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Intervista ai proprietari degli alberghi diffus

3.1 Metodologia di ricerca

3.2.1 Intervista ai proprietari degli alberghi diffus

La ricerca è partita effettuando un’indagine riguardo l’offerta di alberghi diffusi e più nello specifico svolgendo delle interviste ai diversi proprietari di alberghi diffusi in modo da comprendere più da vicino le difficoltà che si incontrano nella creazione di un AD e come si procede poi per riuscire ad affermarsi sul territorio e a raggiungere una certa notorietà.

Si è quindi esaminato quale sia il tempo necessario per ristrutturare gli edifici ed è emerso che in media, sono stati utili circa 5/6 anni per rinnovare tutte le diverse strutture che svolgono il ruolo di unità abitativa in cui il cliente pernotta per tutta la durata del soggiorno. Inoltre, come afferma Raphael Nanti “[…] Noi abbiamo aperto al pubblico nel mentre stavamo finendo i lavori di ristrutturazione edilizia. Le case non sono nostre ma sono rimaste di proprietà di soggetti privati. Abbiamo fatto una convenzione sulla gestione e abbiamo creato la hall che è di nostra proprietà. Erano già messe abbastanza bene poiché sono secondo o terze case di soggetti che venivano nel borgo magari durante l’estate quindi erano stabilimenti per metà funzionanti in quanto avevano magari gli allacci di luce e gas staccati quindi abbiamo fatto dei piccoli lavoretti anche di arredamento, di tinteggiatura. Quasi tutte invece erano già allestite con mobili d’epoca. [..] L’albergo diffuso ha il minimo di 11 posti letto in base alla legge regionale e noi siamo partiti con tre case dove avevamo appunto questo numero di posti letto mentre ora siamo a sette casi con una trentina di posti letto.”

Gli altri proprietari, invece, affermano che inizialmente hanno fondato la loro impresa non con l’obiettivo di fondare un albergo diffuso ma piuttosto di creare una formula di alloggio che potesse ridare in qualche modo vitalità al borgo in cui sorge. È il caso di

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Ercole Lega: “ Sono venuti a Palazzuolo del Senio 35 anni fa e la struttura che ho acquistato aveva già la licenza di albergo e ristorante. Nel 1999 senza saperlo avevo tutte le caratteristiche per poter diventare un albergo diffuso poiché avevo acquistato varie abitazioni nel borgo in cui abito e le ho adibite a camere. Nel 2004, quando ho conosciuto il professor Giancarlo Dall’Ara, avevo le caratteristiche dell’AD e la licenza. Era l’unica struttura in Toscana all’epoca ad avere già la licenza e a poter essere adibita ad albergo diffuso. Lo avevo fatto non per diventare albergo diffuso ma perché era un progetto che doveva esser fatto. È nato in pratica dentro un’attività già esistente.” Questo ci permette di capire bene che, per la creazione e la gestione di un AD, non sono richieste particolari competenze o specifici percorsi di studio. Nell’albergo diffuso è possibile trovare le stesse figure professionali presenti in un hotel tradizionale: vi è il soggetto che si occupa dell’accoglienza su più edifici e quindi deve essere in grado di organizzarsi in maniera adeguata, e colui che si occupa di gestire le prenotazioni. “Devi avere delle competenze come il channel manager per evitare l’overbooking”, afferma Barbara Maffei in quanto accettare più prenotazioni di quante ne potrebbe contenere la struttura ricettiva può portare sicuramente a svantaggi molto negativi come una cattiva gestione del cliente, mancanza della giusta attenzione data agli ospiti con una conseguente insoddisfazione che li porta spesso a non ripetere il soggiorno.

Al di là di questo, c’è una sola competenza che deve essere necessariamente presente nel personale di un albergo diffuso e che può essere invece omessa in un hotel tradizionale: la conoscenza del territorio. La filosofia dell’albergo diffuso è proprio quella di permettere agli ospiti di entrare a far parte della vita del borgo, di conoscere in maniera più approfondita tutte le varie tradizioni e culture del posto, di riuscire a sentirsi parte integrante di un luogo che fondamentalmente non gli appartiene. Sicuramente viene considerato un obiettivo non molto semplice da raggiungere, in quanto coinvolgere

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veramente dei soggetti esterni nelle tradizioni locali non è immediato, ma prima di tutto deve esserci la predisposizione da parte di entrambe le parti. Ed è proprio per questo che i proprietari si impegnano a creare un ambiente quanto più simile a una casa, dove gli individui possono sentirsi a proprio agio e non “ospiti”. Simona Quirini, infatti, ha affermato che “l’ospitalità che riusciamo a dare, il sentirsi davvero a casa è il nostro vero punto di forza. […] Quando un ospite viene a fare colazione o cena e si alza per sparecchiare la tavola io lì sento di aver raggiunto il mio obiettivo.”

Ma la sensazione di far sentire i turisti a proprio agio all’interno dell’albergo diffuso è soltanto un prerequisito che dà la possibilità ai proprietari di raggiungere il risultato di far integrare i turisti con i residenti locali, in modo da farli diventare dei veri e propri “residenti temporanei”. Per far questo, tutti gli alberghi diffusi organizzano attività collaterali al soggiorno e al pernottamento. Nello specifico, queste attività hanno a che fare con la natura, con il paesaggio che circonda i vari appartamenti e con il borgo in cui sorge l’albergo diffuso. Per questo, molto spesso vengono organizzati diversi itinerari ed escursione lungo le grandi colline o le coste su cui si affacciano i diversi alberghi diffusi. “I nostri servizi sono stati creati per poter far vivere all’ospite un’esperienza immersiva al 100%. Per esempio, offrendo degustazioni di vini o lezioni di cucina, i clienti si sentono dei residenti anche se per poco tempo del borgo, imparano la tradizione del posto con la possibilità di arricchire il proprio bagaglio e di portarsi a casa qualcosa di vero ed autentico”, questo quanto dichiarando da Ercole Lega, che nel suo albergo diffuso “La locanda Senio”, organizza passeggiate a cavallo, a piedi o in mountain bike tra le splendide colline dove si trovano diversi sentieri da poter percorrere. Inoltre, risulta essere un posto ideale non solo per gli sportivi o per chi desidera essere sempre in movimento ma anche per coloro che vogliono godersi in relax la loro vacanza, offrendo uno spazio con piscina, terrazza e la possibilità di prenotare massaggi. Tutto questo avviene anche

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nell’albergo diffuso di Barbara Maffei, nel quale “[..] tutte le nostre attività riguardanti itinerari ed escursioni le facciamo non da soli ma in cooperazione con le guide alpine e turistiche”. Vengono proposti agli ospiti diversi sport tra cui le ciaspolate, la nordic walking, ovvero la passeggiata utilizzando appositi bastoni e molto spesso queste attività vengono svolte nel Bioparco “Abete bianco” che è adiacente al borgo di Apella (Massa Carrara). A volte, non vengono organizzati semplici tour quanto piuttosto biowatching: non si tratta di "camminare per arrivare" come nel trekking tradizionale ma di passeggiare curiosi per osservare la biodiversità che si incontra camminando. Così facendo, si cerca di raggiungere l’intento di informare i visitatori sui principali concetti di biodiversità naturale, agro-biodiversità, sicurezza alimentare, ma anche di promuovere azioni di sviluppo sostenibile, stimolando la riflessione e il comportamento dei visitatori sulle scelte alimentari, sull’utilizzo delle risorse naturali, con particolare enfasi sugli aspetti culturali e le tradizioni legate all’uso di varietà locali di specie selvatiche e coltivate.

Risulta essere l’elemento centrale dell’offerta degli alberghi diffusi: non basta solo avere degli appartamenti sparsi in un borgo per essere considerato albergo diffuso ma è importante coinvolgere gli ospiti e l’organizzazione di queste attività risultano essere un ottimo mezzo per raggiungere questo fine.

Oltre alle tradizionali attività, alcuni alberghi diffusi possono crearne delle altre su misura per loro. Ad esempio, Simona Quirini è proprietaria di un albergo diffuso che in realtà è nato 30 anni fa sotto forma di agriturismo per cui ha potuto sfruttare tutti i punti di forza dell’agriturismo per promuovere poi una forma di ospitalità diffusa. Una buona cucina, allevamenti di animali, ettari di terreno destinati alla coltivazione sono risultati essere dei fattori molto apprezzati dagli ospiti, tanto da spingere Simona a far partecipare i turisti a tutte le attività legate al territorio. “Regaliamo di fatto esperienze: raccolta delle olive,

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corsi di cucina, visita ai frantoi, gli ospiti poi mi aiutano anche a coltivare l’orto poiché ho creato un orto sociale con dei ragazzi disabili, un orto diffuso in tutto il paesino gestito da questi ragazzi e dagli ospiti. Solo così si entra in contatto con l’essenza del luogo.” Oltre alle strategie di coinvolgimento dei clienti, altro elemento distintivo che si è voluto indagare nelle interviste è stato il concetto della creazione di reti di imprese. Come già visto precedentemente, risulta essere di estrema importanza per il corretto funzionamento di un albergo diffuso creare dei piccoli network, molto utili per lo sviluppo di competenze e competitività delle aziende medio piccole.

L’obiettivo delle reti di imprese è proprio l'identificazione e lo sviluppo delle opportunità di collaborazione e di integrazione tra diverse aziende. Nel caso specifico dell’AD, queste in genere fanno parte di settori complementari come ristoranti, musei, gallerie d’arte, botteghe. Più da vicino è stato possibile notare come le piccole aziende locali cooperano insieme attraverso convenzioni e sconti: al momento dell’accoglienza, all’ospite viene comunicato o vengono dati dei buoni che può utilizzare in uno o più determinati ristoranti del borgo. Possono essere molto utili anche per chi intende cucinare in casa e quindi deve approvvigionarsi di cibo, poiché tutti gli appartamenti dei vari alberghi diffusi oggetto di analisi sono dotati di cucina. Le imprese in questo modo condividono tra loro prodotti, si scambiano informazioni e adottano linee condivise a tutela dell’attività produttiva. Le reti si creano non solo tra l’albergo diffuso e le attività di ristorazione o negozi di prodotti locali ma anche con tutte le imprese che gestiscono le attrazioni turistiche. Ad esempio, l’albergo diffuso di Sassetta ha attuato delle convenzioni con le Terme di Sassetta o anche con i parchi della Val di Cornia. In questo modo, le diversi parti godono di un reciproco vantaggio: l’albergo diffuso “Le dame del borgo” può beneficiare dei turisti che decidono di passare una giornata di relax presso le Terme e allo stesso tempo quest’ultime si assicurano una cospicua clientela che ama soggiornare nell’albergo diffuso. Anzi, molto

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spesso avviene magari che gli ospiti non conoscono le diverse attività che possono svolgere nel borgo e proprio grazie a queste convenzioni si riesce a promuovere tutto il territorio e ad aumentare la notorietà dei diversi business locali.

Inoltre, è emerso come la creazione di network, meglio ancora il potenziamento di queste reti, ha rappresentato un’importante strategia attuata dopo il lockdown dovuto alla pandemia. Tra i settori senza dubbio più colpiti, il turismo ha perso enormi opportunità di sviluppo e di espansione che ovviamente si sono tradotte in perdite di clienti e di guadagni. Tutto questo non deriva solo dall’enorme calo del turismo domestico ma soprattutto dalla quasi totale mancanza di turisti stranieri in Italia una volta terminato il lockdown.

Prima di illustrare le diverse strategie attuate per compensare il periodo di inattività dovuto alla quarantena, bisogna specificare che la formula dell’ospitalità diffusa è stata una delle più apprezzate e ricercate dai turisti dopo il momento particolare che aveva vissuto l’Italia (e che tuttora sta vivendo). “L’elemento vincente è la sicurezza a 360° e il fatto che gli alberghi diffusi si trovino in posti non molto affollati, lontani dal turismo di massa e quindi in zone molto gettonate dopo l’attuale pandemia globale. Infatti, a luglio e agosto gli incassi sono stati buonissimi.”, dichiara il signor Lega ed in effetti il turismo sostenibile, culturale è cresciuto enormemente durante gli ultimi sei mesi. I motivi sono legati al fatto che gli individui si sentono più sicuri ad andare in posti più intimi, meno gettonati, per evitare l’enorme afflusso di turisti e per sentirsi più protetti.

Nonostante questo, soprattutto le strutture più piccole hanno risentito in misura elevata dei mesi di chiusura ed hanno dovuto impegnarsi maggiormente per rimettersi sul mercato nazionale.

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Dopo la riapertura, avvenuta a fine maggio, per sfruttare al massimo la stagione estiva, che, messa da parte la destagionalizzazione, è il periodo in cui si concentra il maggior numero di viaggi, si è dovuto pensare a delle strategie da attuare.

“Avendo risentito molto della mancanza del turismo internazionale, soprattutto nei mesi di settembre ed ottobre abbiamo deciso di attuare delle strategie territoriali.”, afferma Simona Quirini che, continuando, testimonia come lei e il suo personale abbiano deciso di collaborare con molteplici aziende locali per risollevare l’economia locale. È bene precisare che le reti di impresa erano già state create in precedenza nel momento in cui la struttura si era aggiudicata il titolo di albergo diffuso; semplicemente, vi è stato un potenziamento delle stesse, con l’organizzazione di piccoli eventi o feste periodiche in cui si promuovevano i prodotti locali, la buona cucina toscana. “Una sera ho organizzato una serata in stile francese, con formaggi francesi delle aziende locali e con ricette preparate da una cuoca originaria della Francia. Un’altra serata molto interessante è stata quella in cui un barman creava cocktail con prodotti del territorio, con erbe aromatiche. Mi sono dovuta reinventare collaborando con sempre più aziende, creando una sorta di serata “diffusa” sul territorio.”

Una strategia completamente opposta è quella attuata da Barbara Maffei, proprietaria dell’albergo diffuso “Montagna Verde”, la quale come tutti ha risentito fortemente della mancanza di turismo di quest’anno. Ma, a differenza di come si potrebbe pensare, non ha deciso di avviare numerose collaborazioni o di aumentare a livelli spropositati la pubblicità attraverso i diversi canali di comunicazione ma semplicemente ha deciso di non fare nulla. La sua “non-strategia” ha avuto come obiettivo quello non di creare infinite sponsorizzazioni, per esempio su Booking, per arrivare ad un pubblico quanto più ampio possibile, ma semplicemente quella di dare maggior valore ai clienti abituali, gli ospiti che da anni usufruiscono del suo albergo diffuso per un po’ di relax e di divertimento. Ha

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deciso quindi di puntare sulla qualità e sulla comunicazione della loro serietà a lavorare, della sicurezza degli alloggi, dei ristoranti e di un personale molto prudente. “Il fatto di non puntare molto su infinite sponsorizzazione è stato possibile poiché un grande numero di ospiti è venuto a conoscenza di Montagna Verde grazie alla nostra partecipazione al programma televisivo Quattro ristoranti”.

C’è chi fortunatamente non ha solo subito conseguenze negative ma è riuscito a trarre anche qualche vantaggio da questa spiacevole situazione della diffusione del virus in Italia. Si parla di Raphael Nanti, che possiede e gestisce un albergo diffuso a Fivizzano in provincia di Massa-Carrara. Durante l’emergenza sanitaria, l’ospedale del paese è stato trasformato in covid-hospital, con un conseguente aumento del numero medici e dottori necessari per fronteggiare gli innumerevoli casi. Proprio a Fivizzano, la maggior parte dei collaboratori sanitari chiamati a lavorare lì e quindi a effettuare la trasferta fa parte della fondazione “Don Gnocchi”, che da anni svolge le proprie attività in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale. La fondazione, quindi, cercava un posto alloggio per i propri medici con caratteristiche molto simili all’albergo diffuso in quanto non voleva spendere una quantità di denaro eccessiva, cercava delle strutture ricettive che fossero comode, pratiche, dotate di tutti i servizi necessari (cambio biancheria, colazione, mezza pensione) e ovviamente che si trovassero in un luogo da cui poter raggiungere con tranquillità l’ospedale di Fivizzano. “Inoltre, vi era anche il problema di spargere un pochino questi operatori poiché erano una ventina e tutti nello stesso hotel avrebbero creato qualche problema. Quindi la formula dell’albergo diffuso faceva al caso loro. Ora vivono nelle diverse abitazioni di cui disponiamo e la fondazione paga per loro un affitto mensile.”

Mettendo da parte questo particolare caso, si è voluto indagare in maniera più precisa e dettagliata sul target e quindi la clientela che serve l’albergo diffuso. Più in generale, si è

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potuto constatare che il turismo non ha età: in ogni momento della vita di una persona è possibile fare viaggi. Tuttavia, le preferenze variano nel tempo e se i giovani nella maggior parte dei casi sono più aperti a nuove esperienze e avventure, gli adulti preferiscono magari una vacanza più rilassante, all’insegna del buon cibo e della natura. Dalle interviste svolte, si è potuto evidenziare un risultato davvero sorprendente: la maggior parte della clientela dell’albergo diffuso è composta da turisti internazionali. “Per l’85% la mia clientela è composta da stranieri quindi olandesi, giapponesi, australiani”, “Possiamo dire che la nostra clientela è composta per il 70% da ospiti stranieri e 30% ospiti italiani. L’italiano è più distribuito durante l’anno mentre lo straniero si concentra di più nel mese di luglio che viene preso d’assalto.”, sono queste alcune affermazioni fatte da Simona Quirini e Barbara Maffei. Le motivazioni che spiegano questo risultato possono essere di diverso tipo: come affermano alcuni albergatori il turista straniero ha un atteggiamento diverso nei confronti dei piccoli borghi o di località dallo stile medievale ed antico in quanto non è abituato a vedere paesaggi con tali caratteristiche, a differenza per esempio di un italiano che ci abita e che è cresciuto in un posto contraddistinto da questi scenari. In sostanza, il turista nazionale dà quasi per “scontato” il territorio che lo circonda. Altro motivo è sicuramente dovuto al fatto che i turisti internazionali sono più propensi a praticare delle forme di turismo sostenibile, che si sviluppano in genere nelle piccole realtà fuori dal sistema turistico mainstream. Visitare luoghi incontaminati, scegliere trasporti sostenibili e una struttura a basso impatto ambientale sono solo alcune delle attività che possono essere svolte per il rispetto dell’ambiente e per evitare la distruzione delle mete turistiche meno popolari.

Nella maggior parte dei casi, il turista internazionale è di origine europea, soprattutto olandese, francese e inglese.

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Tuttavia, non si deve trascurare un’ulteriore consistente parte di ospiti italiani, soprattutto nel periodo post covid poiché l’arrivo del Coronavirus e delle limitazioni agli spostamenti ha riportato i turisti nazionali ad essere il target primario di riferimento. In realtà, il Sig. Lega ha affermato che dopo un luogo periodo di attività, si crea una sorta di clientela abituale che regolarmente decide di soggiornare nell’albergo diffuso. “Ormai è da anni che serviamo sempre gli stessi clienti, clienti che hanno avuto figli”.

Una volta analizzata la distinzione tra clienti nazionali e internazionali, si è voluto indagare su quali siano i segmenti su cui si concentra l’offerta dell’albergo diffuso. Gli ospiti degli alberghi diffusi intervistati sono composti prevalentemente da coppie o anche gruppi di amici che decidono di fare un viaggio insieme. “Maggiormente gli ospiti vengono per camminare quindi sono persone anziane, un target non molto dispendioso. Non abbiamo dei prezzi molto alti poiché siamo un albergo a due stelle.”, afferma il sig. Nanti facendo notare come la clientela sia quasi esclusivamente adulta anche se il suo albergo diffuso si differenzia da altri poiché, si trova in un borgo che è punto tappa della Via del Volto santo, una diramazione della via francigena. Questo requisito permette all’albergo diffuso di essere sfruttato anche dai pellegrini soprattutto nei mesi di settembre e maggio. “Per i pellegrini abbiamo un prezzo fisso poiché siamo entrati in collaborazione con un’associazione e abbiamo fissato il prezzo a 25 euro a notte a persona.”

Infine, si è chiesto come effettivamente gli alberghi diffusi riescono a farsi conoscere soprattutto all’estero, come aumentano la loro notorietà soprattutto in relazione al fatto che sorgono in piccoli borghi spesso sconosciuti. La soluzione adottata da tutti è effettuare promozioni su Booking, il sito web dove è possibile trovare le varie offerte di tutte le