completare.
I Commissari possono avvalersi di strutture dell’amministrazione centrale o territoriale interessata nonché di società controllate dallo Stato o dalle regioni.
Durante l’esame al Senato è stata introdotta una norma che prevede che l’avvalimento da parte dei Commissari avvenga senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Poteri dei Commissari straordinari (commi 2 e 3)
Il comma 2 attribuisce ai Commissari straordinari il potere di assumere ogni determinazione ritenuta necessaria per l’avvio ovvero la prosecuzione dei lavori, anche sospesi e di stabilire le condizioni per l'effettiva realizzazione dei lavori.
I Commissari straordinari sono individuabili anche nell’ambito delle società a prevalente capitale pubblico.
I Commissari straordinari provvedono, in particolare, all’eventuale rielaborazione e approvazione dei progetti non ancora appaltati, operando in raccordo con i Provveditorati interregionali alle opere pubbliche, anche mediante specifici protocolli operativi, al fine dell’applicazione delle migliori pratiche.
L’approvazione dei progetti da parte dei Commissari straordinari, d’intesa con i Presidenti delle regioni e delle province autonome territorialmente competenti, è sostitutiva di ogni autorizzazione, parere, visto e nulla-osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici e per quelli di tutela ambientale.
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In materia di tutela di beni culturali e paesaggistici viene peraltro stabilito il principio del silenzio-assenso per il rilascio di determinati atti amministrativi propedeutici all’approvazione del progetto (autorizzazione, parere favorevole, visto o nulla osta), il cui termine è fissato in misura comunque non superiore a sessanta giorni; decorso tale termine, in assenza di pronuncia da parte dell’autorità competente, l’autorizzazione, parere favorevole, visto o nulla osta si intende rilasciato.
In materia di tutela ambientale i termini dei relativi procedimenti sono dimezzati.
Durante l’esame al Senato è stata prevista la possibilità da parte dell’autorità competente di chiedere chiarimenti o elementi integrativi di giudizio.
In tal caso il citato termine di sessanta giorni dalla data di ricezione della richiesta viene sospeso fino al ricevimento della documentazione richiesta e, a partire dall’acquisizione della medesima documentazione, per un periodo massimo di trenta giorni, decorso il quale i chiarimenti o gli elementi integrativi si intendono comunque acquisiti con esito positivo.
Ove sorga l’esigenza di procedere ad accertamenti di natura tecnica, l’autorità competente ne dà preventiva comunicazione al Commissario straordinario e il citato termine di sessanta giorni è sospeso, fino all’acquisizione delle risultanze degli accertamenti e, comunque, per un periodo massimo di trenta giorni, decorsi i quali si procede comunque all’iter autorizzativo.
Inoltre, il Senato ha introdotto la previsione dell’applicazione dei suddetti termini anche per le procedure autorizzative per l'impiantistica connessa alla gestione aerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) e dei rifiuti organici in generale della Regione Lazio e di Roma Capitale, fermi restando i principi di cui alla Parte prima del Codice dell’ambiente (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152) e nel rispetto delle disposizioni contenute nella Parte seconda del Codice dell’ambiente (per le autorizzazioni e le valutazioni ambientali).
Nel Codice dell’ambiente (D.Lgs. 152/2006) sono diversi gli ambiti che prevedono la conclusione di atti amministrativi attraverso procedure di assenso da parte di amministrazioni pubbliche che contemplano determinati termini temporali per il loro rilascio.
La valutazione ambientale strategica (artt. 11/18) prevede termini procedurali fino a 90 giorni per la verifica di assoggettabilità e 150 giorni tra consultazione pubblica (60 giorni) e decisione finale (90 giorni).
La valutazione d'impatto ambientale (artt. 19/29), che per i progetti presenti nell'allegato II è di competenza statale e per i progetti indicati nell'allegato III è di competenza regionale o delle Provincie autonome, prevede in via ordinaria un termine di 15 giorni (presentazione istanza, avvio procedimento), un termine di 60 giorni (consultazione pubblica), un termine di 120 giorni (valutazione e adozione provvedimento), per un totale di 195 giorni per la conclusione del procedimento.
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In tale ambito, rileva il facoltativo provvedimento unico ambientale statale (PUA - art. 27 del D.Lgs. 152 del 2006), richiesto per tutti i progetti sottoposti a VIA statale, comprensivo di ogni autorizzazione, parere, concerto, nulla osta, o atto di assenso in materia ambientale, e comprendente altresì, l’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del D. Lgs n. 42/2004) e l’autorizzazione culturale (articolo